Malfoy era silenzioso, al suo fianco.
Rose lo guardò in sottecchi, mentre svoltavano in un altro corridoio. Sebbene avesse ancora impressa nelle palpebre l'immagine del volto furente di Pansy, cercava di non darci troppo peso. E il modo era uno solo: concentrarsi su altro.
E, caso voleva, quell'altro era proprio Scorpius Malfoy, il ragazzo che fino a prima delle estate avrebbe definito uno dei più buoni del mondo, ma che ora aveva seriamente fatica a catalogarlo anche solo come educato.
Perfino associare uno Scorpius all'altro era diventanto quasi impossibile. Rose si chiedeva ancora se per caso non fosse qualcuno altro che aveva preso le sue sembianze con la pozione Polisucco.
Malfoy le lanciò un occhiata gelida proprio in quel momento, trafiggendola con uno sguardo di ghiaccio. Rose non riuscii a nascondere un sussulto spontaneo.
"Dimmi Wealsey" disse Malfoy, nel suo tono strascicato migliore "vogliamo concentrarci i vuoi rimanere a lanciarmi occhiatine per tutta la sera?"
Rose si impose di sorridere. Avrebbe tanto voluto ribattere che, fino a ora, quello che non si era impegnato era lui, e che lei aveva fatto per tutto il mese di ottobre le Ronde da sola. Ma si trattenne: Scorpius era ai ferri corti con lei già di suo, non c'era assoluto bisogno che lei gli desse motivo plausibili per odiarla.
E poi, nessuno doveva odiarla.
"Continuano" disse. La punta allegra della sua voce sfumava quasi impercettibilmente in irritazione, ma solo un orecchio attento se ne sarebbe accorto. Orecchio che Scorpius Malfoy non aveva.
Scorpius comunque le lanciò un occhiata, prima di rigirarsi in avanti.
Alzò la bacchetta davanti a lui, e la luce che scaturiva dalla punta illuminò il corridoio in un cerchio confinato, rimbalzando sui muri e sfiorando solo di sfuggita le cornici dei quadri, che riflettevano in lievi bagliori dorati, come il sole sull'acqua, il Lumos. Rose era colpita: i dipinti non si lamentavano, e Scorpius aveva una certa maestria a non far toccare con la luce la tela.
Questo era una lancia a suo favore.
"Qui é tutto vuoto" disse Scorpius, quando finirono di controllare il corridoio pieno di quadri. Si voltò verso Rose, facendole un cenno pratico "andiamo, manca solo il sesto piano e il settimo. Poi i due coglioni ci danno il cambio".
Rose non riuscii a trattenersi. "I due coglioni" ripeté infastidita, poggiando le mani sui fianchi e guardando in cagnesco Scorpius, che alzò gli occhi al cielo "hanno un nome. Marck Tomas e Laila Finnigan. E sono due miei compagni di Casa. Porta un minimo di rispetto"
"Però Weasley, non sapevo sapesti destreggiarti in una lite" commentò lui acido "non eri tutta sorrisi e occhi dolci? Pensavo che quella lingua la usasti solo per dire gentilezze inutili"
"Solo perché non offendo ventiquattro ore su ventiquattro non vuol dire che io non sappia come farmi valere" ribatté Rose. La luce della bacchetta di Malfoy le ferita gli occhi, ma lei continuava a guardarlo, imperterrita, cercando di passargli quanto lui la disgustasse in quel momento. Poi si rese conto di ciò che stava facendo. Sbatté le palpebre e lasciò le mani cadere lungo i fianchi, un espressione attonita sul volto.
Lei. Non doveva. Essere scortese.
"Wow" borbottò lui, sbuffando. "Hai lasciato l'alunna modella su a scuola, quando solo i prof ti possono vedere?
Non sapevo fossi tanto ipocrita"
"Mi spieghi che cosa hai?" Chiese Rose, esaurita. Era già stufa di quella stupida discussione. E non sopportava più che Malfoy cogliesse ogni palla al balzo per usare quella lingua in modo tagliente.
Scorpius le lanciò una lunga occhiata, come sorpreso dal cambio di discorso. Poi scosse la testa, sorpassandola e tornando indietro, da dove erano venuti. Si dirigeva verso le scale.
"Malfoy!" Rose lo rincorse. Poi ricordò dei quadri che potevano vederla, e rallentò il passo abbassando la voce.
La chiazza di luce di Scorpius la illuminava indicandole dove si trovasse il ragazzo. Malfoy le lanciò un occhiata da sopra la spalla.
"Weasley, ti vuoi muovere?" Sibilò sotto voce, probabilmente anche lui conscio dei cenetimaia di osservatori dormienti intorno a loro. "non abbiamo tutta la notte"
"In teoria si" replicò Rose, sempre bisbigliando. "Fin che non finiamo di fare la Ronda..."
"Beh, tu puoi fare quello che ti pare, ma io gradirei dormire la notte, no?
Abbiamo delle lezioni, domani. Nel caso te ne fossi dimenticata"
"Non me ne sono dimenticata"
"Sembra di sì." Scorpius digrignò i denti. Poi aggiunse qualcosa solo per il gusto di ferirla "tu non brilli certo per avere una memoria a lungo termine"
Rose accusò il colpo, non troppo sorpresa. Aveva visto la cattiveria agitarsi negli occhi di Scorpius, illuminata dal bagliore del suo incantesimo. Se lo era aspettato.
Accelerò il passo felpato e lo affiancò.
Ormai erano le ventidue e mezzo, forse più tardi. Gli altri ragazzi della scuola avrebbero dovuto essere nei Dormitori già da un pezzo, subito dopo la cena. Rose e Scorpius avevano percorso tutti i corridoi, facendo piazza pulita di un paio di coppiette e alcuni studenti, Grifondoro, che avevano intenzione di preparare una posizione degli scherzi dentro il bagno di Mirtilli Malcontenta. Rose, cercando di essere il più buona e razionale possibile, li aveva rispediti nei loro Dormitori. Malfoy l"aveva guardata da lontano poi, sbuffando, e autoconvincendosi che la strategia di Rose non avrebbe funzionato, si era avvicinato al gruppetto e aveva tolto venti punti. Poi li aveva rispediti nella Sala Comune di Grifondoro, scoccando a Rose un occhiataccia.
"Che c'è?" Aveva chiesto lei, ingenuamente.
"Dovresti essere contro i favoritismi" aveva sibilato lui "non assecondarli"
Rose aveva voluto ribattere altro, ma Scorpius si era a già allontanato, e a lei non era toccato che seguirlo.
Un po' come stava facendo ora.
Malfoy la precedette sulle scale, e Rose si arrampicò sui gradini dietro di lui in silenzio. Sebbene volesse mostrarsi a tutti i costi tranquilla e posata, si tratteneva a stento dal prendere la bacchetta e lanciare una fattura ben piazzata al biondino. Sì, questa sarebbe stata una scelta che l'avrebbe riempita di gioia, fino a quando non avrebbe dovuto spiegare alla MecGrannit come mai uno dei suoi studenti era privo di conoscenza, sdraiato sulle scale, con degli enormi brufoli che crescevano su tutto il corpo. Rose scosse la testa, scacciando quell'immagine dal cervello. Meglio che non so facesse scappare niente con Malfoy a un passo da lei.
Scorpius le lanciò una fugace occhiata, brusco e arrabbiato, mentre sbucava sul corridoi del sesto piano.
Rose fece un piccolo salto, superando il momento di vuoto delle scale, e lo raggiunse.
Scorpius continuava a fissarla con gli occhi grigi spenti.
"Che c'è?" Chiese lei inarcando un soppracciglio. Non voleva mostrarsi troppo in soggezione.
Scorpius la guardò ancora un lungo momento...poi sbuffò. Alzò gli occhi al cielo e si voltò, lasciando Rose tanto interdetta che rimase perfettamente immobile al suo posto. Poi, ridestarsi, si affrettò a raggiungere il compagno.
"Malfoy" commentò acida. "Quando si fa una domanda non si usa più rispondere?"
"Non se sono domande estremamente stupide."
"Ti ho chiesto semplicemente cosa c'è" replicò lei.
"Completamente a caso" Scorpius agitò appena una mano, aprendo la porta di uno stanzino "non ha un senso logico. Ma tu non eri intelligente?"
Rose chiuse gli occhi. Quel ragazzo era impossibile. "Non lo so" rispose, onesta "lo dicono tutti"
"Tutti si sbagliano" dichiarò Scorpius.
Rose aprii gli occhi e lo guardò. Stava frugando fra degli scatoloni, forse credendo che qualcuno vi potesse nascondere dentro. La curiosità di chiedergli come mai avesse quella spilla di Prefetto nonostante non fosse stato scelto il quinto anno era forte, ma lei si costringeva a trattenersi.
Non era difficile: tutto, nei movimenti di Scorpius, indicava un certo fastidio, un astio persistente verso i suoi confronti, che toglievano tutto il coraggio a Rose di fare qualsiasi domanda comportasse delle libertà che non aveva. Era come se lui le avesse tagliato la lingua.
Però Rose non riusciva a togliersi il senso di inadeguatezza. il persistente dubbio che lei lo avesse ferito in qualche modo senza nemmeno accorgersene. Se no perché lui l'avrebbe trattata in quel modo? Non c'era altra spiegazione. Chi decideva di trattare malissimo una ragazza che, fino a tre mesi prima, si era quasi ignorato? A stento si scambiavano il saluto. Non era odio: indifferente reciproca.
Però lei non sapeva cosa avesse fatto.
E questo la stava lentamente facendo impazzire. Controllava le sue azioni, dosava le sue parole, faceva di tutto per risultare educata e gentile agli occhi di tutti per non trovarsi nemici...e poi era inutile.
Eccolo la, davanti a lei, un ragazzo che non vedeva solo l'ora di ferirla dicendo l'ennesima parola cattiva. Un ragazzo che prima era tanto buono, ma era cambiato all'improvviso...
E Rose non riusciva a togliersi dalla testa che fosse colpa sua. Che lei lo avesse ferito e lui avesse reagito di conseguenza. Aveva scavato nei ricordi per cercare di individuare cosa avesse mai potuto fare di tanto offensivo per meritarsi quel trattamento, ma alla mente non le era tornato un solo episodio del quale lei e Scorpius fossero protagonisti in modo negativo. Per tutto quel tempo di erano ignorati, fin quando lui, un bel giorno, aveva deciso di iniziare a offenderla.
E Rose non ne trovava il perché. O aveva fatto qualcosa di sbagliato e se ne era dimenticata, o Scorpius stava nascondendo qualcosa ed era troppo nervoso per assicurarsi di conservare un comportamento decente. Però, in entrambi i casi aveva bisogno di aiuto: e Rose, come gli aveva già proposto in Infermeria, avrebbe provato a darglielo. Magari avrebbe potuto fare la stessa cosa che Yahn aveva fatto con lei: parlare. Così Malfoy avrebbe allegerito il suo peso.
Sia per farsi perdonare di un ipotetico torto, sia per riuscire comunque a farlo stare meglio. Si vedeva da lontano che Scorpius non stava bene, e Rose sapeva come fosse soffrire: non voleva che qualcuno altro provasse ciò che sentiva lei tutti i giorni.
Un enorme fracasso ruppe il silenzio.
Rose squittì sorpresa, mente si avvicinava di un passo. "Malfoy?" Domandò piano.
Uno sbuffo. Rose trasse un sospiro di sollievo.
"Sto bene" borbottò Scorpius, una figura nera contro il buio intorno a loro. La bacchetta non era più accesa.
"Sono solo crollati degli scatoloni. Merlino" aggiunse, irritato scuotendo la mano e lasciando che di nuovo una pallida di luce si affacciasse sulla punta "ma sembra il modo di mettere delle scatole? Sono così pericolanti! É un miracolo se ancora nessuno si é fatto male."
Rose pensò che stesse esagerando. Lei era passata più volte per quel corridoi, ed era entrata in quello stesso stanzino come Scorpius. Non aveva mai trovato alcuna difficoltà: se si aveva una presa salda per le dita o sulla bacchetta era facile spiegare gli scatoloni e scoprire un eventuale nascondiglio. Malfoy le passò a fianco, sbuffando. Aveva il corpo rigido.
Rose evitò di esprimere il suo pensiero. Chiuse la porta dello stanzino e lo seguii.
Forse, invece, aveva ragione Alice.
Come quando le aveva detto di non preoccuparsi di quando pensava Scorpius su di lei. Che c'erano un sacco di persone, nel castello, che la adoravano e, se stava sul cavolo solo a una non era certo la fine del mondo. E poi, quello che Scorpius le stava rivolgendo non era un trattamento riservato solo a lei: tutti gli alunni si beccavano i suoi insulti. Malfoy poteva benissimo avercela con il mondo intero senza che lei avesse fatto niente.
Rose sospirò piano. Quella idea, tuttavia, non la convinceva.
Era abbastanza certa che lei c'entrasse, in un modo o nell'altro. Nessuno, per quanto pazzo possa essere, iniziava a odiare il modo senza motivo.
Aveva il timore di scoprire di aver ragione.
Malfoy, in quel momento, emise uno strano verso. Era a metà fra uno sbuffo e delle parole, che sembravano essergli rimaste bloccate in gola, soffocate nella bile. Rose lo guardò curiosa.
"Weasley" a Scorpius uscii una voce un po' gracchiante. Se la schiarii e riprese, sotto gli occhi sempre più perplessi di Rose "Wealsey" ora il tono era più sicuro e menefreghista "muoviti. Mancano tre corridoio e il settimo piano. Non voglio stare ad aspettare tutto questo tempo per te"
E Rose alzò gli occhi al cielo. Lo affiancò, venendo brevemente illuminata dalla luce della bacchetta di Scorpius, che ondeggiava avanti e indietro gettando pagluzze bianche intorno a loro, come pozzanghere.
Le finestre di Hogwarts, che fumavano accanto a loro a intervalli regolari, si stavano facendo sempre più buie, con solo la luce lunare che illuminava pezzi del corridoio come se fossero stati dipinti. Rose e Scorpius li attraversavano a tratti, venendo investiti in pieno dalla luce argentea. Così, gli occhi di lui sembravano ancora più scuri.
Passarono sotto un altro braccio lunare, e la luce si riflette sui capelli di Scorpius rendendoli completamente bianchi.
Rose pensò fosse il momento.
"Perché c'è l'hai con me?" Chiese piano ma diretta. Si aspettava che Scorpius la fissasse confuso, invece...
"Ti prego no!" Sbottò lui "ancora con questa storia no!"
Aveva capito subito. Ammirevole.
"Hai rifiutato il mio aiuto" continuò Rose, come se non lo avesse sentito. "E io sono sicura ci sia qualcosa sotto. Mi ricordo di cinque mesi fa..."
"Merlino" disse lui, alzando gli occhi al cielo, come se aspettasse davvero un responso dal mago "perché fate tutte queste scene? Non potete semplicemente accettare il fatto che qualcuno sia cambiato?"
"No" disse Rose. "No, non possiamo"
"Perché? La tua mente é troppo ottusa per arrivare a conclusioni così la lampanti come questa?"
Rose ignorò l'offesa. "Perché le persone non cambiano così" disse "le persone non diventano l'opposto di cui che sono stati fino ad ora in un estate"
"Oh beh, indovina?" Scorpius le fece un sorriso di scherno "guarda un po'. Ti sbagli. Io sono così!"
"Perché lo stai facendo?" Chiese lei, la voce rotta
"Facendo cosa?"
"Ti isoli da tutti." Mormorò Rose, guardandolo con i grandi occhi blu, affranta "ti stai comportando malissimo con tutti, e tutti ti stanno lasciando solo"
"Vedo che non conosci la mia vita" ribatté lui "Albus, mio malgrado, continua a voler essere mio amico"
"Io ti ho offerto il mio aiuto" disse Rose "e tu lo hai rifiutato, ma-"
"Si lo ho rifiutato" la interruppe lui, fulminandola con gli occhi "e, se é successo, ci sarà un motivo, no?
Ma dato che tu sempre troppo stupida per capirlo, ecco a te:non voglio il tuo aiuto. Non ho bisogno di niente"
"Ma si vede che stai male!"
Rose sentii il deja-vu di quelle parole solo quando le ritirarono alle orecchie. La percorse un piccolo brivido. Erano le stesse parole che aveva detto in Infermeria.
Scorpius le lanciò un occhiata. Poi sbuffò, voltando la testa altrove.
"Ascolta, non intendo tornare su questo argomento. Tu devi stare fuori da ciò che non ti riguarda."
"Ma-"
"Weasley" lui la fissò duro, la luce della bacchetta si rifletteva nelle sue iridi come su una lastra di ghiaccio "stanne fuori"
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Alice si svegliò di sopprassalto. Per un momento si ritrovò disorientata dal rosso che la circondava, poi le venne a mente si trovasse nel suo letto. A Hogwarts.
Si calmò prendendo profondi respiro. Doveva smetterla di pensare tanto prima di andare a dormire. Se era arrivata a tanto da immaginarsi le cose...
Corrugò le sopracciglia. Eppure, era sicura di non essersi immaginata niente. Quel rumore era troppo delineato per appartenere a un sogno.
Il più piano possibile, Alice uscii dal suo letto, spostando le tende scarlatte del suo Baldacchino. Vide quelle semiaperte di Roxanne, dal quale riusciva a intravedere parte del viso della mulatta, investito in pieno dalla luce della Luna che tagliava a metà la stanza. Però lei sembrava non farci caso: era tanto tranquilla e immobile che si sarebbe potuto dire avesse delle protezioni personali per le iridi.
Alice scosse piano la testa. Allungò una mano e chiuse le tende.
Si avviò piano nella stanza, agitando la bacchetta. Una piccola luce partii dalla punta, il giusto che le illuminasse i piedi per vedere dove li metteva. Passò in rassegna con l'incantesimo tutti i letti, e la luce si infrangeva perennemente su un muro rosso sangue disegnando un piccolo cerchio chiaro. Era tanto abituata a quella visione che dovette trattenersi dall'urlare quando il cerchio di luce colse nel suo raggio di azione un cuscino, un pigiama e il materasso, con il in bella vista. Sbiancò, avvicinandosi al letto vuoto della sua migliore amica. Le tende, al contrario di quelle delle compagne, erano aperte, e davano sul letto immacolato di Rose Wealsey, che non era a letto come invece avrebbe dovuto.
Alice ci mise qualche secondo a ricordarsi che la sua amica era andata a fare una ronda. Trasse un sospiro di sollievo. Con un leggero colpo di bacchetta chiuse le tende, che sibilarono sul metallo quasi come il fuoco in un bosco. Sorrise, voltandosi per andare al suo letto.
Si bloccò in allerta.
Di nuovo, il piccolo rumore che l'aveva svegliata aveva rotto la quiete.
Alice alzò la bacchetta. Non si spaventò quando sentii il punk ripetersi, e poi di nuovo, fino alle sesta volta. Veniva dalla finestra, le rende chiuse, dalle quali un piccolo spiraglio di luna si era inflintrato e fendeva l'aria come un sipario argentato. Alice si avvicinò piano, la luce lunare che la colpiva in pieno in viso e faceva brillare gli occhi azzurri.
Per un momento pensò di svegliare Roxanne per andare in due, poi le venne a mente che lei la odiava. Sospirò, e, a passo deciso di ritrovò davanti alla finestra.
Il punk si ripeté ancora, facendo vibrare il vetro. Alice rimase perfettamente immobile.
Bene. E adesso che fare? Spalancare le tende e vedere chi ci fosse dall'altra parte? Non sarebbe stato un po' imprudente?
Ammesso che ci sia un altra parte pensò come frastornata. La sua bacchetta tremava lievemente nella mano, e Alice impiegò diverso tempo per riuscire a fermarla in parte. La luce ora baluginava avanti e indietro senza forma, senza permetterle di vedere cosa facesse. Illuminava la di finestra in una pozza sconnessa di bianco, e solo il centro delle tende scarlatte era appena riconoscibile.
Alice afferrò la stoffa scarlatta. Dal piccolo spiraglio che c'era riusciva a vedere il nero che si addensava fuori, le ombre sottili e veloci che si aggiravano nel cielo come un branco di uccelli arrabbiati. La luna era alta nel cielo.
Alice sospirò. Non era sicura, e la paura che le si agitava dentro le faceva battere tanto forte il cuore da attontirla ancora di più. La sua mano tremò mentre stringeva le tende rosse fra le dita.
Si strinse nelle spalle. Lei era una Grifondoro. Essere imprudente era il suo pane quotidiano.
E, prima ancora potesse rendersi realmente conto di cosa stava facendo, spalancò le tende in un fruscio metallico.
In realtà non sapeva cosa si fosse aspettata. Forse un ragno gigante, o qualche gufo che doveva consegnare una lettera a orari decisamente discutibili. Ma di certo rimase sorpresa dal non vedere assolutamente nulla.
Sbatté le palpebre, certa che quel rumore ci fosse. Poggiò la bacchetta sul davanzale, sporgendosi oltre le inferriate. Si mise con le ginocchia sulla pietra fredda, guardando con insistenza giù.
Tutto era irriconoscibile con quel buio.
Alice, ancora confusa, si fece indietro.
Fissò ancora la finestra, quasi aspettandosi di vedere Voldemort salire dalla tomba e annunciare il suo ritorno. Sospetta, riprese la bacchetta.
Lanciò un ultima occhiata giù e, assicurata che non ci fosse nessuno, sospirò.
Allora se lo era immaginato. Rincurante da un lato, ma preoccupante dall'altro. Girò su sé stessa e si diresse verso il letto.
Pink.
Questa volta il vetro si ruppe. Alice si voltò a velocità stratosferica, la bacchetta tesa davanti a lei.
Rimase sbalordita da ciò che vide.
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Dannata Weasley. Perché nessuno in quella famiglia sembra essere normale?
Scorpius sbuffò, scocciato dai suoi stessi pensieri. Lui e la rossa avevano finito di controllare tutto il castello e - finalmente - avevano dato il cambio a quei rimpiazzi venuti male. La ragazza del quinto, Laila forse, gli aveva lanciato un occhiata di traverso, e Scorpius di era limitato a farle una smorfia. Non era colpa sua: la Wesaley l'aveva già stressato abbastanza, e l'ultima cosa di cui Scorpius aveva bisogno era un altra rossa a cui dover prestare attenzione. Erano dappertutto, per Merlino! Scorpius sentiva che lui sarebbe impazzito senza avere la sfortuna si far fare alle cose il proprio corso.
Ed erano tutte uguali. Tutte rompipalle. Perfino la sorellina di Albus, Lily - conosciuta grazie ai pomeriggi che lui aveva passato con il migliore amico a Casa Potter - era una palla al piede. Una vera scocciatura. Scorpius all'inizio l'aveva anche trovata simpatica, ma da quell'anno non più. Troppo attiva, troppo piena di vita. Che si desse una calmata! Perché non poteva stare seduta, zitta e buona, e non rompere? Non emettere alcun verso. Anzi, se fosse evaporata gli avrebbe dato davvero il più bel regalo di compleanno che lui avesse mai desiderato.
Si, tappare la bocca a Lily Potter sarebbe stato gratificante, oltre che una vera impresa.
Beh, però era sempre meglio della cugina senza madre. E, guarda un po', erano entrambe rosse. Se Laila Finnigan, in quel microscopico frangente di tempo si fosse rivelata come la gran parte dei componenti della famiglia Weasley, Scorpius non avrebbe resistito a farsela a gambe levate. Un po' lo aveva fatto, ma era stato per un buon motivo.
Merlino. Lei era terrificante. Sia Laila che la Wealsey.
Forse il colore dei capelli non c'entrava, ma di certo la famiglia in comune e l'essere degli stupidi, egocentrici, arroganti Grifoni sì.
Di questo Scorpius era certo. Certissimo.
Ma non é questo il punto. Come prima, la Wesaley si era intromessa nelle sue faccende private, ficcando il naso in cose che non la riguardano.
Esattamente, come si permetteva? Con quale titolo pretendeva di dargli aiuto? Si erano sempre bellatamente ignorati, non poteva lei svegliarsi un bel giorno e uscirsene con ti voglio aiutare.
Davvero? Avrebbe vinto dire lui e allora chiudi quella fogna. Sempre che tu ne sia capace.
Era...irritante. Scorpius sapeva che parlare con qualcuno, confidarsi, poteva risultare utile ma, di certo, doveva essere lui a decidere come, quando e con chi farlo. Non una ragazza che a stento conosceva.
E, anche se, non avrebbe di certo scelto Rose Weasley per aprirsi e dire tutto di lui. No davvero. Stiamo scherzando?
Alle volte si chiedeva se la ragazza che fosse davvero, con la testa.
Oh, e poi aveva letto tutti i suoi pensieri. Davvero esilarante. Egocentrica? No, questo era dir poco.
Narcisista. Questo sì che era il tendine giusto. Magari la Weasley avesse fatto la stessa fine di Narciso. Scorpius avrebbe fatto i salti di gioia.
No, ok, no. Non era ancora arrivato a quel limite. Ma, se lei avesse continuato in quel modo, ci mancava davvero poco!
E ora Scorpius si stava dirigendo verso i suoi Dormitorio. I sotterranei erano freddi, sopprattutto a quell'ora della notte. Ma lui ci era abituato: era scappato più volte con Albus in quei corridoi, soprattutto per vendicarsi di qualche bullo che si era lasciato influenzare troppo sul cognome o sullo stemma che portavano sul petto. Erano sempre state idee di Albus, quelle. Beh, Scorpius aveva sempre assecondato il migliore amico, anche perché sembrava scattare qualcosa in Albus, qualcosa di folle quando qualcuno si lasciava influenzare da degli stupidi stereotipi come diceva lui.
Scorpius sorrise lievemente. Quelle gite nel pieno della notte si erano sempre rivelate molto divertenti.
Cose che non avrebbe fatto più.
Il sorriso gli morii sulle labbra. Scorpius scosse le spalle, poi la sua espressione si fece neutra, passiva, vuota. La luce della sua bacchetta gli illuminava il percorso come la luce della luna su piccoli sassi bianchi.
La mano con la quale la stringeva era quasi bianca, e poteva ben immaginare nonostante il pesante guanto che lo fasciava. Tremava lievemente. Scorpius si afferrò il polso con la mano libera e lo costrinse a stare fermo.
Arrivò alla sua Sala Comune e, senza quasi accorgersene, pronunciò la parola d'ordine. Sperò di dimenticare le sue sfortunato e abbandonarsi a una calma temporanea e relativa, magari accolto dal suo letto a Baldacchino con le tende verdi, le coperte smeraldo e...
E si bloccò. Rimase immobile, perfettamente come una statua. Sembrava quasi gli avessero lanciato un Pietrificus.
Appena entrato aveva sentito qualcosa di strano. Un campanello era suonato nella sua mente, spinto da un pensiero non suo. Aguzzò le orecchie, mentre cercava di sentire al massimo della soglia dell'udito. Sperò che il gene magico in lui si ampliasse all'improvviso, magari rendendo la vista più utile nella Sala Comune buia.
Era forte, e non c'èntrava niente con lui o i suoi pensieri.
Eppure non serviva un genio per capire che non era solo. Una figura nera si stagliava al centro della Sala, alta e sottile come un foglio di carta.
Scorpius gli puntò contro la bacchetta.
"Chi...?"
La figura sobbalzò. Una sagoma più nera dentro quelle tenebre, immersa come se fosse dentro un liquido scuro.
Si portò un dito pallido e sottile alla bocca, intimandogli di tacere.
Scorpius era troppo sorpreso per disobbedire. La bacchetta gli sfuggì di mano, e cadde a terra in un tintinnare legnoso. La luce lanciò un ultimo squarcio di luminosità, e diede alla Sala, per un secondo, l'aspetto del giorno; poi tremolò e si spense in un sospiro.
Scorpius rimase immerso nel buio. Sentii la figura muoversi verso di lui, e si spostò. I pensieri erano tanto intensi da volare nell'aria in modo simile a un vento gelido, che lo stava lentamente stordendo. Lo toccavano e lo sfioravano come una carezza leggere, solleticando la sua pelle e invitandola ad aprirsi, accoglierli.
E Scorpius, senza controllarsi, li lascio entrare. Dietro le sue palpebre esplosero una sequela di immagini indistinte, troppo veloci per poterle capire. Passavano l'una all'altra in un mix di colori e azioni confuse, i contorni sfumati e le persone non delineate, definite. Ogni movimento lasciava una scia dietro di sé, come a rimarcare ciò che era successo. Scorpius si sentiva come se qualcuno gli avesse versato dentro gli occhi una miscela di ricordi confusi, non separati. Come se l'acqua che lo aveva accolti li avesse sfumati, mischiati, contorti, fino a fonderli gli uni negli altri in brillanti diamanti scomposti.
Erano vecchi.
Sembravano luminarie, più che immagini. Esplodevano in flash tanto potenti che Scorpius sentiva gli occhi ferirsi. Il mal di testa era atroce.
Cadde in ginocchio, mentre la porta della Sala Comune si apriva. Si afferrò la testa fra le mani, mille interrogativi che si arrovellavano nel cervello.
E poi...le immagini finirono. Era come se fossero state risucchiate fuori dalla sua mente. Scorpius tornò a vedere. Si alzò nel buio della Sala e si guardò intorno. Ora era solo.
Scorpius non seppe mai se avesse sentito prima arrivare i pensieri e poi la figura. Probabilmente sí, ma sentí i passi di quest'ultima uscire della Sala con uno scatto metallico, e poi spegnersi lungo il corridoio come un eco lontano.

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In The Name/ Scorose.
FanfictionTutti concordano sul fatto che Rose Weasley é una delle persone più buone al mondo: sempre gentile e altruista con tutti ( e con tutti, ovviamente, comprendo anche gli animali, dai più piccoli e innocui ai più grandi e pericolosi) pensa prima alle n...