Capitolo 2

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Le persone si snodavano intorno a lei quasi correndo, troppo impegnati nei loro affari per prestare reale attenzione alla ragazza dai capelli rossi che camminava in mezzo a loro, la testa bassa in modo da nascondere il viso, che aveva causato tanto trambusto - e pena - con il suo arrivo.
Rose camminava, mettendo pazientemente un piede davanti all altro, ai margini della stratta, protetta dall'ombra nei negozi che le sfilavano affianco, illuminandola talvolta con le insegne luminose - che avrebbero indotto qualsiasi mago adolescente a entrare per dare un occhiata ( e magari comprare qualcosa) ma che a Rose nemmeno sfioravano - e mettendo in risalto sprazzi del suo volto, dagli occhi blu alle soppracciglia inarcare, o ai capelli tanto ricci che sembravano inghiottire, come un buco nero, la luce che li colpiva, che si perdeva nei suoi nodi e non la lasciava mai uscire.
Ma Rose aveva le iridi puntate al terreno, che seguivano la traiettoria di un sasso che continuava a calciare con la punta del piede destro, che si incastrava, qualche volta, nei piccoli fossi che tappezzavano le strade di Diagon Allen come funghi in un bosco. In mente si ripeteva come un mantra ciò che doveva fare - veloce, rapido, ma non troppo indolore - l'unica cosa che le dava la forza di sfidare tutta quella gente, e li sguardi che le rifilavano i pochi passanti attenti - coloro che chiamiamo osservatori - che riuscivano a riconoscerla, e sembrava in loro dovere - e diritto - puntare gli occhi su di lei per un tempo che sforava la discrezione e l'educata curiosità.
Rose si sentiva a disagio, sapendo gli sguardi che collezionava, e sopprattutto conoscendo il motivo di quello sguardi.
Quando era piú piccola, almeno, non sapeva perché le persone le offrissero le caramelle ovunque andasse, né tanto meno perché alle volte le lasciavano prendere le cose dagli scaffali - cosa prettamente negata a tutti gli altri bambini - né perché suo padre, alle volte, riceveva in omaggio prodotti per la scuola o per il Quiddich.
Ma ora, a quasi sedicianni, sapeva il motivo. E lo odiava.
Un vago senso di inedaguatezza, e di fuori posto l'attanagliava, coprendola come una coperta, che ghiaccciava la sua pelle e le toglieva il respiro.
Rose si azzardò - con estrema accuratezza, sia chiaro - ad alzare lievemente la testa, giusto per lanciare un occhiata alla strada, e vedere se fosse vicina alla sua destinazione.
Per un fugace, breve, intenso attimo, incontrò gli occhi di una donna anziana, il volto imbruttito e rugato dal tempo e i capelli ormai grigi raccolti in un ordinato shignon.
Rose trattenne un secondo il fiato, sapendo cosa l'aspettava.
Difatti, le iridi verdi della donna si addolcirono; fra le insenature del suo volto - tanto profonde, che sembrava che il tempo di fosse divertito con un accetta a infringeriele, a colpi di disgrazie e preoccupazioni - si aprii un tenue sorriso, che lasciò intravedere la dentiera gialla; e le soppracciglia si arcuoarono, in posizione di comprensione.
Lei non può capire.
Rose si affrettò a sorridere incoraggiante, annuendo febbrilmente ma impercettibilente con la testa, mentre riabbassava lo sguardo e accelerava il passo, il pensiero di ciò che doveva fare che sbiadiva, momentaneamente offuscato dall'intento di seminare l'anziana signora.
Però é stata gentile...Forse...
Rose non si voltò indietro per accertarsi che fosse riuscita nel suo intento, ma si concentrò di fare tornare i battiti del suo cuore regolari e sull'allentare la coperta ghiacciata sulla sua pelle.
Sbuffò, trattenendosi dallo sbattere un piede a terra.
Non doveva farsi condizionare in quel modo. Non più, non a quasi sedicianni.
Guardò di nuovo a terra, e calciò con la punta del piede destro il terreno.
Si fece male: non aveva calcolato perfettamente la distanza della strada.
Sospirò rassegnata, rendendosi conto di aver perso anche il suo sassolino.

Ma quella sbuffa sempre? Non é educato, e di certo é irrispettoso nei nostri confronti.

Rose strinse le labbra, chinando di più la testa, e ficcando con forza le mani nelle tasche. Le affondò fino a stringere il tessuto fra le dita. Aumentò ancora il passo.

Perché corre? Sta urtando tutte le persone! Ciò che passa non la giustifica mica, eh!

Rose impose alle gambe di rallentare, facendo passi più brevi e lenti.
Il capo le ondeggiava davanti al corpo, creando uno scudo di capelli che la schermavano da sguardi indiscreti e dalla luce del sole di una fine giornata di agosto. Si morse il labbro, cercando di convincersi che nessuno la vedeva.

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