Capitolo 49

51 2 0
                                    

Rose tornò nella sua Sala Comune sorprendente in fretta. Dopo che Molly l'aveva lasciata con quell'espressione dubbiosa in faccia, Rose era rimasta qualche attimo a fissarla poi, scuotendo la testa, si era incamminata di gran lena verso il punto di raccolta dei Grifondoro.
Stava ancora pensando al ragazzo nuovo, al fatto che qualcuno dovesse fargli da guida.
All'inizio aveva accettato subito, senza troppe storie, ma ora stava avendo dei ripensamenti, e ringraziava l'intuizione e la maturità di Molly che le aveva dato altro tempo per decidere in modo definitivo.
Era il diciotto, dopotutto.
O meglio, lo sarebbe stato il giorno in cui Rose - se avesse confermato alla cugina la sua decisione iniziale - avrebbe dovuto fare da guida a un ragazzo che non conosceva, proveniente da una scuola a lei ignota, che aveva causato non poco trambusto e sospetti all'interno degli studenti e nervosismo e apprensione nei professori, come Rose ricordava di averlo visti qualche sera prima, quando li aveva scorti agitati e aveva intravisto Marcus Flint scrivere quella lettera sospetta.
Ma non era tanto questo che la preuccupava, e nemmeno le poche informazioni e l'aura di mistero che avvolgevano il ragazzo. No, a trattenerla dal decidersi, e a impedirle di precipitarsi da sua cugina con le labbra che pronunciavano il fatidico "si" e accettare l'impiego non erano affatto le congetture e le ipotesi malevole che affollavano la mente degli altri studenti, ma, bensì, il giorno dell'arrivo.
Diciotto settembre.
Prettamente quella data non significava niente per nessuno, anzi, era così vuota che una festività o un evento fuori dal comune ci sarebbe stato benissimo, avrebbe aggiunto la particolarità al calendario che mancava.
Il punto, era che, subito dopo quel giorno, sarebbe stato il diciannove.
Il compleanno di sua madre.
Rose non era troppo sicura che sarebbe riuscita a mantenere un contegno adeguato e abbastanza alto, e che le sue prestazioni si sarebbero mantenute alte alla situazione in un momento così vicino a una ricorrenza per lei tanto triste e dolorosa.
Gli anni precedenti, da quando ne ricordava, quel giorno era terribile per lei, forse anche di più del 21 agosto. Ricordava la sensazione che la spada che aveva nel petto sprofondasse con più vigore del suo cuore; aveva ancora impresso sulle labbra il caldo sapere delle lacrime, la sensazione di un ingiustizia mai svolta; l'odore acre e malevolo dei se, delle ipotesi di come sarebbero potute andare le cose se solo sua madre non fosse morta, dei tutti bei momenti che avrebbero potuto passare insieme e che invece le erano stati sottratti velocemente e ingiustamente, sdradicati dal suo albero dei diritti ancora prima che Rose si rendesse conto di quanto fosse fortunata.
O che ne avesse bisogno.
Rose scosse la testa, entrando nella porta lasciata aperta dal Quadro della Signora Grassa. Il vociare degli altri studenti di Grifondoro la accolse frastornandola, come se avesse aperto la porta di casa durante una tempesta di neve: la investii con una zaffata di casa e calore inaspettata.
No, il calore doveva essere dovuto al fuoco scoppiettante accesso in un angolo della Sala, che illuminava parzialmente i volto di tutti gli studenti rendendoli di una nota rossa che si intonava al colore delle loro cravatte, ormai, visto l'ora tarda e la giornata quasi finita, annodate distrattamente e in modo disordinato ai polsi o lasciate molle sul colletto, pendenti senza ritegno al centro del petto.
Rose riconobbe, seduta su una delle poltrone scarlatte accanto al fuoco con una postura impettita, sua cugina Dominique, le fiamme che si perdevano nei folti e biondi capelli dorati tenuti in una coda bassa dietro la schiena, e la testa china su una pergamena, probabilmente per completare un compito, mentre la spilla di Caposcuola brillava sul suo petto riflettendo, come in una risposta in codice Morse, i bagliori delle candele, ancora accese lungo il muro della Sala Comune che lo percorrevano seguendolo passo passo come se tracciassero una strada di luminarie.
Accanto a lei, James, appoggiato mollemente accanto al camino, intratteneva un gruppetto di studenti - tra i quali Rose riconobbe Sam Wood e Padma Finnigan - che pendeva dalle sue  labbra con sguardo perso, ammaggliati dal racconto o, più probabilmente, dal fascino del ragazzo che si trovava loro davanti.
Fred, sdraiato sul tappeto, lo fissava con una strana luce divertita negli occhi, illuminata dal fuoco che si scontrava sul suo viso, dibbattendosi con molto impegno in una battaglia con la sua pelle scura.
"Sono stupide, non trovi?" Le disse Lily, venendole incontro con aria annoiata.
Rose si sforzò di non sobbalzare, reprimendo un impulso - che non sapeva nemmeno di avere -  di uno scatto nervoso e di girarsi verso di lei con qualche appellativo non troppo gradito e educato.
Di certo, se sua nonna fosse stata lí e le avesse letto nel pensiero, l'avrebbe sgridata a vita.
Più che altro, su voltò verso la cugina rivolgendole un sorriso stanco.
"Chi?"
"Quelle" con la testa Lily accennò al gruppetto che pendeva dalle labbra di James, il caschetto rosso che ondeggiava davanti al suo viso in modo scomposto "sono solo oche senza cervello che non hanno niente di meglio da fare che fare le gatte morte con uno stupido come James.
Non penso anche tu?"
Rose le rivolse uno sguardo accigliato.
Non era d'accordo.
"Sei ancora arrabbiata con Roxanne, non é vero?"
"Mi ha accusata ingiustamente per la sua stupida mignatura!" Si indignò Lily, accendendosi come una candela; il suo volto si tinse di un rosso non troppo delicato, che quasi si confuse con i suoi capelli "e io non ho fatto niente. Ti sembra giusto qualcosa del genere?"
Rose si prese un nano secondo per sorprendersi di sé stessa: non era mai stata in grado di capire le emozioni degli altri (Alice a parte) solo guardandoli. Quello era il compito della sua migliore amica.
"Tante cose solo ingiuste, Lily. " Ma se tutti ci lamentassero come fai tu il modo sarebbe un posto peggiore "Vedrai che le passerà"
Lily la guardò inclinando la testa di lato, gli occhi castani assottigliato.
Aprii la bocca per dirle qualcosa, poi la richiuse con un scatto, arrossendo lievemente sugli zigomi. Le fece un timido sorriso.
"Buona notte, Hermione"
"Notte, Lily"
Rose si avviò alle scale del suo Dormitorio con Lily al seguito, salutando con un cenno della mano Dominique, James e Fred che si bloccarono per qualche attimo dalle loro occupazioni, il tempo che bastava per un educato cenno.
In cima alle scale, Lily si avviò verso destra, nei Dormitori del quarto anno, mentre Rose girò a sinistra, alzando ancora una mano nella direzione di Lily fin quando questa non scomparse dietro una possente porta di legno.
Si stropicciò gli occhi, premendo sulle palpebre chiuse con un po' troppa ferocia, fin quando non vide le macchioline nere oscurarle la distesa placida e tranquilla della sua pelle.
Si chiese perché ultimamente non riuscisse a evitare di formulare nella sua mente  pensieri davvero poco da lei. Perché non riusciva più a controllarsi come prima? E perché diventava sempre più volgare?
Rose sospirò, aprendo la porta del suo Dormitorio. Probabilmente non ci sarebbe mai arrivata al motivo di tutto questo suo cambio di umore, ma non le importava gran che - anche perché, se avesse ingigantito la cosa parlandone con qualcuno, questo le avrebbe detto che si trattava di tropoj stress, e Rose non se la sentiva proprio di ascoltare un altra diagnosi del genere.
Però si impose di trattenere qualsiasi impulso maleducato o cattivo. Qualsiasi commento piccante o sfondo di cattiveria che potesse risultare offensivo o urtare la sensibilità degli altri che le stavano intorno.
Si, questa era la scelta migliore.
"Rose, finalmente, ti aspetto da un sacco di tempo!" Alice balzò a sedere sul letto appena la vide, portandosi dietro il lenzuolo rosso e oro che stonava con i suoi occhi chiari. La guardò con le iridi spalancate, completamente dimenticata della disputa - ma si poteva chiamare cosí? - che aveva avuto con Rose poco prima.
Rose le sorrise stancamente, trattenendo le parole stai zitta? Che le sfiorarono la mente e la bocca per qualche secondo.
Voleva stare nei suoi pensieri, continuare a pensare al ragazzo nuovo.
"Non dovevi aspettarmi sveglia" disse infatti.
"Oh, non c'è stato problema" Alice mosse una mano in aria per enfatizzare il nulla. "Anzi, mi sono divertita. Rox, Padma e Sam?"
"Ancora nella Sala Comune" Rose si gettò sul suo letto, chiudendo gli occhi "non sembra abbiano voglia di salire tanto presto."
"Lo avevo notato"
Forse Alice disse altro, ma Rose non la stava ascoltando.
Continuava a chiedersi se dovesse accettare ciò che le aveva detto Molly, continuare a imporsi e struggersi di riuscire a fare tutto insieme, nonostante la vicinanza delle due date. Rose sospirò.

In The Name/ Scorose.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora