* Vecchi amici *

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Jungkook Pov

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Jungkook Pov

Nonostante la calma apparente di quei giorni, qualcosa sotto la superficie si muoveva e potevamo percepirla quasi incombesse su di noi come un'oscura ombra e di certo non sarei rimasto con le mani in mano attendendo l'ignoto. - Pronto Kook? Sei vivo? - Chiamai San proprio come detto, per accertarmi che stessero bene e lontano da possibili problemi perché, nonostante il mio gioco solitario, avevo imparato l'importanza delle pedine. - E voi lo siete? - Un po' mi sentii rincuorato nel sentire la sua voce come se, non tutto, fosse andato a puttane in quella vita. - Comunque San, presto dovrebbe arrivarvi un carico di armi ma non date nell'occhio o sarò io a farvi fuori... ok? - Lo sentii annuire quasi sentisse quanto la mia minaccia fosse fondata e sorrisi per il terrore che scatenavo ogni volta in lui. - Certo ma... senti... cosa dovrei fare con tutti i mercenari che si presentano? - Per un attimo alzai il sopracciglio senza realmente comprendere l'entità di quello che stava accadendo mentre passeggiavo per la cucina giocando con una mela. - Mmmh... sai quali sono le regole: combattimento ravvicinato ed ottima mira. Ovviamente che siano abbastanza intelligenti da riuscire a non farsi ammazzare da me. - non attesi altra risposta e chiusi perché Jimin, entrando nella stanza, richiamò la mia attenzione su di un foglietto che mi porse per poi sparire nella sua, al buio, a smanettare non so con che cosa; a volte sembrava non esistere ma potevo capirlo succedeva spesso anche a me. Sembrava quasi avessimo bisogno di quella solitudine apparente per calmare i nostri demoni, le nostre preoccupazioni e, per tutto il tempo che Tae soggiornò da noi, uno strano velo era venutosi a creare pensai, mentre distrattamente leggevo quelle poche parole messe in fila.

Questa notte alle 21.00. Vecchio centro Shadow.
Namjoon.

Quello mi sorprese così come mi sorprese vedere il suo nome su quel messaggio e mi chiesi cosa abbia voluto dirmi di tanto importante da volermi incontrare di persona e non mi restava altro che recarmi a quell'appuntamento sperando non fosse solo un modo per farmi fuori. La notte stava calando così presi la mia piccola artiglieria e salii in sella alla mia moto dopo aver salutato un Jimin non tanto felice di quella mia scelta ma non potevo tirarmi indietro, volevo capire cosa gli passasse per la testa e, magari, fargliela pure saltare. Durante il tragitto immagini di Jimin riverso a terra in una pozza di sangue iniziarono a passarmi davanti facendomi provare nuovamente quel senso di vuoto e perdita che ritornò come un fantasma senza riuscire ad allontanare la paura e non faceva altro che apparire ogni qual volta mi allontanavo dal mio amore. Mi resi conto che più cresceva l'amore che provavo verso di lui, più quelle ombre si allungavano destabilizzando la mia mente tanto da voler eliminare ogni possibile minaccia che avrebbe anche solo, in qualche modo, provato a portarmelo via e Namjoon era uno di quelle.

Lo vidi appoggiato alla sua Lamborghini con fare noncurante davanti alle macerie della vecchia Shadow con lo sguardo rivolto verso le stelle che, inutilmente, cercavano di illuminare quella notte senza luna; passai lo sguardo velocemente nei dintorni in cerca anche solo di un indizio di un'imboscata che non trovai andando, poi, a parcheggiare proprio di fronte a lui. Posai un piede a terra togliendomi il casco e puntando lo sguardo sulla sua figura; cosa eravamo, io e lui? Amici? Colleghi? Nemici? Mi sentii strano rischiando di vacillare davanti stupidi ricordi che ci avevano unito fino a poco tempo prima. - Cosa vuoi Namjoon... - la mia voce uscì ferma e quasi mi meravigliai di quel controllo che credevo non avere perché ogni cosa, nella mia vita, era mutata andando a modificare anche quelle certezze alle quali credetti come dogmi. - Torna! - Il suo sguardo si rivolse finalmente su di me e quell'unica parola iniziò a rimbombare tra i miei pensieri quasi lottasse con la mia voglia di squarciargli la gola ed inspirai profondamente. - Perché? - sembravamo estranei alle prese con una conversazione di circostanza e quasi fece male; sentii quel sentimento posarsi insieme a tutti gli altri in me aumentando quel caos di cui ero intriso e nel quale sentivo di affogare. - Sei come un fratello Kook. Anche se non te l'ho mai detto... - Lo vidi abbassare la testa con spalle ricurve e mi chiesi fino a quanto sarebbe riuscito a mentirmi o se semplicemente cercava di essere se stesso, era Namjoon, quella persona di fronte a me oppure il capo di una delle più grandi organizzazione mafiose di Seoul? - Fratello? Per questo mi hai usato per poi mettermi da parte come uno straccio vecchio? Per questo hai detto a quello stronzo di farmi fuori insieme a Jimin? Per questo hai mandato i miei cani a morire? Questo vuol dire essere fratelli Namjoon? - ero sceso dalla moto avvicinandomi ancor di più a lui mentre in me si svegliava il demone che avrebbe sicuramente richiesto il suo sangue come riscatto e lo vidi sorridere a quelle parole quasi si stesse prendendo gioco di uno stolto passandosi una mano fra i capelli. - Jimin... da quando si è messo in mezzo ogni cosa è andata a puttane... non sono stato io... o Jin... è stato lui a creare tutta questa merda. - si fermò un attimo per poi riprendere come stesse facendo ordine tra i suoi pensieri. - Sei cambiato Kook ma non per questo io smetterò di vederti come la persona più importante su questo dannato suolo... fin da piccoli; volevo solo tenerti al sicuro da lui... - Un cazzotto gli arrivò dritto sullo zigomo per poi sputare il sangue subito dopo.

Credeva davvero che mi stesse tenendo al sicuro? Era vero però, ero cambiato e non seppi se in meglio o peggio perchè, il vecchio me, lo avrebbe fatto fuori senza pensarci due volte pulendo quella merda dalla sua strada - Sai qual'è la differenza tra me e te? Io non mi faccio guidare dal potere e dal successo... - mi girai con l'intenzione di andarmene perchè sapevo che non mi sarei fermato lì, non a quel cazzotto, non con quello che avevo dentro. Ancora non volevo crederci, ancora pensavo che quello di Nam fosse solo una visione distorta di bene o almeno ci sperai perchè pensare che l'uomo che mi aveva salvato era anche artefice della mia possibile dipartita mi fece perdere il fiato. - E' vero, il potere ed il successo sono stati sempre fondamentali e senza la mia ambizione né io, né te, né Jin saremmo qui... - a quelle parole gli lanciai una stellina senza nemmeno il bisogno di voltarmi per colpirlo. - Ma questo Jungkook non vuol dire che non siate importanti... ascoltami... - Il suo inutile discorso venne interrotto da un'altra stellina, le sue parole così vuote non facevano altro che rafforzare quelle paure che mi attanagliano lo stomaco tanto da farmi salire la bile in bocca. - Questo... caro Namjoon... non ti da il diritto di giocare con me e con ciò che amo... - Per brevi secondi i nostri sguardi si incontrarono e scontrarono, avevamo priorità diverse, ambizioni diverse e la vita aveva giocato ancora una volta con noi cercando di far fuori gli abomini che aveva messo al mondo in un momento di rabbia verso l'umanità. L'espressione del mio vecchio capo cambiò mentre si mise le mani in tasca segno che era sulle difensive come stesse facendo un passo indietro con me. - Io non ho giocato con nessuno... credi davvero che Jin sia un inetto? Ha avuto tutte le occasioni possibili per poterti far fuori ma non lo ha fatto, nonostante tutto non ha mai puntato al cuore Jungkook anche se ti ritiene il diretto responsabile. Volevamo solo che tu tornassi dalla tua famiglia... - Risi alla sua ostinazione di chiamarci famiglia. - E se non volessi tornare a casa papino? - piegai di poco la testa mentre il demone cercava ogni spiraglio per venir fuori e cibarsi di lui. - Non rinuncerò a te... - sussurrò ma alle mie orecchie suonò più come una minaccia, come un padrone che non voleva rinunciare al suo cane da combattimento migliore e per farlo avrebbe rischiato il tutto per tutto; salii sulla ninja mettendo in moto e, poco prima di mettere il casco, il mio demone gli sorrise.

Le ruote della moto percorsero quella strada divenuta ormai familiare portandomi dall'unico che aveva dato senso alla mia vita, dall'unico in cui avevo trovato una vera casa e che non mi avrebbe mai usato mentre una lacrima solitaria scese ma non era tristezza la mia, era solo rabbia verso me stesso per non essere stato abbastanza forte da far fuori quel pezzo di merda, per avergli ancora permesso di giocare con me con quelle sue parole ma, se avesse mosso anche solo un dito verso Jimin, gli avrei fatto saltare ogni pezzo di cui era formato lentamente ed inesorabilmente godendo delle sue urla e delle sue suppliche.

𝐵𝓁𝒶𝒸𝓀 𝒮𝒽𝒶𝒹𝑜𝓌  *𝒥 𝒥𝒦. & 𝒫.𝒥𝓜*Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora