* Doppia immagine *

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Jimin Pov

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Jimin Pov

Per una ragione che non capivo, che non comprendevo appieno, quelle parole non mi fecero più male del solito, fu come se non stesse più parlando con me ma con il suo se sincero, avendo una lotta interna in cui mi sentii un intruso. Avrei voluto essere in camera per guardare il suo riflesso sullo specchio, per guardare i suoi cambiamenti anche davanti alle mie parole. Le mie certezze, quei dubbi che avevo sempre avuto si solidificarono ma stranamente non mi fecero reagire come avrei fatto qualche tempo fa; come feci quel giorno quando mi disse delle bugie vestite da verità. - Amore mio... mi hai compreso appieno è solo che non vuoi vedere quello che ho sempre visto io. - e lo dissi sorridendo. Girandomi per guardarlo in faccia, per dargli il mio viso senza alcuna rabbia o disprezzo nei suoi riguardi. - Dici che non ti appartiene ma non è così e... va bene. Perché l'ho sempre saputo che qualcosa ti univa a quel ragazzino... esattamente come... qualcosa unisce me all'altro. - anche in quello non sentivo più lo stesso sentimento. Mi fermai per dargli modo di soppesare le mie parole, non sapendo se avesse e mai accettato le sue di verità. In quel prato, anche se lontano ed inconsapevole, ogni me faceva i conti con tutto: lui e Tae, me e San; il suo difenderlo sempre e comunque, il mio proteggere quel ragazzino sempre e comunque. Scossi impercettibilmente la testa, chiedendomi se avessimo dovuto arrivare a questo per avere risposte che nemmeno noi volevamo accettare. - Neanche io accetterò mai quell'attaccamento per qualcuno che non sia tu o mi farò andare bene quello che senti per lui ma ci sono Jungkook. Quei sentimenti che rifiuti lì hai dentro e non era il bastardo ad aver allontanato quel coglione da me. Così come non sarei io a pentirmi di spezzargli il collo e vedere la sua anima lasciare il corpo. Così come non saresti tu a pentirti se faresti del male all'altro figlio di puttana. - in qualche modo quei due bastardi ci avevano legato a loro e il negarlo faceva male solo a noi stessi e a noi come coppia ed io ero stanco di lottare, di nascondermi, di proteggerlo per certi versi così come ero stanco che lui volesse proteggere me da una cosa che sapevo da sempre ma che era lui stesso a non essersene accorto. - Non devi sentirti in colpa Jungkook, perché ho la certezza che non mi farai più del male come io non ne farò più a te. Ma come ti ho già detto non posso e non voglio dirti sì se ci sarà sempre quel "segreto" tra di noi. Soprattutto con te stesso perché sono sicuro che mi daresti ancora di più se accettassi i tuoi sentimenti. Senza colpe, senza voler trovare per forza una redenzione. Mi dicesti di parlarti fino a quando non avessi avuto la sicurezza che mi avresti capito... e lo farò amore mio, sempre, così come non c'è rabbia in me. - mi fermai, perché non ero più sicuro che mi stesse ascoltando.


Jungkook Pov

Tutto ciò che disse fu come lanciarsi in un burrone per me, legarmi e pormi di fronte uno specchio in cui riflessa vi era la mia immagine; ero io, i miei lineamenti, il mio corpo ma nello sguardo ero differente, nella piega che prendeva il sorriso e non mi ritrovai in esse. Ciao Jungkook. La sua voce arrivò forte e chiara in quel surreale silenzio pur vedendo Jimin parlarmi affianco e lo chiusi nuovamente dove sarebbe dovuto essere, chiunque esso fosse non era me, seppur faceva parte del mio essere non voleva significare che eravamo gli stessi. Possiamo anche non essere la stessa persona ma io sono colui sul quale riversi tutto ciò che non puoi affrontare, colui che ti culla quando diventa troppo difficile! Non era me. - Lui... non è me... - sussurrai talmente piano che nemmeno il mio amore sentii continuare a parlarmi, cercando di non farmi pesare quella realtà perché accettarlo come mio voleva dire accettare quella parte come predominante, quella fredda, sadica, irrazionale ed immorale che non si faceva scrupoli a lasciarsi andare ad ogni vizio; quella parte che voleva tutto e allo stesso tempo voleva restare sola, quella parte che non vedeva Jimin come suo unico, come suo centro gravitazionale. Tu sei me... ingoiai a vuoto cercando di respirare normalmente mentre chiudevo gli occhi evitando di non far roteare il mondo intorno. Mi sentii irrequieto, mi sentii perso, mi sentii rotto quando Jimin, con le sue parole, mi portò ogni singolo momento passato con Tae, ogni mio pensiero seppur nascosto e mi morsi il labbro per quanto male faceva dentro, quanto la testa iniziò a pulsarmi con quel coglione che rideva divertito. Che c'è? Sono troppo profondi come sentimenti per essere miei... Sembravano essersi messi d'accordo in mia assenza e più andava avanti più sentii rabbia, più ne parlava con fare tranquillo più mi sentii deluso. - Non... non so di chi fossero quei sentimenti... - dovevo pensarci, avevo bisogno di chiarire quello schifo, avevo bisogno di tempo e non sapevo se mai me lo sarei concesso. - Ma una cosa è certa... io e lui siamo diversi. - dissi infine mettendomi a sedere e scendendo dal letto trascinandomi un velo di lenzuolo in cerca dell'intimo buttato chissà dove in quella stanza. Ogni cosa venne messa in discussione, ogni mio atteggiamento, ogni mio pensiero, ogni mio sentimento furono messi sotto processo smantellando ogni mia sicurezza e base ed in quel momento anche la sola presenza di Jimin mi andava stretta con la mente così affollata da non riuscire nemmeno più a pensare lucidamente. - Ci devo pensare... a quello che hai detto... ad ogni parola, a me, ai ragazzini, a noi... - Se anche fosse stato vero, che quel desiderio per Tae fosse stato mio, come avrei potuto conviverci? Come mi chiedeva di accettarlo così facilmente senza colpe? Ringhiai sommesso non trovando quelle cazzo di mutande appoggiandomi momentaneamente al muro che mi era vicino. Di certo non saranno le mutande a venire da te... risi come un idiota a quella sua battuta scadente perché altrimenti avrei fatto altro.

𝐵𝓁𝒶𝒸𝓀 𝒮𝒽𝒶𝒹𝑜𝓌  *𝒥 𝒥𝒦. & 𝒫.𝒥𝓜*Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora