* Ragione e sentimento *

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Jungkook Pov

Finalmente ebbi un attimo di riposo in cui la mente si spense e gli occhi si chiusero, i muscoli sembrarono rilassarsi facendomi abbandonare nelle braccia di Morfeo ma, invece del solito vuoto, incontrai Jimin in quel fugace sogno. Sorrideva, uno di quei sorrisi che non nascondevano sete di sangue o piacere nell'uccidere, era un sorriso vero ed era rivolto a me; rimasi fermo mentre lui continuava a parlare di una vita a me sconosciuta, facendo piani e ridendo di tanto in tanto deliziandomi di quella risata che non avevo mai potuto ascoltare e in un attimo tutto divenne nuovamente buio. Lo stesso Jimin cambiò e tornò quello che avevo sempre conosciuto ma con odio e rabbia negli occhi, con le armi puntate su di me pronto a sparare ad un mio minimo movimento. Un colpo secco ed io aprii gli occhi di scatto ritrovandomi nella mia stanza con il fiato corto e la fronte imperlata di sudore, l'orologio segnava le 23.00 e mi spostai in salotto da dove potevo osservare quella città ai miei piedi non voler mai riposare proprio come me.

Dei passi nell'ombra si avvicinarono rivelandomi poi la presenza di Nam. - Abbiamo finalmente un piano, ero venuto a chiamarti per i dettagli ma ho visto che riposavi e non ho voluto disturbarti. - mi passai una mano tra i capelli mentre, a testa china, cercavo un modo di togliermi di dosso le sensazioni di quello strano sogno. -Tu e Chan vi muoverete da soli verso la tana di Yoongi, Jin vi seguirà fin dove possibile avendo problemi nell'entrare nella sicurezza e disattivare le telecamere. Non so cosa potrete aspettarvi ma ho la planimetria, niente armi da fuoco, meno morti possibili, il bersaglio lo voglio vivo. E' un uomo poco più giovane di te, capelli neri, alto circa 1,80, pelle ambrata ed una bellezza che farebbe invidia a Venere. Non vi sarà difficile trovarlo. - Finalmente avevo quello di cui necessitavo: entrare in azione e fare quello per cui ero nato. - Giorno ed ora. -  chiesi mentre la mente stava già preparando i dettagli di quella follia. - Venerdì a mezzanotte, il numero delle guardie all'interno ci verrà detto a breve. - Non mi importava il numero, la missione coincideva esattamente con l'appuntamento che avevo dato a Jimin - Merda... - imprecai sbattendo un pugno sulla vetrata sapendo di non potermi tirare indietro, avrei sacrificato quella notte in paradiso per camminare ancora una volta all'inferno domandandomi quando e se, avrei rivisto quell'uomo dai capelli rosa. - Qualcosa non va? - mi domandò visibilmente preoccupato quasi percepisse la rabbia e la frustrazione dell'essere diviso tra la famiglia ed una notte di perdizione. Risi amaramente realizzando che, una notte, non lo era poi; qualcosa di più grande era celato e quelle due parole che rivolsi a Jimin non erano solo frutto di un momento di follia. Ero arrivato a desiderarlo e bramarlo, a volerlo distruggere ma allo stesso tempo preservarlo da ogni male tanto da volerlo seguire tra le fiamme dell'inferno se era necessario.

La sua pelle, il suo profumo, il suo sguardo, il suo tocco erano marchiati a fuoco sulla mia sporca e dannata anima senza sapere come ci fosse riuscito e mi maledissi per la situazione in cui mi ero cacciato. - Nulla... stavo solo schiacciando un moscerino. - dissi, mentre ritornai nella mia stanza. Stavo schiacciando la rabbia, il mio essere così fuori controllo, quei dannati sentimenti, quella merda di vita iniziando a perdere il vero senso che mi aveva tenuto su quel mondo fino a quel momento. Qualcosa si spense dentro di me ed il mondo prese le sfumature della scala del grigio annullando anche quel rosa dolce come zucchero filato e amaro come la bile. Jimin era divenuto il mio punto debole, facendomi perdere la freddezza sostituendosi al sangue come mia unica fonte di vita; non ero più il Jungkook di cui tutti parlavano, quello freddo e senza regole, quello che uccideva solo per il gusto di farlo. Non ero più il cane randagio più temuto. Mi ero indebolito, i miei pensieri si erano indeboliti, il demone in me si stava indebolendo giorno dopo giorno. Patetico... mi schernì ridendo di me. Sei solo un cagnolino al guinzaglio... Stavo uscendo pazzo, avrei dimostrato che ero lo stesso psicopatico di sempre ed avrei trovato un modo per fare ciò che volevo e, se quello che volevo era Jimin, allora avrei avuto lui insieme a tutto il resto. Folli pensieri di una mente folle che non si preoccupava delle conseguenze delle sue azioni.

𝐵𝓁𝒶𝒸𝓀 𝒮𝒽𝒶𝒹𝑜𝓌  *𝒥 𝒥𝒦. & 𝒫.𝒥𝓜*Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora