* Dimmelo ancora *

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Jungkook Pov

Mi svegliai solo nel pomeriggio tardo rendendomi conto di aver dormito più del dovuto, avevo la testa che pulsava e la sensazione di essere stato investito; per un attimo credetti di essere a casa con Nam nel suo studio e Jin che si dilettava con il suo computer ma la realtà mi colpì dritto nello stomaco facendomi perdere il respiro. Mi misi seduto su quel divano stringendo forte la delicata stoffa di cui era fatto, avevo un disperato bisogno di zittire quell'uragano dentro di me, volevo che le voci ed i ricordi dentro la testa smettessero di torturarmi così decisi di alzarmi ed abbandonare quel posto. Non sarei dovuto essere lì e non avrei dovuto più ritornarci, avrei dovuto dimenticare tutto e soprattutto chi mi aveva reso così patetico e debole insinuandosi in me più del dovuto. Presi le chiavi della moto e mi allontanai da lì sperando che, chiudendo quella porta avrei chiuso pure tutto il resto. Che cosa stupida da pensare, credevo davvero sarebbe stato così semplice? Semplice o difficile mi misi comunque a sfrecciare in cerca di non so che cosa mentre il sole tramontava su di me portandosi via anche quel minimo di luce che mi era rimasto catapultandomi nell'oscurità mia cara e fedele amica. Avevo voglia di divertirmi quella sera, ma sapevo che del buon alcool ed una puttanella non mi sarebbero bastati, volevo perdermi completamente e la fortuna sembrò girare dalla mia parte, almeno per quella volta. Controllai il GPS scoprendo di trovarmi sul confine tra Mapo e SeoDaemun ed un certo movimento attirò la mia attenzione, parcheggia la moto in un vicolo seminascosto e seguii a piedi quel gruppo di uomini che, con nonchalance, passeggiavano con le armi ben in vista. Sorrisi pensando a quanto la sicurezza potesse rendere stupido l'uomo rendendolo facile bersaglio, decisi così di seguirli e, magari, divertirmi un pò con loro ma quando giunsero in un piazzale non lontano intravidi Jin e quel bastardo traditore di Kai. I pugni mi si strinsero d'istinto andando a conficcare le unghie nella pelle e spaccandomi le croste sulle nocche facendo strada a qualche goccia di sangue, non capivo cosa stesse accadendo e da quella distanza non riuscivo a sentire granchè ma capii che non era una rimpatriata tra vecchi amici. Riconobbi alcuni dei miei cani e non ci pensai su due volte, nessuno di loro aveva ricevuto un mio diretto ordine segno che non erano più miei amici ma, al contrario erano miei nemici. Presi la mia piccola Uzi dal borsone montandole un silenziatore e mirando dritto al tizio accanto a Kai. Non avevo intenzione di ferire.

Volevo uccidere e lui sarebbe solo stato il primo, premetti il grilletto ed un rumore sordo partì, subito dopo il mio bersaglio era a terra; veloce cambia posizione decidendo di arrampicarmi su di un muro semi protetto da un albero ma dal quale potevo avere un'ottima visuale di quei topi in gabbia e risi come entrarono in panico svelando le loro armi, tutti tranne Jin e Kai. Merda... pensai, i miei colpi avevano davvero una firma così evidente? Li vidi mentre cercavano di calmare quella massa di poveri reietti facendo abbassare loro le armi. Mossa sbagliata Jin! Cinque proiettili cinque cadaveri, morte veloce e pochi schizzi di sangue ma ancora non mi bastava, anche se vederli cadere a terra come sacchi di patate mi divertiva da morire non alleviava quella mia sete così decisi di entrare in azione. Scesi e mi diressi verso il centro di quello spiazzale, a destra i Black, a sinistra gli Shadow. Stessa merda da entrambi le parti ed in mano avevo solo i miei amati coltellini. - Bene... bene... bene.... il mio invito sembra essersi perso o non mi volevate a questa festicciola? - dissi mentre accarezzavo con lo sguardo la paura nei loro occhi fino a posarmi su Jin ed in fine su quel mercenario da quattro soldi di Kai capendo che, loro, non avrebbero attaccato. - Da chi dovrei iniziare? - Il tempo sembrò fermarsi, nessuno respirava, eravamo tutti in attesa mentre ci studiavamo a vicenda ed io mi deliziai in quell'attesa finché uno dei Black nelle retrovie non fece la mossa sbagliata: chiamare rinforzi!

Jimin Pov

In cucina, stavo cercando di farmi un panino, qualcosa che mi mettesse un po' in forze. Ero stato a letto tutto il giorno, con un unico pensiero fisso ma, essendo a casa dello hyong, dovevo fare quello tranquillo e che seguiva le regole. Nel ritornare in camera, sentii la discussione che Yoongi stava avendo con uno dei miei sottoposti: - Succederà un massacro se non li fermiamo. - corrugai la fronte non riuscendo a collegare quel discorso a qualcosa che conoscevo. - Chi c'è di mezzo? - chiese Yoongi, come se quello potesse cambiare la realtà dei fatti. Sospirai annoiato, decidendo per una volta di farmi i fatti miei ma, il suo dannatissimo nome, mi bloccò nel bel mezzo del corridoio. - Quel bastardo di Jungkook. - deglutii talmente forte da sentire un dolore all'altezza della giugulare. Che stava combinando? - Dove si trovano adesso? - e il nome del distretto fu sufficiente per farmi agire di impulso e senza pensarci due volte. Posai nel corridoio il cibo e il bicchiere, andai nella mia camera indossando un cappellino con tanto di mascherina. Non dovevo rischiare di farmi riconoscere perché, se ci fosse stata la necessità di uccidere anche qualcuno dei miei, niente mi avrebbe fermato. Nessuno doveva toccarlo. La mia macchina era ancora parcheggiata fuori il cancello di quella lussuosa villa; senza farmi vedere da quei cretini che avrebbero dovuto fare la guardia, sgattaiolai indisturbato raggiungendo la mia Eun. Ogni sorta di pensiero si era insinuato nella mia testa già instabile, non preoccupandomi del fatto che, Jungkook, avrebbe ucciso chi avrei dovuto proteggere; quello che mi premeva era la sua incolumità. Fu facile arrivare per vie avverse, lasciando la macchina dove avrei potuto raggiungerla il prima possibile. Alzai il cappuccio della felpa che non mi ero premurato di cambiare e, a testa alta e con le mie bambine tra le mani, presi l'unica decisione che mi era venuta in mente: colpire entrambe le fazioni. Dovevo passare per qualcuno fuori da entrambi i lati della battaglia, un giustiziere unanime; così studiai la situazione capendo che, in qualsiasi modo la mettessi, eravamo nella merda. In quel momento, non ero più un Black, saperlo li aveva fatto sì che la mia oscurità diventasse l'unica cosa concreta in me. Allargai le braccia fino a formare una croce, premendo entrambi i grilletti delle piccoline che avevo tra le mani. Uno dei miei insieme ad uno dei suoi, caddero senza neanche rendersi conto di quello che era appena accaduto. Quando arrivai alle sue spalle, chiedendomi come non avesse attaccato, gli feci scudo con il mio corpo: - Hai deciso di lasciarmi? - dissi piano, sapendo che in ogni caso, sarebbe stato l'unico a sentirmi. Non abbandonai la mia posizione, qualunque cosa fosse accaduta, avrei combattuto proteggendo il mio "nemico".

𝐵𝓁𝒶𝒸𝓀 𝒮𝒽𝒶𝒹𝑜𝓌  *𝒥 𝒥𝒦. & 𝒫.𝒥𝓜*Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora