La vita non regala nulla, ogni cosa che ci concede ha il suo prezzo. Alle volte e misero ma altre...
Altre ti mette davanti un conto che ti chiedi se riuscirai mai a saldare, ed allora la vedi giocare. Divertita ci prende come fossimo pupetti nelle...
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Jimin Pov
Le prime luci dell'alba ancora non erano affiorate, lasciando il cielo tra la voglia di dormire e la forza di svegliarsi, esattamente come mi sentivo io. Avvertivo il bisogno di alzarmi ma non riuscivo ancora a farlo bene, tutta colpa di quel coglione del mio ragazzo; come gli era venuto in mente di drogarmi? Aveva avuto pure la faccia tosta di sorridere soddisfatto della sua malefatta e sapevo di amare anche quel suo lato; un lato che, da uno che provava godimento nel sentire di essere il padrone della vita altrui, non ti aspetti. Mi imposi di aprire gli occhi senza avere la sfortuna di essere accecato dai raggi del sole, godendo il pazzo omicida che mi dormiva affianco. Mi alzai lentamente, imprecando in silenzio, aveva maledettamente ragione quel bastardo: "Mi sentirai sulla pelle e sotto di essa... sarò presente anche quando dormirai..." Nonostante le medicine, i miei sogni erano stati completamente assorbiti da quel dolore che pareva ridesse di me, o era l'alter ego di Jungkook ma questo non mi era dato sapere. Ringraziai il mio dormire immobile, avrei evitato di sporcare le lenzuola e, di conseguenza, mostrarlo a lui. In qualche modo, l'avrebbe ferito vedere il mio sangue su quel letto ed io, stupidamente, non volevo vederlo soffrire. Andai in bagno, tolsi piano le bende non senza sentirmi mancare ogni volta che tiravo poco di più. Accesi la luce e con l'aiuto di quest'ultima, guardai allo specchio e il fiato mi rimase in gola; compresi perché mi avesse definito sporco angelo ma di una cosa ero certo, non ero affatto sporco. Trovai bellezza in quelle miriade di ferite, perfettamente disegnate sulla mia pelle tanto da renderla indelebilmente, segnata; chissà se un giorno avessi potuto colorare quelle piume che mi facevano sentire, stranamente, incantevole. Allungai una mano toccando lì dove riuscii ad arrivare, quell'alternanza tra supplizio e letizia mi rendeva ancora più pazzo di quello che già ero. Feci la doccia, battendo i pugni sulle mattonelle ogni volta che l'acqua scavava nelle ferite, con il risultato di altre nelle mani: - Coglione. - dissi al mio me davanti lo specchio, avrei dovuto aspettare Jungkook per medicarle. Preparai la colazione, la feci abbondante perché mi ero reso conto che Jungkook non mangiava mai abbastanza e con tutta l'attività che facevamo non era un bene. Lo lasciai dormire ancora un po', mandai un messaggio a San, indicandogli l'ora e il luogo esatto dove ci saremmo visti. Non ci sarebbe stato nessuno ad attaccarli perché chiunque avesse visto la mia faccia, ed io avevo fatto in modo di spargere la voce, sapeva di non dover allungare le mani. La sua risposta fu una faccina con i cuoricini e una che faceva l'occhiolino, risi divertito raggiungendo colui che l'avrebbe presa diversamente. - Amore mio? - sussurrai, baciando delicatamente il suo orecchio, la sua guancia, il suo naso ed infine la sua bocca.
Jungkook Pov
Dal giorno in cui mi trasferii da Jimin notai che, nonostante tutto, riuscivo a dormire; riuscivo ad abbandonarmi, almeno in parte, a quel sonno profondo che comunque sia, se da un lato mi permetteva di restare un'intera giornata sveglio, dall'altra mi privava dell'attenzione che avrei potuto serbare a Jimin. Qualcosa mi sfiorò e sentii il mio amore sussurrarmi da lontano, riportando la mia mente nuovamente a lavoro. - Mmm... sei già... - guardai l'orologio ed alzai un sopracciglio inalando quel suo profumo così pungente, allungando la mano verso i suoi capelli con un occhio aperto ed uno ancora chiuso. - ... hai qualche ciocca ancora umida... - constatai, lasciando che la mia mano venisse solleticata da esse per poi alzarmi da quel letto e dirigermi verso il bagno dove aprii l'acqua della doccia e senza aspettare mi svestii e mi portai sotto quel getto ancora freddo. Lascia che quei rivoli mi destassero del tutto realizzando che Jimin si era fatto una doccia senza però sicuramente medicarsi a dovere. - PICCOLO NANO DA GIARDINO... - Gridai uscendo dal box e, allacciato un asciugamano in vita, mi fiondai fuori raggiungendolo in cucina dove però altro mi distrasse. Jimin impegnato ai fornelli mentre con una mano teneva il cellulare bello in mostra nella mia direzione; mi fermai piegando la testa vedendo il nome di San sul display e dovetti trattenere il respiro per non perdere la pazienza già precaria di prima mattina. - ... muovi il culo e fatti medicare quella schiena... - gli ordinai, spostando quel telefono e fissando il mio sguardo su di lui, indossando un sorriso che nemmeno io credevo di poter fare.