Il rumore di uno schianto al piano di sotto lo fece quasi cadere dal letto.
Hugo sobbalzò fra le sue coperte verdi, e il libro che aveva in mano gli sfuggì dalle dita. Scivolò sul materasso e piombò a terra, facendo un piccolo urto. Hugo lo fissò con sguardo annoiato.
Miseriaccia. Gli mancava solo questa.
Scosse la testa, i poster di Merlino che tappezzavano le pareti riflettevano la luce del sole in lievi bagliori verdastri. Hugo si alzò sfinito, scese a terra e riprese il libro. Lo aveva trovato poco prima nel suo baule, estraneo. Non lo aveva mai visto prima, che se il nome non gli era certo nuovo. Perfino lui un minimo di cultura l'aveva, e quello era comunque un grande classico.
Era scivolato fuori dal libro di trasfigurazione senza causa apparente. Non c'era nessun biglietto, e Hugo sapeva non potesse trattarsi di uno dei sui. Hugo non si era mai interessato a leggere Cime Tempestose.
Però, visto che non aveva niente da fare, lo aveva preso e si era messo a sfogliarlo. Aveva letto un paio di pagine, e per ora gli piaceva.
Era interessante, dopotutto.
Hugo prese il libro. Se lo passò sulle gambe, determinato a togliere qualsiasi pezzo di polvere potesse adagiarsi sulla bella copertina. Si alzò.
La casa era di nuovo silenziosa, senza che niente indicasse il rumore di poco prima. Che se lo fosse immaginato?
Probabile. O forse suo padre era tornato, ed era rimasto come un morto che cammina sul divano, immobile, senza dire o fare niente. Lo sguardo perso nel vuoto a pensare al fatto che volesse bene alla creatura che lo aveva distrutto.
Sì, anche questo era probabile. Era una cosa da lui, dopotutto.
Hugo ascoltò ancora il silenzio. Poi scosse la testa, risedendosi sul letto.
Non c'era altro suono. Perché preoccuparsi?
Aveva appena toccato con il fondoschiena il materasso, che un altro rumore, ora più lieve, si levò dal piano inferiore della casa. Hugo trasalii, scattando in piedi come una molla.
Si strinse il libro al petto. I minorenni non potevano usare la magia fuori da Hogwarts, quella poteva sempre rivelarsi un arma utile. In caso di pericolo, ovvio.
Hugo, abbassandosi sulle ginocchia, uscii piano dalla sua stanza. Maledí il leggero cigolio della sua porta, e chiuse gli occhi sentendo quanto i suoi passi furono pesanti sul pavimento.
Poi se la prese con suo padre. Porco Salazar, perché aveva lasciato che la casa cadesse in un tale degrado? Poteva sempre capitare una situazione del genere, il pericolo poteva trovarsi dietro l'angolo, e, se fosse successo, Hugo sarebbe stato beccato subito, senza nemmeno aver messo piede fuori dalla stanza. Beh, non ignorava certo l'ipotesi che a suo padre non importasse che venisse preso da dei ladri e magari anche ucciso. O forse era proprio quello che sperava.
Anche Hugo, in cuor suo, lo sperava.
L'unica cosa che gli dispiaceva era per sua sorella. Rose era buona, non aveva fatto niente di male.
Non si meritava certo una morte per disattenzione di Ron, che non aveva reso la casa con una via di fuga e a prova di ladri.
Però lei era intelligente. Sicuramente se la sarebbe cavata meglio di lui. Forse avrebbe addirittura avuto un'idea migliore, anzi, Hugo ne era quasi certo. Lei avrebbe trovato il modo di scappare e mettersi in salvo.
Di certo non avrebbe rischiato di essere vista, camminando per il corridoio accompagnata dalla consueta sinfonia di cigolii che le logore assi di legno causavano sotto il suo peso. Rose non si sarebbe fatta beccare in modo tanto banale.
Anche se l'avessero beccata, almeno per lei sarebbe stato qualcosa di eclatante. Non si sarebbe messa bella in vista, in mezzo al corridoio, pronta per ricevere l'anatema che uccide in testa. Almeno avrebbe avuto qualcosa di interessante, prima della morte.
A differenza di Hugo, che invece, se avesse potuto, avrebbe appeso un cartello sopra la sua testa che diceva:"SONO QUI. SONO INDIFESO. PRENDIMI".
Ma non gli interessava. Potevano anche ucciderlo. Dubitava che a qualcuno sarebbe importato troppo. Forse solo a Lily, e a sua zia Ginny. Dannazione, quella donna era stata la cosa più vicina a una madre che avesse mai avuto. E anche Rose.
Probabilmente anche lei avrebbe sofferto una sua ipotetica morte. Ma solo perché non capiva che era meglio così, non sapeva cosa lui aveva fatto.
Anzi, era proprio per questo che stava andando di sotto, scoperto. Sperava che i ladri lo vedessero e decidessero di farla finita con lui.
Ma quando si affacciò per le scale, fu deluso di non vedere persone con un passamontagna calato sulla testa. Bensì un uomo, i capelli corvini e spettinati sparati in tutte le direzioni e il volto coperto di fuliggine.
Hugo lasciò cadere il suo libro per la sorpresa.
"Zio Harry?" Sussurrò con un unico fiato.
Harry Potter riprese gli occhiali da terra. Li inforcò, per poi puntare gli occhi stanchi su Hugo. Anche lui sembrava sorpreso di vederlo li, immobile, le braccia distese lungo i fianchi e gli occhi sgranati. Però gli sorrise.
"Hugo!" Esclamò a gran voce, avvicinandosi ai piedi delle scale. Guardò in su, una ruga che si formava fra le soppracciglia. "Che ci fai la su? Scendi"
Hugo scoprii, incredibilmente, di avere ancora l'uso del suo corpo. Scosse la testa, chiuse un paio di volte le mani, e poi inizio a scendere le scale, il consueto cigolio che lo accompagnò fino alla fine. Guardava suo zio con aria guardinga, i nervi saldi e i sensi all'erta, ancora provato dalla sventata situazione di pericolo.
Poi ti ricordò del suo libro, lasciato, inerme, a terra, diversi gradini sopra di lui. Si sbatté mentalmente una mano sulla fronte, dandosi dello stupido.
Fantastico. Ora si sarebbe sporcato.
Sei un genio, Hugo Pensò ironico.
Poi il suo viso si rabbuiò. Una emozione lo travolse, e spense tutta la fiamma di vita che c'era in lui.
Abbassò lo sguardo. Alle volte si chiedeva davvero perché era vivo, se poi era un disastro e una delusione totale.
Harry lo fissò confuso. Aprii la bocca, forse per chiedere delucidazioni sul suo repentino cambio di umore, poi la chiuse. Cambiò idea all'improvviso.
"Dove é tuo padre?" Chiese Harry, battendogli una mano sulla spalla.
Hugo alzò lo sguardo, guardandolo in modo interrogativo. "Come dove é.
É con te"
"Dovevano incontrarci" ribatté Harry. Il suo volto si fece serio, e Hugo sentii i capelli rizzarsi sulla nuca. C'era qualcosa che non andava. "Però l'appuntamento era qui. A casa sua.
Non c'è?"
"Ti sembra ci sia?"
Harry abbassò lo sguardo su di lui. "A volte la tua ironia a sproposito mi ricorda proprio quella di tuo padre.
Siete uguali, in questo."
"Chissà perché", borbottò Hugo, ma non era felice. Nessuno lo aveva mai paragonato a suo padre. E la sensazione non era bella.
Non bella come, ai primi anni di vita, si era aspettata.
Harry scosse la testa, poi prese a girare a vuoto per il salotto. Hugo si limitò a fissarlo, immobile. Stava maturando l'idea di fare una corsa su per le scale e riprendere il suo libro, poi chiudersi in camera e fingere non fosse mai venuto suo zio, ma già così gli sembrava che fosse una cosa inutile.
Harry lo avrebbe richiamato. Lo avrebbe inseguito e gli avrebbe detto di dargli una mano a cercare Ron. Gli avrebbe imposto di partecipare alla ricerca. E, se Hugo si fosse rifiutato - per ovvi motivi - sarebbe partita la solita cosa del: é tuo padre. Ti vuole bene, nonostante tutto. Se é in pericolo devi aiutarlo. Se no a che serve la famiglia?
A dare scocciature pensò Hugo, mentre osservava disinteressato suo zio vagare per la camera. Ecco, Harry era una dimostrazione lampante di ciò.
Harry avrebbe potuto benissimo farsi i fatti suoi, passare la giornata con sua moglie e i suoi figli, ignorando il legame di amicizia e lealtà che lo unica a Ron per tutti quegli anni trascorsi da migliori amici. Avrebbe potuto godersi il meritato riposo, la gioia che James, Albus e Lily gli portavano tutti i giorni, godersi anche Ginny, come solo un uomo sa fare...
E invece era lì, a perdere tempo con loro. Doveva rispettare un patto non scritto o roba del genere nei confronti di Ron, aiutarlo nel momento del bisogno e bla bla bla...Hugo credeva fossero solo cazzate varie.
Pensava che Harry avrebbe dovuto farsi i fatti suoi. Non perché la sua presenza gli desse fastidio, anzi, ne era anche un po' allietato...ma Harry non era felice. E Hugo non aveva mai voluto imporre la sua presenza alle persone.
Se dovevano stare insieme, tutti dovevano volerlo per spontaneo piacere personale, non perché si sentivano costretti da un dovere morale dettato dall'umanità.
Ma a Harry, ciò che pensava lui, evidentemente non interessava.
Harry sfoderò la bacchetta, agitandola qua e là per il salotto. Lasciava scie dorate dove passava, e Hugo si chiese con moderato interesse che razza di incantesimi stesse facendo.
Poi Harry si voltò verso di lui in modo tanto improvviso che Hugo dovette trattenere un sussulto spontaneo. Lo fissò serio.
"Davvero non ha detto dove andava? Neanche un piccolo indicio?" Chiese. Poi vide la faccia confusa di Hugo, e si affrettò ad aggiungere "tuo padre. Intendo, ha detto qualcosa, prima di uscire, o il nulla più totale?"
"Emm" Hugo si morse il labbro. Se anche suo padre aveva parlato, lui doveva essere distratto. "Ha detto che andava a fare un servizio con te...? Qualcosa del genere, comunque"
"Beh" ribatté Harry, irritato "come vedi non é con me"
"Beh, come vedi, non é colpa mia"
Harry rilassò il volto. I muscoli del viso smisero per un secondo di essere tesi, mentre gli occhi verdi si sgranavano appena. "Ovviamente." Disse "lo so. Come potrebbe essere colpa tua?"
Hugo si sentii a un tratto a disagio. Abbassò il capo, sentendo il sangue affluire alle guancie. Oh, dannazione pensò ci manca solo che arrossisco.
"Hugo" Harry si mosse tanto velocemente che Hugo se lo ritrovò al fianco in men che non si dica. Alzò lo sguardo, e incontrò gli occhi preoccupati di suo zio. "Che succede?"
"Che deve succedere?" Replicò Hugo, sbattendo le palpebre "non succede niente"
"Sicuro?" Domandò Harry, ancora apprensivo. Hugo si sentii di più a disagio. Ron non lo aveva mai guardato con tanto riguardo.
Fece cenno di sì con la testa, ma non disse niente. Non aveva bisogno di parlare per rendersi conto che non aveva fiato in gola. Probabilmente gli sarebbero usciti solo versi strozzati.
Harry tentennò un po'. Hugo vedeva un chiaro dibattito svolgersi dietro le lenti, dentro le iridi smeraldo che lo scrutavano con tanto interesse, così tanto che Hugo non ci era abituato. Sviò il suo sguardo, rendendosi conto che non riusciva a reggerlo. Temette di avere solo sbagliato ulteriormente le cose: sentii lo sguardo di Harry farsi più insistente e penetrante.
Suo zio era preoccupato. Preoccupato per lui. Hugo ne era sorpreso: come poteva essere qualcosa del genere?non era possibile.
Allora evidentemente Harry non conosceva le giuste dinamiche della morte di Hermione, la sua migliore amica. Se no, Hugo ne era certo, non avrebbe sprecato tutte quelle energie per sapere se stava bene. Se ne sarebbe fregato, come faceva suo padre.
Chissà cosa sarebbe successo se Hugo avesse aperto la bocca e avesse raccontato ciò che aveva scoperto quell'estate.
Alzò lo sguardo per dare voce ai suoi pensieri, ma in quel momento Harry gli mise una mano sulla spalla. Hugo ne rimase tanto sorpreso da non avere la forza di dire niente.
"Hugo" disse suo zio, una serietà nella voce che mise solo più a disagio Hugo "guarda che noi possiamo aiutarvi. Sul serio. Ron non é più lo stesso da quando..."indugiò, e Hugo abbassò lo sguardo "da tu hai capito cosa. Però prima era un uomo divertente. Spiritoso, sempre con il sorriso"
Hugo emise uno sbuffo scettico, ma non disse niente.
Harry non vi diede peso. "Tu lo hai conosciuto già quando era cambiato, e...mi dispiace. Davvero. Ti sarebbe piaciuto, prima. Anzi, nei tuoi movimenti continui a ricordarmelo"
Hugo sentii un groppo in gola. Miseriaccia, aveva quattordici anni, non poteva piangere solo per delle parole. E sopprattutto non poteva farlo davanti a suo zio.
Degluttii, ricacciando tutto in dietro. Sfoderò il tono più brusco che aveva.
"Perché mi stai dicendo questo?"
Harry gli poggiò l'altra mano sulla spalla libera, e Hugo sobbalzò per la sorpresa. Stava per alzare gli occhi, quando vide la faccia di suo zio quasi alla sua altezza. Harry si era abbassato per guardarlo negli occhi.
Ah. Molto importante. Hugo deglutii rumorosamente, cercando di reprimere l'improvviso bisogno di girarsi sui tacchi e scappare.
A un tratto non voleva sentire cosa Harry volesse dirgli. Qualsiasi cosa fosse, sapeva lo avrebbe fatto stare solo male.
"Hugo" Harry gli sorrise piano "dimmi dove é tuo padre"
Hugo sbatté le palpebre perplesso. Tra tutto quello che si era aspettato, questo proprio non avrebbe potuto prevederlo.
Sentii come del ghiaccio sciogliersi sulla sua pelle, e la rabbia venire scoperta da quella copertura. Ora aveva i movimenti più liberi.
Fece una smorfia, sentendosi stupido.
"Non lo so" disse "se no te lo direi, no?"
"Non ne sono tanto sicuro" ribatté Harry, severo. Hugo spalancò la bocca, offeso.
"Che vorresti dire?"
"Che non ti faresti problemi a nascondermi le cose."
"Questo non é affatto vero" protestò Hugo, sbattendo un piede per terra. Sapeva di star comportarsi come un bambino, ma non aveva ne la voglia né l'interesse a fare diversamente.
Harry gli lanciò una lunga occhiata.
"Ah no?"
"No" Hugo sentiva una strana irritazione salire dal petto "no. Ti sbagli."
"Non mi sembra che il vostro rapporto sia rose e fiori..."
"Ma é colpa sua!" Hugo puntò un dito contro Harry "e poi, se permetti, nemmeno il rapporto fra James e Albus é dei migliori, ma tu non hai mai fatto loro una partaccia..."
"Tu dici? Hugo, per caso sei a casa mia ventiquattro ore su ventiquattro?"
Hugo non trovo niente da dire. Aprii la bocca un paio di volte, poi la richiuse. Ancora si sorprendeva per la velocità con la quale la discussione era cambiata. Prima gli sembrava che Harry si atteggiasse a lui con fare Paterno, e ora, invece, sembrava solo rimproverarlo. Sbuffò.
"Lo difendi solo perché é tuo amico. Anche papà sbaglia" borbottò, abbassando lo sguardo. Ha sbagliato anche con mamma.
"Beh" disse piano Harry, "tu non é contribuisci, tappezzando la vostra casa con i poster della tua casa, quando sai bene che a Ron da fastidio."
"Oh non vorrei dare ragione a lui"
Sbottò Hugo, arrabbiato.
Si aspettava una risposta a tono da suo zio, invece ciò non avvenne. Harry spalancò la bocca, pronto a replicare, ma poi si bloccò. Gli occhi si sbarrarono, mentre si posavano con una certa fissità sul volto di Hugo.
Erano stranamente penetranti, nonostante il colore chiaro. Hugo si sentii arrossire: quello sguardo avrebbe potuto benissimo leggergli dentro.
"Cosa?"
"Hermione..."
Hugo si voltò verso le scale. "Rose?" Chiese, aspettandosi di vedere sua sorella. Sebbene lui si fosse categoricamente rifiutato di chiamarla con il nome della madre morta, ormai tutti la chiamavano così, e Hugo ci aveva fatto l'abitudine. Per questo era diventato istintivo per lui voltarsi anche quando sentiva quel nome.
Ma le scale erano vuote. Hugo corrugò le sopracciglia. Perché suo zio avrebbe chiamato Rose, se non c'era nessuno?
Si voltò di nuovo verso Harry, che lo stava ancora guardando con quella strana espressione...a metà fra lo schok di riconoscere qualcosa e il vedere un fantasma.
Hugo spostò il peso da una gamba all'altra, a disagio. "Che c'è?"
"Io..." Harry ritirò le mani dalle sue spalle. Inclinò la testa, guardandolo come se dovesse studiarlo "tu...mi hai appena ricordato tua madre. Strano, ho sempre pensato fosse Rose quella che somigliasse di più a lei, nonostante avesse preso i colori di Ron, ma ora.." si interruppe. Socchiuse gli occhi "Hugo, ti senti bene?"
Ecco. Era tornato il tono da padre preoccupato. Hugo annuii, ma più perché era un riflesso invilontario, che per reale risposta.
La sua testa lavorava velocissima. Harry lo aveva appena paragonato a sua madre. Harry, una delle persone più vicine a Hermione quando era in vita, se non la più vicina dopo suo padre, aveva appena detto che lui gli aveva ricordato lei. Che lui le somigliava.
Miseriaccia, ma allora era una condanna.
Sua madre...la curiosità ebbe la meglio. Harry aveva aperto un discorso, completamente pieno di ombre per Hugo. Beh, a parte per ciò che aveva scoperto, ma quelle erano comunque pessime cose, e aveva solo confermato la convinzione che era colpa sua se Hermione era morta.
Poteva benissimo continuare. Era un occasione da non sprecare, poteva chiedere qualsiasi cosa, prima di bruciarsi quel colpo di fortuna. Chiedere delucidazioni che suo padre non gli avrebbe mai dato. Soddisfare le sue curiosità per troppo tempo affamate.
"Come mai?" Domandò, guardandolo con i grandi occhi scuri.
Harry fissò un attimo le iridi smeraldo dentro le sue...poi spostò gli occhi.
Sembrava ancora schockato. Era come se ricordate gli facesse male, anche solo il guardare Hugo fosse per lui una condanna.
Esattamente come é per mio padre. Hugo cercò di non farsi soppraffare dal pensiero.
"Tu.." Harry scosse la testa "hai detto una cosa che disse anche lei, molto tempo fa...sempre riferita a Ron."
Alzò lo sguardo verso di lui, quasi terrorizzato. Sembrava che vedesse dentro Hugo un mostro, che per la prima volta si rendesse veramente conto che Hermione era morta per dare alla luce lui.
Harry aveva scavato sotto la pelle, nelle tenebre scure dei suoi occhi, e aveva visto per la prima volta l'immagine con cui Hugo si scontrava tutti i giorni. Benvenuto nel club, zio.
"Il tuo tono" Harry si schiarii la voce "era identico a quello che usò Hermione. Mi ha riportato indietro di anni"
Hugo stava per chiedere qualcosa altro, poi si morse le lingua. C'era qualcosa che non andava.
Sentiva una strana morsa allo stomaco, che si stava intensificando sempre di più. Qualcosa...che lo avrebbe ucciso se avessero continuato a parlare di Hermione.
Poi capii di cosa si trattava. Quel freddo totalizzante, penetrante, che sentiva quando qualcuno gli parlava di sua madre. E non ne capiva il perché.
Harry lo fissò dritto negli occhi, per la prima volta da quando avevano iniziato a parlare.
Sembrava sorpreso. "Le somigli più di quanto credessi"
Il freddo esplose dentro Hugo. Il cuore lanciò un battito scordinato, sfiorando lo sterno; Scheggie di ghiaccio gli viaggiarono nel sangue, mentre gli si gelava nelle vene. Fu tanto improvviso e doloroso che Hugo fece un passo indietro.
Suo zio prese un espressione preoccupata, mentre lo guardava.
Harry allungò una mano verso di lui.
"Hugo, ma che hai?"
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Il soffitto bianco non era mai stato così interessante. Mai a memoria di Scorpius, almeno.
Sdraiato sul letto della sua stanza, il ragazzo stava facendo ordine con la sua mente. Le parole di sua madre gli giravano ancora nella testa, mentre piano piano la mattina del 22 dicembre si incontrava verso il pomeriggio, e poi sempre più tardi.
Scorpius si tirò su. Sua madre aveva detto di conoscere Hermione Granger, la madre dei fratelli Weasley, e aveva anche detto di esserle molto amica.
Fin quando era stata in vita. Scorpius si chiese cosa sarebbe successo se Hermione non fosse mai morta.
Forse l'amicizia fra lei e Astoria sarebbe finita comunque, dato gli impegni delle due? Dopotutto, sua madre aveva detto che l'utilma volta che aveva visto Hermione felice era stato al battesimo di Rose, e da quell'episodio erano passati quasi due anni, prima della morte di Hermione.
Forse, la loro amicizia, dato questo intarvallo parecchio lungo, sarebbe morta comunque. Forse era meglio se era stata stroncata così, all'improvviso.
Almeno non avevano avuto la noia di veder sciogliere il proprio rapporto come burro in una padella.
Ma forse non sarebbe andata così. Forse, se Hermione fosse soppravvisuta al parto, lei e sua madre avrebbero coltivato la loro amicizia fino a farla sbocciare nel prato di rancori che c'era fra la famiglia Weasley e quella Malfoy.
Forse sarebbe stato un bene per tutti, tenere ciò che era successo.
Oppure sarebbe continuata? Magari abbastanza da fare si che decidessero di far incontrare spesso i loro rispettivi figli, per farli legare come avevamo fatto loro? E, cosa sarebbe successo? Scorpius sarebbe cresciuto vedendo Rose e Hugo accanto a lui con la stessa frequenza con la quale i due vedevano i loro cugini?
O forse sì sarebbero incontrate solo loro due, senza estendere la loro amicizia al resto della famiglia?
Scorpius sbuffò. Si chiese come mai ora quella questione lo assillasse.
Da quando aveva scoperto quella cosa niente aveva colto il suo interesse per più di cinque minuti. Tutto lo stancava nel giro di poco, anche perché si era reso conto di quanto frivola e inutile - e noiosa - fosse la sua vita. Insomma, non considerava niente di uno spessore sufficiente per degnarlo della sua attenzione prolungata. Niente era abbastanza interessante da avere il diritto di occupare la sua mente per troppo tempo. Scorpius doveva anche pensare a altre cose. A cose gli era successo, a cosa lo stava facendo cambiare, ad esempio.
Ora invece era diverso. Non riusciva a smettere di pensare a ciò che sua madre aveva detto, a ipotizzare cosa sarebbe successo se Hermione non fosse morta di parto.
Ormai erano due ore buone che si interrogava su quella faccenda. E il tutto non aveva provato niente di nuovo: solo interrogativi su interrogativi, che avevano pian piano formato una montagna nella sua testa che la occupava tutta, senza avere la minima intenzione di lasciarla sgombera.
Ma a Scorpius quasi non dispiaceva. Era strano, per lui, riuscire a pensare di nuovo alla stessa cosa per ore, dopo che aveva passato più di quattro mesi a non osservare e calcolare niente per più di un paio di minuti. Era anche arrivato a pensare che non sarebbe più riuscito a mantenere costante l'attenzione.
Ora, ciò a cui stava pensando da tutta la mattina, era la prova che si sbagliava. Se si concentrava riusciva ancora a mantenere un alto livello di attenzione per diverso tempo. E la cosa lo sorprendeva, oltre a lasciargli un vago senso di sollievo.
Allora non era ancora troppo tardi.
Ciò non toglieglieva, però, che fosse irritante avere quel pensiero fisso.
Insomma, se Astoria e Hermione avessero conservato la loro amicizia, lui sarebbe stato più legato ai fratelli Weasley?
Poi un altro pensiero lo colpii, tanto forte da farlo balzare a sedere.
Rose e Hugo sapevano della amicizia della loro madre con Astoria? O era una cosa rimasta in un tacito segreto con il signor Weasley?
Scorpius sentii un peso posarsi sul cuore. Non lo sapeva.
Ma se anche Rose e Hugo avessero saputo ciò che era successo in passato fra le loro madri, loro e Scorpius sarebbero stati uniti da un segreto comune. Avvenimenti che comprendevano tutti e tre, anche se indirettamente.
Questo lo legava ai due? Avevano comunque qualcosa in comune - cosa che lo sorprendeva, visto che pensava non avesse niente da condividere con loro, se non il suo legame con Albus: l'amicizia fra Astoria e Hermione.
E, se Rose e Hugo erano a conoscenza della cosa, allora avevano una seconda cosa in comune:
La conoscenza del segreto.
Scorpius sospirò. Chissà, magari se avesse saputo prima del legame tra le loro madri sarebbe riuscito ad accogliere Hugo con una degenza migliore. Erano comunque compagni di Casa, dovevano stare uniti anche se non avevano la lealtà dei Tassofrasso.
Poi, da quando gli aveva letto nel pensiero prima della partita di Quiddich, aveva capito che il ragazzino non se la cavasse troppo bene. Proprio a livello di stare in pace con sé stesso. Scorpius ormai aveva capito si colpevolizzasse per la morte di Hermione, ed era anche per questo che Scorpius lo aveva indirettamente accusato della cosa, confermando il timore che tutti lo vedessero come una catastrofe: Hugo pensava costantemente a prendersi la colpa della sua nascita, e lo aveva in mente anche quando
E Scorpius, stremato dalla fatica di reggere la conversazione e leggergli nella mente, si era lasciato guidare dai suoi pensieri, e si era lasciato influenzare da ciò che l'altro pensava senza quasi accorgersene.
E lo aveva fatto peggiorare.
Poi pensò alla ragazza. Neanche lei era messa bene. Forse addirittura peggio del fratello.
Anche Rose, da quantp av
Sentiva lo stress che lei provava nel dover conservarsi gentile, nel calcolare le sue azioni per non apparire troppo sapientina, o qualsiasi altro aggettivo dispregiativo.
Come se gli altri sprecassero tempo a guardarla e a giudicarla. Sul serio, a nessuno fregava di lei in quel senso, Scorpius faticava a capire perché lei ci desse tanto peso. Era per questo che la riteneva un po' narcisista.
Aveva il cognome Weasley: nonostante la sua storia famigliare, questo bastava a farla accettare dalla società.
A differenza di quanto avrebbe dovuto sudare lui per far si che i pregiudizi su suo padre e sul suo cognome macchiato dal peccato non ricadessero sulle sue opportunità di vita.
Fortunatamente, ora non doveva più preoccuparsene. C'era un lato positivo anche nella più completa sfiga.
Però rimaneva comunque colpito dalla mente della Weasley. Nessuno, che lui aveva conosciuto, era mai riuscito a valutare tante variabili e a non lasciare trasparire dal volto i suoi ragionamenti. Forse era il sorriso della ragazza, a nascondere tutto e a camuffarlo, ma ciò non toglieva fosse incredibilmente brava. E questo, a Scorpius, costava ammetterlo - e non so sarebbe mai sognato di dirlo alla ragazza in questione: che figura ci avrebbe fatto?
Poi ripensò a sua madre. Dietro al suo volto, però, ne comparve un altro, più scuro, giovane. Scorpius corrugò le sopracciglia.
Sapeva che aspetto avesse Hermione Granger dalle foto dei libri di testo che la ritraevano. Ma non aveva mai pensato di riuscirlo a ricondare con tale precisione. Lui non l'aveva mai incontrata.
Chissà cosa aveva provato la Wealsey a crescere senza madre. A differenza di Hugo, che la sua colpa era un pensiero fisso nella testa, come un post-it attaccato a una bacheca, Rose non aveva mai pensato alla madre.
O almeno, non quando Scorpius le aveva letto nel pensiero.
Il ragazzo corrugò le soppracciglia. Era impossibile che una ragazza, per quanto matura e intelligente, non pensasse mai alla madre morta.
Già. Forse ci aveva pensato ma Scorpius lo aveva dimenticato. O ci aveva pensato solo distrattamente, come dei panni da pulire, e Scorpius se ne era accorto a pena.
O forse ci aveva pensato per non più di due secondi. Scorpius non riusciva a leggere i pensieri più corti di così.
Però lui stava scrutando la sua mente, cercando il ricordo che aveva visto da Hugo. Ecco. Quello gli interessava.
Ma, per quanto scavasse, non trovava niente. Niente di rilevante.
Era come se tutte le congetture che la ragazza faceva per calcolare come mostrarsi in pubblico fornissero uno scudo più duro e impenetrabile dell'Occlumazia.
Ma Scorpius era troppo curioso di sapere la verità. Le cose non tornavano: Hermione Granger era morta quando suo figlio era appena nato, ma questo figlio ricordava un episodio che comprendeva la madre quando lui aveva sei anni.
Le cose non coincidevano con quelle che erano state raccontate.
E forse Rose sapeva la verità, e la stava nascondendo sotto quella faccia innocente.
Per questo, per quanto avrebbe dovuto cercare, sarebbe riuscito a venirne a capo. Nessuno gli nascondeva le cose.
O forse, Rose sapeva la verità e usava quella congetture per distrarsi. Per non pensare.
Scorpius si sdraiò sul letto, le mani dietro la schiena.
Anche se Rose non pensava apertamente e direttamente a quanto le mancasse sua madre, Scorpius era abbastanza intelligente da capire che soffrisse. Non gli interessava più di tanto - lui doveva preoccuparsi per se, e tutti avevano un proprio dolore - ma aveva comunque capito diverse cose.. Lo aveva già capito, ovvio, quando le aveva letto nel pensiero....ma probabilmente aveva scalfito solo una minima parte del dolore che si nascondeva oltre la facciata sorridente della ragazza.
Lei gli aveva offerto il suo aiuto. Era stata gentile -e no.
Non poteva. Anche se gli fosse interessata in quel senso, non poteva. Doveva toglierselo dalla testa.
Per quanto odiasse Rose Weasley, lei aveva già sofferto abbasyanza per non meritarsi quello che lui le avrebbe fatto.
E poi rimaneva una narcisista.
STAI LEGGENDO
In The Name/ Scorose.
FanficTutti concordano sul fatto che Rose Weasley é una delle persone più buone al mondo: sempre gentile e altruista con tutti ( e con tutti, ovviamente, comprendo anche gli animali, dai più piccoli e innocui ai più grandi e pericolosi) pensa prima alle n...