Capitolo 43

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Quando la porta si chiuse alle spalle di Roxanne, Rose trattenne un esclamazione per poco educata che le premeva sulla punta della lingua, fremendo per essere detta ad alta voce.
Le ci volle un non poco sforzo per impedirle di proferire qualasiasi offesa indirizzata alla cugina.
Alice, invece, aveva preso un aria affranta.
"Credi che c'è l'avrà ancora per molto con me?" Chiese con un fil di voce, sospirando mentre si passava una mano sugli occhi, probabilmente stanza di quella situazione.
"Me lo hai già chiesto" risposte Rose, sentendo che la sua pazienza stava per finire, e cercando di non farlo notare ad Alice "e io ti ho già detto che non lo so"
Alice le lanciò un occhiata in sottecchi, guardandola da sotto il palmo della mano.
"Mm, si giusto"
Rose imprecò mentalmente. Alice si era accorta di qualcosa.
Per fortuna - o forse grazie a tutti quelli anni di conoscenza che le avevano dato una formazione su Rose più precisa di quella che aveva qualunque altra persona, Ron e Hugo inclusi - Alice non disse niente, limitandosi a ficcarsi sotto le coperte.
Rose la fissò con un sopracciglio inarcato, sospetta.
"Cosa?" La testa castana di Alice sbucò da sotto il lenzuolo in un curioso contrasto con il rosso scarlatto che lo colorava; spianò la fronte "vado a letto: é tardi"
Rose era sul punto di rabattere qualcosa, a proposito del continuare a parlare, ma il suono di una campana in lontananza che indicava che erano scoccate le dodici, la interruppe, facendole rendere conto che effettivamente avevamo passato l'orario di veglia da un bel po'.
Alice le rivolse uno sguardo di vittoria.
"Visto?"
"StGià" borbottò Rose, frenandosi prima dal dire qualcosa di troppo.
Alice alzò il capo, confusa, notando la sua esitazione. Rose sentii il suo sguardo sulla nuca per tutto il tempo in cui si toglieva la divisa e si infilava il pigiama, che la seguiva come un ombra; e anche quando fu a letto Alice continuò a guardarla come se nascondesse qualcosa.
Rose sperò che non dicesse niente.
Forse, Alice pensò che quel tremore che aveva sentito nella voce di Rose era solo una sua impressione dovuta alla stanchezza e all'ora tarda; o forse capii che Rose non se la sentiva di parlare ancora, fatto sta che rimase in silenzio, e la frase che articolò poco dopo - cambiando radicalmente argomento - lasciò Rose in uno stato di estrema sorpresa.
Fra tutte, era quella che si aspettava di meno.
"Secondo te le altre dove sono?" Chiese Alice, girandosi verso di lei.
Rose voltò la testa in direzione di Alice con aria assonnata.
"Chi? Roxanne?"
"No" Alice fece roteare gli occhi "mi riferivo a Padma e Sam. É da un po' che non le vedo"
"Campo da Quiddich?" azzardò Rose, toccandosi la fronte, ricordando che Sam, una sua compagna di squadra, era molto contenta di stare a esercitarsi nel suo sport preferito sotto qualsiasi tempo.
Probabilmente era stata l'influenza di suo padre, Oliver Wood, ma Sam aveva una certa assiduità e un certo coraggio che sfidavano anche il tempo più sfavorevole.
E, ogni volta che fare un giro sulla scopa le sfiorava la testa, Sam era solita portarsi la sua migliore amica, Padma.
Non era troppo strano che fosse successo anche quella volta.
"No" Alice la contraddisse "ho visto James e Fred andarci per fare una cosa che non ho ben identificato - e non ho intenzione di scoprire - poco fa: dubito che Sam e Padma sarebbero andate come volute spettatrici - o vittime - di qualche loro piano diabolico."
"Giusto" Rose si passò una mano sulla fronte. Era molto stanza: sentiva gli occhi chiudersi. "Forse dovrei controllare, sono un Prefetto e l'orario di rientrare nei nostri Dormitori é passato.
Potrei dover togliere loro qualche punto."
"O forse sono in Sala Comune" ribatté in fretta Alice, come se si fosse pentita di aver toccato quell'argomento "non c'è bisogno che vai"
"Si, invece"
Rose si stava già tirando su, combattendo contro la mente annebbiata e gli occhi che si chiudevano contro la sua volontà. Provò a rinfilarsi la divisa, ma si dimenticò di aver addosso il pigiama.
Se lo sfilò, ma quando tentò di nuovo di vestirsi mise la testa nello spazio della manica, e rimase incastrata.
Sbuffò, borbottando qualcosa di poco lusinghiero verso la sfiga, si tolse tutto e riprovò a metteterselo.
"Rose, sono seria" il tono di Alice prese una nota stranamente grave, mentre si tirava su e guardava l'amica con aria preoccupata "normalmente non ti impedirei di fare azioni, perché so che sono libere scelte e bla bla bla...
Ma mi sembri davvero molto stanca"
Rose, che per qualche strana ragione non era ancora riuscita a infilarsi la divisa, la guardò con uno strano cipiglio.
"Vuoi solo che non tolga punti a Grifondoro ora che siamo in testa, vero?"
"Anche" concesse Alice, lasciandosi andare a un sorriso; tornò seria appena vide che Rose inciampava nel camminare "però davvero, non andare.
Rimani qui e riposati. Deve essere stata una giornata pesante per te"
Rose le lanciò un occhiataccia, inciampando nel suo letto e aggrappandosi al materasso per Kim cadere; Alice seguii i suoi movimenti con occhi apprensivi.
"Sembri mio padre" costatò Rose, ritirandosi su.
"Forse tuo padre ha ragione" ribatté Alice, osservandola stentare e armeggiare per sfilarsi i pantaloni pesanti.
"O forse sei tu che ti preoccupi per nulla.
Davvero, da quando sei così attenta e apprensiva nei miei confronti?"
Alice fece una vaga espressione di disappunto, poi scosse la testa.
"I tuoi occhi urlano letto. Si" la precedette, notando che stava per replicare "leggo i tuoi occhi meglio di te"
"Ma..."
"Rose" Alice incatenò i suoi occhi a quelli di Rose "davvero, io so cosa é meglio. Guardandoti é lampante!"
Rose le lanciò un occhiata meditambola, soppesando bene le sue parole e cercando di capire se ne valesse davvero la pena, o se fossero solo delle esagerazioni dell'amica per costringerla a non togliere punti alla loro Casa. Alla fine sospirò, rinunciando a infilarsi qualsiasi indumento - era una gonna (o forse la maglia?) E lo gettò distrattamente a terra.
"E va bene" disse, stanca, passandosi ancora una mano sugli occhi; ebbe la sensazione che Alice esultasse "dopotutto" aggiunse Rose, tentando un sorriso che sembrava più una smorfia "sei sempre stata tu quella brava a capire le persone da una faccia."
"Esattamente" Alice sorrise "e lo saresti anche tu se non ti facessi mille paranoie su ciò che pensano gli altri"
Rose ignorò l'ultimo commento, ficcandosi sotto le coperte.
Lanciò un occhiata all'amica.
"Si, posso rimanere" sbadigliò "che cosa vuoi che succeda..."
Rose chiuse gli occhi a metà frase, sentendo solo indistintamente la buona  notte che le stava dicendo Alice.
Dopotutto, una bella dormita era ciò che le serviva: non le avrebbe di certo fatti male.
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Rose dormii malissimo.
Continuava a svegliarsi da incubi sempre più frequenti grondante di sudore, il fiato corto e i capelli appiccicati alla fronte.
Dormiva poco.
Riprendeva sonno per circa cinque minuti e poi tornava con la mente annebbiata e la vista offuscata.
Passò un paio d'ore in questo stato e, proprio quando le sembrava di essere vicina a un sonno tranquillo, aveva sentito Padma e Sam rientrare - da non voleva nemmeno sapere dove - svegliandosi di nuovo. Aveva ritentato a prendere sonno, intervallando gli incubi con qualche passeggiata per la Sala Comune - deserta, per fortuna: cosa avrebbero pensato di lei i suoi compagni vedendola vagare nel bel mezzo nella notte come un anima in pena e una faccia da zombie? - ma non aveva avuto troppo successo.
Si era messa di nuovo a letto, aspettando un sonno che tardava ad arrivare e, quando aveva sentito anche Roxanne rientrare - che, col suo fare arrabbiato, l'aveva ridestata completamente - aveva rinunciato definitivamente a prendere sonno.
Era rimasta immobile, gli occhi spalancati nel buio, aspettando le prime luci dell'alba, che invece avevano svegliato le sue compagne.
Rose non si era quasi accorta del distacco fra le tenebre e la luce.
Poi non era rimasta troppo presente per capire cosa stesse succedendo.
Era rimasta in un limbo fra la veglia e il dormire, con le immagini del sogno che continuavano a presentarsi sotto le sue palpebre, come se le avesse incise nelle retine.
Aveva visto la faccia arrabbiata di Medelain, un Hugo fuori di sé che l'accusava di aver distrutto la famiglia con la sua gentilezza; Scorpius che diceva che era un insopportabile so-tutto-io, e che la sua compagnia fosse solo un inferno, che continuava a dirle cose ben poco carine, infarcite, ovviamente, del mix di insulti che le aveva riservato dall'inizio dell'anno.
Tutti e tre che si mischiavano in una macchia indefinita di colore rosso e offese che Rose non riusciva a reggere.
E poi...tutto era cambiato.
C'era stato quello che l'aveva terrorizzata di più, mandando in frantumi la sua voglia di alzarsi - anche perché era mentalmente e fisicamente troppo stanca per farlo - e aveva cacciato un urlo tanto forte che una delle quattro - probabilmente Alice - era stata costretta a scagliarle un silencio.
Rose l'aveva vista: la stanca buia, sua madre sul letto agonizzante mentre si premeva la pancia fra dolori atroci.
Non le aveva visto io viso, ma le sue urla le erano bastate per farle capire - o ricordare, non aveva mai capito se si trattasse di un episodio realmente accaduto o fosse solo frutto della sua immaginazione - che razza di sofferenze stesse passando.
Dopo di che, era caduta in un torpore e, al suo risveglio, aveva trovato sua cugina Dominique accanto al suo letto, nel Dormitorio deserto.
Rose l'aveva vista dapprima sfocata, poi aveva sbattuto le palpebre e i contorni della cugina erano venuti a galla rientrando nei loro confini, e la macchia informe e gialle era diventata l'acconciatura ordinata e brillante di Dominique.
Rose la guardò interdetta.
Non capii subito perché fosse a letto, e non a lezione.
"Che é successo?"
Dominique le sorrise, alzando il viso da un blocco di appunti che teneva sulle gambe. Le passò una mano sul volto, con una delicatezza che lasciò momentaneamente Rose sconcertata.
"Oh, sei stata male. Hai dormito per tutto questo tempo"
Rose balzò a sedere, in ansia.
"COSA? E le lezioni?"
"Ecco" Dominique la guardò come se la sapesse lunga, un aria di disappunto sul volto, probabilmente contraria al suo scatto. "É proprio questo che intendo"
"Che...scusa, cosa?"
"Devi smetterla di pensare alle lezioni, Hermione" disse Dominique, severa.
Rose sbatté le palpebre, ora più confusa che mai.
"E?"
Dominique sospirò. "Ti stai stressando troppo, é per questo che ora ti trovi in questo stato" Rose dubitava che del piccolo stress potesse causare tutto quello che stava passando - durante le sue lezioni aggiuntive che avrebbe ripreso dopo Natale, non aveva mai sentito niente del genere - ma la lasciò parlare per non risultare scontrosa.
"E siamo solo agli inizi di settembre!" Continuò Dominique, sempre più contrariata "devi davvero darti una calmata, Hermione, non ti scannerà nessuno se sbagli.
Non pretendiamo tu sia perfetta."
"É solo il dodici" borbottò Rose.
"Tredici" ribatté Dominique, vittoriosa, come se quello sbaglio confermasse il fatto che Rose non fosse pronta a tornare alle lezioni.
Rose si appoggiò floscia alla tastiera del letto, lasciandosi andare a un sospiro stanco.
Aveva ancora qualche immagine del sogno nella memoria, ma cercava di non pensarci.
"Cosa mi consigli?" Chiese con un fil di voce, guardando stanca la cugina.
Dominique alzò lo sguardo su di lei, perplessa. "Scusami?"
"Cosa devo fare per fare in modo che tu mi lasci andare alle altre lezioni del pomeriggio?" Disse Rose, passandosi una mano sulla fronte. Le sfuggì una smorfia sorpresa: era ancora bagnata.
"Tu non andrai a lezione, oggi" decretò Dominique, perentoria "hai bisogno di riposo, o dovremo ripescarti svenuta da una lezione"
Rose si voltò verso di lei un po' troppo velocemente. "Ma...!"
"Hermione" Dom chiuse un attimo gli occhi, probabilmente per imporsi una certa calma "vuoi fare la Medimaga, e conosci il corpo umano e la medicina meglio di mai. Hai frequentato anche lezioni aggiuntive!" La guardò esasperata "saprai anche che, nelle condizioni in cui ti trovi, non puoi, non sei proprio pronta, per sostenere lo stress e il carico dei compiti che deriva da una lezione."
Rose la fissò in silenzio per un paio di minuti.
"Non posso saltare tutto il giorno..."
"Se non ti vedo bene, non vai neanche domani" Dominique sembrava decisa.
Rose lanciò un lamento contrariato, scivolando dentro il calore del letto. Si tiró le coperte sotto il naso.
"Dom..."
"Niente, Dom"
Rose si arrese, ricevendo l'occhiata fulminante della cugina.
Dominique parve soddisfatta e, borbottando qualcosa a proposito che il sesto era un anno troppo duro, si alzò dirigendosi alla porta. Quando afferrò la maniglia si voltò verso Rose, che si era allungata per prendere un libro.
"Stai qui e riposati, ok? Io vengo fra un paio d'ore, dopo le lezioni.
Cerco di mandarti Lucy in questo frangente di tempo"
"Non c'è ne é bisogno" ribatté velocemente Rose, che non voleva scomodare anche una seconda cugina oltre Dominique per della stupida febbre.
Dom la guardò socchiudendo gli occhi.
"Ti chiamo Lucy"
Dominique aprii la porta e vi scomparve dietro. Poco prima che se la chiudesse alle spalle, Rose fu colta da un improvvisa idea, e si rizzò a sedere.
"Dom!"
La Caposcuola di Grifondoro si ripresentò dentro la stanza velocemente, temendo che fosse successo qualcosa alla cugina.
La guardò apprensiva.
"E se andassi in infermeria?" Propose Rose, poggiandosi sul letto. In parte credeva che, andando nell'ospedale della scuola, Dominique l'avrebbe lasciata tornare alle lezioni prima - non si era ancora rassegnata al fatto di saltare ben due giorni di fila - e un po' perché pensava che, visto che non é che stesse tropo bene, l'infermiera l'avrebbe potuta mettere in sesto.
E poi...le mancava stare circondata da garze e disinfettanti, tutto ciò che serviva a far stare bene le persone.
Rose voleva regalare piccole gioie alle famiglie, una volta che fosse diventata grande.
Dominique la guardò sospetta, ma Rose seppe dal suo sguardo concentrato che stava davvero soppesando l'idea.
"Va bene" si arrese in fine "ti porto in infermeria. Ho ancora un quarto d'ora libero prima che inizi la lezione"
"Così non dovrai scomodare Lucy" sorrise Rose, armeggiando con le coperte per uscire dal letto.
Dominique la fulminò con lo sguardo, dirigendosi verso di lei a passo impettito.
Meno di dieci minuti dopo - Dominique dovette fare una corsa per raggiungere la sua lezione in orario - Rose era sdraiata in un solitario letto bianco, dentro la candida e del medesimo colore infermeria della Scuola. Più volte chiuse gli occhi perché quel bianco l'accecava.
Tutto emanava una certa aura di pulito, sterile, come se fosse sempre pronta a operare di urgenza.
Rose alle volte si chiedeva perché. Erano in una scuola, non in un campo da guerra, non rischiavano mica la vita tutti i giorni!
Rose aveva già visto l'infermiera, che le aveva detto che le avrebbe portato una piccola porzione soporifera, un sonno senza sogni di cui Rose aveva letto tanto per le sue lezioni aggiuntive.
Le era grata, per questo. Si sentiva incredibilmente stanca ma, ogni volta che provava a prendere sere sonno, le immagini dei suoi sogni confusi tornavano a galla, riemergendo dalla superficie di azzurra veglia sotto la quale lei li aveva seppelliti.
Non le avrebbe fatto male dormire senza pensare, in modo che i suoi incubi non tormantassero quelle poche ore che le rimanevano per riposarsi prima della cena.
"Ecco" l'infermiera entrò nella stanza, interrompendo il flusso dei suoi pensieri.
Rose si voltò sorridendo verso di lei, e incontrò la stessa espressione lieta della donna.
Doveva avere all'incirca trent'anni, i capelli lisci e neri erano raccolti in uno shihon ordinato sulla testa, con solo due ciuffi che sfuggivano subito sopra la fronte a incorniciarle il viso come nei rami scuri. Aveva il naso e la bocca piccoli, il mento non troppo appuntito e gli occhi di un marrone chiaro, con qualche sfumatura dorata che intervallava l'iride come un fiume blu in una valle verde.
Portava un vassoio argentato dove si ergeva una piccola caraffa contenente un liquido azzurrognolo con accanto un bicchiere.
Aveva un viso rassicurante, e Rose si sentii incredibilmente calma non appena lei fu a pochi centimetri da lei.
Le sorrise "troppo stress?"
Rose si ritrovò ad annuire, tranquilla "a quanto pare...é quello che dice mia cugina"
"Già" l'infermiera posò il vassoio accanto al suo letto; si scostò un ciuffo scuro dal viso "lo ho sempre detto che i primi mesi sono i più difficili."
Rose annuii, versando la pozione nel bicchiere.
"Io credo che mia cugina sia esagerata" parlò senza quasi accorgersene, portando il bicchiere alle labbra; ne saggiò l'odore senza berlo "non mi é mai capitato"
"Non ti é mai preso in forma grave da finire in infermeria, vorrai dire" la corresse lei.
Rose la guardò sorpresa, scrutando un attimo sospetta il suo volto sorridente.
Ora che la guardava meglio aveva un aria vagamente famigliare, anche se la ragazza non riusciva a capire dove l'avesse già vista.
Sorseggiò la pozione tenendola a qualche millimetro dalle labbra dischiuse.
"Lei..." Cercò di formulare la frase nel modo più educato possibile, anche se non sentiva la solita ansia che di solito provava quando doveva toccare argomenti delicati e aveva paura di offendere. La guardò dritta negli occhi, incontrando lo sguardo paziente di educata curiosità dell'infermiera. "Ci siamo già viste?" Chiese senza preamboli.
Quella parve presa in contro piede.
"Oh, bhe, sei già stata in infermeria prima di ora?"
Rose inarcò un soppracciglio.
"Mi sembrerebbe anche normale. In cinque anni, per quanto possa essere stata prudente, é impossibile non finire almeno una volta qui"
"Ci sono un sacco di studenti che si curano da solo. Normalmente solo i Primini vengono qui"
"Gioco a Quiddich" disse semplicemente Rose, come se quel passa tempo avesse spiegato tutto.
L'infermiera spianò le soppracciglia, sorpresa.
"Beh, sei abbastanza brava da curarti da sola"
"Ma se ho bisogno di aiuto per certe cose! Ancora non so, che so, come riparare le ossa"
L'infermiera alzò le mani, sorridendo lievemente, probabilmente divertita dal suo scatto improvviso.
"Ma sei tu quella che sta frequentando delle lezioni." Disse con tono lievemente ilare, ma Rose non ci fece troppo caso.
La guardò con più attenzione.
Adesso aveva un aria decisamente famigliare.
"Senta..."
Prima che Rose potesse dire altro, la porta si aprii all'improvviso. Una voce strascicata e scocciata al tempo stesso invase le quattro pareti diffondendo irritazione.
"A quanto pare ho bisogno di aiuto.
C'è qualcuno in questa stupida Infermeria che abbia il QI medio superiore a quello dei deficenti qui intorno che può darmi ciò che cerco, o faccio prima a farla finita sulla Torre di Astronomia?"
Rose si voltò verso la porta, sentendosi un attimo sbiancare.
Scorpius Malfoy era in piedi sull'uscio, le braccia incrociate al petto e gli occhi grigi spenti e insofferenti, con aria arcigna e malevola che si combinavano perfettamente nella sua figura, mischiandosi fluidi, nell'atteggiamento di zizzania che parvadeva l'aria in torno a lui come un aura.
Rose deglutii.
Questo non ci voleva.

In The Name/ Scorose.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora