Capitolo 118

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Rose era seduta davanti al quadro della Signora Grassa. Stava aspettando Frank, di fare quell' appuntamento di cui non aveva nemmeno capito l'utilità. In principio era stata quasi felice della cosa, emozionata. Curiosa di sperimentare qualcosa di nuovo - nonostante Frank fosse uscito con diverse ragazze nel corso di quegli ultimi mesi, Rose non lo aveva mai immaginato in veste romantica.
Ora invece, non provava niente.
Si sentiva solo vuota, e non ne capiva il perché.
Non era successo niente, da quando Frank le aveva chiesto di uscire a quel momento che avrebbe potuto avere la forza di sballare così le sue emozioni.
Sì invece si contraddisse mentalmente, poi scosse la testa cercando di scacciare quel pensiero.
Non era successo niente. Assolutamente niente. Malfoy non c'entrava, a lei non importava di lui.
Assolutamente. Poteva fare tutto ciò che voleva. Rose non lo avrebbe calcolato di striscio, non dopo come lui l'aveva trattata.
Sì, doveva prendere le distanze. Proprio come lui aveva fatto con lei. Come lui continuava a ripeterle, come lui voleva che facesse. E sì, Rose lo avrebbe accontentato. Per una volta lui sarebbe stato felice, lei faceva quello che lui le ripeteva da inizio anno: si toglieva dai coglioni.
Rose chiuse gli occhi, stringendo le mani sulle ginocchia.
Miseriaccia. Non ci riusciva.
Non poteva. Si sentiva in dovere di provare ad aiutarlo, provare a continuare a...
Non riusciva a toglierselo dalla testa. Non poteva semplicemente lasciar perdere. Ci aveva provato, davvero tanto, ma non ne era in grado.
Continuava a pensare a lui. A Scorpius, che le aveva detto e fatto le peggio cose per fare in modo che lei si staccasse da lui, che rinunciasse, che lo abbandonasse come tutti gli altri avevano fatto. E Rose iniziava a pensare che sarebbe stato meglio farlo dal principio, non iniziare mai a stare con lui. Ora non avrebbe dovuto soffrire tanto per lasciarlo andare.
Ma lei, come una cretina, continuava a provare pena per lui, a volerlo aiutare. Lo perdonava, giustificava ciò che aveva fatto. Voleva almeno provare a allievargli un po' la vita, per non sentire un costante peso sulla coscienza. Tu potevi farlo e non lo hai fatto. Come ti aspetti che chi non poteva farlo lo facesse?
Questa era la sua ossessione. La paura più grande.
La possibilità potesse succedere qualcosa e il pentimento, il rimorso che si mischiava nella frase non mi perdonerò mai per questo.
Era il suo terrore. Di sbagliare e poi desiderare di tornare indietro.
Era qualcosa sempre stato forte in lei, qualcosa che premeva nella mente e la faceva stare attenta a qualsiasi piccolo movimento che faceva.
Ma con Scorpius, con qualsiasi movimento che riguardava il ragazzo, questa sensazione si amplificava. Se prima era solo una spina che spingeva nel cuore, ora, con Scorpius, diventava un vero e proprio macigno che gravava sul petto facendole male.
Però doveva darsi pace. Non poteva permettersi di arrendersi così. Era arrivata tanto lontano...
Lo aveva aiutato, non aveva funzionato. Bene, ma il suo lo aveva fatto. Poteva anche smettere.
Era stato Scorpius a non collaborare, non lei. Era colpa sua, di Scorpius. La voleva allontanare? Bene, lei se ne sarebbe andata. Nessuno la obbligava a a starsi a sentire tutti quegli insulti, subire senza dire niente.
Lei il suo lo aveva fatto, poteva benissimo lavarsene le mani.
Era stato Scorpius a non accettare, a respingerla. E una persona non può certo resistere in eterno.
Sarebbe stata colpa sua qualsiasi conseguenza. A Rose non poteva importare di meno.
Rose sospirò. No, non era vero.
Forse le ... Dispiaceva un po'.
No. Impossibile.
Se Alice era felice allora andava bene.
L'unica persona per cui le dispiaceva era suo cugino. Ad Albus probabilmente si era spezzato il cuore. Avevano aspettato tanto, e poi Alice lo tradiva così...per non parlare del comportamento di Scorpius: chiedere alla fidanzata del suo migliore di uscire. Cosa gli era saltato in mente? Era impazzito?
O forse non era buono come Rose pensava fosse. Forse l'estate lo aveva davvero cambiato radicalmente, e non c'era niente da fare per farlo tornare quello di prima, il ragazzo educato che tutti stimavano.
In quei tre mesi che avevano intervallato il passaggio dal quinto al sesto anno doveva essergli successo qualcosa, qualcosa di davvero sconvolgente che lo aveva cambiato in tutto. Rovesciato come un calzino.
Rose non riusciva a immaginare cosa, però. Niente, nella sua mente, poteva essere tanto crudele da giustificare un comportamento del genere. Non riusciva proprio a creare un qualche scenario che potesse indurre a un cambiamento tanto negativo.
Non ci riusciva proprio.
E, quando lo avrebbe scoperto, ne sarebbe rimasta più che sconcertata.
"Hermione?" Una voce risuonò nel corridoio, e Rose alzò la testa di scatto. Frank Longbottom era davanti a lei, i capelli biondi perfettamente pettinati sulla testa e gli occhi scuri e curiosi che la scrutavano, passando in rassegna il suo corpo, come...
Come se stesse cercando qualcosa.
A Rose, per un secondo, ricordarono quelli di Hugo. Marrone scuro, quasi neri.
"Sì" Rose sorrise e si alzò. Si rese vagamente conto di star tremando in modo lieve, e sperò che Frank non lo notasse. "Usciamo?"
"Sì" anche Frank si aprii in un sorriso, uno che Rose erano sette mesi che non vedeva in faccia a Scorpius.
Non pensare a lui. Ora sei con Frank.
"Vieni?" Continuò il ragazzo, allungando una mano e porgendola a lei. Rose sentii un vago calore sulle guancie, abbassò lo sguardo e poggiò la sua mano su quella del ragazzo. Non c'era un vero e proprio contatto, ma quel sfiorarsi bastava a Rose per colorire di un rosso acceso le sue guancie, tanto che ormai temeva di aver raggiunto la stessa tonalità dei suoi capelli.
Genetica degli Weasley.
"Dove mi vuoi portare?" Chiese Rose con voce sottile, mentre Frank le voltava le spalle e percorreva al ritroso il corridoio trascinandola gentilmente. Molto gentilmente.
Troppo. Rose era quasi a disagio.
Frank girò la testa verso di lei. "Oh, lo scoprirai"
Rose degluttii. "Sono curiosa"
"Tu non ce la fai proprio ad aspettare, eh?"
Lei non rispose. Frank, sempre con una stretta esageratamente gentile, la portò in giro per il castello, sopra la Torre di Astronomia (Rose dovette reggersi al corrimano per non essere colta dalle vertigini - poi inventò una scusa per scendere), nella Sala di Tassofrasso dove incontrarono Lorcan Scamander, il fratello gemello di Lysander, fidanzato di Lily. Quando Rose lo salutò ricordò la scena che aveva visto qualche giorno prima, Lily e Lysander che si baciavano appassionatamente davanti al quadro della Signora Grassa, e le venne una stretta allo stomaco.
Non ci pensò più per il resto della giornata.
Una volta finito, Frank la portò fuori, il gelido clima di marzo che le sferzava il viso come delle fruste. Rose era a metà del giardino di Hogwarts, quando non c'è la fece più e si chinò in avanti, le mani sulle ginocchia.
Era stanchissima. Lei e Frank avevano girato tutto il castello a velocità praticamente random. Rose lo aveva fatto più volte anche con Alice, e qu sto evidenziava il fatto che i due fratelli avessero qualcosa in comune.
La cosa brutta era che con Alice la fatica era ricompensata dal divertimento, con Frank, come Rose si era accorta un quarto d'ora prima, no.
Aveva passato tutto il tempo a pensare a Scorpius, a ciò che lui e Alice dovevano star facendo, da soli, nascosti da qualche parte nel castello...
"Hermione?" Frank le si avvicinò, preoccupato. Rose alzò lo sguardo, sforzandosi di sorridere. Adesso si pentiva di aver accettato. Avrebbe preferito mille volte stare nella sua Sala Comune con Lily, magari a fare qualche scherzo con Fred, James, Sam e Padma.
Avrebbe voluto avere detto di no.
"Sto bene" rispose invece. Respirava un po' a fatica, ma cercò di non farlo a vedere a Frank. Si mise dritta, aspettando con il vento che le scorreva contro la prossima mossa del suo compagno.
Frank sembrava stranamente interdetto. Per un secondo, la sua sicurezza vacillò.
Poi tornò, così velocemente se Rose si chiese non si fosse immaginata tutto.
"Ti stai annoiando?" Le chiese a brucia pelo.
Lei sgranò gli occhi "cosa? Certo che no"
"Ah" il verso aveva una nota scettica, ma Rose non la colse.
"Allora" chiese lei "hai altro da volermi mostrare?"
"Veramente sì" Frank sorrise smagliante "Voglio solo farti vedere un ultima cosa"
"Ultima?" Rose trattenne un sospiro di sollievo a quella parola. Ultima.
Un altro poco e poi la tortura sarebbe finita.
"Vieni" Frank la prese di nuovo per un braccio e la condusse nel giardino di Hogwarts, senza tirarla ma in modo insistente. Rose si guardava intorno, studiando dove fosse. Ci mise poco a capire che si stavano dirigendo verso il campo da Quiddich.
Non riuscii a fare a meno di reperire un brivido di terrore. Quiddich. Altezza.
E lei non aveva la sua fidata scopa a portarle sicurezza.
Guardò Frank, cercando di vedere una smentita alle sue ipotesi...ma niente. Il ragazzo la stava portando esattamente dove lei temeva.
Frank la tirò sopra le scalinate, senza accorgersi del tremore di lei. Rose trattenne il fiato, col vento che le soffiava in faccia e non faceva altro che rincarare la sensazione di sentirsi soffocata. Non guardava giù, o almeno ci provava, visto che la tentazione di sporgersi verso il bordo era fortissima.
Quasi quanto quella di buttare giù Frank.
Ma Rose sapeva come sarebbe finita: avrebbe avuto un attacco di panico, se avesse visto quanta effettiva altezza la separasse dal terreno. Troppa, anche se non poteva contarla in metri.
"Ecco" Frank tirò su un ultima volta le sue mani e i due arrivarono in cima alle scalinate. Rose non lo guardò, decidendo di alzare lo sguardo al cielo. Era una buona cosa, no? "Siamo arrivati"
Lo vedo pensò Rose "é molto bello" disse, sempre guardando il cielo.
Frank mise su una espressione di disappunto. "Dovresti guardarlo meglio" obbiettò e, prima che Rose potesse fare qualsiasi cosa, si ritrovò davanti a lui. Sull'orlo della scalinata, sguardo a terra che si estendeva lungo tutto il giardino di Hogwarts.
Poteva stare un mare in quella distanza.
Rose si sentii tremare, e la terra le venne tolta da sotto i piedi. Urlò, affondando le unghie nella carne di Frank, mentre le braccia di lui scattavano per prenderla, reggerla contro il suo corpo per non farla cadere.
Rose non sentii le parole che lui diceva per calmarla. Che le diceva di stare tranquilla, che c'era lui e non le sarebbe successo niente.
Continuava a guardare sotto di lei, gli occhi sgranati in una smorfia terrorizzata; e ricordava la Biblioteca, quando era salita per prendere un libro e era stata colta dalle vertigini, le mani di Scorpius, la sua presenza che era bastata a calmarla.
Era servito esattamente come serviva la sua scopa: le aveva infuso sicurezza.
Adesso c'era un altro ragazzo con lei.
Perché non funzionava allo stesso modo?
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Scorpius, accanto a lei, sospirò.
"Avanti, sei stata silenziosa per tutto questo tempo...perché hai accettato di uscire con me?"
Alice non rispose.
Erano sulle rive del Lago Nero, il vento di marzo che soffiava nella loro direzione. La superficie dell'acqua era increspata e Alice vi vedeva il suo riflesso deformato, la faccia una sfucatura come di un obbiettivo non messo a fuoco.
La sua testa era distante, e continuava a immaginare un viso.
Un ragazzo, quello che probabilmente stava terribilmente soffrendo in quello stesso momento.
"Pensavo fosse la cosa giusta da fare" rispose in fine, rendendosi conto mentre lo diceva di quanto fosse stata stupida. Era una cavolata, si era fatta influenzare da un cretino "adesso so che non é così"
"Già" mormorò Scorpius, poggiato sul tronco di un albero. "Non é affatto così"
Alice si alzò. Lo fissò, socchiudendo gli occhi e guardadolo truce. "Guarda che sei stato tu a chiedermi di uscire"
"E tu ad accettare. Non ti ho mica puntato una bacchetta alla testa per farti dire sì"
"Sei il suo migliore amico" rispose lei allontanandosi dal lago "lo hai tradito quanto me"
Scorpius rimase in silenzio. Voltò il capo dall'altra parte, senza guardarla.
Alice sapeva che lui aveva capito a chi si riferisse. A Albus.
"Io ho un piano" disse cauto Scorpius "e un punto era uscire con te."
"Albus lo sapeva?" Volle sapere Alice, indagatrice.
"Ma ciò non toglie che non ho ancora capito come mai tu abbia accettato" disse Scorpius, ignoraldola.
Alice lo fissò, arrabbiata. Sperava di trasmettere tutto il disprezzo possibile con i suoi occhi. Perché diceva mezze cose? Perché non rispondeva come lei voleva?
E perché lei era stata tanto stupida?
Alice sospirò. Stava tremando e sentii che stava per scoppiare a piangere. Si lasciò cadere a terra con un tonfo, e sentii lo sguardo preoccupato di Scorpius su di lei.
"Ho incontrato Smith" disse con il fiato corto "e mi aveva detto che Albus mi calcolava solo perché Rose è sua cugina. Sono stata sempre messa dietro quando lei era con me. Venivo sempre per seconda. Tutti guardavano solo la figlia dei Salvatori del Mondo Magico, l'innocente di una catastrofe che ne subiva le conseguenze.
E io non venivo mai veramente vista.
Così ho iniziato a formare un carattere forte, in modo da farmi notare. Volevo essere vista. Non perché sono vanitosa o volessi vantarmi...ma perché se guardavano Rose dovevano vedere anche me.
Dovevo sentirmi considerata alla sua altezza" Alice sospirò, quando finì di parlare. Aveva la testa abbassata, la cosa alta che ondeggiava contro il vento. Strinse l'erba fra le dita.
Sentiva ancora gli occhi di Scorpius addosso "Così, quando per la prima volta tu, che non hai alcun legame con Rose e potesti averla a uno schiocco di dita, hai chiesto a me di uscire...non so, mi sono sentiva vista per la prima volta."
"Ma é una cavolata" disse Scorpius dopo diversi attimi di silenzio.
Alice scosse la testa, quasi disperata "Lo so, lo so. Piaccio a Albus, adesso me ne rendo conto.
O almeno gli piacevo. Non so se dopo questo..."
"Tu non piaci a Albus" la interruppe duro Scorpius "lui ti ama"
Alice lo guardò, sorpresa. Non aveva la forza di dire niente, non le usciva neanche una parola.
Si sentiva in colpa. Per Albus.
Avevano fatto tanto per stare insieme...e poi lei lo tradiva così.
E adesso capiva quanto fosse inutile. Quando lei fosse stata stupida.
Smith l'aveva influenzata di nuovo, e forse rischiava anche di distruggerla la vita, per una volta che se ne era fatta una.
Anche se lei lo aveva affrontato, lui era tornato.
E forse aveva vinto.
Alice si alzò. "Quindi ora che facciamo?"
"Tutto questo é stato un errore" Scorpius si staccò dall'albero, facendo girare lo sguardo per il giardino di Hogwarts. Alice lo vide soffermarsi suo stadio da Quiddich, e in quel momento la sua bocca si strinse in una linea retta. Lei seguii il suo sguardo, ma non notò niente. Possibile che avesse visto qualcosa che a lei era sfuggito? "Abbiamo sbagliato. Dobbiamo rimediare."
"Sai dove é Albus?" Gli chiese Alice, apprensiva. Dovevano chiarire, doveva scusarsi. Prima che fosse troppo tardi.
"Forse ancora in Sala Grande"
"Ottimo" Alice si girò e parti di corsa verso il castello, cercando nella mente le parole da dire.
Dopo pochi passi, però, si fermò.
C'era qualcosa di strano.
"Tu non vieni?" Chiese voltandosi indietro. Scorpius era ancora sulle rive del Lago Nero, immobile, e la fissava senza espressione.
"No" Scorpius rimase immobile "devo fare una cosa"
Lei fece un passo indietro. Per un momento meditò di chiedergli ancora se voleva venire, di insistere - dopotutto, lui era il migliore amico di Albus.
Poi pensò che la loro amicizia era sempre stata complicata, e lei non l'avrebbe mai capita.
Avrebbero risolto in un secondo momento, fra loro. Alice non doveva metterci mano.
Sorrise in direzione di Scorpius. "Va bene. Grazie" aggiunse, poi si voltò e tornò a correre in direzione del castello.
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Scorpius osservò Alice Longbottom allontanarsi fino a diventare un puntino indistinguibile nel verde del giardino. Aveva sbagliato, e ora se ne rendeva conto in pieno.
Ma non poteva tornare indietro. Si ficcò le mani in tasca e si avvicinò senza fretta verso le porte di Hogwarts.
Nessuno lo guardò, mentre attraversava i corridoi di Hogwarts. Quando passò in quello delle armature non c'era anima viva, mentre in quello ricoperto di quadri c'erano solo due ragazzini del secondo anno, che appena lo videro scapparono a gambe levate.
Sembravano spaventati. Scorpius era d'accordo con loro: anche lui aveva una fifa da morire.
Scorpius attraversò i sotterranei, poi entrò nella sua Sala Comune. Vide Hugo Wealsey e Medelain Heartquake seduti su una poltrona smeraldo. Entrambi alzarono gli occhi su di lui, quando entrò, me nessuno dei due gli rivolse la parola. Bravi.
Scorpius, mesto, salì la scale. Stava per entrare tranquillo nel suo Dormitorio, e si bloccò, la mano ancora sulla maniglia.
La stanza era completamente in disordine, fogli sparsi dappertutto, che riempivano il letto con chiazze di bianco. Il cassetto del suo comodino era aperto e, davanti a esso, Albus reggeva qualcosa in mano.
La guardava con odio. Quando Scorpius mise piede dentro la stanza, lui alzò lo sguardo e riversò su di lui tutto l'odio.
Cavolo. É arrabbiato.
Beh, allora ci era riuscito, dopotutto.
Lo aveva finalmente allontanato, come voleva. Ora, però, iniziava a pentirsi.
Ma l'unica cosa a chi pensava era di aver dato alla ragazza le informazioni sbagliate.
Gli dispiaceva per lei. Chissà se pensava che lui l'avesse presa in giro di proposito.
"Al" disse Scorpius, "scusa.."
Albus lo ignorò. Sollevò un foglio, e quando Scorpius lo riconobbe il suo cuore mancò un battito.
"Cosa sono questi?" Chiese Albus, mostrandogli il suo segreto.

In The Name/ Scorose.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora