* Tutto o Niente *

115 7 4
                                    

Jungkook Pov

Il sole era alto ormai nel cielo e cercava di farsi strada tra quelle nuvole che, persistenti, si mettevano sul suo cammino; c'era una strana calma in casa e del nostro ospite nemmeno traccia, forse dormiva ancora così andai a controllare e lo trovai disteso sul letto in posizione fetale, il viso leggermente corrucciato così decisi di lasciarlo lì per andare a vedere che combinava Nam. Ero annoiato e non solo, avevo voglia di divertirmi, di scaricare quelle energie in eccesso che avevo accumulato insieme a quei sentimenti. - Kook, capiti proprio a fagiolo... - entrai andandomi a sedere su di una sedia di fronte alla sua scrivania. Sentivo che le cose stavano per cambiare e quell'attesa iniziò a darmi sui nervi: - Che c'è Nam? Hai trovato un nuovo giocattolino con cui deliziarti? - marcai quell'ultima parola sapendo che, Jin, ci avrebbe guardato dal suo amato sistema di telecamere. Il capo, alzò lo sguardo da quel mucchio di scartoffie, sistemandoli in modo impeccabile sul lato della scrivania dove, ogni cosa, era perfettamente al suo posto. - Ho di meglio. - sorrise perdendosi in visioni del futuro che erano solo nella sua mente. - Tempo due giorni ed avremo ogni cosa... se i Black non si sono presentati alla nostra porta già questa notte vuol dire che sono in attesa e Jin ha notato un certo fermento al di fuori dei cancelli di Yoongi... quindi... - Sapevo benissimo quanto Yoongi fosse calcolatore, forse più di Nam, fino ad allora non aveva mai azzardato un vero attacco contro di noi quasi si aspettasse ogni mossa. Aveva molti più anni da Capo gang alle spalle, nato e cresciuto in quella merda da privilegiato e non sapevo cosa ci avrebbe riservato esattamente, non avendo mai avuto modo di incontrarlo. - Nam... - non ebbi tempo di finire la frase che Jin entrò tutto pomposo con altre dannatissime scartoffie. - Ho il posto, 114-1 Banpo-dong, Seocho-gu, ampio spazio per un eventuale combattimento ravvicinato circondato da palazzi alti per i miei cecchini. Aspetto solo il tuo ordine per spedire l'invito ai Black. - in quel momento realizzai che, durante quell'incontro, avrei rivisto Jimin ed una strana sensazione si fece strada in me. - Manda l'invito a mezzogiorno, tienimi aggiornato in caso di risposta... io mi occuperò di un altro interessante ospite... - continuò a parlare il capo ma i miei piedi mi stavano già portando fuori da quella stanza piena di avarizia. In cui ogni cosa era in gioco, ogni cosa si poteva usare come pedina vincente, anche i sentimenti. In quello spiazzale avremmo messo in campo la nostra parte peggiore, i nostri demoni, avremmo fatto visita ad Ade in persona banchettando con lui oppure ci saremmo fermati nel limbo. In ogni caso mi sentii trascinato in un luogo oscuro dove i miei stessi sentimenti mi erano nemici, ritrovandomi a combattere anche contro di loro, rischiando di venir lacerato da essi tanto che ebbi l'impressione che le mie membra, venissero divorate dall'interno. Che emozione era quella? Aveva un nome? Stavo impazzendo, odiavo dover combattere contro qualcosa di invisibile, contro cui le mie armi non avevano alcuna efficacia ed il respiro mi venne meno. La mia mente gridava Famiglia mentre il cuore sussurrava Jimin ed uno dei due sarebbe dovuto sparire.

Mi recai nella mia stanza mentre i loro piani subdoli venivano edificati su manie di grandezza e controllo. Mi misi le fasce alle mani. Tutto guidato dai soldi e dal potere. Mi misi in posizione. Gente psicopatica ed egocentrica. Sferrai un pugno. Gente pazza senza scrupoli. Un altro. Gente che farebbe di tutto per trovare quel qualcosa che li faccia sentire vivi. Ancora un altro. Gente che, per amore, ucciderebbe. E ancora. Ero disposto ad andare all'inferno per Jimin. Continuai con quella serie di pugni. Yoongi avrebbe fatto lo stesso per Hansung? I pugni divennero più veloci. Avrebbe fatto camminare i suoi sottoposti all'inferno per quel ragazzo? Le domande continuavano a susseguirsi senza sosta, arrivando a punti ciechi, facendo crescere in me quel senso di vuoto, di irrequietezza e non mi fermai dal massacrare quel sacco nemmeno quando le braccia e le spalle iniziarono a bruciare. Ero abituato ad andare oltre il limite, forse, sarei andato anche oltre Jimin in quell'occasione, non potevo saperlo ma di una cosa ero certo. Faceva male. Caddi a terra, le gambe non mi reggevano più ed i polmoni gridavano ed una risata uscì dalle mie labbra ed in quel momento una figura entrò nel mio campo visivo guardandomi dall'alto. - Cos'hai da guardare ragazzino? - si stava prendendo gioco di me o cosa? Piano mi rialzai con i suoi occhi puntati sopra

𝐵𝓁𝒶𝒸𝓀 𝒮𝒽𝒶𝒹𝑜𝓌  *𝒥 𝒥𝒦. & 𝒫.𝒥𝓜*Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora