* Il potere delle parole *

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Jungkook Pov

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Jungkook Pov

Non si smentiva mai e avrei sempre amato quel lato del mio rosa pronto a dar sfogo ai suoi istinti in qualsiasi situazione e posto ci trovassimo e non poteva che lusingarmi. Risposi al suo sorriso, salendo in moto, sentendo che nulla avrebbe potuto fermarci in quel giorno né tanto meno dividerci e le ruote parvero guidarsi da sole verso quel palazzo che, un tempo, mi aveva accolto. Ma più ci avvicinavamo più sentivo freddo dentro e se non fosse stato per il futuro che io e Jimin volevamo, sicuramente avrei fatto marcia indietro verso i confini di Seoul ed anche oltre. Non hai ancora fatto i conti con nulla rinviando all'ultimo momento... sicuro di farcela? Prendo il tuo posto? Quel bastardo sembrava quasi preoccupato, ma sapevo che voleva solo divertirsi un po' ma non gli diedi il permesso totale. Parcheggiammo di fronte all'edificio, qualche cecchino ci teneva d'occhio dai palazzi circostanti come immaginavo ed i due tizi, all'entrata, sembravano quasi non saper tenere in mano le armi mentre comunicavano attraverso la ricetrasmittente il nostro arrivo. Scesi dalla sella e, non appena il mio amore mi si accostò, gli cinsi le spalle con un braccio portandomelo vicino ma non per difesa, più per sottolineare che fosse mio. Possessivo... Ovvio! O non lo avrei marchiato. Mi tolsi gli occhiali consapevole delle lame in bella vista e salimmo i primi gradini. - Abbiamo ordine di scortarvi sopra. - gridò uno di loro e se non fossi lì per stipulare una pace l'avrei già fatto fuori. - Conosco il palazzo. Quindi continua a fare il cane da guardia. - gli sorrisi ed uno sguardo pieno di astio mi venne rivolto ma lo lascia lì senza troppo interesse; non ci avrebbero mai scortato andando contro i loro stessi ordini e come dargli torto? Salimmo fino in alto e mi parve strano trovarmi lì, in quel l'ascensore con solo il silenzio ed i tintinnii dei piani che scorrevano. - Pronto ad incontrare papino? - chiesi al mio amore stringendolo ancor di più.

Jimin Pov

C'ero stato solo una volta in quel posto, per portarci quella testa di cazzo ma l'effetto che mi faceva non sarebbe cambiato, adrenalina mista e voglia di distruzione; soprattutto davanti a quei quaquaraquà che avrebbero dovuto proteggere il palazzo. Lasciai che Jungkook mi tenesse vicino a sé, sentendo le bambine fremere e gemere, pronte a tutto; scortarvi. Corrugai la fronte, dove stava la fiducia se davvero pensava che ci saremmo fatti portare mano nella mano da chiunque avesse deciso e mi chiesi se quegli ordini non li aveva dati quel codardo di un hacker. Abbassai gli occhiali facendo un occhiolino alla telecamera, ero certo che fosse lì seduto, ad osservare e tremare. Salimmo sull'ascensore e un po' di ricordi riaffiorarono, soprattutto quando dovetti lasciare quel posto, mi avvicinai a Jungkook spingendolo verso la parete dietro di lui, quegli specchi, le telecamere. - Chissà se sono pronti loro... - dissi, passando la punta del naso sulle sue labbra, scendendo verso il collo per lasciare un leggero morso sulla clavicola del mio ragazzo che spinse il bacino verso il mio. Mi allontanai non appena le porte si aprirono puntando i miei occhi su quelli di Namjoon, eretto, poco più in là di quell'ascensore. Intrecciai la mano a quella di Jungkook ed uscimmo, l'attimo dopo Seokjin si pose accanto al suo uomo e fu inevitabile vedere che, i segni di quella notte, erano rimasti sul suo bellissimo viso; il labbro si alzò di poco come se avesse avuto vita propria. Impettito e con le spalle dritte ero pronto a tutto anche a spezzare il collo di quei due se avessi visto un minimo di errore, un segnale che mi desse la certezza di poter stringere le mie piccole mani sulla loro giugulare.

𝐵𝓁𝒶𝒸𝓀 𝒮𝒽𝒶𝒹𝑜𝓌  *𝒥 𝒥𝒦. & 𝒫.𝒥𝓜*Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora