Alice la precedeva lungo le scale, una mano che strisciava distrattamente lungo il muro della Tana e la coda castana che ondeggiava davanti a Rose come un pendolo.
I giorni stavano passando sorprendente veloci, ed erano già arrivati a due giorni prima del 1 settembre.
La Tana era tanto affollata da dare l'impressione di cadere a pezzi: da ogni parte si sentivano diversi botti, come se qualcuno si stesse divertendo a saltare sopra le loro teste e, ovunque si voltasse lo sguardo era pieno di teste che andavano da tutte le parti, correndo e rischiando più volte di spezzarsi l'osso del collo a seguito di una brusca caduta.
A volte, a Rose sembrava addirittura di sentire i muri che iniziavano a cedere, o qualche pezzo di legno che cadeva dal soffitto con un piccolo tonfo. Ovviamente, non succedeva per davvero - se non nella sua immaginazione perennemente in allerta - ma essendo vissuta per tutto quel tempo in una casa che andava a pezzi - e in cui bisognava necessariamente prestare attenzione a dove si mettevano i piedi, anche perché si rischiava di non trovare più il pavimento - era talmente abituata ad osservarsi intorno da farlo quasi in automatico. Quando c'era troppa calma, il suo cervello si inventava un qualche rumore improvviso e inatteso e, per qualche strano motivo, Rose calmava la sua ansia.
Si sentiva più sicura quando le cose andavano male, che l'incontrario, e questo la diceva lunga sulla sua mente iperattiva.
"Rose?" Alice si voltò verso di lei, la lunga coda che fendeva l'aria per posarsi sulla sua spalla. Le schioccò die dita davanti al viso "mi stai ascoltando?"
Rose sbatté le palpebre, un attimo spaesata dall'improvvisa fermata, e si limitò a guardarla con occhi un po' vacui.
Un attimo dopo, fece un sorriso di scuse, mentre un leggero valore le si propagava sulle guance.
"Si, scusa, che stavi dicendo?"
Alice sbuffò, facendo roteare gli occhi azzurri. "Si, certo mi stavo ascoltando"
"Ok" le concesse Rose, sorridendo tesa e alzando le mani "no, non ti stavo ascoltando, mi dispiace ero distratta.
Potresti, per cortesia, ripetermi ciò che stavi dicendo?"
Alice la trafisse con lo sguardo azzurro, un ombra di divertimento che faceva appena capolino nelle iridi chiare.
"Ti stavo dicendo dei corsi di Hogwarts. Ti informavo che continuavo con Babbanologia" le rispose, tornando a salire le scale.
Rose, un attimo tramortita dall'informazione, sbatté le palpebre.
Corrugò le soppracciglia, osservando l'amica che si allontanava, scomparendo sempre di più oltre le scale.
Quando Alice era quasi in cima, qualcosa nel suo cervello scattò, e, con qualche balzò degno di un felino, la rincorse.
"Aspetta, aspetta, aspetta!" Sbottò a bassa voce, affiancandola. Alice alzò gli occhi al cielo, conscia di ciò che l'aspettava, mentre le pareti del corridoio della Tana sfilavano intorno a loro, dando un contorno marrone e noioso alla situazione. "Vuoi continuare Babbanologia nonostante-"
"Si, Rose" rispose paziente lei, trattenendosi a stento dall'alzare gli occhi al cielo.
Rose la guardò sbalordita, tanto stupefatta dalle su parole che la mascella le cadde per disegnare una piccola "O" di stupore da stampare nella sua faccia seria.
"Nonostante..." Rose lasciò la frase in sospeso, in una conclusione implicita.
Alice sbuffò, un piccolo sorrisetto nervoso le incurvò le labbra.
"Si, Rose, nonostante quello" le rispose tranquilla. Non si voltò verso di lei, continuando ad attraversare la Tana e imboccando parecchie scale a vuoto.
Sembrava davvero che la faccenda non la toccasse più, soprattutto per la più totale assenza di lacrime a inumidirle gli occhi asciutti.
Era un perfetta recita, che però non poteva durare molto.
Rose le avrebbe anche creduto, avrebbe pensato che, in nome di un intelligenza di Alice ancora parecchio assopita dopo sedicianni di conoscenza, la castana fosse davvero riuscita ad andare avanti, senza lasciare che il passato bruciasse sulla sua pelle in modo permanente, senza permettere agli avvenimenti già successi di infierire anche sul suo presente, strappando via le pagine del suo libro voltate tanto faticosamente, ma che, invece, fosse riuscita a farseli addosso come acqua calda. Un po' fastidiosa, certo, ma senza il potere di tenere traccia del suo passaggio.
Senza lasciare che il passato riuscisse a infertere una ferita permanente sul suo volto, già pieno di vergogna e imbarazzo.
Ma Rose la conosceva troppo bene.
Il piccolo tremore che le aveva reso fragili le sue parole all'apparenza così sincere l'aveva tradita.
Riusciva a capire dai piccoli movimenti nervosi di Alice il fatto che non fosse ancora pronta a lasciarsi tutti alle spalle. A togliere il potere al passato di farle più male di quanto le avesse già fatto in precedenza.
Capiva quanto, sotto quella scorsa di sicurezza scherzosa, la sua amica fosse fragile e indifesa.
Inerme difronte alla grandezza del suo errore.
"Ne sei sicura?" Chiese Rose, gentile, posandole una mano sulla spalla.
Sentii Alice irrigidirsi sotto le sue dita.
"Certo" rispose, senza voltare la testa. Cacciò una risata stridula che rimbalzò suoi muri in legno, tornando alle orecchie delle due ragazza in modo vagamente nervoso e sostituendo il suono dei loro passi, ora fermi "é successo l'anno scorso.
Non possono certo ricordarselo ancora"
Rose addolcii il viso, sorridendo comprensiva. Aumentò la presa sulla spalla dell'amica.
"Non devi dimostrare niente a nessuno, lo sai, vero?"
"Certo che lo so!" Sbottò Alice, scostandosi di scatto e voltandosi velocemente. Rose ritrasse la mano, sobbalzando e indietreggiando di un paio di centimetri, giusto per evitare che la coda dell'amica le colpisse il viso.
Alice socchciuse gli occhi, fissandola male. Strinse i pugni lungo i fianchi, il corpo teso e rigido protratto in avanti.
Qualcosa brillò nelle sue iridi, creando uno scintillio innaturale.
"Alice..." Mormorò Rose, ancora troppo sconvolta dalla reazione della castana per dire altro. La guardava a occhi sgranati.
"Ne sono più che sicura Rose" sibilò lei, assottigliando ancora di più gli occhi. Lo scintillio si insentificò. "Non ho bisogno dei tuoi moralismi o discorsi sul fatto che non sono pronta.
Mi conosco, e so che lo sono"
"So che se forte" disse Rose, seria, riprendendosi dallo spavento "lo so io e lo sai tu. Come lo sa il Cappello Parlante e la tua famiglia. La mia famiglia.
Sei una forza della Natura, capace di afforntare tutto e tutti"
Alice la guardò sospettosa, una piccola lacrima che cadeva dal suo occhio, percorrendo triste e solitaria la guancia destra.
"Visto!" Esclamò, la voce velata di isterismo. Si tirò dritta sulla schiena, coprendosi le orecchie con le mani "é asattamente ciò che intendevo: ecco un altro dei tuoi moralismi!"
Rose la ignorò, avvicinandosi di un passo. Alice la trucidò con lo sguardo.
"Ma sei umana" completò Rose, sotto lo sguardo azzurro di Alice che, piú l'ascoltava, piú la scorsa sicura che si era creata intorno andava a dissolversi, spazzata via dal dolore che si faceva spazio nei suoi occhi. "E, per noi umani, e ok a volte non essere ok. Fa parte della nostra natura di esseri mutevoli e fragili difortne agli inconvenienti della vita."
Alice abbassò piano le mani, gli occhi socchiusi e lucidi che sfuggivano allo sguardo di Rose. La guardò per un secondo, fulminandola giocosamente.
"Dove hai letto questo poema?" Le chiese, la voce gracchiante.
Rose sorrise, battendole una mano sulla spalla. Incrociò i loro sguardi.
"Ci sono cose che, alle volte, é meglio non sapere"
Alice cacciò una risata spezzata, sincera e autentica come il nome che portava. Si passò una mano sulla guancia, asciugandosi le lacrime.
Rose fece finta di non notarlo.
"Ne vuoi parlare?" Chiese quest'ultima, tornando seria. "Puoi farlo. Io sono qui se ti serve"
Il sorriso di Alice le morii lentamente sulle labbra, mentre l'azzurro dei suoi occhi si perdeva dentro quello del medesimo colore di Rose.
Si abbracciò la vita, abbassando lo sguardo, a disagio.
"No, non penso"
Non lo ha mai fatto. Pensò Rose, una vena preoccupata nel suo cervello.
Le sorrise rassicurante, cercando di non far trapelare nulla dalla sua espressione.
"Se dovessi cambiare idea sai dove trovarmi"
Alice sorrise, alzando la testa giusto per far incrociare le loro iridi.
"Quando sarò pronta" le promise.
Rose sorrise, sperando fosse il più presto possibile.
"Ma ora basta deprimersi" disse Alice tornando sorridente. Si passò una mano sul viso, eliminando definitivamente le tracce di lacrime.
Incurvò le labbra, alzando le braccia al cielo e strofinandosi la coda con la mano destra. "Pensiamo a cose belle, come il fatto che tra due giorni andiamo a Hogwarts"
Rose la guardò divertita, appena interdetta, inclinando la testa di lato. I capelli rossi si sposarono dalla sua schiene in massa, come se fossero stati un unico pezzo di cartone.
A volte era davvero incredibile come Alice riuscisse a cambiare umore così velocemente. Senza contare delle loro litigate così frequenti eppure tanto rapide da non lasciare segno di ciò che si erano dette dentro la loro memoria. Le sorrise.
"Vuoi ancora diventare-"
"Insegnate?" La precedette entusiasta la castana, voltandosi verso di lei in modo tanto veloce che Rose temette potesse staccarsi la testa. "Ovviamente, non vedo l'ora di prendere il posto di mio padre nell'aula di Erbologia"
"Che bellezza, eh?" Disse Rose, un ironia appena percettibile nella voce.
Alice la fulminò brevemente con lo sguardo, tirandosi più su la coda.
Si strinse nelle spalle.
"Immagina che bello deve essere.
Stare la, davanti alla cattedra, con tutti quei poveri scemi che non sanno niente di ciò per cui tu invece hai passato la vita a studiare"
"Quei 'poveri scemi'" puntalizzò Rose alzando gli occhi al cielo, mentre riprendeva a camminare insieme all'amica "non sanno niente perché sono del primo anno. Sono a Hogwarts per imparare"
Alice liquidò con in gesto della mano la questione limitandosi a costatare "io al primo anno sapevo più di te"
"Perché tuo padre é il nostro professore" replicò Rose, piccata.
"Dettagli" Alice agitò ancora la mano.
"E comunque non é bello solo per quello.
Puoi rimanere a Hogwarts anche quando sei grande, osservando gli studenti che vanno e vengono sotto i tuoi occhi.
Puoi stare a mangiare quel delizioso cibo degli Elfi Domestici" Alice la guardò muovendo esplicitamente le soppracciglia, godendosi l'espressione di Rose che diventava gradualmente più rossa, come se qualcuno la stesse colorando proprio in quel momento." E poi c'è il contatto con gli studenti, suggerisci loro quale é la strada giusta da seguire e formi le menti dei giovani di domani.
Ma, sopprattutto" il sorriso di Alice si stirò di più, fino a somigliare quasi a un ghigno "puoi mettere i voti e umiliare i genitori degli alunni nervosi"
Rose alzò gli occhi al cielo, tirandole una leggera spinta con la mano.
"Quante volte te lo devo dire? Non puoi dare o voti agli alunni in base alla simpatia che ti ispirano, ma in base alla loro bravura"
Alice si strinse nelle spalle, imboccando le scale.
"Questo é quello che credi tu" replicò tranquilla.
"Alice!"
Lei sbuffò. "O dai, se un ragazzino mi sta antipatico puoi giurarci che gli metto un Troll al compito, anche se merita Eccezionale"
"In verità, tesoro" disse Neville, fermandosi sulle scale per fronteggiare le due ragazze - Rose quasi sobbalzò per la sorpresa di trovarselo davanti. "Anche se qualcuno ti sta incredibilmente sui cogli-emh" si corresse allo sguardo scandalizzato di Rose "ti sta antipatico, devi dargli ciò che merita, non un voto a caso"
Alice lo guardò stralunato, mettendo una mano sul fianco.
Neville inarcò un soppracciglio, invogliandola a proseguire.
"Ma tu non lo fai"
"Ehy" sbottò Neville, offeso.
"Alice!" Rose l'ammonii in un sussurro, voltandosi piano verso di lei.
Alice le lanciò un occhiata come se non capisse. Inarcò le soppracciglia, prima di tornare a guardare il padre.
"Io sono equicissimo" disse quest'ultimo, orgoglioso, alzando il petto.
"Si papà" Alice sbuffò "esattamente come gli errori nella tua frase"
Rose si batté una mano sulla fronte, scocciata.
Alice doveva davvero imparare quando era il momento di cucirsi la bocca.
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Quando Rose si svegliò, il suo intero corpo era in fermento.
La massa di capelli rossi le copriva la testa come un corpo a parte, informe nella sua complessità di nodi crespi e doppie punte. La sua mano tremava contro il cuscino sul quale era premuta, mentre le gambe stavano già cercando di districarsi da quell'insieme di corde formato dalle coperte leggere ma lunghe con le quali si era coperta, scalciando e scontrandosi come se governati da vita propria.
Ma Rose non se ne curava.
Solo un pensiero cresceva in lei, illuminata come sotto a una grande insegna luminosa.
Oggi é il 1 settembre.
Rose, afferrando la coperta con le mani, la tirò via, rivelando le gambe corte e lentigginose al posto nel manto viola. Voltò la testa verso il calendario che aveva accanto al letto, sopra la parere, per accertarsi di essere nel giusto.
"Si!"
Saltò giù dal letto, cadendo silenziosamente e graziatamente sul pavimento sano della Tana.
Aveva ragione.
Roxanne, nel letto di fianco al suo, borbottò qualche imprecazione, voltando il viso dall'altra parte e schiacciandolo contro il cuscino quando Rose aprii le tende, lasciando che la luce solare entrasse dentro la stanza.
"Mmm, Rose, torna a dormire... Non voglio svegliarmi così presto la mattina...dovresti saperlo" disse la mulatta a occhi chiusi, ancora persa nel mondo dei sogni.
Alice, dall'altro lato della stanza, si alzò pimpante, i capelli castani sciolti e disordinati sulle spalle.
Afferrò un cuscino.
"Sveglia, Roxanne!" Urlò, saltando sul legno "oggi si torna a Hogwarts! Andiamo a Casa!"
Alice tirò il braccio indietro e, con sorprendente decisione per essere solo una Cercatrice, colpii in pieno il corpo di Roxanne, ora completamente vigile.
Roxanne scattò a sedere, sbancando di botto. Il cuscino le ricadde bianco e inerme sul corpo.
"Accidenti!" Sbottò, schizzando fuori dalle coperte come una palla nera, i capelli boccoli che rimbalzavano sulla sua testa "devo ancora farmi il Baule!"
"Che cosa!" Sbottò Rose, in tono di rimprovero.
Roxanne le rivolse un occhiata.
"Pensavo di farlo domani..."
"Rox!" Urlò Alice, prendendo un altro cuscino "oggi é domani"
"Lo so" Roxanne scosse la testa, facendo un lieve sorriso di scuse. "Voi due avviatevi di sotto e svegliate Lily, io lo faccio in quattro e quatto otto"
"Dimenticherai qualcosa" le predisse Rose, guardandola storto, mentre Alice si dirigeva al quarto letto della stanza per svegliare la rossa in questione.
Lily le mollò un pugno in faccia prima di aprire gli occhi, temendo fosse stato uno scherzo di James.
Dopo quando aprii le palpebre si rese conto del suo errore.
Alice gemette di dolore, arretrando fini al centro della stanza.
"Alice!" Esclamò Rose, preoccupata, andandole incontro "stai bene?"
"Porca puttana, Liliana!" Sbottò la castana, una mano a coppa sul naso "e vuoi fare più attenzione, cazzo?"
Lily si tirò a sedere, sgranando gli occhi su ciò che aveva fatto.
Si coprii la bocca con la mano, le iridi castane che esprimevano tutto il suo dispiacere.
"Io, scusa..."
Alice sbuffò.
"Lascia stare"
"Alice, ferma" le impose Rose, osservando bene il suo naso rosso. Andò al baule e ne estrasse una piccola fiala bianca. "É Dittamo" disse, rispodendo al sguardo sospetto e diffidente di Alice, che la stava scrutando interrogativa.
Alice abbassò la mano, e Rose, senza tremori tra le dita e con una precisione altissima, le diede due gocce sul volto.
Alice fece una smorfia, mentre diverso fumo verde si alzava dalla sua ferita. Dopo che si fu dissolto, il suo naso stava di nuovo bene, anche se le smorfie schifate che faceva suggerivano il contrario.
"Ok?"
Alice, dopo un attimo, annuii.
"Ok"
"Bene, allora!" Roxanne chiuse il suo baule, correndo loro incontro "andiamo"
"Non hai preso il libro di Trasfigurazione!" Disse Rose, mentre la cugina afferrava lei e Alice per un braccio, e le trascinava giù per le scale, con Lily al seguito "la MecGrannit ti ammazza!"
"Dettagli!" Disse Roxanne, schivando Dominique, Molly II e Lucy, che si spiaccicarono contro il muro per non essere attraversate dalle quattro ragazze.
"Vuoi davvero rischiare la tua vita per una dimenticanza?" Domandò Alice, ingengnandosi per riuscire a raccogliere i capelli in una coda fatta con una sola mano.
"Me lo farò spedire!" Gridò Roxanne, mentre Lily le affiancava.
Corsero giù per le scale, fermandosi quando giunsero alla fine.
Quando arrivarono di sotto c'era il putiferio.
Le persone andavano da un luogo a un altro dichiarando di aver dimenticato qualcosa, di dover cercare qualcosa, o, ancora, che qualcuno avesse mandato qualcosa.
I ragazzi correvano a perdita di fiato, senza sedersi un attimo a fare colazione, fra chi doveva ancora fare il baule e chi rilassava all'ultimo minuto.
Gli adulti, invece, provavano a mettere ordine in quella calca di capelli rossi dove non si capiva nemmeno dove camminare.
Roxanne, Lily, Rose e Alice si scambiarono uno sguardo.
Arrivare in stazione sarebbe stata un impresa più che impossibile.
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Alla fine, per Rose non fu così complicato.
Ron aveva preso lei e Hugo, insieme ai loro bauli, e li aveva condotto fuori, in macchina, per arrivare in stazione lontani da quella bolgia.
Hugo sembrava ancora mezzo addormentato, con il ciuffo rosso che gli pendeva tanto sugli occhi da fare pensare che non riuscisse a vedere, ma Rose doveva essere nelle stesse condizioni, perciò non disse niente. Le era un po' dispiaciuto lasciare Alice in quella gabbia di matti ma, dato che la sua sanità mentale rischiava di risentirne parecchio, era stato meglio per Rose allontanarsi.
Almeno, avrebbe continuato ad avere una parvenza normale una volta in stazione.
Passarono il viaggio in silenzio, ognuno perso nei loro pensieri che non riguardava gli altri due.
Solo il rumore delle ruote sulla strada rompeva il silenzio di ghiaccio che circondava l'abitacolo, schiacciando l'aura di inadeguatezza che pressava nei tre Weasley.
Quando arrivarono in stazione, Ron fece scendere velocemente i figli, consegnando a tutti e due il loro baule, e guidandoli, senza troppi preamboli, dentro King Cross.
Attraversarono il fiume di Babbani in rigoroso silenzio, anche se era abbastanza difficile ignorare le occhiate colme di stupore che le persone riservava loro, sopprattutto per via delle enormi gabbie che sommortavano bauli.
"Forza" disse Ron, battendo la mano sulla spalla di Hugo, mentre vedeva avvicinarsi il muro fra il binario nove e il binario dieci. Il ragazzino lo guardò storto per un secondo, ma Ron non parve farci caso.
Rose aumentò il passo, affiancando il fratello. Lo guardò in tralice: camminava lievemente storto, probabilmente per i punti alla gamba che Rose gli aveva messo un paio di settimane prima, e non gli aveva ancora tolto. Ma non poteva farci niente: la ferita non era del tutto guarita.
L'orologio della stazione batté le dieci e mezzo.
"Andiamo" Ron accelerò ancora il passo, spronando i figli a fare lo stesso.
Sembrava che ripercorrere quella strada gli facesse male.
Dopo un paio di minuti, arrivarono davanti al muro che dovevano attraversare, ma c'era un problema non di poco conto.
Una donna vi era appoggiata sopra, le spalle contro il muro di mattoni e una gamba piegata a novanta gradi. Fumava una sigaretta, osservando curiosa le piccole nuvole grigie che lasciavano le sue labbra.
O miseriaccia pensò Rose, fermandosi di botto davanti alla mora imitata subito da Ron e Hugo. É una Babbana, chissà quando se ne andrà.
Come facciamo a chiederle di spostarsi?
Hugo, improvvisamente sveglissimo, fece uno sguardo concentrato, probabilmente per capire come fare.
Rose mise in moto il suo cervello, cercando una soluzione.
Era in ansia: mancavano solo venticinque minuti alla partenza del treno.
Ron, tuttavia, sembrava calmissimo, senza condividere la loro abitazione, o forse non comprendendola.
Rivolse alla donna uno sguardo scocciato, avanzando di un passo.
Rose, confusa, lo seguii, così come Hugo.
"Hai intenzione di spostarti o lo lasci partire senza di loro, Pansy?" Chiese Ron sbuffando, un espressione davvero irritata in volto, accennando ai figli.
"Ma é scemo?" Sussurrò Hugo, di fianco a Rose, che non poteva fare altro che condividere il suo pensiero "sta rivelando l'esistenza dei maghi!"
Rose, suo malgrado, si ritrovò ad annuire.
Davvero suo padre era tanto stupido?
La donna sorrise, incurvando le labbra sul muso carlino. Buttò giù la sigaretta, spegnendola sotto il tacco nero degli stivaletti che le fasciavano i piedi. Si staccò dal muro, il caschetto nero che si agitava a ogni suo movimento, e la scollatura del vestito che si faceva più profonda e sensuale.
Rose riuscii a intravedere un reggiseno smeraldo, e distolse imbarazzata lo sguardo.
Ron, al contrario, teneva gli occhi azzurri e disinteressati dentro quelli neri della donna.
"Va bene!" Disse, facendo una smorfia con le labbra "se hai così fretta di andare a Hogwarts, Weasley..."
Rose sgranò gli occhi, sorpresa: non tanto per il fatto che la donna conoscesse suo padre (nel mondo magico tutti lo conoscevano, praticamente) ma per il fatto di non aver riconosciuto che la donna fosse una strega.
Un attimo dopo, i suoi occhi catturarono l'immagine di un bastoncino in legno che sporgeva dalla giacca marrone, che le copriva solo in parte le spalle.
La bacchetta.
"Ti ringrazio" disse Ron, mentre la donna si allontanava dal muro, ancheggiando esageratamente e facendo ondeggiare sempre più i capelli corti. Lanciò una strana occhiata a Ron, prima di voltarsi definitivamente e incamminarsi lontano, svanendo nella mischia di Babbani.
Rose la seguii con lo sguardo.
"La conoscevi?" Chiese al padre, muovendosi sotto le spinte di Ron.
L'uomo sbuffò, allungando una mano per agguantare Hugo.
"Era una Serpeverde del mio anno, andate"
Hugo fece scattare i suoi occhi verso il padre, staccandosi dalla sua presa.
"Serpeverde?" Chiese, sbalordito. Aprii la bocca per dire altro, ma Ron lo interruppe.
"Fila"
Hugo sbuffò e, volgendo gli occhi castani al cielo, prese la rincorsa, scomparendo poco dopo contro il muro.
"Forza, Hermione"
Ron le batté una pacca sulla spalla e, preso un profondo respiro, Rose forse per la stazione, aspettando invano lo scontro con il muro.
Non avvenne mai.
Rose poggiò i piedi per terra, avvolta dal vociare dei maghi e dal fumo del treno scarlatto dell'Hogwarts Exspress.
Ignorò - o, almeno, ci provò - gli occhi indiscreti che gli altri maghi le rivolgevano, sia a lei che a Hugo, e si incamminò insieme al fratello lungo il lato del treno.
Ron li raggiunse poco dopo.
"Bene, ragazzi" disse, guardando altrove "studiate, non mettetevi nei guai, fate i bravi e bla bla bla, le altre raccomandazioni le sapete, ci vediamo a Natale"
"Forse no" borbottò Hugo, beccandosi un occhiata fulminante dal padre. Il ragazzino lo ignorò e, issandosi il baule sulle spalle, salii sul treno.
Rose sorrise al padre.
"Ci vediamo a Natale, papà"
Ron rispose al suo sorriso, addolcendo lo sguardo.
"Buon anno scolastico, 'Mione"
Rose, in un impeto d'affetto che non sapeva a cosa attribuire, si lanciò in avanti, venendo accolta dalle braccia calde ma disabituate di Ron.
Ron le batté qualche pacca sulla spalla, rimandendo in silenzio.
Rose si staccò, sorrise incrociando gli occhi con quelli del padre e si allungò per dargli un bacio sulla guancia.
Ron rimase sconvolto.
"Ah, ok, emh, divertiti, ok?" Balbettò il rosso, colto alla sprovvista.
Rose sorrise.
"Certo, papà"
Alzò una mano in segno di saluto, agitandola e continiando a tenere il contatto visivo con il padre.
Si voltò, uncammianandosi lungo il treno.
Lanciò un ottima occhiata alle sue spalle: Ron continuava a guardarla, ancora ancora sconvolto.
Rose sorrise e lo salutò con la mano.
Ron, un po' titubante, rispose al suo saluto.
E, con un ultimo sguardo al padre, Rose salii sull'Hogwarts Exspress, pronta a iniziare il nuovo anno scolastico.

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In The Name/ Scorose.
FanfictionTutti concordano sul fatto che Rose Weasley é una delle persone più buone al mondo: sempre gentile e altruista con tutti ( e con tutti, ovviamente, comprendo anche gli animali, dai più piccoli e innocui ai più grandi e pericolosi) pensa prima alle n...