Capitolo 114

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Rose si alzò dal tavolo di Grifondoro sbadigliando. Era mattina, e presto sarebbero iniziate le lezioni, ma Alice e Roxanne non erano in vista. Quando Rose era uscita dal loro Dormitorio sua cugina dormiva ancora tranquillamente sul letto, ripudiando qualsiasi tentativo di svegliarla - Rose si era beccata anche una scarpa in testa cercando, in vano, di farla alzare dal letto; mentre Alice si era rintanata nel bagno senza dare alcuna spiegazione. Rose l'aveva aspettata per tanto tempo sull'uscio della porta, ma alla fine, prevedendo che tutto si sarebbe protratto a lungo, se ne era andata, lo stomaco che borbottava e la mente stanca.
E ora, senza le sue amiche, si mise la borsa in spalla avviandosi verso la sua ora di lezione. Attivata vicino al tavolo dei Corvonero, salutò con un sorriso Yahn - non aveva detto a nessuno, come da lui richiesto, che il ragazzo nuovo era un vampiro. Avrebbe solo aumentato un insensata paura verso di lui e limitato le sue possibilità già scarse di fare qualche amicizia (anche se Louis e Cristan Bott gli tenevano spesso compagnia durante i pasti). L'unica, oltre a Rose, che sembrava propensa a dargli una mano era Roxanne, che più volte Rose aveva visto in compagnia del ragazzo.
Le sembrava un tantino strano. Qualche tempo prima Roxanne avrebbe dato di matto solo a sentire il nome di Yahn.
Rose evitò sua cugina Molly all'ingresso della Sala Grande, passò le due porte in quercia e sbucò fuori, nel corridoio che portava all'interno del castello, verso le aule.
Non fece nemmeno due passi che si bloccò, sorpresa.
Impuntò le gambe, troppo scioccata per continuare a fare ciò che stava facendo, e dischiuse le labbra, osservando con curiosità e sbigottimento la figura davanti a lei.
Non se lo aspettava. Ma, d'altro canto, a giudicare dall'espressione basita di lui - il volto ancora più pallido del normale, gli occhi due fari grigi che spiccavano in quella distesa di neve e i capelli tirati rigorosamente indietro - doveva essere una cosa abbastanza reciproca.
Rose inarcò un soppracciglio. "Scorpius?" Lo chiamò. Si rese appena conto del suo tono incredibilmente sorpreso, che avrebbe trasudato perplessità anche a un sordo.
Scorpius Malfoy era un piedi davanti a lei, la borsa in spalla come qualsiasi altro studente, e la faccia di uno che si é appena svegliato. E non ha dormito troppo bene, a giudicare dalle profonde ombre scure che gli solcavano quella pelle candida come macchie di muffa su un muro bianco.
Sembrava aver appena ricevuto uno schiaffo sul viso. Rose non si sarebbe nemmeno sorpresa se quello avesse girato la testa e lei avesse visto cinque dita rosse spiegare sulla guancia pallida.
Lui sbatté le palpebre. Sembrava troppo sbigottito per fare qualsiasi cosa. Puntò gli occhi grigi su di lei, e parve vederla, vederla davvero, per la prima volta. Rendersi conto che ci fosse davvero qualcuno, che qualcuno lo aveva davvero chiamato. Sgranò gli occhi e indietreggiò, spaventato, quasi come se lei gli avesse puntato contro una bacchetta.
"Weasley" Sibilò, e l'odio nella sua voce fece incrinare qualcosa dentro Rose, anche se la sorpresa di tutto quell'astio le impedì di accorgersene in un primo momento. Scorpius affilò lo sguardo, puntandolo dritto sul volto di Rose. "Che ci fai tu qui?"
Rose sentii le proprie soppracciglia schizzare verso l'alto. "che ci faccio qui? Secondo te cosa dovrei fare? Prendo un aperitivo?"
"Il sarcasmo non fa per te. Fai pena.
Lascialo a chi se ne intende"
"Vado a lezione, forse?" Chiese Rose in tono ovvio. "Forza, se facevi due più due e mettevi in moto quei pochi neuroni che hai ci arrivavi anche da solo" continuò. Poi si morse il labbro.
Si era lasciata andare. Lo aveva offeso. Deliberatamente. Dove era finito il suo autocontrollo? Lei era riuscita a sopportare le peggiori offese, offese per di più fatte proprio dal ragazzo di fronte a lei, perché adesso si scaldava per una minima cosa?
Un leggero fischio, il suono di un incantesimo invisibile che viaggiava nell'aria le fece arricciare il naso, irritata. Scorpius la fissò, trafiggendola con i suoi occhi grigi, e la verità colpì Rose mozzandole il fiato."Weasley. Sei umana. Ti arrabbi." Disse Scorpius, parlando con una calma gelida che lo faceva sembrare una statua di ghiaccio, priva di emozioni. "Rispondi alle offese, ribatti e ti senti in diritto di offendere chiunque mostri il minimo di serio per te. É normale" si strinse appena nelle spalle, un movimento quasi impercettibile che Rose notò con una certa sorpresa "non mi sembra tanto difficile da capire.
Se metti in moto quei due neuroni che hai-"
"Almeno inventati qualcosa di sana pianta, oppure necessiti per forza di copiare dagli altri?" Sbottò lei, irritata.
Non le andava che Scorpius la prendesse in giro. Non le andava che la trattasse come una stupida. Lei non era una stupida.
Ma, più che altro, non voleva che lui usasse le sue parole contro di lei.
Scorpius emise un fischio ammirato. Sorrise, e, se non fosse stato per il gelo che emanavano i suoi occhi, Rose non avrebbe mai capito si trattasse di un ghigno di scherno. "Cosa é, oggi siamo più acide del solito? Ti sei svegliata con la luna storta o hai finito con l'ipocrisia?"
Ipocrisia? Rose lo fissò confusa. Non ricordava di aver mai dato prova di essere ipocrita o falsa. Beh, forse un po', ma...
Scorpius parve colto alla sprovvista. Perse il suo ghigno, sostituito con una maschera di confusione e perplessità dalle sue stesse parole. Sembrava non essere preparato a ciò che lui stesso aveva tirato fuori.
Strinse le labbra e sbuffò. "Beh, si, io..." Scosse la testa, in panico senza sapere come continuare. Rose fece un passo verso di lui, ma quello arretrò con una velocità tale che per poco non perse l'equilibrio. Rose si fermò, incerta. Scorpius aveva reagito come se lei lo avesse colpito.
Gli aveva fatto male? "Certo che no, Weasley!" Esclamò lui di impulso, voltando la testa verso di lei e socchiudendo gli occhi, due tornadi dentro il bianco furioso del resto di lui.
Rose per poco non sobbalzò. Lo guardò, scioccata, chiedendosi cosa lo spingesse a reagire così. Perché perdeva la pazienza così? Perché era così...cattivo? Perché sembrava essere tornato a inizio anno, quando era il ragazzo non più dolce e tenero che si batteva in difesa di chi veniva bullizzato, ma era diventanto lui stesso un bullo? Non avevamo fatto progressi, durante quei mesi? Era tutto nella mente di Rose? Scorpius, dopo tutto quel tempo, non era diventanto più simile al ragazzo che Rose aveva lasciato l'estate prima?
Perché sembrava quasi gioire nel ferirla?
Poi si chiese cosa spingesse lei a rispondere di rimando. "Oh beh, non sembra." Disse acida, e quasi vide gli occhi di lui uscire dalle orbite, per la sorpresa. "Le cose sono due: O ti mette paura una studentessa della tua età" disse, e accennò con un ghigno alla sua borsa, dove la bacchetta spiccava come uno scoglio nel tessuto nero "o sei talmente fragile che solo l'intenzione di andare verso di te ti porta a essere sulla difensiva?"
"Io non sono fragile" affermò lui, e una risata derisoria rimbombò per il corridoio, sottolineando la falsità di quella frase già accennata dal tono non convinto di Scorpius.
Scorpius puntò gli occhi su di lei, e Rose vide chiaramente l'incredulità che faceva capolino dentro quelle iridi, insieme a qualcosa altro, qualcosa che andava a braccietto con questa, ma che Rose non riusciva bene a identificare.
Se ne chiese il perché. Lei non aveva fatto niente. Aveva solo risposto agli insulti, si era fatta valere, esattamente come aveva detto prima Scorpius.
Era normale. Perché adesso la guardava come se fosse una sottospecie di alieno venuto sulla terra? Non avrebbe dovuto aspettarselo? Dopotutto non si può insultare e pretendere di avere in cambio oro e offerte. Non all'infinito.
Un angolo della mente di Rose si sorprese. Questo non era un pensiero da lei.
La risata continuava ancora, e sembrava ferire Scorpius come delle coltellate. Rose ci mise qualche attimo a capire che, quella risata, veniva da lei.
Nell'esatto momento in cui se ne rese conto si sentii malissimo. Un infame.
Chiuse la bocca di scatto, e fece ripiombare il silenzio come un macigno a riempire l'aria fra loro due. Le parve suonasse come delle campane a un funerale. Il silenzio di chi non c'è la fa più, di chi ne ha passate troppe, di chi si sente tradito da una persona che non credeva capace di fare certe cose.
Rose ne era quasi oppressa. Non riusciva a respirare. Perché lei si comportava così? Perché? Dove era finita la sconfinata gentilezza che la contraddistingueva? Che l'aveva sempre distinta?
Scorpius alzò gli occhi, e Rose capii per una seconda volta che lui le avesse appena letto nel pensiero."Perché sei un ipocrita." Disse "Ti fai tanto gentile, sopporti gli insulti, offri il tuo aiuto anche quando non é richiesto perché credi che tu possa cambiare le cose, credi di poter fare la differenza. Indovina? Non é così. Pensi di poter sopportare ma non ci riesci. Alla fine sei come tutti. Umana. E mi lasciarai solo" aggiunse in un sussurro, ma Rose lo sentii perfettamente. E fu grazie alla nota disperata che vi spiccava che lei riuscii a capire l'emozione che aveva visto prima, l'emozione che aveva scorto pochi attimi prima negli occhi di lui ma non era riuscita a indentificare.
Scorpius era ferito.
Lei lo aveva ferito.
Rose lo fissò confusa. Non voleva. Non sapeva nemmeno perché si stesse comportando così, ne perché il suo cuore battesse all'impazzata nel petto.
Senso di colpa, probabilmente. Non sapeva cosa le fosse preso, perché, di punto in bianco, si fosse trasformata in una ragazza spara insulti.
Lei non era così. Ma allora perché lo stava facendo?
"Tu..." Lo guardò ancora, e la comprensione la colpii come uno schiaffo sul viso "tu non volevi il mio aiuto. Non mi hai ancora perdonato per avertelo dato."
"Wow, e finalmente arrivi alla conclusione!" Esclamò lui, dopo un attimo di esitazione.
La mente di Rose lavorava velocemente. Aveva sbagliato tutto.
Tutto era stato un errore, e, se aveva creduto il contrario, anche quello era stato un errore, e ora era costretta a pagarne le conseguenze.
Sapeva che lui non aveva mai voluto il suo aiuto, sapeva che voleva continuare a fare come faceva perché non gli importava niente della conclusione dell'anno. Non era stupida, ma aveva pensato di aver fatto abbastanza perché lui la perdonasse, passasse sopra a quella invasione di lei.
Si sbagliava, realizzò con una fitta allo stomaco.
Si era sbagliata anche sul fatto di aver ripagato per i suoi torti. Ma non poteva essere così."Oh, dai, pensavo lo avessimo superato." Disse in ansia, le parole che uscivano velocemente dalle sue labbra, lasciandola con la leggerezza del volo degli uccelli "Accetta il mio aiuto"
Scorpius la guardò un secondo, poi fu il suo turno di scoppiare a ridere"Pensavi davvero che fosse tutto risolto?" Chiese, e Rose incassò la testa nelle spalle, rendendosi conto di quanto fosse stata stupida. Si era illusa. "Che non c'è l'avessi ancora con te solo perché credevi di aver fatto del bene? Che il nostro rapporto fosse cambiato, evoluto?" Le labbra gli si congelarono sul viso, un ghigno perenne di ghiaccio che faceva sembrare ancora più gelido il suo corpo, intrappolato per sempre nella consapevolezza adulta alla quale Rose non era arrivata. I suoi occhi grigi erano vuoti "Ma dove vivi, nelle favole?" Chiese senza espressione "Questa é la realtà, Rose, niente si risolve con un lieto fine"
"Beh" ribatté piano Rose "tu mi avevi dato molte prove su cui basarmi per credere ciò"
Scorpius la guardò iroso. "No. Sei stata solo tu troppo stupida e illusa da credere che quattro parole dolci potessero cambiarmi"
Rose si sentii affondare. Eri già cambiato pensò, sperando che lui la sentisse, che sentisse ciò che non aveva la forza di prima eri già cambiato, ti sei rivoltato con l'inizio di questo anno, diventando l'opposto di ciò che eri. Io volevo solo aiutarti.
Volevo farti tornare come prima. Volevo farti tornare con il sorriso, perché non voglio...
"Che la gente soffra" Scorpius completò il suo pensiero per lei, dandole prova di essere stato in ascolto "ma io voglio soffrire. E tu sei sempre stata troppo stupida per capirlo" aggiunse, gli occhi socchiusi, un unica striscia grigia che interrompeva il bianco del suo volto.
Rose dischiuse appena le labbra.
Perché si comportava così? Perché entrambi si comportavano così? Cosa era preso loro? Da quando si offendevano così apertamente?
Non era cambiato proprio niente con tutto il tempo che avevano passato insieme? I mesi, le lezioni avute a metà fra il divertimento e il serio, le lezioni in cui l'uno aveva scoperto qualcosa dell'altra? Rose credeva che adesso il loro rapporto si fosse un po'..aggiustato? Era questa la parola giusta?
Ma forse si era sbagliata, forse aveva intenso male i segnali...
"SIII" Scorpius allargò le braccia, rompendo il silenzio come se un vetro fosse andato in frantumi. Rose sobbalzò. "SII. HAI INTESO MALE I SEGNALI. Ansi, i segnali te li sei proprio inventata! Io non te le ho mai mandato!"
"Io volevo aiutarti..."
"Allora non lo capisci?" Scorpius la fissò incredulo. Duro come il ghiaccio, il freddo che emanava la sua figura era paragonabile a poche cose "Tu non mi piaci." Scandii bene, e Rose sentii qualcosa incrinarsi dentro di lei. Qualcosa, all'altezza del petto, si spezzò, e piovve in lacrime di scheggie dentro il suo corpo, ferendola più dolorosamente di quanto lei si sarebbe aspettata.
"Non mi piacerai mai." Continuò Scorpius.
Rose avrebbe tanto voluto dire che non lo aveva chiesto. Ma non fiatò, limitandosi a fissarlo e a studiarlo: Scorpius sembrava incavolato, le ombre sotto i suoi occhi si erano accentuate, sembrando pulsare di rabbia. Aveva gli occhi spiritati, come se fosse stato colto da qualcosa di importante prima del suo arrivo e si stesse sfogando su Rose per qualche frustrazione passata. Per creare una valvola per fare uscire lo stress che i suoi problemi personali gli causavano. Era nervoso, e lo testimoniava la capigliatura, appena iniziata la discussione impeccabile, mentre ora completamente disordinata, i ciuffi biondi che sfuggivano come se fosse pazzo.
Rose aguzzò gli occhi. Scorpius era presente per metà. Una parte di lui era immersa nella conversazione, pronto ad attaccarla, smontare le sue convinzioni, ma l'altra...l'altra era assente, persa in chissà quali pensieri.
Mai come in quel momento avrebbe voluto leggergli nel pensiero, sapere cosa gli passasse nella testa, perché avesse deciso di fare fare enormi passi indietro al loro rapporto, che era diventanto accettabile negli ultimi tempi. Rose di questo ne era sicura.
Non se lo era immaginata. Il loro rapporto era avanzato, era diventato qualcosa di più di semplici lezioni, so era trasformato in qualcosa di più serio. E lei sapeva che anche lui lo aveva sentito.
Scorpius non l'aveva offesa per tanto tempo.
"Perché fai così?" Chiese piano, azzardando un - piccolo - passo avanti.
Scorpius la guardò con diffidenza. Sbuffò "così come? Hai intenzione di spiegarti o vuoi che ti legga nel pensiero? Sei troppo pigra per esprimerti a parole?"
Rose ignorò l'insulto - una parte di lei esultò per aver riconquistato il solito autocontrollo - e, invece fece un piccolo passo avanti. Lo guardò piano, attenta, cercando di non fare niente potesse spaventarlo "Perché ti comporti da antipatico? Sei diventato un bullo, ma prima non lo eri. Eri educato, gentile per lo meno con tutti.
Volevi riscattare il nome che la tua famiglia aveva macchiato. E lo stavi facendo, anche bene."
"Weasley" disse lui, in tono di avvertimento.
Rose fece un atto passo avanti "ma ora hai buttato via il progetto. Ci hai rinunciato, nonostante avevi fatto progressi, fossi vicino alla tuo obbiettivo. Non stavi fallendo"
"Weasley..."
"Perché, perché lo hai fatto? Perché hai rinunciato? Perché ti sei comportato in modo così antipatico, perché vuoi stare antipatico a tutti con il tuo nuovo comportamento? Cerco di capirti, ma questo non ha senso. Non c'è alcuna spiegazione logica perché tu debba voler rinuciare a ciò per cui hai tanto lottato, perché tu, di punto in bianco, voglia stare da solo, senza amici." Rose prese un respiro, e lo fissò dritto negli occhi.
Scorpius l'ascoltava in silenzio, le iridi grigie una tempesta placata "Perché vuoi allontanare tutti?"
"Io devo allontanare tutti." Urlò lui, e Rose fu colta tanto alla sprovvista che fece un passo indietro "é per il vostro bene! Smettila di starmi vicino! Smettila di provare ad aiutarmi! Non c'è niente che tu possa fare, per farmi tornare il sorriso. Il mio é un cambiamento irreversibile.E io devo rimanere solo. Devo stare senza amici"respirò a fondo. Aveva parlato urlando, sfogandosi, come se finalmente si togliesse un peso dalla coscienza. Come se dicendolo si sentisse ancora libero "È meglio così. E devo trovare anche un modo di allontanare Albus." Aggiunse riflettendo "Devo...non devo avere nessuno.
Non devo avere legami. Non devo avere qualcuno che mi ami.
Devo rimanere solo"
"Scorpius..." Rose si sporse in avanti.
Scorpius alzò lo sguardo, fulminandolo con gli occhi. "Rose" Sibilò "per una buona volta, ascolta ciò che dico e non fare niente, niente ci ciò che io non abbia detto. D'accordo? É per il tuo bene." Tagliò corto. Fece per voltarsi, e si stava già allontanando quando Rose fu colpita da una cosa.
Mi ha chiamato per nome. E non é la prima volta.
Ma il nome era sbagliato.
Rose sentii la propria voce ancora prima che ebbe il tempo di articolare il pensiero.
"Chiamami Hermione"
La figura di Scorpius si bloccò. Il ragazzo, lentamente, voltò la testa, gli occhi due fessure grigie che si andavano a confondere e a turbinare nella rabbia.
"Cosa?"
Rose era a un metro da lui. Se ne sorprese un secondo strano pensò non mi ero nemmeno resa conto di essermi avvicinata. Scossa la testa, il pensiero era futile e lo vedeva negli occhi di Scorpius. Fece un passo avanti, trovandosi difronte a lui. "Chiamami Hermione" ripeté, guardandolo dritto negli occhi.
Scorpius fece una smorfia. Arretrò, e Rose sentii un vuoto nel cuore, conscia, ancora prima che lui aprisse bocca, che le sue parole non avrebbero sortito l'effetto sperato.
"Non essere stupida. Tu non sei Hermione, e non lo sarai mai. Non sei tua madre, e portare il suo nome non ti farà andare da nessuna parte. Tu sei Rose, Rose e basta."
"Tu mi chiamavi Weasley" osservò calma lei.
Scorpius fu preso in contro piede. Ritrovò subito il suo autocontrollo, ma a Rose non sfuggì quell'attimo di confusione. "Weasley é il tuo cognome. Sai, nozioni facili, di quando si é bambini. Pensavo fossi abbastanza intelligente da capirlo" rimase in silenzio, forse attendendo una battuta acida da lei.
Ma Rose non disse niente. Non voleva offenderlo più di quanto non avesse già fatto "Rose é il tuo nome. C'è una bella differenza." Continuò Scorpius.
"Tu mi chiamavi per cognome"
Scorpius non sembrava felice che qualcuno Ielo ricordasse. O che lei lo avesse fatto presente in qualsiasi modo. Fece una smorfia, il volto pallido che, d'improvviso, si accendeva di rabbia. Sembrava una candela, i capelli bianchi come neve che non potevano estinguere la fiamma. Fece un passo indietro, e una smorfia irosa gli deformò il volto per la rabbia.
Parlò soffiando. "Weasley, smettila. Sei stupida. Merlino, davvero non riesci a capire cose così elementari? E pensare che dovresti essere intelligente. Non lo sei. Queste sono cose BASE!" Urlò l'ultima parola, ma Rose non diede segno di aver sentito "non puoi..." Scorpius arricciò le labbra, guardadola con odio. Poi parve decidere qualcosa, annuii "si, sei incredibilmente stupida. Tanto. Troppo. Davvero, come fanno a dire che sei intelligente? Sei stupida, stupida..." Ripetere quell'insulto sembrava farlo sentire meglio.
"É il mio nome" disse Rose "la mia vita. Decido io come farmi chiamare.
E tu devi rispettarlo"
"Weasley, farti chiamare Hermione non la riporterà indietro. Non farà credere che lei sia ancora qui.
Lei non c'è. Tua madre é morta"
La stanza buia esplose dietro le palpebre di Rose, un palloncino nero che si gonfiava, riempendo i suoi ricordi e andando a arricchirsi di dettagli: Il braccio bianco, che sporgeva dal letto, e la striscia di sangue come una scia scarlatta che portava dritto a lei...brillava sotto i raggi della luna come scaglie di diamante.
Perché? Perché non ha pensato anche a me? C'ero anche io, perché ha deciso di morire?
"E per questo che voglio farmi chiamare come lei." Disse piano. La conversazione era cambiata da un argomento all'altro velocemente, ma non aveva un senso logico.
Era completamente senza filo di logica che legasse le parole, e quando Rose se ne accorse non riuscì a fare a meno che sentirsi stupida "É l'unica cosa che ho di lei. Che ne la ricordi. Che mi dice che lei c'è stata." Era quello che cercava allo specchio, tutte le volte che si guardava e analizzava il proprio viso. Cercava una somiglianza con sua madre, qualcosa che potesse ricollegarla a lei.
Qualcosa che le dicesse che, nonostante la morte, Hermione era ancora con lei.
Una espressione stupita attraversò la faccia di Scorpius, ma lui non cedette.
"Farti chiamare come lei non la riporterà in dietro. Tu sei Rose, Rose e basta.
Non potrai mai essere Hermione.
Un nome é solo un nome." La guardò, e Rose sentii appena il suo cuore che aumentava i battiti. "Non é importante il nome con cui ti chiamano. Tu rimarrai sempre tu, e tua madre sempre morta. Non c'è niente dentro a un nome, se no lettere vuote e prive di significato."
"Io non la penso così" ribatté Rose.
"Sei solo una sciocca" disse Scorpius, poi si voltò, incamminandosi lontano e lasciandola sola.
E lui se ne andò, mentre le immagini della stanza nera si dissolvevano dalla mente di Rose come disegni sulla sabbia cancellate dalle ombre del mare, lasciando solo la sbiadita, grave macchia di sangue sul pavimento.
Rose guardò il punto dove lui era scomparso."C'è una convinzione" sussurrò al silenzio intorno a lei.

In The Name/ Scorose.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora