Capitolo 98

45 1 0
                                    

Scorpius sbuffò chiedendo la zip della borsa. La lezione di Trasfigurazione era stata più noiosa del solito, e la MecGrannit non aveva perso l'occasione di prenderlo in giro, un occupazione che sembrava starle molto a cuore. Manco entrato in classe, e lei gli aveva immediatamente chiesto se lui e la Weasley avevano iniziato le lezioni, come andavano, e che lo voleva vedere migliorare perché se no e bla bla bla.
Una palla tremenda. Come se servisse a qualcosa, poi.
Quando si sa già la conclusione di una storia é inutile procedere con la lettura degli ultimi capitoli.
"Sembri un morto condannato a vivere" commentò Albus accanto a lui, e Scorpius non poté fare a meno di pensare che la descrizione gli stava a pennello "viva la vita felice e-"
"Non scassare i coglioni agli altri" proseguii Scorpius, terminando la frase al posto dell'amico.
Albus gli scoccò un sorriso complice, riconoscendo il fatto che Scorpius ricordava il motto che davano ai bulli anni prima - quando ancora lui aveva voglia di prendersela con chi si faceva forte davanti ai più deboli e credeva nella morale e nel fatto che bisogna cambiare il piccolo prima di intervenire sul grande. Stronzate, pensava ora. Ormai era tutto una grande stronzata.
Non aveva abbastanza tempo.
"Allora il te del quinto anno c'è ancora" disse Albus.
Scorpius gli lesse nel pensiero. In un attimo seppe dove il discorso sarebbe andato a parare, e decise di non volervo affrontare. Sbuffò. "Non é il momento"
"Non ho-" tentò di difendersi l'altro alzando una mano.
"Albus" Scorpius issò la sua borsa sulla spalla, guardadolo a metà fra l'eloquente e lo scocciato "sei serio?"
Albus abbassò la mano "giusto" bor-
-bottò. Sembrava sul punto di aggiungere qualcosa, ma i suoi occhi deviarono dalla figura di Scorpius, e si possono dietro di lui, mettendo a fuoco qualcosa alle spalle del biondo.
Ad Albus cadde la mascella.
Nella mente di Scorpius si parò l'immagine di una ragazza dai capelli castani tenuti in una coda alta, che le scendeva fino a sfiorare le scapole, due occhi azzurri e altre due persona affianco a lei (più sfocate, quasi indefinite, segno che Albus non stava prestando la sua attenzione a loro).
Scorpius non ebbe nemmeno bisogno di voltarsi. Il suo migliore amico stava guardando Alice Longbottom e, a giudicare dai pensieri che gli volavano nella testa - troppo veloci per permettere a Scorpius una lettura chiara - doveva essere sia felice, sia ansioso, sia pauroso di vederla.
E forse anche un po' scettico.
Gli lanciò un occhiata, ma decise di non dire niente. Ci mancava solo che litigasse con Albus, l'unico che gli era rimasto accanto.
Non sarebbe male se se ne andasse. Sai che é giusto così.
Scorpius scosse appena la testa. Se Albus voleva rimanere peggio per lui.
O forse era perché non si era impegnato abbastanza. Abbastanza per mandarlo via, farlo allontanare come tutti gli altri.
No...pensò Scorpius lui rimarrebbe in tutti i casi. Non posso farci niente.
Ecco una altra frottola che si raccontava. Spiaccicata nella mente come un castello per aria, tanto fragile quanto poco credibile; e il bello era che ci credeva pure. Pensava sul serio fosse così, provava a convincersi di non avere il ben che minimo potete che potesse permettere a Albus di allontanarsi da lui.
Scorpius strinse gli le labbra. Si diede dell'egoista, da solo, si rimproverò sia per come la pensava sia per la sua fiducia in ciò. Ma cercò di rimanere impassibile, sperando vivamente di riuscirci.
"Albus" sospirò in fine, quando i pensieri del ragazzo presero una nota personale della quale Scorpius non voleva avere niente a che fare. "Al, andiamo"
Niente. Albus sembrava come impappinato.
Scorpius sbuffò. Allungò una mano e gli schioccò due dita davanti alla faccia.
Albus si ridestò. Penso anche un insulto, ma Scorpius non sapeva fosse riferito a lui per averlo fatto tornare con i piedi per terra, o a sé stesso per essersi incantato.
"E?"
Scorpius si trattenne dall'alzare gli occhi al cielo "La lezione infinita"
"Oh" Albus scosse la testa, ridestandosi. "Sì, lo sapevo"
"Ottimo. Andiamo" e detto questo lo precedette fuori dall'aula, stanco di aspettare.
Qualche attimo dopo, Albus era al suo fianco.
"Oggi hai la lezione con Rose, non é vero?" Domandò questo ultimo, ap-
-parentemente in tono disinteressato.
Scorpius fece scattare le testa verso di lui, socchiudendo pericolosamente gli occhi.
Albus sgranò gli occhi, sorpreso "ho sentito che lo dovevi alla MecGrannit" spiegò.
"Da quando ascolti quello che dice quella vecchia?" domandò Scorpius, affilando di più lo sguardo.
"Indovina? Da sempre.
Sempre ascoltata, sempre tenuta in considerazione...i miei genitori hanno una alta stima di lei, e, da quello che ho conosciuto anche io, sono d'accordo con loro"
Scorpius lo fissò sorpreso. Stava per chiedergli come mai avesse tutto questo rispetto per l'anziana preside, quando l'immagine della donna in questione gli si parò nella mente, il solito cappello a punta e lo sguardo severo.
Corrugò le sopracciglia. Lui non l'aveva pensata, non in quel modo.
Poi capii.
"Leccaculo" soffiò in direzione di Albus, cogliendo con la coda dell'occhio la figura della preside, appoggiata fuori dell'aula e ha portata di orecchio.
Albus sorrise. "Sei tu che ti fai ingannare nonostante il tuo essere Le-
-giliments"
"Potter" commentò Scorpius, mentre svoltavano per i sotterranei "possibile che siate tutti così cocchi dei Prof?"
"Possibilissimo" assicurò Albus. Il clima freddo delle pareti di pietra delle pareti di pietra gli aveva accolti, ma nessuno dei due ci fece troppo caso, entrambi abituati a gelare anche nei propri letti. Scorpius, in quel freddo che penetrava nelle ossa, ci trovava qualcosa di candidamente accogliente, un senso di familiarità e di casa che solo Villa Malfoy sapeva dargli.
E ne era più che contento.
Non aveva mai capito, però, se per Albus fosse la stessa cosa.
"Comunque" riprese questo ultimo all'improvviso, mentre si avvicinava o di più alla Sala Comune. Nonostante fosse abbastanza presto, in quell'ala del castello le candele erano già accese - fortunatamente, anche perché già i ragazzi faticavano a vedere dove mettevano i piedi: se non ci fosse stata quella fonte di luce sarebbero andati a sbattare conto qualche armatura. Poco ma sicuro.
"Quelle cose" disse Albus lanciandogli una veloce occhiata "quelle sulla MecGrannit. Guarda che le penso davvero"
"Cosa? Che é degna di stima?"
"Non solo" rispose lui.
Scorpius sbuffò, scettico. "Non scherzare"
Albus gli tirò una gomitata leggera nelle costole "e dico sul serio.
Quella donna é fantastica"
"Prima cotta?" Scorpius lo guardò ironico, aggiungendo un fischio di scherno. Le guancie di Albus si tinsero di un tenue bordeaux. "Fantastico... pensavo fosse Alice. La hai già dimenticata?"
Il volto di Albus ora era completamente rosso. "Non potrei mai" borbottò, prima di accelerare il passo e seminarlo.
Scorpius alzò gli occhi al cielo, mentre lo raggiungeva.
Si trovarono in un attimo davanti alla porta della loro Sala Comune. Albus disse velocemente la parola d'ordine (maghi) e quella scattò in avanti, mostrando ai due ragazzi la Sala Comune di Serpeverde, buona parte occupata dai compagni della loro Casa, mentre un lato - quello vicino alla finestra che dava sul Lago Nero - era completamente deserto.
Albus scavalcò lo scalino e vi entrò. Scorpius, dopo un attimo troppo piccolo per essere notato, lo seguì.
La porta si chiuse dietro di loro con un tonfo metallico, che strappò a un Primino lì vicino un gemito sorpreso.
Scorpius non lo degnò nemmeno di una occhiata.
Chi si spaventava per così poco non meritava un decimo della sua attenzione.
Poi si fermò, moscio, e dovette trattenere un sospiro rassegnato.
Chissà cosa avrebbe pensato sua madre del suo pensiero. Proba-              -bilmente ci sarebbe rimasta male, molto male.
E Albus, se lo avesse sentito, avrebbe pensato ancora di più al fatto che Scorpius sembrava essere diventato un altra persona. Stesso aspetto, stessi modi...ma la mentalità e l'anima cambiate nel profondo.
Ma lo faceva per loro. Perché non lo capivano?
Scosse la testa. Non ci pensare si impose.
E poi...aveva altro per la testa. O meglio: avrebbe dovuto preoccuparsi di una cosa più grave e imminente di uno stupido pensiero.
Le lezioni con Rose Wealsey. Quelle si che gli mettevano paura, e avrebbero meritato una attenzione da parte sua maggiore di quella che per ora gli aveva riservato.
La prima era oggi. Il fantomatico lunedì per il quale si erano messi d'accordo durante la ronda precedente - quella dove avevano beccato Laila Finnigan e Marck Tomas a limonarsi in uno sgabuzzino- era arrivato, con grande dispiacere di Scorpius.
Aveva paura. Non perché il fatto in sé di farsi dare delle lezioni da quella narcisista cronica - perché, sia chiaro, di questo Scorpius non aveva paura: aveva affrontato ben altro, e molto più grave - ma per il semplice fatto che non sapeva come si sarebbero svolte. Non sapeva come prepararsi.
Essendo un Legilimets, era sempre stato abituato a sapere le cose - una frase che gli veniva detta, i compiti da fare, perfino le offese - un attimo prima che queste venissero effettivamente espresse.
Non era mai stato colto di sorpresa o alla sprovvista. Era sempre stato un passo avanti agli altri.
Ora però, non era così. Il fatto di leggere nella mente della ragazza e vedere cosa avesse in mente gli era completamente sfuggito di testa.
Se ne era dimenticato. E provava un certo disprezzo per sé stesso, data la circostanza. Cercava di rincuorarsi, tuttavia, provando a autoconvincersi che, anche se se ne fosse ricordato, non sarebbe riuscito comunque a mettere in atto il suo piano. Provava a pensare che non sarebbe riuscito a scalfire lo strato di pensieri superficiali della ragazza che, inconsciamente - o forse volontaria-mente, ma Scorpius ne dubitava, e molto - facevano da schermo, da scudo, verso quella rete più personale e intrimistica di pensieri profondi e ricordi antichi che invece Scorpius cercava. Tutte quelle preoccupazioni inutili che le occupavano la testa, tutte quelle altre cose che le giravano nel cervello, impedivano a Scorpius di leggere con chiarezza e limpidità la vera essenza - così la chiamava sua madre - della Weasley.
E quindi, non sapeva come le cose si sarebbero svolte. Quello che lei aveva in mente.
E, perciò, non poteva prepararsi di conseguenza.
Era questo a fargli paura. Niente altro.
L'unica prospettiva che rendeva quell'avvenimento imminente un po' più lieto era il fatto che avrebbe passato molto tempo con lei. Nel senso: avrebbe avuto tantissimo tempo per provare a leggerle nel pen- -siero, e vedere se riusciva a scavare un buco in quel muro di barriera fra lui e i pensieri profondi della ragazza.
Magari avrebbe aperto un varco, e letto delle cose più personali, che avrebbero aiutato a spiegare ciò che aveva visto nella mente di suo fratello.
Sul serio, alle volte era terribilmente irritante non capire, sopprattutto se la scena della famiglia al tramonto gli si presentava nella testa a una frequen- -za davvero insopportabile.
"Scorpius, tu la hai fatta la ricerca di pozioni?"
La voce di Albus lo richiamò a terra. Si era accomodato - Scorpius non avrebbe saputo dire quando, ma non gli importava - su uno dei divanetti della Sala Comune, e frugava nella sua borsa alla vana ricerca del libro di pozioni. Aveva uno sguardo concentrato e vagamente distante.
Scorpius seppe che stava pensando a Alice Longbottom senza usare il suo dono.
Scorpius scosse la testa. "Non sapevo nemmeno ci fosse una ricerca di pozioni"
Albus mise di guardare nella sua borsa. Alzò lo sguardo su di lui, accigliato. Scorpius roteò gli occhi.
"L'anno scorso eri bravissimo in pozioni"
"L'anno scorso è passato" Scorpius si buttò a peso morto sul divanetto. La borsa gli cadde ai piedi, ma lui non se ne importò.
Albus sbuffò. "come ti pare" borbottò seriamente risentito, prima di rimettersi a cercare.
Scorpius fece vagare lo sguardo per la Sala. I nomi dei - pochi, questo doveva ammetterlo - Serpeverde che avevano combattuto contro Voldemort - o semplicemente erano molto forti - bri-
-lavano sotto la tenue luce delle candele, risplendendo come una di-stesa di stelle in un cielo senza nuvole.
Merlino, Saverius Piton Regulus Black, Blaise Zabini...tutti nomi molto impor-tanti.
Sembrava passata un eternità - ed ef-fettivamente lo era davvero, conside-rato come stesse Scorpius - da quando il ragazzo aveva beccato Pansy Parkinson in quella Sala, davanti a quei nomi, piangendo.
Quello sí che lo aveva lasciato interdetto. Ma aveva anche una vaga idea del perché si trovasse là, e per chi fossero quelle lacrime.
Dopotutto, lo aveva pur sempre visto nella sua mente.
"Fantastico" borbottò Scorpius una ora dopo, nel momento stesso in cui Albus urlava qualcosa come "final-mente ho finito!"
Il suo migliore amico gli lanciò uno sguardo perplesso. "Perché quella faccia da funerale? Non ti sarà mica morto il gatto in questo frangente"
O il gatto no. Ma so chi sarà dove hai detto tu.
"No" Scorpius si alzò. "Devo andare da tua cugina"
"Oh" gli occhi di Albus si illuminarono di comprensione "per le lezioni?"
"No. A prendere il pesce"
Qualcosa colpii Scorpius alla nuca. Il ragazzo gemette piano, lanciando un occhiataccia a Albus, con lo sguardo tanto risentito da essere la prova tangibile della sua colpevolezza più delle sue impronte digitali sul quaderno che gli aveva appena tirato dietro la testa - o la scritta a caratteri cubitali Albus Potter che riempiva la prima pagina.
Scorpius sospirò, imponendosi la cal-   -ma.
"Perché lo hai fatto?"
"Non ti azzardare a prendermi in giro" Albus si chinò e raccolse il proprio quaderno.
"Ha domande stupide rispose stupide"
Albus lo fulminò con gli occhi. "Era per fare conversazione, idiota!"
"Perché dobbiamo fare conversazione? Abbiamo parlato fino a un attimo fa!" Protestò Scorpius.
"Non capirai mai" disse Albus scuo-     -tendo la testa.
Scorpius si strinse nelle spalle. "Probabile. Ma non mi interessa"
"Delicato" Scorpius sentii borbottare Albus, mentre si allontanava, borsa in spalla, e si dirigeva alla Biblioteca.
Uscii dalla Sala Comune, poi attraversò svelto i corridoi.
Mentre risaliva le scale per uscire nella parte principale del castello, una chioma rossa catturò la sua attenzione.
No, non era la Wealsey - anche se con alte probabilità apparteneva a quella famiglia.
Era un ragazzo. Con la divisa da Serpeverde.
Hugo Wealsey.
Scorpius si fermò. I pensieri del ragazzo lo investirono in pieno, anche se lui non era abituato a leggere la sua testa. Bhe, in realtà un pochino si - ma poco! - e aveva iniziato comunque da...un paio di mesi? Di certo non di più.
Era impossibile che avesse creato un legame fra la sua capacità e la mente del ragazzino in così poco tempo. Con Albus ci aveva messo quasi un anno!
Poi gli venne in mente una spiegazio- -ne più plausibile.
Ci sta pensando intensamente. É un qualcosa di fisso, non di passeggero.
Scorpius chiuse gli occhi. All'inizio vide solo nero, e si chiese se il ragazzino fosse diventato all'improvviso troppo distante da uscire fuori dal suo campo di azione.
Poi ci rifletté meglio. Non era nero.
Dei puntini bianchi brillavano a intermittenza, punteggiando quella distesa scura con la loro luce...
Scorpius non sapeva cosa fosse, ma di certo sentiva ancora i pensieri del ra-  -gazzino.
Qualche parole volò confusionaria fra quel manto scuro, niente a cui Scorpius fosse interessato o riuscisse comunque a capire.
Poi due parole, un nome chiaro, si stagliarono come fuochi dorati in quella distesa nera. Ardevano, quasi bruciando davvero il ragazzo.
E a Scorpius si gelò il sangue nelle vene.
Scarlen Julep.
Cosa? Come...? Hugo la conosceva? Come era possibile? Certo, non era troppo strano, però...Scorpius si aggrappò a un muro, e per poco non cadde.
Prima che potesse chiedersi altro, qualcosa, ancora più luminoso, brillò nella sua mente.
Un volto, i rossi capelli che scendevano oltre le spalle e la distesa limpida e azzurra come il mare degli occhi...
Quello era il viso di Rose Wealsey.
Booom.
Un fracasso di metallo lo fece sobbalzare, e perdere il contatto. Nella sua mente, le immagini svanirono con un leggero Puf, lasciando solo vuoto e confusione nella sua testa.
Scorpius diede dell'imbecille a chiunque avesse fatto tutto quel casino. Dannazione. Perché non potevano fare più attenzione?
Solo quando il dolore lo colpii come una miriade di spillo sulla pelle, diffondendosi in una ragnatela dolo-
-rosa di nervi, capii di essere lui l'imbecille che doveva fare più attenzione.
Aprii gli occhi. Era caduto su un armatura, e per poco la spada che il pezzo di metallo che portava in mano non gli si era conficcata nella carne.
Hugo era davanti a lui. Lo fissava vagamente preoccupato e...perplesso.
Già. Anche io sarei perplesso di vedere un tale coglione che é riuscito a cadere su qualcosa di immobile. Pensò Scorpius.
Poi si alzò.
Hugo lo fissava, incerto se chiedergli se stava bene o meno. Si stava chiedendo quando fosse opportuno che fosse proprio lui (un ragazzo con cui a stento parlava, e che il tempo massimo che avevano passato insieme era stato il viaggio di ritorno a Hogwarts - e, onestamente, non era una cosa che Scorpius avrebbe voluto ripetere. Non prima di un paio d'anni, almeno.
Quando sarebbe stato fuori da Hog-      -warts) fosse a porre quella domanda.
Alla fine rinunciò. Si assicurò con uno sguardo se stava bene, e poi si voltò, sparendo alla vista di Scorpius.
Scorpius ci mise in attimo a ricordarsi ciò che aveva visto.
Come fa a conoscere Scarlen?
"Ehy!" Fece un passo avanti, ma niente.
Il ragazzino era già spartito, inghiot-   -tito da una dei tanti corridoi secondari del castello.
Scorpius pensò di inseguirlo, poi lasciò perdere. Era già in ritardo con la Wealsey, e di certo poteva beccare il ragazzino nella loro Sala Comune.
E poi non era una cosa tanto grave.
Poteva conoscere l'infermiera di Hogwarts anche per fatti suoi.
Scosse la testa. La scusa non reggeva nemmeno nella sua mente.
L'intensità del pensiero...c'era qualcosa di più profondo e personale in quel nome. Doveva essere così anche il loro rapporto.
Questa era una regola base.
Ma Scarlen cosa poteva volere da uno come Hugo?
Scorpius si appuntò mentalmente di chiederlo la volta successiva, quando avrebbe visto l'infermiera della scuo-  -la. Doveva rispondergli.
Lo sguardo gli si abbassò, senza che lui lo volesse, sulle sue mani. Erano fasciate dai soliti guanti, le dita ben coperte e tenute al caldo dalla stoffa.
Ma, per quanto potesse nasconderlo agli altri, lui sapeva cosa c'era sotto.
Cosa si celava oltre l'indumento bian- -co e argento.
Scorpius riprese la sua camminata verso la Biblioteca. Ormai aveva accumulato un ritardo di buoni venti minuti, ma non gli importava.
Se la Wealsey si fosse arrabbiata e avesse deciso di cambiare decisione, stroncare sul nascere il suo aiuto, Scorpius ne sarebbe stato solo contento.
Poi pensò al fatto di leggerle nel pensiero.
Si mise a correre verso la Biblioteca.
Fortunatamente, quando arrivò, la Weasley lo accolse come se niente fosse. Come se lui non avesse appena fatto un ritardo di venticinque e passa minuti, e non l'avesse fatta aspettare per tutto quel tempo - e anche di più, considerato che poteva trovarsi lí da un bel po'.
"Scorpius" quando arrivò, la ragazza gli sorrise.
Sospettoso nel comportamento cordiale, Scorpius si mise sull'attenti.
Lei poteva benissimo tirargli un tiro mancino da un momento all'altro.
Dopotutto, dopo ciò che le aveva fatto per tutto quell'anno, era anche plausibile.
Ma lei non sembrava intenzionata a fargli del male. Nemmeno a fargli pesare il ritardo, o a farglielo notare.
La Wealsey si alzò. "Ho preparato delle cose" annunciò, sempre sorridendo, seduta a un angolo deserto della Biblioteca - beh, non che il resto fosse occupato, sia chiaro.
Scorpius la guardò guardingo.
Qualcosa gli puzzava. Sotto quel tono gentile la ragazza doveva essere arrabbiata. Per forza, dopo tutto quel tempo.
Le lesse nel pensiero. Niente.
Ma era anche vero che non riusciva a leggere sotto la crosta superficiale e vedere cosa provasse per davvero la ragazza.
Poteva benissimo nascondergli qualcosa.
Lei gli sorrise ancora. Sembrava solare, piena di vita e...falsa. "ho organizzato un bel piano di studio" accennò a diversi libri disposti in una pila solla sedia. Scorpius vi lanciò solo una veloce occhiata, prima di tornare a guardarla."é tanto, ma se ci mettiamo subito a lavoro, lo facciamo costantemente e tu ti impegni..."
La sua voce si perse in un mormorio, come di una radio rotta. Scorpius aveva smesso di ascoltarla, irritato oltre ogni limite.
A un tratto, quel tono tanto cortese quanto finto gli diede sui nervi. Fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Scorpius non c'è la faceva più.
Buttò la borsa per terra, il tonfo che rimbombava in tutta la Biblioteca "perché vuoi aiutarmi?" sputò finalmente fuori, infastidito e apatico.
Lei si voltò a guardarlo."Cosa?"
"Perché vuoi aiutarmi?" Ripeté Scorpius. Iniziava a scocciarsi. Se lei avesse continuato ancora con quel tono da santarellina lui...ahh, probabilmente sarebbe impazzito.
"Io..." La ragazza sembrava spiazzata "voglio solo essere gentile"
Scorpius sbuffò, scettico. "Certo"
"É così!" Si impuntò lei, offesa.
Scorpius si appoggiò con i gomiti sul tavolo. Le rivolse uno sguardo annoiato, osservando le guancie di lei colorarsi sempre più di rosso, in perfetto tono con i capelli. "É la scusa più banale che io abbia mai sentito" commentò.
La bocca della Weasley cadde, sorpresa. Lo fissò un attimo, attonita poi si impose di riprendere il controllo di sé.
Patetica pensò Scorpius. Lui ci sarebbe riuscito in meno tempo, a tornare se stesso e a non permettere alla sorpresa di spiazzarlo. Era bravo.
Più bravo di lei.
La Wealsey tornò all'attacco in fretta.
"Perché non vuoi credermi?" Sono sincera!
Certo.
"Perché vuoi aiutarmi?" Ripeté pacato Scorpius, anche se dentro si sentiva bruciare. La rabbia...era ingiusto, quella ragazzina aveva tutto, non capiva...
Ma lei disse una cosa che lo scombussolò. Con il tono debole, e la voce un sussurro, chiese:
"Perché sei cambiato?" Non per colpa mia, vero?
Narcisista.
Scorpius si riprese. Aprii la bocca per dirle qualcosa, replicare in modo acido e piccante come sapeva fare, ma si fermò, la consapevolezza che gli faceva morire le parole in gola. Si era reso conto di una cosa che prima gli era sfuggita.
Un momento. Scorpius le rivolse uno sguardo sorpreso, senza nemmeno rendersi conto di non stare rispondendo. Lei lo fissava decisa, gli occhi azzurri assottigliati e le mani strette lungo i fianchi.
Aveva ancora le guancie chiazzate di rosso, ma probabilmente era l'imbarazzo e la rabbia, niente altro.
Ma Scorpius non ci fece caso, mentre la guardava come se la vedesse per la prima volta. Per un attimo gli sembrò di fare breccia nel suo muro di pensieri...ma non ci era riuscito.
Non con il suo dono, almeno.
Inclinò la testa di lato.
Lei se ne era accorta?

In The Name/ Scorose.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora