La vita non regala nulla, ogni cosa che ci concede ha il suo prezzo. Alle volte e misero ma altre...
Altre ti mette davanti un conto che ti chiedi se riuscirai mai a saldare, ed allora la vedi giocare. Divertita ci prende come fossimo pupetti nelle...
Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
Taehyung Pov
Mi sembrava di non stare facendo niente della mia vita; preso come un oggettino e tenuto a guinzaglio. Se prima era per proteggermi da uno spietato assassino che voleva rivendicare i suoi territori, quella volta fu sempre per proteggermi ma perché ero improvvisamente diventato la parte d'oro di un tempio che non mi apparteneva. In tutto quel casino, avevo perso l'unica ragione che non mi faceva desiderare di perdermi in strade sconosciute e, perché no, darmi al primo che passava; solo per il puro piacere di sfogare i miei istinti. E, quell'unica ragione, era la stessa che mi stava distruggendo perché sapevo che pur volendo, non avrei potuta averla. Nonostante questo mi sentivo così spregevole da desiderare ardentemente colui che forse era sangue del mio sangue, quasi a volermene fregare di quel pensiero malsano e scappare da quella casa per buttarmi nelle sue braccia. In quei giorni avevo fatto tutte le mosse sbagliate che mi erano state concesse; avevo baciato Jungkook nonostante non lo volessi, consapevole che era impegnato con un nano assassino che mi voleva morto ed era capacissimo senza che lo sentissi farlo. Avevo sfidato Jimin, per il puro piacere di essere picchiato dalle sue mani forti e pesanti; con la conclusione di averlo fatto solo arrabbiare e il mio viso era ancora intatto. Unico suo regalo un bel ematoma sullo stomaco, pure scalzo quel bastardo lasciava il segno. In tutto questo lasciai che la mia rabbia incompresa mi facesse allontanare da Jungkook, il gentile e caldo ragazzo che mi teneva ancorato al passato e mi aveva aiutato nel presente; insomma avevo spuntato tutte le crocette del manuale: Come essere un perfetto coglione. Complimenti Taehyung. Fottuta stronza.
Ero seduto nel giardino di quella meravigliosa casa, quando sentii Jimin avvicinarsi. Non avevo chiesto il perché non tornasse da Yoongi a fare quello che faceva sempre; così come non mi chiesi perché lo stesso Jungkook aveva distrutto quella che era casa sua. La grande cicatrice sul fianco del nano aveva qualche risposta: - Sei venuto per picchiarmi? - altrimenti non si spiegava il suo avvicinarsi se non con l'intento di ammazzarmi e me lo meritavo. - Per quanto mi alletta l'idea, no. - rispose ed io sorrisi. Sarebbe stato sempre così tra noi due? Probabile, io stesso desidererei uccidere qualcuno che continuava a minare la mia relazione. - Devo chiederti scusa Jimin. - dissi. Era immobile, in piedi guardandomi con quegli splendidi occhi, mentre esponeva ancora di più quelle meravigliose labbra. - Ho ferito le uniche due persone che hanno fatto davvero tanto per me. Sono ancora un bambino per certi versi, perché non ho mai dovuto preoccuparmi di qualcun altro se non me stesso. - la sua capacità di stare fermo senza dire nulla era spiazzante. - Potrei anche perdonarti se non sentissi questa voglia irrefrenabile di strapparti il cuore dal petto. - disse con così tanta calma che sgranai gli occhi arretrando di poco. Capivo perché lo considerassero il peggior cane dei Black: - Che culo. - dissi e lo sentii ridere. La bocca spalancata, lo sguardo perso, possibile che fosse così fuori di testa. - Nonostante tutto mi era mancata la tua orrenda bocca. - e nel dirlo si sedette accanto a me. Anche tu mi sei mancato. Ma non glielo avrei detto. - Ci ho messo un po' perché volevo che soffrisse ma non riesco a farlo durare ancora a lungo. - non capii a cosa si riferisse. - Chi deve soffrire? - la sua risposta mi spiazzo ma mi diede anche quelle risposte che avevo solo ipotizzato. - Yoongi. - e nel dirlo mi allungò una carpetta. - Nel garage ci sono macchine e moto, usa quella che vuoi e va riprenderti quel figlio di puttana. -
Lessi il contenuto e il mio cuore parve aprirsi un varco nel petto per quanto stesse battendo: - Grazie Jiminie. - dissi già in piedi e pronto a scappare. - Non ringraziarmi. Almeno ti togli dai coglioni e lasci in pace il mio ragazzo. - scoppiai a ridere scuotendo la testa. Per evitare morti inutili, presi la macchina che usava sempre Jimin, quelle le sapevo guidare e corsi. Corsi talmente veloce che non riuscivo a distinguere la strada intorno a me ma ero così felice da non riuscire a trattenere il mio piede dal schiacciare più forte quel pedale. Mi era diventata talmente familiare quella strada che avrei potuto farla ad occhi chiusi. Quando voltai l'angolo, il cancello si aprì senza bisogno che suonassi, probabilmente credevano ci fosse Jimin in quella macchina. Parcheggiai alla meglio, scesi di corsa raggiungendo l'interno della casa e qualcuno mi bloccò puntandomi la pistola alla tempia: - Chi cazzo sei! - erano persone che non avevo mai visto. - Signorino Taehyung? - presi un gran respiro nel sentire quella voce. - Grazie al cielo, Gong potresti dire a questo coso di abbassare la pistola? - bastò un solo cenno e il ragazzo vestito di nero si allontanò. - È in camera di Jimin. - quell'informazione mi suonò strana e triste allo stesso momento. Corsi di sopra e mai mi sarei immaginato di vedere il Min Yoongi dei miei ricordi in quello stato. Se possibile era ancora più bianco, quei bellissimi occhi spenti e velati di viola. - Hyongnim... - sussurrai, avanzando verso di lui. Mi guardò come se mi vedesse per la prima volta e incapace di trattenermi ancora, baciai quelle labbra che mi erano mancate come l'aria. Niente era paragonabile, nemmeno quelle splendide di Jungkook; niente era come Yoongi per me. Non ricambiò subito, stranito dalla mia presenza ma quando le sue labbra cominciarono a muoversi, seppi di aver ritrovato il mio paradiso.
Sperai non chiedesse informazioni, avevo bisogno di fare l'amore con lui, di dirgli quello che l'ultima volta non avevo potuto; di sentirmi ancora il suo Taehyung. Una gamba in mezzo le sue, l'altra a stringergli il fianco; le mani intrecciate ai suoi capelli, baciavo e leccavo quelle labbra così calde da volerle strappare. - Taehyung. - gemette quando la mia intimità strofinò con la sua ma non ne avevo abbastanza. Strappai i bottoni della camicia, portando le labbra sul petto, salendo per il collo fino a raggiungere il lobo dell'orecchio. - Hyongnim. - sussurrai e sentirlo ansimare solo nel pronunciare quella parola, mi fece sentire potente. Le sue mani mi privarono della maglia, andando a stringere i fianchi per avvicinarmi ancora più a lui: graffi sulla schiena, morsi sui fianchi, tocchi leggeri sulla cicatrice. Non avevo realizzato a pieno quanto mi fosse mancato il mio Yoongi, almeno fino a quel momento; mi sentii completo e mi stava solo accarezzando. Feci in modo che si sdraiasse, scendendo lungo il busto raggiunsi l'attaccatura dei pantaloni; non c'era il tempo di essere gentili, romantici, di fare le cose con calma. Ruppi anche quelli, sfilandoli con così tanto irruenza da graffiare la pelle delle gambe. Cielo se era pronto e senza troppi complimenti lo presi in bocca riempiendola tutta; Yoongi inarcò la schiena rendendo il tutto più facile e feci qualcosa che non avrei mai fatto se non fossi stato preso dall'impeto di amarlo con tutto me stesso. Allungai due dita che andarono ad insinuarsi nella sua bocca, quell'incantevole lingua fece il suo dovere e quando capii fosse abbastanza, la tolsi per coprire la sua entrata. Mi tirò i capelli ma non aveva importanza, quel dolore era piacevole tanto che mi spinsi ancora di più in lui da sentirlo ringhiare. Mi prese il viso tirandomi verso di lui, capovolse la situazione e togliendo gli ultimi impedimenti, mi fece finalmente suo. Non chiusi gli occhi, volevo guardare la persona che credevo di aver perso, entrare anche dentro quelli; mentre lui si spingeva in me, sentii il nostro legame farsi più solido e niente mi avrebbe tolto quella consapevolezza. - Ti amo Yoongi. - dissi tra un ansimo e l'altro, mentre le sue labbra non smettevano di torturare le mie. E fu così appagante sentirlo riversare dentro di me che non vi fu bisogno del suo aiuto per raggiungere l'apice mentre urlavo il suo nome. Abbracciati l'uno all'altro, cercammo di regolare il respiro, sperando che i battiti dei nostri cuori rallentassero ma quando guardai nei suoi occhi, vidi il disprezzo che provava verso se stesso e verso quello che aveva fatto. Presi il suo viso tra le mani: - Non sei mio fratello Yoongi. - sgranò gli occhi e non seppi se per la notizia o del perché avevo compreso il suo silenzio. - Ma come... - sorrisi baciando di nuovo le sue labbra. - Jimin. - e non ci fu bisogno di dire altro. Eravamo tornati ad essere noi, Taehyung e Yoongi, due mondi distrutti che si completano.