Capitolo 121

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Scorpius non si era aspettato di trovarla. Non sul serio almeno.
Insomma, sì, ci aveva sperato, ci aveva sperato con tutto se stesso, ma non si aspettava davvero di aver ragione.
Non aveva capito fin quando la conoscesse a fondo se non in quel momento, mentre la guardava china su un libro. Probabilmente aveva sottovalutato gli effetti che quei mesi passati insieme potessero avere avuto su di lui. Su di lei. Su di loro.
Scorpius si fermò, preparandosi ad entrare. La luce della tarda mattina pioveva dalle grandi finestre della Biblioteca come lastre d'oro, sottili come lance; le illuminavano il volto di lato, accentuando il suo profilo con un filo giallo che percorreva il naso, la mascella, le labbra sottili. Era seduta nel solito angolo, quello dove lei e Scorpius si erano spesso intrattenuti per le loro lezioni. Scorpius sentii una fitta al petto in prossimità di quel pensiero, e gli mancò il tempo passato così. Passato con lei. Avrebbe dato qualsiasi cosa per averlo indietro, e per non comportarsi da emerito coglione come invece aveva fatto. Era china su un libro, e dalla lievi parole che arrivano alla mente di Scorpius, il ragazzo capii si trattasse di un argomento del corpo umano. Stava leggendo qualcosa sulle malattie... probabilmente i suoi studi di MediMagia, si disse Scorpius. Non poteva essere altro: Rose era all'oscuro di tutto.
Era bellissima, così. Le labbra che mormoravano fra loro delle parole, gli occhi che scorrevano sulla pagina senza sosta, a ritmo costante. La posizione affatto grottesca, che invece si associerebbe a una persona studiosa. Era semplicemente...
magnifica, radiosa.
E lui aveva ignorato una tale bellezza per cinque anni. Merlino...come si faceva a essere tanto stupidi? Tanto ottusi? Tanto ciechi?
Scorpius prese un profondo respiro, fece un passo avanti e...si fermò.
Colto da un improvviso dubbio, non ebbe la forza di andare avanti. I piedi rimasero incollati al pavimento come se ne fossero attratti per via di calamite.
Come poteva andare lì da lei? Parlare, dirle tutto e giustificarsi, pretendere che lei ignorasse ciò che lui le aveva fatto? Lei aveva tutto il diritto di essere arrabbiata. E aveva tutto il diritto di non ascoltarlo, di mandarlo a quel paese. Scorpius l'avrebbe capita: dopotutto, se lo meritava.
Non poteva certo costringerla ad ascoltare...o pensare che lei avrebbe accolto le sue spiegazioni come se niente fosse, dimenticandosi di tutto solo perché...non gli veniva in mente nemmeno un valido motivo per cui lei dovesse anche solo fingere di aver dimenticato le cattiverie che lui le aveva fatto.
Era peggio di essere narcisisti cronici, una convinzione del genere.
Lei come avrebbe reagito? Lo avrebbe perdonato?
Beh, rifletté Scorpius, come poteva reagire una ragazza che vedeva la persona che l'aveva ferita più di tutte, sputando sulla gentilezza che lei gli offriva, ritrovandoselo di fronte così a caso, senza neppure un avvertimento? Scorpius di preciso non lo sapeva, ma poteva ben immaginarlo. L'ultima volta che si erano parlati lui le aveva urlato nella Sala di Ingresso. Poi aveva chiesto alla sua migliore amica di uscire, tradendo Albus, cugino di Rose.
Se prima lei gli aveva perdonato tutte le cose che lui le aveva fatto, era riuscita ad andare oltre senza portare rimorso; queste erano senza dubbio qualità ottime per rientrare nelle persone che la ragazza odiava. La lista era corta, Scorpius era ormai convinto figurasse solo il suo nome.
Scorpius esitò ancora a guardarla. Si sforzò di spingere la sua mente vicino a lei, di poter leggere i suoi pensieri facilmente, con la stessa disinvoltura che aveva usato per tutto quel tempo. Quella per cui non aveva neanche bisogno di impegnarsi per leggere i pensieri di Rose, quella che gli faceva capire che lei c'era senza neanche doverla vedere con gli occhi.
Adesso però sembrava sparita. Non c'era più, e riuscire ad abbattere la barriera della mente gli sembrava un impresa più ardua del solito.
Che fregatura...adesso non riusciva nemmeno più a usare l'unico potere che gli fosse mai venuto utile. Non poteva sapere cosa la ragazza pensava su di lui, se lo avrebbe ascoltato... né se lui era nei suoi pensieri. Se era abbastanza importante da occupare anche per poco la mente di quella ragazza. Probabilmente no, Rose era troppo pura per perdere tempo per uno come lui. Era troppo per poter sprecare anche un solo secondo del suo tempo per rimuginare su di lui.
Bene, adesso l'ultimo modo che aveva per avere la certezza di non tentare l'impossibile era andato. Fantastico.
Scorpius era nella merda.
Aveva letteralmente gettato al vento tutto, buttato tutto ciò che poteva nascere di buono con Rose, gettato gli anni di fatica che aveva fatto per guadagnarsi una reputazione diversa da quella del padre, che l'aveva perseguitato i primi anni di Hogwarts.
Gettati via gli amici, e adesso, anche l'ultima ragazza che invece sarebbe stata pronta a perdonarlo, probabilmente desiderava solo che lui sparisse dalla sua vista.
Sì, Scorpius doveva farlo. L'aveva già fatta soffrire abbastanza. Aveva già tirato la corda con lei, e si era spezzata. Rose si era ferita già parecchio per colpa di Scorpius. Se, andandosene, seppur non avrebbe riparato i danni avesse limitato quelli nuovi, sarebbe stata un'ottima cosa da fare.
Sì, era ora di andare.
Doveva farlo. Almeno, doveva avere la decenza di lasciare gli ultimi mesi di Rose piacevoli, senza che lui ci mettesse mano. Senza che lui ci mettesse angoscia con i suoi problemi.
Rose si era accollata i suoi problemi per tutto quell'anno. Lo aveva aiutato, nonostante lui la trattasse di merda. Era passata oltre, sopportando e stringendo i denti, fin quando Scorpius non aveva passato il limite. Era arrivato il momento di renderle il favore.
Ma allora perché non se ne andava? Perché non si muoveva? Perché le sue gambe non facevano retront ma rimanevano lì, immobili, come se fossero attaccate al pavimento? Era davvero così? Qualche ragazzino si era divertito a lanciare degli incantesimi sul pavimento?
Possibile, possibile. Ma Scorpius sapeva che non era per questo.
Era perché lui era un codardo. Uno che non voleva affrontare le cose. Uno che aveva preferito allontanare tutti, perfino il suo migliore amico, trattando male persone che gli avevano dato tutto, la loro fiducia, le loro seconde chance - che lui aveva deluso, irreparabilmente - piuttosto che dire la verità, piuttosto che raccontare il fatto che fosse dannatamente malato. Piuttosto che mettere loro dentro i suoi casini.
E solo perché non era vero che era riuscito ad accettare l'idea di morire. Dirlo a qualcuno lo avrebbe reso più reale, più vero, inevitabile e vicino. E Scorpius non era pronto ad accettarlo. Era una favola che si era raccontato per stare bene, ma non era affatto così. Non aveva detto niente perché aveva paura, perché non lo aveva ancora capito lui in primis.
Non riusciva ad avanzare perché aveva paura delle conseguenze, ma non poteva tornare indietro perché quella ragazza lo attraeva.
Voleva spiegarle tutto, ma non ne  aveva il coraggio.
Dopotutto era solo una serpe. Tutti avrebbero fatto di meglio senza di lui. Se lui non fosse stato attorno.
Se non era finito fra i Grifondoro, coraggioso di cuore, c'era un motivo.
Ed era esattamente questo. Che non era neanche in grado di fare l'azione che voleva.
E poi, non voleva che gli altri soffrissero per lui. Non lo aveva mai voluto, per questo non aveva detto niente.
Ma ciò era contradittorio, considerato che avesse ferito per allontanare le persone. Avesse ferito anche Rose, l'unica che era così pura da non meritarsi per niente ciò che Scorpius stava facendo.
Eppure lui lo aveva fatto. Più volte.
E ora se ne pentiva. Ma quanto poteva valere un pentimento e una richiesta di perdono davanti a un cuore frantumato?
Mm se...ma..
Scorpius si mise sull'attenti con un sobbalzo. Un pensiero, un pensiero di Rose aveva appena varcato le sue orecchie. Certo, non sapeva cosa volesse dire, ma era meglio del silenzio più totale che invece aveva governato i loro incontri.
Da dietro la porta della Biblioteca si affacciò un po' di più, cercando di vederla. Era sempre là, la testa china su un libro enorme e lo sguardo concentrato. Una linea di confusione si era disegnata fra le sue soppracciglia, e Scorpius non riuscii a fare a meno di chiedersi cosa catturasse tanto la sua attenzione. Provò istintivamente a leggerle nel pensiero, ma fu come sbattere contro un muro.
Sbuffò, ricordandosi che, per qualche strana ragione, ora le porte della mente di Rose erano chiuse a lui.
Rose fece uno strano movimento, e Scorpius si affrettò a rintanarsi di nuovo dietro la porta. Se non era deciso come poteva pretendere di farsi vedere? Non voleva che Rose lo prendesse a bacchettate (in tutti i sensi, visto che l'arma della ragazza era saldamente stretta fra le dita di lei).
Scorpius lanciò uno sguardo dentro la biblioteca e sospirò. No, se continuava a fare così non si sarebbe mai deciso.
Non avrebbe mai fatto niente. Doveva fare una scelta, adesso, e vedere se almeno provava a rispettarla.
Perché non ci riusciva? Era snervate arrivare in un luogo con un intento ma non avere abbastanza coraggio per portarlo a termine.
Scorpius sbuffò a sbatté il piede a terra. Che diamine, perché non ci riusciva? Perché non poteva semplicemente andare là e dirle come la pensava? Dirle la verità?
Perché era tutto così dannatamente difficile? Perché era lui, e questa é sia un affermazione che una domanda.
Scorpius si affacciò di nuovo alla Biblioteca. Ed eccola lì, Rose sempre bella e perfetta. Magnifica mentre faceva una cosa banale come leggere un libro. Quella ragazza meritava di tutto.
Scorpius si appoggiò al muro con un sospiro. No, non ce l'avrebbe fatta.
Rose meritava di meglio.
Una fitta di dolore. Delle lame gli si conficcarono nelle dita, tanto dolorosamente che Scorpius dovette trattenere un urlo di dolore. Era come stare su un letto di chiudi, solo che questi erano infuocati e venivano spinti con forza nelle sue mani, tagliando i pochi lembi di carne che ancora stavano in piedi. Scorpius si afferrò le mani, portandosele al petto. Il dolore iniziava a scemare, e il ragazzo prese dei profondi respiri per calmarsi. Ecco, l'ennesima crisi. L'ennesimo dolore che lo avvertiva che la sua salute non era come quella degli altri. Che non avrebbe avuto una vita come quella degli altri.
Il segnale che mancava poco, il segnale che stava morendo, piano piano. La testimonianza di quell' terribile malattia che lo stava disintegrando, avanzando sempre di più verso l'interno. E avrebbe raggiunto il cuore, rendendolo privo di emozioni.
Per sempre. E Rose non avrebbe mai saputo perché lui la ferisse, ne sarebbe rimasta all'oscuro. Congelata, esattamente come stava per finire il suo cuore.
Il pensiero riscosse Scorpius. Strinse il pugno contro il fianco, dandosi dello stupido.
Non poteva finire così. Scorpius avrebbe potuto benissimo non ritrovarsi più altra possibilità per chiarire. Per almeno parlare, dare i suoi motivi, le sue giustificazioni. Forse Rose non lo avrebbe perdonato, non lo avrebbe ascoltato, ma almeno avrebbe provato a capire le sue motivazioni. Scorpius poteva morire da un momento all'altro, ma se fosse avvenuto voleva almeno che Rose fosse a conoscenza di tutto. Tutta la verità, tutta detta da lui.
Doveva andare. Doveva almeno tentare. Dubitava che avrebbe avuto rimorsi o pentimenti, in caso lei lo avesse mandato a quel paese.
Ma era sicuro che avrebbe rimpianto per l'eternità lo sprecare l'unica occasione che aveva per dire la sua, per farsi valere. L'unica, si, perché il coraggio che lo aveva accompagnato fin lì lo avrebbe abbandonato di lì a poco, e non gli avrebbe più permesso di avvicinarsi a lei. O meglio: quando sarebbe tornato, sarebbe stato troppo tardi. La malattia, con alte probabilità, a quel punto avrebbe già preso il soppravento.
Quindi sì, ultima possibilità. Ultimatum. Niente errori.
Se avesse sbagliato, non si sarebbe mai perdonato. Gettare l'ultima possibilità per essere perdonato...almeno da lei, almeno da Rose. Che aveva un cuore puro...e che si era fatta spazio anche nel cuore di Scorpius.
Prese un profondo respiro, ed entrò nella Biblioteca.
O la va o la spacca pensò mentre entrava nel campo visivo della ragazza.
All'inizio, per tanto tempo, non successe niente. Evidentemente era stato tanto silenzioso che lei non si era nemmeno accorta che lui era là.
O forse lo stava ignorando. Scorpius si spinse nella sua mente, ma vide solo scritte che non riuscii a identificare bene. Era immobile da così tanto tempo che quasi si addormentò in quella posizione.
Si riscosse solo quando sentii qualcuno pronunciare il nome di Rose, e con un sobbalzo si rese conto di essere stato lui a chiamarla.
La ragazza sobbalzò violentemente, alzando lo sguardo. Scorpius la osservò a rallentatore.
Prima la paura, quella per il fatto di essere chiamata così, senza alcun preavviso; poi i suoi occhi azzurri si sgranarono, mentre la bocca si dischiudeva in un espressione sorpresa.
Poi lei ricordò. In un flesh Scorpius vide la sua mente andare indietro, attraversate un tunnel di ricordi e insulti che lui aveva costellano, tappezzato di poster fatti di momenti in cui non aveva dato alla ragazza ciò che lei meritava ma che non pretendeva.
Scorpius chiuse gli occhi, un muto segno di sconfitta per rendersi conto che aveva perso. Quando li riaprii, vide Rose di nuovo. La bocca si strinse in una linea sottile, e lo sguardo perse la solita lucentezza.
Divenne apatico, indifferente, ostile.
"Tu non vuoi proprio provare a chiamarmi Hermione" costatò nel silenzio cristallino della Biblioteca.
Le sue parole caddero come massi in un pozzo. Scorpius si guardò intorno e deglutii rumorosamente, il suono che rimbalzava sugli scaffali di libri.
Si schiarii la voce e si fece coraggio.
"No. Rose é il tuo nome. Non vedo perché dovrei chiamarti in altro modo" rispose. Il silenzio nella stanza lo stava mandando fuori dai gangheri, ma sapeva che non poteva farci niente.
Ross si limitò a fissarlo, sempre in silenzio. Scorpius non disse niente, guardadola negli occhi. Lei non abbassò lo sguardo, ma neppure si mostrò lieta di vederlo. E come potrebbe esserlo pensò Scorpius rendendosi conto che non la biasimava. Il silenzio nella suamza stava diventando quasi insopportabile, schiacciava Scorpius e lui sospettava che succedesse lo stesso a Rose. Si sentii incredibilmente sollevato quando lei ruppe il ghiaccio, la voce fredda come l'inverno.
"Perché sei qui?"
Ecco. La domanda fatale. Lei gli offriva la possibilità di spiegarsi, gli offriva la possibilità di dirle tutto.
Era disposta ad ascoltarlo! Stava là, seduta rigida e composta, e avrebbe atteso le sue parole. Forse lo avrebbe interrotto, o forse avrebbe aspettato che lui avesse finito di parlare.
Ma andava bene. Andava tutto bene, Scorpius avrebbe accettato anche un urlo. O un incantesimo. L'importante era che prima lei decidesse di dargli la possibilità di spiegarsi.
Fantastico! Scorpius non poteva chiedere di più.
Eppure stava zitto. Non sapeva come iniziare, come introdurre il discorso. Non capita tutti i giorni di dover dichiarare a una persona di essere malato, di dover svelare il mistero dietro il proprio comportamento. É più difficile di quanto si pensi. Scorpius avrebbe decisamente preferito evitare una cosa del genere.
Non la consigliava a nessuno.
Alla fine decise di optare per essere sincero.
"Mi dispiace" disse di slancio; vide lo sguardo di lei mutare in una nota sorpresa "per quello che ti ho fatto.
Per quello che ho fatto agli altri.
Per tutto"
Rose rimase zitta per altro tempo. Scorpius credeva veramente che se non le avesse dato una risposta, non gli avesse fatto un cenno che lei capiva sarebbe impazzito. E poi Rose, se non usava mai parlare, poteva anche rischiare di perdere l'uso della parola. Poteva capitare, no?
Lui...un pensiero di Rose sbucò nella nebbia della sua mente, e Scorpius si sorprese tanto da guardarla a occhi sgranati. Lui si sta scusando? Si chiese Rose, e Scorpius si rese conto che si era comportato talmente male nei suoi confronti da farle dubitare perfino un gesto del genere. Un gesto che lei meritava.
Si sentii malissimo. O forse era il bruciore alla dita che andava via via aumentando.
Però non diceva niente. E Scorpius non faceva niente di conseguenza.
Gli sembrava da infami basare i suoi comportamenti sul suo potere, su qualcosa che Rose non poteva eguagliare.
Sospirò, e, quando il silenzio divenne insostenibile, parlò di nuovo.
"Rose-" provò allungando una mano davanti a lui.
"Hermione" lo corresse immediatamente lei, fredda. Dentro la sua testa i pensieri viaggiavano velocemente, ma Scorpius non riusciva a leggerli. Era come cercare di individuare una rondine specifica dentro uno stormo che sorvola il cielo.
Però sapeva cosa dire, certo che fosse giusta anche senza dover leggerne la conferma nella sua testa "No." Rispose con decisione, anche se il tono era diventanto piuttosto duro "Tu sei unica, speciale e inimitabile,Rose. É questo il tuo nome. Non usare quello di qualcun altro solo per sentirlo più vicino"
Rose sgranò gli occhi, sorpresa. Se lo ricorda, pensò, e Scorpius percepii cristallinamente la sua sensazione, quasi come se lo avesse schiaffeggiato.
Adesso le leggeva meglio il pensiero. Era come se il muro che li aveva divisi per tutto quel tempo stesse via via svanendo, disintegrandosi. Aveva anche sentito la nota di perplessità quando lui le aveva fatto tutti quei complimenti, e lei se ne era chiesto il motivo.
Bene. Scorpius non conosceva ancora i suoi poteri, e dubitava che sarebbe vissuto abbastanza da poter mai apprendere di più, ma sapeva che questo era un progresso. Un passo avanti.
Rose scosse la testa con forza. I pensieri si agitarono nella sua mente, raggiungendo anche un impennata. "Tu non sai niente di me" disse non puoi saperlo.
"Hai ragione. Per questo mi baso su ciò che mi hai detto tu"
Rose spalancò la bocca, sorpresa e ferita. Scorpius sapeva non si aspettasse di vedersi rinfacciate quelle cose. Dopotutto, per tutto quel tempo non aveva mai accennato alle rivelazioni che lei aveva fatto, e la ragazza doveva aver pensato lui se ne fosse dimenticato.
E ora vedersele sbattute in faccia così la disorientava. Scorpius sapeva di non essere stato proprio leale, ma doveva farle capire che gli importava.
Che quelle parole avevano avuto un significato per lui, non erano cadute nel vuoto come invece lei aveva sospettato.
"Io..." lei sembrava oltraggiata "quello é stato un errore"
"Io non credo"
"Tu non capisci" Sibilò lei in risposta. "Tu non sai" continuò alzandosi in piedi. Ora la luce incendiava di giallo dietro di lei, e la sua figura si stagliava con una precisione non comune davanti alla finestra. "Mi sono aperta troppo con te, ti ho letteralmente dato la possibilità di ferirmi.
E guarda, lo stai facendo ora! Di nuovo! Dopo che ti eri pure scusato"
Scorpius sentii una morsa di risentimento.
"Non lo ho fatto per tutto questo tempo" obbiettò tranquillo "e ora non era un attacco. Era per farti capire..."
"Quello che non capisce sei tu" sputò lei, arrabbiata.
"No. Sei tu che non vuoi accettare le mie scuse"
"Penso di essere libera se accettarle o no, mi sbaglio?"
"Non stai nemmeno provando a capire le mie intenzioni!" Ribatté Scorpius, esaurito. La mente di Rose si stava così tanto sovraccaricando di pensieri che lo stava mandando in tilt.
E ciò lo faceva innervosire. Non é facile gestire una discussione difficile e contemporaneamente avere dei pensieri che girano per la propria mente senza alcun filo logico. Se poi si aggiunge il bruciore che stava infuocando le sue dita...no, era perfettamente normale che lui stesse perdendo il controllo.
Però non doveva farlo. Chiuse gli occhi, cercando di trovare di nuovo la calma.
"Dimmi una sola ragione per cui dovrei accettare le tue scuse" disse Rose, seria.
"Rose" sospirò Scorpius, ma lei lo interruppe.
"Hermione. Devi chiamarmi Hermione"
"Se tu sei libera di non ascoltarmi, io posso fare lo stesso" ribatté Scorpius.
"La mia é una richiesta" rispose Rose.
Scorpius chiuse gli occhi. Cercò di isolare i suoi pensieri da quelli della ragazza. Mettere in confine tra le due menti, che in un momento indefinito della discussione si erano unite. La sua testa era illeggibile, e riuscire a captare metà lettere era solo più distraente. Doveva ignorarle.
"Rose...tua madre non é dentro un nome. É dentro di te." Rispose.
Quando riaprii gli occhi, Rose era sbiancata. Barcollò, colpita in pieno da quelle parole. Scorpius lesse i pensieri di puro sgomento che le affollavano la testa, e riuscii a decifrare diversi con precisione. Una parte di lui avrebbe voluto muoversi e andarla ad aiutare, sostenerla davanti a quella rivelazione alla quale lei non era ancora arrivata; ma un altra parte, quella razionale che calcolava le sue azioni, gli impediva di farlo, gli imponeva di rimanere fermo e immobile, a distanza da lei, perché sapeva come avrebbe reagito se lui si fosse avvicinato anche solo di un passo.
E Scorpius la capiva. Per questo rimase fermo, al suo posto, mentre la guardava riprendersi.
No...non può essere...non ha ragione.
Ovviamente. Non é così.
"Ne sei sicura?" Le chiese Scorpius, decidendo di approfittare di quei pochi pensieri emersi con chiarezza in quella confusione.
Rose lo fissò senza capire...poi strinse le labbra. Mi legge nel pensiero.
"Stranamente" ribatté Scorpius "proprio oggi, con te, non riesco a leggere come vorrei"
"Che immenso dispiacere" fece lei.
Scorpius non rispose. Rose sembrava ancora star metabolizzando ciò che era appena successo, e lui non voleva in alcun modo pressarla. In fin dei conti, le sue scuse non erano andate troppo male. Certo, non sapeva se Rose lo perdonava, né se sarebbe stata disposta ad ascoltare tutta la storia, e nemmeno se lui stesso sarebbe riuscito a raccontarla, ma poteva sempre andare peggio. Non era andata come si immaginava, ad esempio.
"Non hai risposto alla mia domanda" disse infine Rose, rompendo diversi minuti di silenzio. La voce era ferma, e se Scorpius non fosse stato in grado di intravedere la mano destra che tremava avrebbe dato per certo che si fosse ripresa dal pezzo prima.
Però lui era perplesso.
"Quale domanda?"
"Che c'è, non usi la Legimazia per scoprirlo? Ti sembra antisportivo?"
"Ti ho appena detto che oggi, con te, non riesco a leggere bene nel pensiero"
Rose strinse le labbra, infastidita. "Perché dovrei accettare le tue scuse?"
Scorpius rimase stordito. Non si era di certo aspettato quella domanda, e era logico che non avesse rispose.
Però avrebbe dovuto chiedersela. Perché mai Rose, dopotutto quello che lui le aveva fatto, avrebbe dovuto perdonarlo? Sì, aveva un buon cuore ed era gentilissima, ma tutto aveva un limite. Scorpius non poteva certo pretendere che solo perché riconosceva i suoi errori Rose fosse costretta a rimetterlo fra le sue grazie.
Ora che ci pensava, avrebbe dovuto aspettarsi una cosa del genere. Si sentii uno stupito a non averci riflettuto prima.
E a non aver trovato qualcosa di giusto da dire.
"Non lo so" rispose con un sospiro "é una scelta tua"
Rose parve perplessa da quella risposta.forse dovrei dargli una chance... pensò, e il cuore di Scorpius aumentò i battiti. Allora, magari...
"Ti sei scusato?" fece Rose brusca, e il suo tono ruppe tutte le speranze di Scorpius "Bene. Ora vattene"
"Non...non vuoi dire niente?" Domandò lui, quasi disperato.
Rose lo fissò con occhi duri. Le iridi azzurre, così simili al mare incontrollabile, lo traevano in inganno. Era un illusione, si mostrava placida e tranquilla, sorridente, indifesa, ma dentro di sé nascondeva una forza e una rabbia che avrebbe potuto fare colare a picco l'autostima del più egocentrico."Perché?" Gli chiese.
"Perché?" Scorpius corrugò le sopracciglia "perché cosa? Mi sto scusando perché é gusto..."
"No, perché mi hai trattato male" chiarii lei.
Scorpius alzò lo sguardo. Rose volava mostrarsi dura e indifferente, ma dentro di lei c'era la vera curiosità di ciò che li aveva portati fino a quel punto. E, forse, più in fondo, più nascosto, c'era qualcosa di dolce, uno zucchero che sapeva di...
Speranza.
Scorpius sospirò. La sua speranza distruggeva il suo coraggio. L'avrebbe ferita, oh eccome se lo avrebbe fatto.
Di nuovo, poi! Era andato là per mettere fine a tutto ciò che lui le aveva fatto, e l'unico risultato sarebbe stato di farle ancora più male. Di farla affezionare a lui, per poi andarsene via. Per sempre.
Forse...forse posso tacere. Forse posso non dirlo. Sì...nell'istante questa sembrò un ottima idea. Avrebbe benissimo potuto girarsi e andarsene, o inventarsi una scusa su due piedi, una di quelle che non avrebbe retto, e andare via. Così Rose sarebbe stata destata da fare qualsiasi altro tentativo per provare a stare con lui, a capire. Si, e poi anche il coraggio e la determinazione che lo avevano portato fin lì stavano svanendo, lasciando solo il vuoto della paura e dell'indecisione a fargli compagnia.
Ma, se se ne fosse andato...poteva anche riuscire.
Scorpius alzò lo sguardo. Puntò gli occhi dritti in quelli di Rose, pronto a sparare una delle sue più grandi bugie e...la gola gli si seccò.
Lei sembrava così fiduciosa...pronta ad ascoltare qualsiasi cosa, qualsiasi cosa avesse un senso pur di darsi una spiegazione. Pur di essere certa che lei non avesse fatto niente che avesse indotto Scorpius a trattarla a quel modo. Rose voleva una certezza, e se Scorpius le avesse mentito non l'avrebbe mai avuta. Avrebbe sempre pensato di aver fatto qualcosa di scorretto, quando, invece, l'unico sbagliato era Scorpius.
No, non poteva mentirle, non se lo meritava. L'aveva ferita troppo. Rose meritava la verità. Meritava delle spiegazioni.
Scorpius sospirò. "Guarda" disse tirando su le mani e sfilandosi o guanti.
La sentii chiaramente trattenere il respiro. Beh, non poteva biasimarla.
Quello spettacolo doveva essere orribile. Scorpius stesso aveva smesso di guardarci per via del ripudio che sentiva quanto vedeva le sue mani.
Gli saliva il vomito. Ed erano sue.
Poteva solo immaginare quanto facessero schifo le sue mani a un estraneo.
Dopo diversi minuti di silenzio, nei quali perfino il cervello di Rose sembrava essersi inceppato, Scorpius si azzardò a dare un occhiata. Lei aveva ancora gli occhi fissi sulle sue dita. Era shocckata.
Scorpius abbassò lo sguardo di istinto.
La malattia le aveva mangiate tanto da averle completamente ricoperte di rosso, tanto distante dal pallido del resto della sua pelle. Diversi rivolo di sangue, qualcuno secco e qualcuno fresco, scendevano da sotto le unghia, ormai praticamente assenti visto quante volte si fossero spezzate. Le pelliccine so erano allungate tanto da lasciare intravedere gli strati della pelle per diversi centimetri, mentre il polso era così scavato che sembrava sul punto di spezzarsi perennemente. E la malattia si stava allungando. Allargando sul resto della pelle. La stava coprendo come una macchia d'olio. Delle striature rosse erano visibili sul braccio, e c'era qualche punto di sangue. Nel loro insieme le ferite pulsavano, ed era l'unico indizio che lasciava intendere quanto bruciassero a Scorpius.
Anche se dubitava che Rose se ne accorgesse.
"Sono malato" spiegò piano, rispondendo a un pensiero di lei. "Il morbo prende l'esterno e poi avanza, sempre più verso l'interno, sempre più in profondità.
Fa marcire tutto ciò che incontra. Si nutre della pelle, e la lascia morta, senza vita. Mi porta via l'energie, tutto il mio nutrimento.
Prima o poi raggiungerà il cuore, e non avrò più energie per..." Scorpius non riuscii a finire la frase, così la lasciò in sospeso consapevole che lei avrebbe capito.
Rose alzò lo sguardo su di lui. Gli occhi azzurri erano sgranati, la pupilla interamente ingiottita dall'oceano che aveva intorno. La pelle bianca era pallida, peggio di quella di un cadavere. Perfino il sole dietro di lei aveva smesso di splendere, e mandava solo una luce smorta, una blanda illuminazione che oscurava tutta la Sala.
Scorpius riprese a parlare con voce ferma "Volevo allontanarvi perché credevo che, se fossi diventato antipatico alle persone, alla mia morte non si sarebbero dispiaciuti troppo.
Non volevo ferire nessuno, ma ho scelto il modo sbagliato." Distolse lo sguardo da lei "per questo ti ferivo"
"Per questo dicevi che non avevi futuro, che non ti importava di nulla..." Mormorò Rose, capendo.
Scorpius annuii piano.
Rose alzò lo sguardo su di lui, incredibilmente perplessa.
"Quanto tempo ti rimane?" Chiese con una punta di disperazione nella voce.
Scorpius si limitò a guardarla, senza rispondere. Lei avrebbe capito.
"Lo immaginavo" disse Rose e, con sorpresa di lui, alzò il libro che stava leggendo prima che il ragazzo arrivasse. Scorpius lesse il titolo, e la guardò con tanto occhi.
"Hai letto 'malattie rare e dimenticate'?" Domandò, piacevolmente sorpreso e colpito da lei.
Rose annuii. Fece il giro del tavolo e gli venne accanto. "Sì, é stata una lettura interessante-"
"Perché?" Chiese lui.
Rose lo guardò perplessa. "Perché cosa?"
"Perché lo hai letto?"
"Oh. Alice mi aveva detto che pensava ci fosse qualcosa di più sotto il tuo comportamento, così ho provato a immaginare di cosa si trattasse.
Mi sono ricordata i tuoi discorsi. I tuoi guanti. E sono arrivata a questa conclusione" rispose lei. Arrossì sulle guancie mentre Scorpius le passava gli occhi addosso. Poi scosse la testa "ma comunque..."
"Aspetta" Scorpius la interruppe, sentendosi come se avesse ricevuto un bolide in testa. Il dolore alle dita non lo aiutava a rimanere lucido "tu ti sei interessata a me?"
Rose ormai era dello stesso colore dei suoi capelli. "Sì, ma comunque-"
"Sul serio? Sei venuta qui per me?"
Rose sbuffò. "Sì!" Rispose scocciata "ma non é questo il punto. Credo che..."
Un esplosione di dolore. Scorpius vide le stelle. Il nero, che si costellava di pallini colorati. Giallo.
Per un secondo si chiese se fosse notte. Se non fosse tutto solo un sogno.
Poi si sentii avvolgere dal dolore, una spada che tagliava la sua pelle, e tutto divenne nero. Crollò a terra, l'eco della voce di Rose che chiamava il suo nome ma non poteva risvegliarlo.
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La paura la colpii come uno schiaffo al viso. Il terrore di ciò che poteva essere accaduto, o che stava accadendo, le strappò il respiro.
"Scorpius!" Urlò mentre lo vedeva accasciarsi al suolo. Si accucciò accanto a lui, il cuore che martellava nel petto a livelli troppo alti per essere la semplice paura che si prova per un amico. No, era di più.
Rose scosse la testa. Non ci pensare.
Potresti non avere possibilità di dirlo di nuovo. Potresti non vederlo mai più.
La consapevolezza dell'ultimo pensiero le gelò il sangue nelle vene, e rimpianse tutte le occasioni sprecate. Maledí la sua stupidità, per non esserci arrivata prima, per non aver capito, per non aver fatto le domande giuste.
Dopo che Alice le aveva detto ciò che pensava, Rose era subito andata in Biblioteca per capire di più. Accertarsi di tutto. Aveva girato un paio di libri, poi era stato come ricevere un illuminazione. Un libro era caduto da uno scaffale, tirato giù da un alito di vento penetrato dalle finestre chiuse, e Rose si era fondata a leggerlo.
E pensava di aver trovato la soluzione.
Rose poggiò le mani sulle spalle di Scorpius. Il ragazzo non si mosse, né diede alcun cenno di averla sentita.
Cercando di non farsi prendere dal panico, Rose lo girò supino. Impiegò più fatica di quanto credesse.
E quando lo vide in volto si sentii sbiancare, perdere quel poco colore che le rimaneva.
Fin dall'inizio dell'anno aveva sempre voluto aiutarlo. Aveva sempre cercato di rendergli la vita più leggera, di renderlo felice. E questo perché lei sapeva quanto fosse difficile essere tristi, quanto fosse dura l'infelicità.
Poi, però, qualcosa era cambiato. Lo scopo...il motivo per cui a lei stava tanto a cuore la felicità di Scorpius...
Non era più la sua empatia. Era perché lui le era entrato nel cuore come persone, perché di lui, per qualche strano motivo, Rose ci sentiva una attrazione naturale.
Dopo tutti gli insulti, dopo tutto ciò che lui le aveva fatto, lei era interessata a Scorpius.
E questo l'aveva spaventata. Sopprattutto perché sapeva che per lui non era lo stesso, sapeva che per lui non c'era interessamento.
Non voleva soffrire. Ma non voleva non dare il suo contributo per far sentire Scorpius meglio. Non voleva rimanere passiva davanti a ciò che gli succedeva. Magari, se lo avesse aiutato, gli avrebbe fatto capire quanto lui per lei fosse importante...
Ma non doveva accadere. Rose si era ripromessa di non affezionarsi, convinta come era che non fosse ricambiata.
Aveva deciso di soffocare qualsiasi interesse perché sapeva che sarebbe stato meglio così, che con Scorpius non poteva nascere niente di buono, e lui ne aveva dato prova più volte.
Lui non era interessato a lei, lo aveva dimostrato già in passato, e Rose non doveva fare emergere il suo interesse.
Ma ora le cose erano cambiate. Rose si trovava davanti a un cambio di situazione inaspettato.
Lui l'aveva cercata. Era andato da lei a spiegarle tutto. E ora Rose era certa che non la trattasse male per antipatia o odio, ma perché non voleva ferirla. Gli stava a cuore il suo benessere.
Come a Rose stava a cuore quello di Scorpius.
E ora era confusa.
La faccia di Scorpius era bianca come il latte. La bocca era viola, livida, esattamente come quella di un...
"Non é morto" disse Rose, più per convincere se stessa che per altro. Non le serviva un genio per capire che la paura e la preoccupazione che provava in quel momento fossero dovute al fatto che lui, per lei, fosse qualcosa di più di un amico.
E forse valeva anche l'incontrario. Ma, se non avesse fatto niente, non lo avrebbe mai saputo.
Rose scavalcò il suo corpo, sedendosi sui suoi fianchi. Gli poggiò una mano al collo trattenendo il fiato.
Pronta a contare.
Dopo un po', ci fu la pulsazione. Rose lasciò andare un respiro di sollievo, rendendosi conto che aveva davvero temuto che Scorpius fosse già morto.
"Ok" Rose, con mani tremanti, gli afferrò la camicia. Strinse la stoffa fra le dita, poi la strappò con un suono secco.
Il petto bianco di Scorpius era ricoperto da striature rosse. Fiumi scarlatti che gli attraversavano la pelle candida. Pulsavano, ed era un miracolo se non riversassero sangue.
Rose si costrinse a guardare. Allora era vero.
La malattia si stava davvero espandendo. Si stava allungando, ricoprendoli tutta la pelle. E prima del previsto doveva aver raggiunto il cuore.
Rose gli poggiò una mano sul petto. La ritirò, ma non perché fosse macchiata di sangue.
"Devo chiamare qualcuno" pensò ad alta voce, e si diede della stupida. Che cretina? Perché, perché non ci aveva pensato prima? Perché credeva di poter fare tutto da sola? Perché anche solo l'idea le aveva sfiorato la mente?
Lei non aveva le competenze per farlo. Non era abbastanza brava. Certo, aveva studiato, ma aveva solo sedici anni...
Non poteva sperare di guarire qualcuno da un morbo tanto malvagio.
Rose si mise una mano in tasca e afferrò la bacchetta. "Exspecto Patronus" sussurrò, e una striscia d'argento fuoriuscii dalla sua bacchetta, addensandosi in una nube sempre più scura...fino a prendere la forma di un leone.
Rose puntò la bacchetta alle porte della Biblioteca. "Vai".
Il leone aspettò un secondo, poi si voltò e uscii saltellando dalla stanza.
Rose puntò di nuovo gli occhi sul corpo di Scorpius. La malattia lo stava prendendo di brutto, lo stava mangiando.
Cosa poteva fare per rallentare il processo? Cosa poteva fare per guadagnare tempo e far arrivare Scarlen?
Rose gli toccò le spalle, disperata. Niente, non poteva fare niente. Non c'era niente che potesse fermare qualcosa del genere. Niente che la magia di cui disponevano potesse guarire.
Poteva solo aspettare la morte, fare compagnia a Scorpius durante il passaggio.
Rose sentii le guancie bagnate. Poi, il petto di Scorpius si bagnò. Una, due, tre volte.
Rose si toccò la guancia. Calde lacrime le sgorgavano dagli occhi, percorrendo la pelle e precipitando sul corpo del ragazzo. Lei lo guardò triste.
Non poteva fare niente. Non era in grado di salvarlo.
Sfinita, poggiò la testa sul suo petto. Respirò piano, sperando almeno di dargli conforto durante gli ultimi momenti di vita. Sì, perché era così.
Lei non poteva fare niente,e, per quando Scarlen fosse arrivata, Scorpius sarebbe stato già morto.
Rose chiuse gli occhi. Si chiese se lui potesse sentirla. Se lei gli desse effettivamente conforto con le sue azioni.
Forse no, ma non poteva fare meglio.
Aspettare la morte non era mai stata una delle sue più grandi aspirazioni.
Si strinse maggiormente a lui, aspettando l'inevitabile. Quando il petto avrebbe smesso di muoversi e quando non avrebbe più sentito il cuore di lui battere in sincrono con il suo.
Passò poco, prima che questo effettivamente succedesse. Il cuore di Scorpius lanciò un ultimo battito, poi rimase immobile per sempre.
Scorpius lo capii come se le avessero colpito il petto. Sbarrò gli occhi, puntandoli sul volto di lui.
Fermo, immobile, sereno.
Aprii la bocca, pronta a dare sfogo della sua prenotazione con un urlo, ma si fermò. Un alito di vento le scompigliò i capelli, e una pagina balenò dietro le sue palpebre.
Il libro che aveva posato a terra. Non ricordava quando lo avesse fatto, ma era ancora accanto a lei.
Ora sapeva cosa fare.
Lo aveva letto.
Se una emozione può dare abbastanza energia...il cuore riprenderà a battere.
Rose si tirò a sedere. Doveva fargli provare qualcosa, far ripartite le sue emozioni. Il cuore avrebbe solo seguito l'influenza.
Si...ma come poteva fare? Si guardò intorno, cercando disperatamente qualcosa a cui aggrapparsi. Cosa poteva fare provare una forte emozione a un morto?
Pensare a Scorpius morto la gettò nel panico. Il respiro le accelerò, mentre si rendeva conto di non sapere cosa fare. Si guardò intorno...ma non c'era niente. Niente. Nulla che le potesse servire.
Le lacrime le caddero copiose. Rose non si accorgeva nemmeno più di singhiozzare. Si era resa conto che Scorpius era morto. Che non sapeva cosa fare. Che lo aveva perso. Vagamente sentiva i passi di Scarlen, chiamata dal suo Patronus, che si avvicinavano.
Rose si asciugò le guancie e lo guardò.
Non lo avrebbe più rivisto. Non sarebbe più stato vivo. Non poteva strapparlo alla morte.
Presa dal panico, afferrò la sua giacca e avvicinò il suo viso a quello di lui. Non poteva più averlo, avrebbe goduto di quei ultimi attimi. Doveva farlo, dovevano lasciarielo fare prima di dirgli per sempre addio. Fece le prima cosa che le venne in mente, dettato forse da un desiderio che non sapeva di avere, e fece combaciare le loro labbra mentre i passi di Scarlen Julep si facevano sempre più vicini alla Biblioteca.

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