La pallina andava avanti e indietro.
Strusciava sul pavimento in legno, sfrigolando sulle tavole consunte e procurando il comune cigolio che nella casa Weasley era normale sentire. Viaggiava, rotolando a fatica sulla sua superficie quasi ovale, superando i dossi causati dai nodi bagnati del pavimento, e sbatteva con un grazioso toc sul battiscopa di legno marcio, procurando anche la caduta di qualche pezzo di carta da parati.
Rose la spingeva assente, osservandola con occhi vuoti, ed eseguendo movimenti meccanici con la mano destra, abituata a riafferrare quella che per la bellezza di quattordici anni era stato il suo gioco preferito. Ielo aveva regalato suo zio George, quando lei aveva due anni, ed era nato Hugo da poco. Forse qualche giorno.
Rose non pensava a tutto questo, nonostante davanti agli occhi le passassero le immagini ormai sbiadite e contorte di quei giorni. Sbiadite dal tempo e dalla memoria che se ne andava, in una macchia confusa di lacrime e dolore.
Avrebbe tanto voluto conservare poco di quel tempo ma, caso voglia, ricordava per filo e per segno il periodo che era stato il più dolorose della sua breve vita. Avrebbe tanto voluto dimenticare, ma non ci riusciva. Stare attaccata ai ricordi la faceva sentire a casa, protetta in un calore di consuetudine e abitualità, come una coperta che l'avvolgeva, o delle braccia amiche e calorose che la rassicuravano, che con il passare degli anni aveva perso, sfocati per sempre dalla sua vita. Non lo avrebbe mai riavuto.
O forse era semplicemente masochista. Forse aveva la stessa tendenza di Ron a ferirsi, provando quasi piacere nell'agonia pungente del ricordo.
Rose non avrebbe saputo dirlo, ma non le interessava. L'unica cosa che contava, adesso, era osservare il percorso della palla, che disegnava una striscia rossa nel suo passaggio, e si muoveva rumorosamente coma una palla demolitrice. Solcava le piccole montagne con rabbia e astuzia, cavalcando gli ostacoli con la forza e la determinazione di una nave in tempesta; varcava, veloce come un aereo nel cielo, la striscia di pavimento che la separava dal muro; si muoveva sinuosa contro le insenature del legno, cadendoci dentro un caduta libera, sfidando la gravità con la tenacia di un uccellino che si appresta per la prima volta al volto, e ne riusciva, vincente, come se avesse attraversato uno scivolo, sfruttando l'inerzia per fare un gran salto ed evitare parte della strada, prima di ricadere pesantemente sul pavimento; e concludeva il suo viaggio scontrandosi epicamente contro il battiscopa, causando qualche crepa nel legno logoro, e beandosi della piccola pioggerellina di carta rossa, come gocce di sangue, che la circondava, andandole addosso.
Si, solo questo contava, adesso.
"Ahh"
Un tonfo, qualche imprecazione che esplodeva chiaramente poco distante da lei, per poi continuare in un sottofondo borbottato di insulti.
Rose sospirò, chiudendo gli occhi.
Contava.
"Hugo?" Chiamò il fratello, riafferrando la palla con un colpo da maestra, ed alzandosi. "Hugo, che é successo?"
"Fatti gli affaracci tuoi!"
Rose alzò gli occhi al cielo, i capelli tenuti in una coda in procinto di cadere. Poggiò la palla rossa sul lavello del bagno, entrando velocemnte nella stanza, e si avviò lungo il corridoio che aveva occupato silenziosamente per tutto quel tempo.
Quanto era? Due ore? Tre? Mezz'ora?
Rose non ne aveva la più pallida idea, ma non importava.
Adesso aveva qualcosa da fare.
Si incastrò una ciocca di capelli rossi dietro l'orecchio, stringendo la coda con le mani. Li scricchiolii del pavimento accompagnavano i suoi passi, sottolineando i movimenti della ragazza con una vaga nota di inquietudine, nella fioca luce che illuminava la strada.
Rose strizzò le palpebre, non avveza all'improvviso buio che la circondava.
Toccò il muro alla sua destra, giusto per assicurarsi di non trovarsi brutte sorprese. Chiuse gli occhi, li riaprii.
"Hugo?"
Rose rallentò il passo, il nero completo e impenetrabile che l'accoglieva in un angolo della casa del quale lei non sapeva nemmeno l'esistenza. Mosse incerta i piedi nudi, provando a tastare se ci fossero ostacoli.
"Hugo dove-"
Non finii la frase.
Il suo piede urtò qualcosa di molle e che, di certo, non doveva trovarsi lí e Rose, colta nella più totale sprovvista, cacciò un piccolo urlo, una mano che correva alla bocca mentre il corpo si sbilanciava pericolosamente in avanti, cadendo su un corpo spigoloso.
Rose emise un verso di dolore, mentre la massa sotto di lei si muoveva, opponendo resistenza a ciò che era appena successo.
"Miseriaccia, Rose!"
La voce del fratello la fece trasalire, e Rose si rese conto troppo tardi di essere crollata proprio su di lui.
"Scusa, Hugo" esclamò velocemente, la voce mortificata e un vago rossore imbarazzato che correva a comprarle le guancie.
Hugo sbuffò, imprecando sonoramente. Agitò le braccia - colpendo la sorella allo sterno - in movimenti bruschi e scordinati, fino a riuscire a districarsi da quel groviglio di gambe e braccia.
Rose trattenne un altro verso di dolore, mentre con una poderosa spinta si faceva di lato, staccandosi dal corpo caldo del fratello. Tirò un sospiro di sollievo, dopo essersi spinta diversi metri più indietro: a momenti non riusciva più a distinguere quali fossero i suoi arti da quelli di Hugo.
Hugo che, per inciso, non riusciva a vedere. Non chiaramente, almeno.
La sua figura si riduceva a un ammasso di tenebre informe, che si agitava emettendo di tanto in tanto qualche gemito di dolore e diversi grugniti contrariati.
Quando la sua bocca si apriva per non emettere questi due versi primitivi e grotteschi - che sembravano aver ridotto le capacità di Hugo sulle proprie corde vocali - la sua lingua articolava solo diverse parolacce, borbottate a mezza voce.
Rose si alzò, aiutandosi con la parete al suo fianco. Aguzzò lo sguardo.
"Che stavi facendo?"
"Fatti gli affari tuoi, Rose, e tre" sibilò Hugo, stringendo i denti e interrompendo per esalare un lieve "ahi" che, probabilmente, credeva che Rose non sentisse.
Rose si accigliò.
"Ti sei fatto male?" Gli chiese severa, avvicinandosi con cauta grazia.
Non voleva rischiare di finirgli addosso un altra volta.
Hugo provò a scostarsi, strisciando con le braccia sul pavimento logoro. I suoi versi di dolore si alternavano si cigolii delle tavole.
"No" soffiò, stringendo le labbra "sto bene, Rose, vattene"
"Stai sanguinando" mormorò lei, gli occhi sgranati. Aveva notato, non senza sorpresa, ma macchia scura che ingombrava il pavimento, e si allungava vicino alla gamba del fratello, come una freccia rossa e densa.
"No, sto bene. Va via"
"Non stai bene!" Esclamò Rose, la voce velata di isteria e gli occhi puntati sul sangue che riempiva il pavimento e impregnava l'aria di rame. Un braccio era teso verso il fratello, tremava leggermente, e sembrava accusarlo di stare male. "Non stai per niente bene!"
Hugo sbuffò, alzando gli occhi al cielo. Il ciuffo rosso sembrava essersi afflosciato sulla sua fronte.
"Sto bene, sei tu che esageri" le rispose, senza degnarla di un occhiata e portando le mani a stringersi la gamba ferita. Fece una smorfia di dolore.
Rose lo guardò sconvolta, la mascella che cadeva per le ideozie che il fratello sparava che disegnava un "o" di stupore sul suo volto.
"Chiamo papà" sentenziò.
"No!" Sibilò Hugo, puntando gli occhi marroni sulla schiena della sorella, che già si stava allontanando "no, no e no!"
Rose si voltò verso di lui, una mano che percorreva impaziente la parete per cercare l'interruttore. Lo fulminò con lo sguardo
"Ma sei scemo!?!" Sbottò, il cervello impegnato a cercare la fonte di luce "potresti morire dissanguato!"
Hugo alzò gli occhi al cielo, aggrappandosi alla carta da parati scollata e cercando di tirarsi in piedi.
"Esagerata" le disse, roteando gli occhi.
"Non sono esagerata!" Sibilò lei, in un sussurro iroso e preoccupato "sei tu che minimizza tutto. E sta seduto!" Gli impose, notando la fatica che faceva il ragazzo per tenersi in piedi, e la sfumatura verde poco piacevole che aveva preso il suo volto.
"Si" Hugo annuii, il ciuffo rosso che ballava sulla sua fronte "sei esagerata"
Rose emise un verso frustrato, sbattendo il piede per terra. Gli lanciò un altro sguardo fulminante.
"Chiamò papà"
Hugo sobbalzò, guardandola spaventato.
"Nononononononono"
Rose non lo ascoltò. Si voltò, lasciando perdere l'interruttore, e si incamminò lungo il corridoio, diretta alla camera del padre. Era qualche passo accanto alla sua.
"No!"
Rose si sentii tirare per una manica, il corpo che si sbilanciava pericolosamente all'indietro. Con la mano libera afferrò la carta da parati, girandosi brusca verso il fratello.
Hugo si era aggrappato a lei, stringendo convulsamente fra le dita la stoffa della sua maglia.
La guardava con occhi imploranti.
"No...Rose, ti prego, no" disse Hugo, la voce spezzata per il dolore alla gamba. Strinse le labbra in una smorfia "Per favore, non chiamarlo"
Rose addolcii il volto, mordendosi indecisa il labbro inferiore.
"Devi curarti la gamba" disse perentoria, un lieve tremore nella voce che tradiva l'indecisione.
"Non c'è ne é bisogno" ribatté Hugo. "Guarda" provò ad alzarsi, abbandonandosi di peso al muro accanto a lui "sto bene"
Rose lo guardò ironica, il sorriso rassicurante di Hugo che iniziava a vacillare sotto il suo severo sguardo azzurro che lo stava trapassando.
"Chiamo papà"
"No!"
"Hugo" Rose provò a sottrarsi alla presa del fratello, che in uno slancio di adrenalina l'aveva riafferrata "devi curarti"
"Non serve!"
"Si che c'è ne é!"
"Allora fallo tu" Hugo si appoggiò a terra, il respiro pesante per la fatica che aveva fatto a stare in piedi. La guardò, il ciuffo rosso che oscurava gli occhi castani "sei brava no con le pozioni?"
Rose scosse la testa, sempre con minor decisione.
"Non lo so Hugo...non sono capace di..."
"Rose" Hugo aumentò la presa sul suo braccio, le iridi marroni lucide - probabilmente per il dolore - che la supplicavano "per favore"
"Ma..."
"Ti prego, Rose"
I loro sguardi erano incatenati.
Il marrone terra di Hugo che si mischiava, scontrandosi con la forza delle onde in tempesta, nelle iridi mare di Rose. Acqua e sabbia erano diventati un tutt'uno, perdendosi l'un nell'altro, nel tacito patto del legame che gli univa.
Alla fine, Rose sospirò, spostando lo sguardo.
"Va bene" disse "vedo cosa posso fare"
Gli occhi di Hugo si illuminarono. Il ragazzino sorrise.
"Grazie, Rose, se mai-"
"Aspetta a ringraziarmi" lo interruppe lei, liberando il braccio dalla mano del ragazzo e andandogli di fianco, prendendolo da sotto l'ascella "non ti garantisco che passerà il dolore"
Lo tirò su.
"Mi basta smettere di sanguinare" replicò Hugo, aggrappandosi meglio a lei.
Rose girò il viso, trovandosi il volto del fratello a pochi centimetri dal suo.
Alzò un soppracciglio.
"Sei serio?"
"Mai scherzato meno di così"
Rose sbuffò divertita, iniziando ad avanzare verso la camera del fratello, la più vicina. In un frangente di tempo, i suoi occhi catturarono ciò che stava cercando.
"Ecco l'interruttore!"
Allungò una mano, il dito proteso contro il tasto. Lo premette.
L'impianto lanciò qualche imprecazione metallica, e la lampadina sopra di loro lanciò qualche raggio di luce, illuminando a scatto i volti dei due ragazzi che l'osservavano con ansia, tremolò come una candela al vento e si spense completamente, in un piccolo sbuffo di resa.
Rose e Hugo si scambiarono uno sguardo, la prima quasi sconvolta e il secondo indifferente.
Hugo si strinse nelle spalle.
"Fulminata"
"Lo avevo notato, grazie"
Dopo neanche cinque minuti, Rose buttava - senza troppa grazia - il fratello sul suo letto, le molle cigolanti che lanciavano un grido di protesta.
Rose lo guardò male, facendo scorrere gli occhi azzurri dal ragazzo alla sua seduta.
"Cosa?" Hugo inarcò un soppracciglio.
"Niente" Rose sospirò "vedo cosa ho nel baule per" fece una smorfia "quella" accennò con la testa alla ferita del fratello.
Alla luce di vedeva bene. Dal quadricipite di Hugo partiva un profondo taglio, che si allungava, come un fiume rosso, percorrendo in lunghezza tutta la gamba del ragazzo, come se lo avesse macilluta. Appena lo aveva visto, Rose aveva rischiato un mancanento.
Ma aveva stretto i denti e aveva proseguito. Dopotutto, voleva fare la Medimaga da adulta, e non poteva certo scandalizzarsi per un piccolo taglio. Nella sua carriera ne avrebbe affrontato di peggiori.
Difatti, Rose fu di ritorno poco dopo, fornita di bende, disinfettante e punti di sutura. Si era organizata per seguire dei corsi aggiuntivi, durante tutto il sesto anno, per prepararsi alla sua professione. Le avrebbero insegnato anche il modo di farlo con la bacchetta ma, dato che erano fuori da Hogwarts e lei era ancora minorenne, doveva ricucire tutto alla Babbana. Non poteva essere più difficile di quando cuciva con nonna Molly, giusto?
Rose sperava che fosse così.
Hugo fece una smorfia di ripensamento, quando vide l'ago in mano alla sorella, che brillava sotto la tenue luce del pomeriggio.
Per un attimo, Rose fu invasa dalla speranza.
Forse Hugo si stava pentendo di non voler chiamare il padre.
"Vuoi che chiamo papà?" Chiese infatti, speranzosa.
"No" Hugo scosse la testa, uccidendo la poca speranza che era nata in Rose "mi basta che non sanguino più"
Rose sbuffò, chiudendo la cigolante porta dietro di lei.
La luce proveniente dalla finestra le colpiva in pieno il volto, facendo risaltare gli occhi blu e il naso all'in su. Le labbra rosse erano piegate in una smorfia preoccupata, mentre un vago rossore prendeva spazio sulle sue guancie.
Si avvicinò al fratello, poggiando il materiale sul materasso spoglio.
Hugo prese un sospiro e, tirando su parte del pantalone, mostrò la ferita rossa e sanguinante che continuava a gettare fuori fiotti di energia vitale. Qualche bolla nera si formava sulla sua pelle, in prossimità del taglio, e scoppiava subito dopo inondando i due fratelli di denso sangue scuro.
Rose fece una smorfia, mentre prendeva il disinfettante.
"Parla" mormorò, mentre metteva attentamente il disco di ovatta sulla ferita del fratello - Hugo trattenne il fiato - "come te la sei fatta?"
"Mm niente di che" disse lui a denti stretti, cercando di reprimere più versi di dolore possibile.
A Rose sfuggii un sorriso.
"Sono seria, Hugo" lei premette il disinfettante sulla ferita.
"Fatti gli affari tuoi. É meglio, Rose"
La ragazza alzò lo sguardo, incatenandolo a quello del fratello.
Hugo la fissò duro.
"Non vuoi proprio chiamarmi, Hermione, eh?" Gli disse rassegnata, un mezzo sorriso triste sul volto.
Hugo distolse lo sguardo, stringendo le labbra per il dolore.
"No"
Rose annuii, tornando a medicare la ferita.
Rimasero in silenzio per diversi attimi, i leggeri movimenti di Rose che spostavano graziatamente l'aria, e i tenui gemiti di Hugo che emetteva a intervalli regolari che riempivano la stanza.
"Fatto" disse Rose, quindici minuti dopo. Si tirò su, asciugandosi il sudore dalla fronte. La ferita di Hugo non sanguinava più, ma era tenuta cucina insieme dal filo che Rose aveva usato per unire i lembi di pelle del fratello."fra qualche giorno ti tolgo i punti"
"Va bene" mormorò Hugo. Si guardò la gamba, aspettando diversi attimi prima di parlare. "Grazie"
La testa di Rose scattò in alto, sorpresa, mentre le sue mani si bloccavano dal ripulire il materiale di lavoro. Un tenue sorriso si fece spazio sul suo volto, lo sguardo divertito.
"Non vuoi dirmi come ti sei fatto male, vero?"
"No" Hugo scosse la testa, un sorriso divertito che gli increspava le labbra. "Non credo ti interessi"
Rose tornò seria, fissandolo intensamente da sotto le soppracciglia corrucciate.
"Certo che mi interessa" disse. Si alzò, mettendogli una mano sulla spalla. Hugo non si spostò, mentre la guardava "puoi dirmi tutto"
Hugo fece un leggero sorriso, prendendo a giocare con il materasso coperto solo da una leggera coperta. Annui, quasi febbrilmente.
"Si, ok. Fantastico, grazie"
Rose lo fissò ancora un attimo, prima di scuotere la testa e avvicinarsi alla porta. Poggiò una mano sulla maniglia, si morse il labbro.
Sentiva lo sguardo curioso di Hugo sulla schiena, ma non ci badò. Prese a ticchettare con l'unghia il freddo metallo della maniglia.
"Rose..."
Lei si voltò di scatto, e solo in quel momento i suoi occhi catturarono l'immagine del poster appeso alla parete della stanza. Sorrise, mente vi si avvicinava.
"Appassionato di Merlino, eh" fece, passando una mano sulla carta. Il foglio era stropicciato, probabilmente dovuto al fatto che Ron lo avesse preso dalle mani de figlio giusto qualche giorno prima, poco prima che Rose andesse a comprare il regalo per il fratello. Tuttavia, si vedeva ancora chiaramente il mago dalla lunga barba bianca avvolto nella luce verdognola che lo circondava, con un lungo pitone che gli si avvolgeva intorno.
Hugo arrossì, abbassando lo sguardo.
"Già" disse. Si rabbuiò. "Papà lo ha rovinato"
Rose si voltò verso di lui, la mano ancora poggiata sul poster. Fece un sorriso triste.
"A proposito...perché ti aveva messo in punizione?"
"Oh" Hugo alzò lo sguardo, sorridendo lievemente. "Gli avevo messo un serpente verde di gomma sotto il cuscino (insieme a un ragno, ma dubito di sia arrabbiato per questo) con su scritto "Serpeverde: la casa dei Migliori" Hugo sorrise "mi sembrava divertente. Evidentemente per lui non lo era"
Rose gli diede una spinta "Hugo!"
"Ahy" il ragazzò si toccò il braccio colpito, guardandola con gli occhi allucinati "che c'è?"
"Cretino"
STAI LEGGENDO
In The Name/ Scorose.
Fiksi PenggemarTutti concordano sul fatto che Rose Weasley é una delle persone più buone al mondo: sempre gentile e altruista con tutti ( e con tutti, ovviamente, comprendo anche gli animali, dai più piccoli e innocui ai più grandi e pericolosi) pensa prima alle n...