* Pagare il conto *

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Jungkook Pov

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Jungkook Pov

Con le semiautomatiche pronte all'uso e null'altro se non i miei coltellini parcheggiai la moto non molto distante dal quartier generale degli Shadow, da quella che sarebbe dovuta essere la mia casa e verso la quale non provavo più nulla. Sapevo che aspettavano una mia visita ma, sfortunatamente per loro, conoscevo a memoria ogni loro schema, sapevo quanto Jin amasse l'ordine rendendo tutto prevedibile per uno come me e sorrisi mentre con calma e senza alcuna fretta camminavo tranquillamente in bella vista; la strada era tutta mia così come la notte che mi aveva richiamato ancora una volta, quasi fossi di sua proprietà a compiere quel nuovo scempio in suo onore. Arrivai a pochi metri dall'entrata sentendo sulla schiena i mirini di quei loro fucili ma non me ne preoccupai più di tanto, erano troppo codardi per farmi fuori sapendo che anche dopo la morte li avrei perseguitati. - Mi fate entrare oppure... - dissi con tono ben udibile a quegli idioti davanti la porta, mentre allargavo le braccia e un'espressione di puro ed insano piacere si affacciò rispecchiando appieno quel mio demone. Gli avrei lasciato carta bianca se mi avesse portato fuori di lì vivo, questo era il nostro patto: la vita di centinaia di uomini in cambio della mia. Le loro armi vennero puntate su di me e risi ancor più forte avvicinandomi a loro, gradino dopo gradino; potevo vedere le loro mani titubare, i loro sguardi incerti in attesa di ordini quasi non sapessero pensare da soli e capii che Jin, in qualche modo, mi stava aspettando. Codardo, leccaculo, bastardo, traditore, topo di fogna che non sapeva far altro che nascondersi ed io decisi di stanarlo uscendo un po' dai miei schemi per il solo piacere di godere di quella libertà incondizionata senza vincoli né limiti. - Bene... bene... bene... mi sto annoiando... - estrassi una dei piccoli tesori di Jimin dando giusto merito allo scopo per cui era stata costruita dissetandosi con il sangue dei due smidollati che caddero come sacchi di patate a terra facendo un rumore sordo, uno di quelli che normalmente farebbe accapponare la pelle ma che per me era paragonabile ad un'orgasmo senza però un vero e profondo piacere, e li paragonai ad una puttana pagata a poco prezzo per dei servizietti squallidi. Un colpo raggiunse il muro di fronte a me segno che Jin si era finalmente svegliato e non ci misi molto ad individuarli sull'alto dei loro palazzi ben al sicuro o almeno così credevano costringendomi a varcare quelle porte per non essere fatto fuori.

Il palazzo sembrava stranamente deserto e silenzioso quando le porte dell'ascensore di fronte a me si aprirono da sole rivelandomi la cabina, vuota anch'essa. Jin mi stava osservando pensando di spianarmi la strada verso l'inferno ma non si era mai messo veramente contro di me e la mia voglia di giocare, riportando a galla vecchi rancori mai dissipati. Entrai nell'ascensore aspettando che le porte si chiudessero, guardando dritto la telecamera posta sopra di me e, se fino a pochi secondi prima sorridevo, in quel momento persi la voglia di scherzare facendo saltare quel piccolo occhio. Mi appiattii più che potevo sul pavimento in salita sapendo che avrebbe cercato in qualche modo di fermarmi sull'entrata ma non mi trovò impreparato. Silenzio, anche il cuore rallentò per lasciare l'udito libero di catturare ogni singolo suono e così fu, due, tre, quattro, dieci sicure scattarono al di là della porta ed altrettanti caricatori avrebbero scaricato il loro potenziale su di me; piano si aprì il sipario a quella pioggia di piombo e, dal basso, riuscì a farne fuori sei senza alcun problema mentre gli ultimi quattro si preparavano ad uno scontro frontale e chi ero io per non lasciarli divertire un po'? Sarei stato un guastafeste no? - È da un po' che non giochiamo vero? - camminai sicuro fino al centro della stanza in attesa della loro mossa. - Siete sleali sapete, uno contro quattro... che bimbi monelli. - Piegai la testa con un finto broncio sul viso, non volevo usare i coltellini preparandomi in posizione di difesa. Un attimo, un morto, due attimi, un collo spezzato, tre attimi, un uomo urlante per avere ogni giuntura rivolta nel verso opposto mentre il quarto si era già defilato da qualche parte a nascondersi pisciandosi sopra per la paura.

Mi fermai per ricompormi il ciuffo mentre con un calcio ben assestato, sollevai quel povero malcapitato da ogni pena, liberandolo da quella tortura; sentendo le sue ossa rompersi in uno schianto piacevole e riprovevole allo stesso tempo. Non mi preoccupai di Jin, sapevo che non si sarebbe mai sporcato le mani, non ne aveva le capacità dirigendomi velocemente verso la camera di Tae trovandolo in un angolo seminascosto ed il mio cuore perse un battito ringraziando fosse ancora vivo - Andiamo principessina... ti porto via da qui... - Allungai la mano verso di lui che non tardò a prendere trascinandolo nella mia vecchia stanza in cui trafugai la maggior parte delle armi che possedevo insieme a qualche altro piccolo ricordino e qualche vestito non dimenticandomi della valigia di Taehyung. In quel momento sentii le porte dell'ascensore aprirsi e dei passi, molti passi venire in quella direzione. - Ti va di volare? - Non mi aspettai nessuna risposta perché, volente o dolente lo stavo già trascinando insieme a tutti i borsoni su per quelle scale che portavano al mio piccolo elicottero non prima però di aver lanciato con nonchalance una piccola granata come omaggio del mio passaggio nel corridoio. Misi in moto felice di sentire un bel frastuono venire dal piano sottostante, le pale iniziarono a roteare sempre più velocemente facendoci prendere quota ad una velocità esorbitante. - Tae, prendi il comando... devo fare una piccola cosuccia. - si, fui abbastanza idiota e senza rispetto per la vita né mia né altrui mettendo Tae alla guida di quel sofisticato velivolo mentre impugnavo il mitragliatore, scaricando le cartucce su quelle formichine che dovevano ricordarsi di strisciare davanti a me la prossima volta che mi avrebbero visto... sempre se fossero sopravvissuti.

Una volta ripreso il controllo mi potetti finalmente rilassare, brutta mossa, un proiettile arrivò quasi preciso, andando ad aprire una piccola ferita sulla guancia per poi conficcarsi nel vetro e, quando volsi lo sguardo, vidi Jin in piedi sulla piattaforma di atterraggio ma era troppo lontano per distinguerne l'espressione ma fece male. Il mio demone stava tornando a dormire lasciandomi in balia di quei sentimenti contrastanti quasi fossero la mia pena per espiare le colpe. Il viaggio breve fu silenzioso, dovetti abbandonare l'aereo in una radura nei pressi di Jung essendo così dannatamente ingombrante ma Tae ancora non voleva saperne di parlare. -Tae... come stai? - mi fermai un attimo a guardarlo mentre continuava a non rispondermi, poco prima di entrare in casa provando a stabilire anche solo un minimo contatto con lui, ma non ci riuscii capendo che mi aveva tagliato fuori dal suo mondo ed un po' di ragione gliela davo pure.

𝐵𝓁𝒶𝒸𝓀 𝒮𝒽𝒶𝒹𝑜𝓌  *𝒥 𝒥𝒦. & 𝒫.𝒥𝓜*Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora