* Velenoso sangue *

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Taehyung Pov - Prima dell'inevitabile

Le verità che Jimin mi aveva messo davanti facevano più male di qualsiasi arma avesse potuto colpirmi. Era probabile che l'uomo di cui mi ero innamorato come uno stupido, avesse per metà il mio sangue. Allora perché sentivo quei sentimenti? Ero davvero così sporco come il nome che portavo addosso? Sfidavo io che il padre di Yoongi mi avesse fatto qualsiasi cosa che non riuscivo a ricordare. Per un attimo mi chiesi se davvero mi stava così male non sapere niente della mia vita passata. Non riuscivo a sostenere lo sguardo di qualcuno che stava cadendo a pezzi peggio di me e non ero certo che sapesse tutto; i suoi occhi soffrivano per la mia lontananza. Mi stupii nel domandarmi se davvero volevo dargli quello che, in silenzio, stava chiedendo. Per un attimo volevo fermare Jungkook dall'andare via; sentendomi geloso di come Jimin lo toccasse. Mi feci anche un po' schifo, stavo desiderando qualcosa che non mi apparteneva e non cercavo neanche di nasconderlo. - Taehyung! - la sua voce mi riportò al presente. Sbattei le palpebre un paio di volte, tornando a guardare quel ragazzo dagli occhi speciali, gli stessi che mi riportarono in quella casa tantissima anni prima. - Quanto ti ha detto Jimin? - perché ponevo sempre domande che non pensavo? - A parte che è stato mio padre a farti questo, nulla. - carino il nano. Aveva deciso di omettere la parte più grave di tutta l'intera faccenda, mi chiesi se anche con me avesse fatto lo stesso. - Tua madre era l'amante del boss degli Shadow. A quanto pare sarei il loro figlio illegittimo. - l'espressione sul viso di Yoongi rasentava l'orrido e per certi versi mi sentii anche io così. Il desiderio carnale che avevo di quell'uomo, adesso, mi appariva così sporco che cercai in tutti i modi di non sentirmi male. - Non ci credo! Non è vero. - cominciò iniziando a camminare avanti e indietro. - Lo sentirei se fosse così non credi? Non mi ecciteresti così tanto da far male se sentissi anche un minimo accenno che tu possa essere mio fratello. - fu spontaneo e poco educato sorridergli in faccia.

Immobile, sulla sedia, pareva che il mio corpo non riuscisse a muovere un muscolo. - Non lo sapevamo hyong. - e si bloccò al centro della stanza. - Vuoi dire che non sentì più niente per me? - la tonalità con cui lo disse, il palese dolore nella sua voce mi fecero chiudere gli occhi coprendomi il viso. - È proprio questo il punto Yoongi. Ti desidero così intensamente da farmi schifo. Perché anche fosse la verità, vorrei solo che ti perdessi dentro di me. - sentii le sue mani toccare le mie. Il mio cuore esplodere e fare male; maledissi me stesso per aver camminato fino ad arrivare qui quella notte. Alzai lo sguardo sul suo e per la prima volta non mi sentii a casa, continuavo a vedere in lui quella donna; la stessa sconosciuta che poteva essere mia madre. - Perché sei venuto qui Tae? - rimasi un attimo perplesso da quella domanda, mi chiesi se era più facile mentire o dire la verità. - Per trovare risposte. - e davanti a me vidi lo stesso Yoongi freddo che aveva picchiato il suo stesso fratello. - Le hai ottenute? - mai, in tutto il tempo in cui ero stato qui, aveva usato quel tono glaciale. Deglutii avendone quasi paura anche se sapevo che non mi avrebbe fatto nulla. - Niente che non mi facesse porre altre domande. - cercai qualcosa su cui posare il mio sguardo, tutto pur che non si trattasse del mio hyong. Sarebbe stato più così, avrei potuto chiamarlo più in questo modo? Non si trattava più solo del nome, della famiglia di cui facevamo parte; c'era qualcosa di ancora più grande di noi. Fili che non si sarebbero potuti rompere e che inevitabilmente mi legavano a quell'uomo. Un legame che non volevo, un nodo che avrei preferito portasse ad altro che a quella conclusione.

Mi alzi, lentamente, sembrava fossi stato così per decenni; mi avvicinai a lui sfiorando piano la sua mano. Era immobile, sentivo quanto stava soffrendo e avrei voluto alleviare, almeno in parte, quel dolore. - Vorrei poterti dire di più Yoongi. Vorrei poterti dire che questo non cambia quello che proviamo ma sappiamo che non è così. - intrecciai le dita alle sue, anche quelle erano fredde. - Non possiamo fare finta di niente ed io ho bisogno di più. Ho bisogno che tu capisca quello che sto dicendo. - sciolse quell'intreccio e per un attimo sentii il vuoto sotto di me. - Capisco più di quanto immagini. - disse, spostandosi. Di nuovo si era allontanato da me, mi stava respingendo e non potevo fargliene una colpa. - Non hai più nulla che ti trattiene qui ed è giusto che tu vada dove senti di stare bene. - era così evidente quello che provavo? Oppure quell'uomo sapeva leggermi così bene da carpire anche quei pensieri che non capivo neanche io? Non c'era altro da dire, qualsiasi parole avessi pronunciato avrebbe solo peggiorato una situazione già di per sé precaria. I miei piedi si mossero verso l'ingresso ma la sua mano strinse il mio polso, facendomi tornare con i piedi per terra: - La porta di questa casa sarà sempre aperta per te Taehyung. Io non sento di appartenerti con il sangue. E l'amore che provo per te non ha niente a che vedere con quello che sento per Jimin. - disse, avvicinandomi a lui. Deglutii guardandolo, forse per l'ultima volta, in viso. Non fermai le sue labbra che dolci si posarono sulle mie; anzi. Cercai di lasciarmi trasportare da esse in quei luoghi dove mi avevano già portato, cercando di sentire gli stessi sussurri di un tempo. Anche se lievi e poco disturbati, quelle voci arrivarono alle mie orecchie ed era probabile che Yoongi avesse ragione. Non era la parentela che ci univa in quel modo, era qualcosa di differente; un legame che nessuno dei due capiva. Avrei fatto il possibile per riuscire a trovare una soluzione, per capire se il mio cuore batteva per l'amore che credevo di avere o perché mi faceva ribrezzo che lui mi baciasse. Mi allontanai e con lui alle spalle, arrivammo davanti le scale che portavano sopra. Niente mi avrebbe preparato alla scena che vidi poco dopo; era chiaro che Jimin avesse pianto e qualcosa mi fece intendere che sapeva tutto, il pugno rispose ad ogni mia domanda. Mi sentii ferito e non tanto per il gesto di per sé, ma perché Jungkook avesse detto ogni cosa. Quando andammo via da quella casa né Yoongi né Jimin aspettarono che uscissimo dal cancello e per non rischiare di finire in un mare dove non riuscivo a vedere il fondo, mi aggrappai ancora di più ai fianchi di Jungkook, poggiando la parte non lesa sulla sua schiena.

𝐵𝓁𝒶𝒸𝓀 𝒮𝒽𝒶𝒹𝑜𝓌  *𝒥 𝒥𝒦. & 𝒫.𝒥𝓜*Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora