Capitolo 101

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"stupida, stupida, stupida!" Alice si sbatteva il libro in fronte in accordo con le parole.
Era nel Dormitorio di Grifondoro, stranamente deserto, e la luce della mattina filtrava dalla finestra posandosi in una carezza rotonda e dorata al centro della stanza. Il pulvi-scolo si agitava sotto il raggio luminoso, come segnalato da un riflettore, e faceva una sorta di sipario fra la ragazza e la porta.
Alice sbuffò, lasciando cadere il libro. Quello si schiantò sulla scrivania in un tonfo secco, e altra polvere si alzò come uno stormo di falene.
Alice fece una smorfia, poi mosse la mano e la nebbiolina di sporco si dissolse, proprio come era arrivata. Sospirò, tirandosi in dietro sulla sedia e fissando il soffitto.
Erano già arrivati a febbraio, e da quasi una settimana, ma lei comunque non ci riusciva.
In tutto quel tempo non aveva concluso niente. Le sue tre questioni in sospeso - quella di Frank, Smith e, con un nodo in gola, doveva aggiungere anche Albus - erano rimaste tale e quali a  prima.
In sospeso. Niente fine. Niente punto che mettesse una conclusione alla storia. Niente di niente.
Solo un enorme senso di vergogna che le occupava il petto come un macigno.
Ecco cosa aveva fatto in quelle settimane: alimentato il senso di inadeguatezza e pressione senza riuscire tuttavia a fare qualcosa di concreto.
Alice chiuse gli occhi. Era da tempo, ormai, che aveva deciso da chi iniziare a risolvere, a parlare, ma ora c'èra un altro problema: dopo tutto quel tempo passato a meditare, pianificare, farsi mangiare dalla paura, non dormire la notte e costruite quel maledettissimo blocco di imbarazzo al suo petto...
Non ricordava più cosa avesse deciso.
Insomma, era sicura non Albus, ma non aveva idea se dovesse risolvere prima con Frank o con Smith.
Ecco. Ora doveva ragionare.
Quale delle due era più importante?
Frank era suo fratello, la persona con cui si presupponeva avesse un legame più forte di qualsiasi altro, con un amore potente ad unirli, solo che questo amore era tossico, si era logorato nel tempo e nelle omissioni e alla fine, si era quasi disintegrato, facendole temere di non essere più salvabile.
Se passava altro tempo, probabilmente avrebbe davvero sfiorato il troppo tardi.
D'altro canto, però, anche Smith era importante. L'aveva fatta vivere nella insicurezza (lei! Lei che aveva un carattere forte, aveva vissuto nell'insicurezza!) Per tutto quel tempo. La teneva un po' in pugno, anche se, fortunatamente, non se ne era ancora reso conto. Non capiva quanto la sua presenza destabilizzasse Alice, ed era meglio così.
Ma un giorno, se lei non reagiva, se me sarebbe accorto. E lo avrebbe usato contro di lei, ohh, Alice era sicura della cosa. Quella brutta faccenda che aveva accompagnato loro insieme le aveva insegnato una cosa: da bravo infame, Smith usava tutte le sue armi a suo vantaggio.
Per fortuna, era tanto infame quanto trologhita, e non capiva quando le persone gli serviva le occupazioni su un piatto d'argento.
Ma non è questo il punto. Il punto è che Alice, sempre stata sicura di sé (a differenza di Rose, che viveva nel dubbio costantemente) e sempre pronta a reagire, per la prima volta nella sua vita, non aveva la poi pallida idea di cosa fare.
Dove iniziare. Cosa dire.
Non sapeva niente. E se non si faceva una scaletta, se non decideva quale dei due affrontare, se non componeva un ordine mentale, come poteva anche solo sperare di poter rimettere tutto a posto nella sua vita?
Oh no. Ora non sapeva nemmeno come dovesse fare, le parole da usare, e...le sembrava un abisso da varcare.
Le sembrava di essere su un enorme dirupo, e l'unico modo per salvarsi era tentare, fare un salto alla cieca e sparare di atterrare sull'altra sponda sana e salva.
Una scommessa, in pratica. E lei amava le scommesse. Era fatta per quella vita spericolata, fatta di probabilità e quasi zero certezze. Perché lei aveva fiducia in se stessa, era sicura di cosa faceva. E la cosa bastava tanto da permetterle di tentare l'estremo.
Non le serviva che anche la scienza remasse a suo favore.
Ma il dirupo era alto. Le paura tanta.
E il coraggio che le aveva permesso un posto fra le file di Grifondoro stava svanendo.
Da chi doveva iniziare? Frank o Smith? Perché improvvisamente aveva tutti questi dubbi? Perché...
Oh lascia perdere pensò frustata scuotendo a scatti la testa tanto é uguale. O l'uno o l'altro.
Iniziare da dove le pareva. Un po' a caso. Sì, questa era esattamente una cosa da lei. Lei non era come Rose, che pianificava anche la camminata da usare, lei si buttava e sperava di essere nel giusto.
Sì, andare a caso era esattamente da lei.
Eppure non era sicura fosse il modo giusto. Non era sicura avrebbe funzionato.
Per la prima volta, si chiedeva se il metodo che usava fosse giusto. Se fosse opportuno che non pensasse a niente prima.
Per ora, questa strategia, non è che l'avesse portata tanto lontano.
Anzi, per niente.
Alice sospirò, aprendo gli occhi.
Era tutto così fottutamente difficile.
Uno scatto. Poi la porta nel dormitorio volò in avanti, sbattendo con violenza contro il muro. Alice saltò su dalla sedia, rischiando anche di cadere.
Ecco. Un infarto. Non poteva andare peggio di così, giusto?
"Oh" disse la nuova arrivata "scusa.
Non volevo spaventarti"
Pensa se lo avessi voluto. Alice chiuse gli occhi, imponendo al suo cuore di smettere di battere così all'impazzata.
Li riaprii. Sbatté un paio di volte le palpebre, confusa, poi mise a fuoco la figura scura di Roxanne.
Inarcò le soppracciglia perplessa. Fino a prova contraria, la ragazza davanti a lei era a fare scherzi con James e Fred.
Roxanne parve leggerle nel pensiero. le fece un sorriso timido, quasi di scuse, e i suoi denti bianchi brillarono contro la carnagione scura. "Si divertivano anche senza di me" spiegò, senza che Alice avesse il tempo di chiedere qualsiasi cosa.
Alice alzò le mani. "Non volevo chiedere niente"
"Sappiamo entrambe che questa é una bugia"
"Non é affatto vero!"
Roxanne scosse piano la testa, un sorriso appena percettibile che le incurvava le labbra verso l'alto. Si allungò e chiuse la porta del Dormitorio alle sue spalle. Poi, con passo annoiato, si diresse attraverso la stanza, e si lasciò cadere sul proprio letto, scompigliando le coperte scarlatte.
Alice reprimette l'istinto di lanciarle un occhiataccia. Il Dormitorio era stato così tranquillo e silenzioso per tutto quel tempo, un posto fantastico per pensare, e ora veniva lei, che non doveva fare assolutamente niente e si impadroniva di quel luogo?
Merda. Alice voleva pensare.
Chiuse gli occhi, cercando di continuare a concentrarsi. Credeva di essere stata vicina a raggiungere un risultato, quando la voce di Roxanne interruppe il flusso dei suoi pensieri.
"Però, che cazzo, io volevo stare con loro"
Alice aprii gli occhi. Per un attimo, l'essere completamente stupefatta soppresse la rabbia e la frustrazione per essere stata interrotta nei suoi ragionamenti. Roxanne aveva parlato con voce piagnucolona? Questo non era assolutamente da lei.
Roxanne, però, non parve neanche accorgersene. Sbuffò, girando su un lato nel letto. Poi sbuffò ancora, spostandosi dall'altro, la coperta scarlatta che si scombussolava sempre di più sotto il suo corpo.
Alice si impose la calma. Doveva evitare di lanciare addosso qualsiasi cosa le capitasse sotto mano.
Roxanne dopotutto non aveva fatto niente, a parte essere capitata nel momento sbagliato nel posto sbagliato, ma quella probabilmente era una caratteristica prettamente Weasley che nessuno sarebbe mai riuscito a togliere. Non del tutto alme-no.
Alice si sforzò di mettere da parte i suoi problemi. "Davvero?"
"Già..." Roxanne annuii. Strinse il cuscino fra le braccia, e Alice pensò davvero somigliasse incredibilmente a una bambina triste. "però ci tenevo a passare del tempo con loro. Sai come é..."
"Cosa?" L'aspetto così debole di Roxanne l'aveva spiazzata. Anche io ero così, i primi tempi dopo Smith.
Ecco perché tutti mi guardavano stralunati.
Roxanne sbuffò. "Ormai passano tutto il loro tempo con le fidanzate." Disse, marcando molto l'ultima parola "ed é estramamente fastidioso. Insomma, prima riuscivamo a fare delle cose insieme, ma ora...sembrano sempre assenti! Ed è tutta colpa delle ragazze!" Roxanne scagliò il cuscino contro il muro, così improvvisamente che fece sobbalzare Alice. La Wealsey si voltò verso di lei, e sgranò gli occhi, rendendosi conto della propria furia
"Credimi, non ho niente contro Padma e Sam" spiegò, fraintendendo la faccia sconvolta di Alice "ma, davvero, alle volte fanno venire l'esaurimento nervoso"
"Sam e Padma?"
"No" Roxanne sbuffò ancora "quei due coglioni che stanno sempre con loro e non hanno più tempo per me!"
Alice la fissò sbattendo le palpebre. Era troppo perplessa per far sfociare la sua rabbia in una sfuriata.
Nel senso: Cioè, lei si stava scervellando fino a spaccarsi la testa su problemi seri, che la riguardavano, che la stavano lentamente portando al limite, e Roxanne le parlava del suo tempo con i ragazzi?
Sul serio?
Di che ti sorprendi pensò poi é così che fa lei.
Ma certo pensò Alice. Poi si rese conto di una cosa, che prima le era sfuggita.
Da quando Roxanne si lamenta delle attenzioni che le danno? Pensò Alice.
Non sapeva esattamente cosa, ma quella scena non le sembrava veritiera. Non originale, autentica, come se la veridicità fosse stata macchiata da una pessima interpreta-zione di un attrice.
Le sembrava finta.
Alice scosse la testa. Ora non doveva pensare se Roxanne stesse fingendo o meno. Ora doveva concentrarsi.
E le serviva una persona. "Sai dove é Rose?"
Roxanne, che ancora fissava con aria truce il cuscino accanto alla porta del Dormitorio, si girò verso di lei, lo sguardo perplesso. Forse si aspettava che Alice commentasse qualcosa in merito a ciò che lei le aveva appena detto, o semplicemente non riusciva a capire chi fosse Rose.
La seconda era più probabile. "Tua cugina" aggiunse Alice.
Gli occhi di Roxanne si illuminarono "ah... sì" annuii, e la sua espressione si fece di nuovo buia, come se qualcuno le avesse cambiato i connotati con un incantesimo. Alice represse un sussulto. "Penso stia dando le ripetizioni a Malfoy. La roba sulla Trasfigurazione, qualcosa del genere"
"Ah" Alice non riuscii a camuffare il suo tono schifato. Non aveva mai approvato la decisione di Rose di sovvracaricarsi di stress e di lavoro - che neache le veniva ripagato - solo per uno stupido biondo ossigenato viziato che non se lo meritava, che prendeva in giro tutti perché, così, gli giravano.
E solo perché aveva il dubbio insistente che fosse colpa sua!
Alice, se lo rammaricava, seppure aveva provato più volte a spiegare alla sua migliore amica che lei non c'entrava niente con il malumore di Scorpius, non era riuscita a estirpare quell'infimo dubbio che le si era annidato in mente il primo giorno di lezioni.
Che fosse stato un comportamento di Rose a infierire sull'umore di Scorpius.
Teoria che non aveva né capo né coda, ma di cui la ragazza sembrava più che convinta. E Alice, non era riuscita a farle capire che non era così.
Ora che ci pensava era anche un po' colpa sua. Se fosse riuscita a farle mettere l'anima in pace con quel dubbio, se si fosse impegnata di più, ora Rose non avrebbe dovuto passare le sue giornate migliori appresso a un ragazzino viziato.
Che schifo...Alice fece una smorfia mentre ci pensava. Scosse la testa sconsolata ed é stata pure lei a offrirsi.
"Quel Malfoy la farà impazzire" commentò Roxanne, secca. Sembrava aver accettato il triste destino di Rose, di perdere il senno dietro a quel purosangue di cui Alice aveva sul serio già sentito abbastanza.
Alice invece, no. Ogni notte, prima di andare a dormire, cercava di dissuaderla da quell'impegno e provava a convincerla di disdire la sua promessa fatta alla MecGrannit.
Il risultato? Rose andava a letto solo dopo che Alice si era addormentata.
In pratica, aveva concluso il nulla più totale.
In tutti i sensi pensò poi sbuffando, ritornando con la mente ai ragiona-mento di poco prima. Sono una fallita. Fantastico.
"Purtroppo sappiamo sarà così" Alice pestò a terra, sbuffando "io ci ho anche provato a convincerla, ma Rose..."
"Quando fa una promessa la mantiene a tutti i costi" completò per lei Roxanne, sospirando.
"Non era una promessa" ribatté Alice.
Roxanne le lanciò uno sguardo, ma lei quasi lo ignorò "era solo un impegno"
"Quello che é" fece distratta Roxanne.
Alice sbuffò. Si abbandonò alla sua sedia, la testa fra le mani.
Per un po' rimasero in silenzio. Alice continuava a credere che prima o poi Roxanne avrebbe parlato di nuovo, ma per la ragazza sembrava chiusa ogni discussione.
Alice sospirò. Appurato che sarebbero rimaste in silenzio ancora per tanto tempo, si mise a pensare.
Continuò i ragionamenti su Smith e Frank, cercando di venire a capo della cosa.
Ma, più frugava nel suo cervello, più le cose le sfuggivano di mano. Più si sforzava di trovare qualche idea, più sembrava che tutte le opzioni abbandonassero il suo cervello.
Una specie di suicidio di massa.
Alice sbuffò sbuffò. Stava per gettare la spugna, arrendersi e rimandare i piani al giorno dopo come aveva sempre fatto, quando...
Una cosa la colpii. Metaforicamente, si intende.
Come un lampo, arrivò alla soluzione. Balzò a sedere sulla sedia, ricevendo solo uno sguardo perplesso da parte di Roxanne, che Alice si premurò di ignorare.
Le parole, fulminee, brillarono nella sua mente, chiare come non mai. Era come se stesse percorrendo un tunnel nero, e, così a caso, si fossero accese tutte le luci, illuminando il suo cammino. Alice sorrise piano.
E, in un lampo di genio, arrivò alla conclusione.
Sapeva dove andare. Da chi andare.
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Uno schiocco. Un risucchio, un cerchio marrone contro il soffitto, poi il tenue tocco del legno al terreno.
La bacchetta volò via dalla mani di Scorpius, e atterrò delicatamente sul pavimento della Biblioteca.
Rose sbuffò. "Scorpius! Vuoi almeno provare a impegnarti?" Lo rimproverò per l'ennesima volta.
Scorpius le lanciò un occhiata, poi scosse la testa senza rispondere.
"Te lo ho già spiegato" disse Rose, senza riuscire a nascondere il risentimento. Vide Scorpius roteare gli occhi, ma non ci badò "devi concentrarti. Il movimento della bacchetta..."
"Weasley, te lo ho già detto." La interruppe lui. Afferrò la bacchetta con la mano guantata di grigio "non ne sono capace. E non mi interessa diventare tale"
"Smettila. Ti ho già detto che nessuno é incapace"
"Oh Salazar, aiutami tu. Non vorrai rifilarmi altra merda delle tue frasi motivatizionali, vero?" chiese lui, quasi disperato.
"Servono" replicò Rose rapida. Non le andava che il ragazzo sminuisse il lavoro di intere settimane.
"A sto gran cazzo"
Rose strinse le labbra. Sembrava che a lui nemmeno importasse. Non gli importasse di andare bene a scuola, non gli imporasse di passare l'esame...
Niente sembrava toccarlo. Ci teneva quasi più lei, a quelle lezioni, che Scorpius stesso. Lei ci metteva anima e corpo per provare a spiegarsi, per provare a fare riuscire a Scorpius uno stupido incantesimo, ma lui non era collaborativo.
Non ci stava nemmeno provando! Si lasciava soppraffare da un non niente, e quando Rise spiegava le cose per la trecentesima volta, lui annuiva e poi, il tentativo successivi, faceva esattamente lo stesso errore che lei gli stava rimproverando da quando era arrivata.
Insomma, la stava ascoltando o no? Perché a Rose sembrava di gettare le parole al vento. E, dato il mal di testa fulminante che l'aveva colta appena arrivata, non era proprio il caso.
Un coltello le trafiggeva la testa a ogni parola, ma poco importava. Avrebbe finito quella dannatissima lezione.
Scorpius le lanciò un occhiata.
"Senti" disse Rose "io mi sto impegnando. E anche tanto. Davvero, la notte resto sveglia per stare in pari con i compiti, e a lezione quasi mi addormento" socchiuse gli occhi "il minimo che tu potresti fare e ascoltare i miei consigli e provare a metterli in atto"
Scorpius sbuffò. "Perché?"
"Come perché?" Blaterò Rose. Lui aveva davvero il coraggio di chiederlo? Il perché era lampante!"perché io ci metto dell'impegno! Ci ragiono, per farti capire le cose! Non puoi gettare via il mio lavoro così" schioccò le dita, enfatizzando il concetto.
Per un attimo, l'espressione di Scorpius mutò. Parve quasi colpita, e Rose credette di aver fatto centro.
Credenza sbagliata. Le parole di Scorpius la distrussero immediata-mente dopo, come un mattone che si infrange su una finestra. Rose sentii quasi i vetri ferirla.
"nessuno ti ha mai obbligato a venire qui." Disse lui, la solita voce strascicata e irritante che Rose iniziava a odiare (no! Lei non doveva odiare) "Devo ricordarti che sei stata tu a offriti?"
"Devo ricordarti che tu dovresti impegnarti a fare gli incantesimi, ed é per questo che io sono qui?" Ribatté Rose, stizzita e infastidita.
Non sopportava più il tono strascicato e saccente di Scorpius. E credeva anche di non riuscire a nascondere la sua irritazione, come invece era solita fare. Aveva la netta impressione che la sua più totale scocciatura tralipasse da qualsiasi polo del suo viso.
E ciò non andava bene. Ma lei non riusciva a fare altrimenti.
Una lieve sorpresa fece capolino dagli occhi di Scorpius. Scomparve così repentinamente, però, che Rose non fu sicura di averla vista.
Ma non le importava gran che.
"Nessuno a mai detto che diversi essere tu" Scorpius calcò su quella parola quasi fosse uno sputo "a occuparti di me. Poteva benissimo farlo qualcun altro. Sei stata tu..."
"A offrirmi, sisì" Rose già non c'è la faceva più con la discussione. Le sembrava di aver un martello pneumatico nel cranio "ma sappiamo che se non mi fossi proprosta io nessuno lo avrebbe fatto"
"Ma meglio!"
Rose lo fulminò con gli occhi (per quanto riuscisse, ovvio.)
"E poi" aggiunse Scorpius alzandosi, un ghigno sul volto. "Cosa ti fa credere che tu fossi l'unica candidata? Magari..."
"Magari cosa? Si sarebbero aperti le acque e i cuori per fare passare il grande e bulletto Scorpius Malfoy?" Sputò fuori Rose, sorprendendo anche se stessa.
Poi si sentii in colpa. Aveva fatto esattamente quello che si era riproposta di non fare.
Oh, miseriaccia.
Lo ho offeso! IO ho offeso LUI!
Non ci credo. Sono stata cattiva.
Come le era saltato in mente? Lei lo voleva aiutare, farsi perdonare per quel torto ignorò che lo aveva fatto cambiare, e invece...lo aveva appena offeso.
Miseriaccia.
Aprii la bocca, con l'intenzione di chiedergli scusa per il suo sfogo, ma non riuscii a dire niente.
L'espressione di Scorpius le fece seccare la gola. Aveva le labbra strette in una linea sottile, gli occhi socchiusi e lo sguardo affilato come due coltelli di acciao, e gli occhi...erano all'apparenza calmi, ma Rose aveva la netta sensazione che così non fosse.
Sembrava incazzato come una belva, eppure non lo dava a vedere. Una furia omicida controllata.
Gelida. E la cosa faceva pure più paura.
Scorpius si alzò. "Avresti benissimo potuto farti i cazzi tuoi" sibilò, la voce tanto sottile e bassa da sembrare un verso inumano "e lasciarmi perdere.
Fare finta che non esistessi.
Non intrometterti"
Rose arretrò di un passo. Dietro di lei sentii le file di libri, che le sfioravano la schiena. Le sue parole erano state come un colpo fisico."E lasciati bocciare?" Chiese retorica, cercando di mantenere il suo stesso muso duro. "No"
Lui strinse i pugni lungo i fianchi. Si chinò in avanti, un felino pronto a balzare "Perché cazzo non lo hai fatto? Eh? Perché ti sei intromessa? Perché non ti sei fatta gli affaracci, tuoi, per una volta?"
"A differenza di quello che pensi tu, Malfoy, esiste una cosa chiamata gentilezza." Replicò Rose, fredda "E le persone alle volte c'è la hanno anche nei tuoi confronti"
"Non farmi ridere" sbuffò Scorpius.
"Sono seria"
Scorpius puntò i suoi occhi dentro quelli di Rose, tanto furenti che un brivido di terrore le corse lungo la schiena. Rose arretrò ancora, e le spalle le toccarono i libri dietro di lei.
Scorpius non sembrava nemmeno rendersi conto che l'aveva messa al muro.
"Perché non ti sei allontanata come tutti?" Chiese lui. Oltre alla rabbia, Rose intravide una sincera curiosità di sapere quella risposta (ma io lo ho detto! Perché non ci crede?) O forse sì stava semplicemente chiedendo se lei avesse perso il senno "Vuoi" Scorpius fece una smorfia, come se la sua stessa ipotesi gli facesse ribrezzo "vuoi punirmi, per caso?"
"Cosa? No!" Esclamò Rose, allibita.
"Cosa ti interessa, allora?"
Rose fu presa alla sprovvista. Stava ancora pensando alla domanda precedente, quando rispose"Sei..." Si arrampicò sugli specchi. Non poteva dirgli che pensava fosse colpa sua e si sentiva un dovere di ripagare il torto  "umano" concluse con un fiato, stanco. "Tu..."
"Grazie per l'illuminazione, capitan ovvio!" Esclamò Scorpius, la voce tremante di rabbia "non ci sarei mai arrivato se non fosse stato per te.
Sono umano. E chi lo avrebbe mai detto!"
"Sei stato tu a farmi una domanda..."
"Io ti ho fatto una domanda ben precisa, Weasley" ribatté Malfoy. Si era avvicinato tanto da essere a un centimetro dal volto di Rose, che deglutii a disagio  "Perché mi vuoi aiutare?" Scandii bene Scorpius.
Rose degluttii di nuovo. Ancora non aveva chiaro nella testa come fossero riusciti ad arrivare a quella situazione, con i nasi che si sfioravano e la furia di lui a un palmo dal viso.
Sul serio. Esattamente da cosa era partito tutto?
"Perché ti sei infilata in questa situazione, Weasley?"
Perché penso sia colpa mia.
Scorpius fece una smorfia, probabilmente stanco di aspettare. Si mise di nuovo dritto, ergendosi in tutta la sua altezza aristocratica, e fece un passo indietro.
Rose si voltò a guardarlo. Prese un profondo respiro. Le sembrava di essere stata sott'acqua fino a quel momento.
"E perché" disse stanco Scorpius, storcendo il naso (ma che é oggi?, Il giorno delle domande? Si chiese Rose, incapace di pensare a altro) "pensi sempre di essere al centro di tutto?"
"Cosa?" Chiese lei.
Il ragazzo la ignorò. Inclinò la testa di lato, osservandola come si guarderebbe un bambino piccolo particolarmente duro di comprendonio "Sai che é un comportamento da narcisista?" Le chiese conciso. Sembrava quasi le dovesse spiegare certe cose."Non dei così importante da rientrare nei pensieri di tutti"
Non lo ho mai pensato
Il primo pensiero, dopo quelle parole, di Rose non fu come faceva a saperlo. Ma fu: é così esplicito? Lo faccio vedere troppo?
Dovrei controllarmi!
Ecco. Sbagliava ancora. Miseriaccia.
Poi, mentre lo guardava allontanarsi, lo sguardo perso da qualche parte oltre le alte finestre della Biblioteca, il pensiero più lampante le colpii la mente. Come ha fatto a vederlo?
Non voleva certo darsi delle aree, ma si riteneva abbastanza brava dal riuscire a nascondere certe cose.
Era impossibile che lui lo avesse notato solo per il suo comportamento...o si? Però aveva frainteso completamente i motivi....
Avrebbe voluto chiederlo, ma si trattenne. Meglio non farlo arrabbiate ancora. E poi dovevano finire la lezione.
Ma era ancora curiosa, così optò per poche parole.
"Non puoi saperlo" sussurrò piano. Era vero, Scorpius non era nella testa della gente per potersi dire sicuro di ciò che diceva.
Scorpius si voltò verso di lei, di nuovo iroso, ma non ebbe il tempo di rispondere.
Un urlo, fuori dalla Biblioteca, li fece sobbalzare entrambi.
Scorpius scambiò uno sguardo preoccupato con Rose.
"Cosa é stato?"
Lei non se lo fece ripetere due volte. Afferrò la bacchetta e, sperando si sbagliasse, si catapultò fuori dalla Bi-blioteca.
Dietro di lei, sentii i passi del ragazzo.
Rose corse, mise le mani avanti e spalancò le porte pesanti in quercia.
La scena che si ritrovò davanti la lasciò senza fiato. No, non si era sbagliata.
Alice, la sua migliore amica, era in piedi, davanti alle porte e aveva una mano serrata attorno al colletto di un ragazzo biondo, che aveva la divisa di Tassofrasso e...
Rose lo riconobbe all'istante.
"Smith?" Chiese sconvolta.
Il Tasso la guardò, gli occhi sgranati dal terrore. "Aiutami!" Esclamò pauroso. Tremava. Scorpius sghignazzò. Rose gli lanciò un occhiataccia, prima di tornare a concentrarsi sulla sua migliore amica.
Alice, al contrario, non sembrava nemmeno averla sentita. Continuava a guardare Smith in cagnesco, gli occhi azzurri socchiusi che sembravano il cielo in procinto di una bufera. Intorno a loro, si era formato un serrato capannello di studenti di tutte le casi, tra le quali Rose riconobbe una colpita e shockata Cristian Bott e una annoiata Medelain Heartquake. Quando gli occhi verdi di questa ultima incontrarono quelli di Rose, Medelain fece una smorfia e distolse lo sguardo.
Dietro di lei, appoggiato al muro con le braccia incrociate al petto e la stessa cravatta Verde-argento, c'era la figura di Albus, che fissava tutto con moderata curiosità.
"Quindi, hai capito bene, Smith?" Domandò Alice, la voce un sussurro e il volto a meno di un millimetro da quello del ragazzo, che la fissava terrorizzato  "Sei uno stronzo, e la prossima volta che lo fai, o a me o a qualche altra ragazza, io non é che ti castro, ti staccò proprio i coglioni, ammesso che tu ce li abbia."
Poi lo lasciò andare, tremante. Strinse i pugni lungo i fianchi e si voltò, incamminandosi a grandi passi verso verso la Sala Grande, fumando come una ciminiera.
Smith rimase perfettamente immobile per diversi secondi poi, come se si fosse svegliato da un sogno, si voltò, correndo in tutta altra direzione, accompagnato dalle risate di scherno degli altri studenti.
Rose non c'è la faceva a fare qualsiasi cosa. Ridere le veniva difficile. Muove-re le gambe e seguire Alice anche. Era successo tutto troppo velocemente perché lei avesse il tempo di metabo-lizzare.
Malfoy, al suo fianco, sembrava del suo stesso avviso. Era bianco come un cencio.
Rose passò in rassegna le facce degli studenti. Tanti se ne stavano andando ora che lo scoop era finito. Medelain parlava fitto con Cristian.
Intercetto lo sguardo di Albus, ancora appoggiato al muro. Gli angoli della sua bocca erano alzati in modo beffardo.
Sorrideva, e sembrava sì felice, ma anche...orgoglioso.

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