Capitolo 38

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Rose uscii dalla Biblioteca al suono della campanella.
Non era arrivato nessuno - non che fosse sorpresa, dopotutto, da quando non c'era più la Bibliotecaria, raramente gli studenti si prendevano la briga di sprecare le loro ore in quella stanza, se non era strettamente necessario per via di una ricerca complessa.
Rose, sotto sotto, ringraziava la situazione.
Rose si mise meglio la borsa in spalla, e, lesta come era arrivata, si spinse fuori dalla Biblioteca, mentre il corridoio si riversava di studenti di tutte le età, che so incamminavano per l'ora successiva.
Rose si unii a quella marmaglia informe e continua quasi abbandonandosi al volere degli altri, lasciando che il flusso ininterrotto di ragazzi la trascinasse per i corridoi.
Anche lei aveva lezione, ma voleva prima almeno ritrovare Alice. Scambiare qualche parola con lei non avrebbe certo potuto farle male, anzi, l'avrebbe anche aiutata.
Probabilmente era nel loro Dormitorio, nella Sala Comune di Grifondoro, anche se Rose non dubitava che l'amica potesse essere andata in giro per il castello mentre non era più l'ora in cui gli studenti si affollano nei canali di passaggio.
Forse, mentre cercava - senza tirare gomitate a qualche suo compagno - di passare fra la fitta folla, un dubbio la colse. Forse avrebbe dovuto andarci prima.
Sei una pessima amica, le sussurrò una voce maligna nella testa, mentre Rose si stringeva il labbro superiore fra i denti, colta dall'improvvisa incertezza dopotutto quello che lei ha fatto per te! Ingrata, avresti potuto passare la tua ora di buco con lei e vedere come stava, al posto di fare l'egoista e andare in Biblioteca.
Rose temette che forse aveva sbagliato. Avrebbe dovuto fare dall'inizio ciò che aveva pensato solo ora, senza andare in un luogo dove le faceva piacere con la sua migliore amica che, probabilmente, era in preda a una crisi di nervi.
O forse no.
Rose, senza neanche accorgersene, era arrivata alla Torre di Grifondoro, passato il quadro della signora Grassa e attraversato la Sala Comune velocemente, salendo su per le scale a passo costante.
Ora era davanti alla porta del suo Dormitorio, aperta del tutto su uno scenario abbastanza bizzarro per le condizioni in cui aveva lasciato Alice giusto qualche ora prima, e quasi completamente addossata al muro.
Rose inarcò un soppracciglio verso la migliore amica, stravaccata sul suo letto come una balena spiaggiata, la testa reclinata all'indietro sulla coperta alla base del materasso e le gambe allungate sulla tastiera del letto come spessi fili neri ed elastici - i Jeans che le fasciavano aderenti le cosce snelle - mentre, in bilico sulla pancia, faceva bella sfoggia di sé una confezione mezza volta di Gelatine Tutti i Gusti +1.
Alice, la lunga coda castana che cadeva come una fune dalla sua testa e arrivava a sfiorare il pavimento, le rivolse un occhiata simpatica. Volse la testa verso di Rose, sorridendo storta, e le fece cenno con la mano di avvicinarsi.
Un po' titubante, ma troppo sorpresa e sconvolta per riuscire a opporsi, Rose si mosse come un automa verso l'amica, richiudendosi la porta alle spalle. Il lieve scatto che fece la serratura la informò che era chiusa dentro. Insieme ad un Alice più strana del solito.
"Oh, ciao Rose, già finite le lezioni?" Chiese Quest'ultima, provando a tirarsi su, na fallendo miseramente e crollando di nuovo sul materasso con in sbuffo spazientito, rassegnato e affaticato.
Rose la guardò dal basso verso l'alto, mentre continuava ad avvicinarsi, pentendosi sempre di più di aver passato la sua ora buca in Biblioteca e non con Alice. Magari, se avesse deviato la destinazione, sarebbe riuscita a prenderla in tempo, evitando che diventasse una ragazza in procinto di una crisi psicologica, sull'orlo di perdere il senno e dare il già a una reputazione da pazza isterica, culminante con un uccisione che, visto il sorriso inquetante che aveva iniziato a curvare le labbra di Alice, doveva essere più vicino di quello che Rose credeva.
"Bhe" disse infine Rose, sedendosi un po' schifata sul bordo del letto e guardando Alice con una smorfia che mal celata il suo stupore "in teoria c'è un altra lezione, adesso. E la ho insieme a te"
Alice allargò il suo sorriso, che sembrava sempre di più quello di un Killer pronto a colpire la vittima che ha puntato da ormai mesi; nei suoi occhi brillava una sorta di cieca eccitazione e determinazione folle.
"Non mi va di andarci"
"Ma" gli occhi di Rose si sgranarono un poco, mentre si voltava di più verso l'amica - attenta, comunque a non toccarla (ciò che le era preso poteva sempre essere contagioso) "hai già saltato una lezione nonostante tu stessi bene, non puoi saltarne un altra nello stesso giorno!"
Alice sbuffò. "Rose...non fare la polemica"
"Non sono polemica!" Ribatté Rose, indignata, alzandosi; Alice aprii la bocca per parlare, ma l'altra alzò una mano per costringerla al silenzio "e non ti azzardare ad uscirtene con la cosa che non so divertimi. Io so farlo, ma nel rispetto delle regole. Ne" aggiunse, vedendo che l'amica stava per ribattere qualcosa "con la cosa del Prefetto Perfetto. Non q divertente"
"Oh ma andiamo! Quella é stata la battuta preferita di James per tutto l'anno scorso! Era spassossissima!"
Rose la fulminò con lo sguardo.
"Non per me. Ha perso il suo fascino la terza settimana di scuola" si rassettò meglio la divisa, stirandola verso il basso; fissò l'amica con un cipiglio severo "mettiti qualcosa di decente e andiamo a lezione.
Siamo già in ritardo"
Stai esagerando
Rose, per la prima volta, ignorò quella voce.
Potrebbe scocciarti di te, si stancherà e ti abban-
Un lamento abbastanza forte di Alice la distrasse; la ragazza calciò il suo cuscino, portando le gambe sotto la tastiera del letto. Rose si chiese come facesse a stare in quella posizione e a non venirle il mal di schiena.
"Non voglio" gracchiò Alice.
"Ma che ti hanno dato? Hai preso qualche pastiglia che ti fa comportare da scema?"
Alice la guardò male, quasi come se si fosse offesa. Mise su un broncio.
"Non ho preso niente" borbottò incrociando le braccia sulla pancia; la confezione di caramelle perse definitivamente l'equilibrio e crollò a terra, costellando il pavimento di mille colori puntinosi come stelle e spargendosi con tonfi lievi per ben tre quarti della stanza. "Sei tu che vuoi sempre essere perfetta."
Rose si tratenne dall'alzare gli occhi al cielo.
"Alice" mormorò piano, cercando di non far trasparire dal suo tono quanto in realtà fosse scocciata dalla situazione (ci riuscii, ma non se ne rese conto) "so che non vuoi incontrare mia cugina, ed é comprensibile, davvero, ma io devo andare a lezione. Sono un Prefetto e devo dare l'esempio. Non voglio rovinare la mia media per-"
"Hai ragione" Alice sospirò, mettendosi seduta. Nel suo sguardo, ora, non c'era più traccia della fiamma folle che Rose le aveva visto prima; non c'era più fiamma di niente. "Scusa" aggiunse Alice in un sussurro, abbassando lo sguardo.
Rose iniziò davvero a preoccuparsi, adesso. Il suo cervello si mise in moto per cercare di capire cosa turbasse l'amica, mentre il suo sguardo prendeva uno sguardo più attento.
Alice Longbottom non aveva mai chiesto scusa, non in quel modo, almeno.
Non in tono così arrendevole, quasi sottomesso nei confronti di Rose.
Questa, era la stranezza che più cozzava con quella chiaccherata di mattina, mentre tutti gli altri studenti erano a lezione. Non la posizione strana di Alice, e nemmeno le Gelatine sparse su tutto il pavimento che brillavano piano al leggero sole appena sotto oltre la foresta Proibita.
Quel scusa.
"Ok" disse Rose, dimenticandosi completamenta delle lezioni e sedendosi sul letto accanto a Alice; le spostò una ciocca di capelli dal volto "cosa é successo?"
É colpa tua! Urlò una voce accusatrice nella sua testa, strepitando come se le avessero appena tagliato la gola la hai stressata troppo! Era logico che si sarebbe scocciata.
Questa volta, Rose non riuscii a ignorare i suoi pensieri. Fu come ricevere dell'acqua fredda in faccia, un colpo al cuore, e iniziò a pentirsi e a maledirsi per essere stata così dura con l'amica.
Aveva sbagliato.
Normalmente, Alice si sarebbe accorta dello scambio poco piacevole nella testa di Rose - o meglio, avrebbe visto quell'insicurezza scura che incupiva e raggelava i suoi occhi azzurri, in uno sguardo laser di cui la loro amicizia l'aveva fornita quasi subito - ma, distratta come era dai suoi pensieri e dalle sue emozioni, non riuscii ad alzare lo sguardo verso l'amica.
"É solo che" iniziò Alice e Rose, prontamente, spostò lo sguardo su di lei, costringendosi a mettere a tacere in suoi dubbi. "Bhe ecco...io..."
"Alice" Rose la richiamò in tono dolce, che però aveva sempre un fondo serio che non ammetteva replice difficile da ignorare.
Alice sbuffò, scocciata, portandosi una mano alla fronte. Nascose gli occhi sotto il palmo, abbassando il viso.
La coda le ricadde in avanti.
"Ho incontrato Smith" confessò poi, con un fil di voce; Rose sgranò gli occhi "mi sento una merda"
"No" Rose si spostò verso di lei con insolita veemenza, marcando con durezza la sillaba "no, Alice, non lo sei. Non pensarci neanche per scherzo"
Alice scosse la testa, afferrandosi i capelli castani fra le mani.
"Ma se..."
"Alice. Tu non hai fatto niente di sbagliato. Sei una delle persone più forte che io conosca, e non devi farti influenzare dagli altri"
"Forse non avrei dovuto continuare Babbanologia" mormorò Alice, quasi come se non l'avesse sentita "forse avrei dovuto dargli ascolto...era quello che voleva..."
"Non ci pensare nemmeno per un secondo!" Esclamò Rose, tanto ad alta voce che Alice alzò lo sguardo su di lei sconvolta. "Sei abbastanza forte per poter continuare quel corso. Ti piace un sacco, poi! Non lasciare che qualcuno decida per te"
"Non mi lascio decidere altri per me" ribatté Alice, poco convinta.
"Bhe se non fai qualcosa per colpa di uno scherzo infame invece si!" Sbottò Rose, l'espressione rossa e rabbiosa.
Qualcosa negli occhi di Alice si spezzò. Nell'iride chiara brillò qualcosa di molto simile a una lacrima.
"Io non mi sento abbastanza forte. Non sento di riuscirci"
Rose, per la seconda volta, si sentii responsabile del dolore dell'amica.
Le prese le mani, sorridendole incoraggiante.
"Certo che lo sei" disse piano, carezzando i dorsi pallido e leggere di Alice "io ti conosco da tanto tempo, e ti assicuro che sei abbastanza forte e testarda da fregartene. Hai sempre fatto di testa tua, ignorando i pareri degli altri che ritenevi superflui. Come quando ti sei rotta il braccio salendo su un albero" Rose sorrise, e anche le labbra di Alice si curvarono lievemente "io ti avevo detto di non farlo. Ti avevo detto di non salire, come lo aveva fatto Albus e James.
Non ci hai ascoltato. Risultato? Un incantesimo di guarigione e due settimane di punizione.
E avevi appena sette anni" Alice cacciò una mezza risata.
"Ricordo quell'episodio" confessò in un sussurro "per quanto doloroso, é stato molto divertente."
Rose le sorrise, un attimo persa nei ricordi. Poi tornò seria, fissandola intensamente.
"Perché non lo fai anche ora? Cosa c'è di diverso?"
Alice rimase muta per diversi minuti. Poi, alla fine, sospirò.
"Perché sono stata una stupida" disse, abbassando lo sguardo.
Rose le sorrise dolcemente.
"Non é vero. Non lo sei. Sei una strega intelligentissima per la tua età. E fidati che, se detto da me, é un enorme complimento."
"Se fossi stata intelligente non avrei fatto ciò che ho fatto"
Rose strinse di più le sue mani.
"A tutti capita di scivolare. Nessuno di noi é perfetto, o immune alla sbadataggine e goffezza della natura umana. Sbagliare é perfettamente comprensibile, e, soprattutto, nella norma. É nel tuo caso ancora di più. Sarebbe strano il contrario.
Tutti scivoliamo, fa parte di noi.
Ma non abbatterti per questo Alice, non lasciare che la tua vita sia governata da qualcosa che é andato ormai dimenticato.
Vivi tranquilla"
Alice rimase ancora zitta, osservando assorta le sue mani strette a quelle di Rose.
Dopo qualche attimo, le sue labbra si curvarono molto lievemente.
"É quello che ti dico sempre io" disse, alzando lo sguardo.
Difatti, i ruoli si erano invertiti. Normalmente era Rose a ricevere aiuto e austostima, e sicurezza, visto il suo carattere per natura incerto, mentre era Alice - visto anche il suo temperamento sfrontato e tenace - a darle tutta la forza di cui Rose si serviva, e che non sapeva di avere.
Una capiva sempre cosa passava per la mente all'altra, e forse era stato proprio il loro carattere di natura così opposto e contrastante a fare in modo che si formasse una delle amicizie più solide del Mondo Magico.
Ma, ora, le carte di erano ribaltare.
Era stata Rose a infondere coraggio nell'amica, mentre Alice si era lasciata cullare dalle parole dolci e intrise di rassicurazione della rossa.
Rose sorrise, guardando gli occhi dell'amica. Il sole che filtrava dalla finestra illuminava le sue iridi come cristalli alla luce di una torcia. La camera dietro di loro era completamente in disordine, ma nessuna delle due ci badava.
E, proprio mentre nel cielo si propagava il suono sollevano nella campana che suonava, Rose si ritrovò a pensare che, per una volta aveva ripagato il favore alla sua migliore amica.
Per una volta, era stata lei ad essere di aiuto ad Alice, non il contrario.

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