Jimin Pov
In macchina regnava il silenzio, nessuno faceva rumore e andava bene così. Non volevo sentire nient'altro che il nulla. Mi ricordai di una storia che la mia vera madre mi raccontò quando ero bambino, "C'era un tempio vicino casa mia dove avevano affisso una poesia intitolata Mancanza. Vi erano solo tre parole ma chi l'ha scritta le ha cancellate. Non si può leggere la mancanza, solo avvertirla." strano come ricordassi quell'unica parte appartenente a mia madre. Adesso capivo cosa voleva dirmi, capivo cosa il poeta o chiunque l'avesse scritta, voleva trasmettere. Lo capivo perché era quello che sentivo anche io, mancanza. Di Jungkook, delle sue mani, della sua voce, dei suoi respiri. Tutto e più procedevo lontano da lui, da quel luogo, più mi sentivo svuotato. Mi fermai davanti al cancello della casa di Yoongi, aspettando che scendessero. - Ti prego Jimin, rimani qui. - guardavo fisso davanti a me, le mani mi tremavano cosi tanto che dovetti aggrapparmi saldamente al manubrio per non perdere la presa. - Alla fine quello che ha perso qualcosa stanotte sono stato io. - dissi uniforme. Non sentii più quello che disse mio fratello, capii solo che quel ragazzino lo aveva trascinato con sé. Una volta fuori dalla macchina, feci sgommare le ruote scappando da lì il più veloce possibile, senza guardare alcun pericolo. Che differenza avrebbe fatto se fossi morto quella notte? Nessuna! "Uno Shadow non potrà mai stare con un Black." quella frase continuava a cantilenare nella mia testa quasi fosse diventato un mantra da tenere a mente. E, nonostante questo, non volevo credere che tra di noi fosse davvero finita. Scossi la testa, preparando nella mente un piano talmente messo insieme alla rinfusa da non avere certezze della sua riuscita. Nella distrazione di quello che era accaduto quella notte, mi introdussi di nuovo nel territorio degli Shadow; anche se mi avessero visto, sarebbe stato troppo tardi per riuscire a fermarmi. Cercai nei quartieri più squallidi qualcuno che mi avrebbe dato informazioni in cambio di tanti bei soldi, non fu difficile trovarlo. Lasciai tracce del mio passaggio, sicuro che sarebbe arrivato dritto all'unica persona che volevo attirare. - Allora, prima la grana e poi le informazioni. - risi divertito, quel povero coglione non aveva capito un cazzo della vita. Mi fermai in un vicolo, poco più lontano dalle telecamere di quel Seokjin. Feci scendere il malcapitato e con la lama che mi aveva lasciato Jungkook, trafissi il suo costato, non si sarebbe mosso lasciandomi fare con calma. Tagliai la lingua e scavai due buchi al posto degli occhi, lo trascinai fin dove sarebbe stato visto e poggiando i resti sul suo petto, lasciai anche un bigliettino. "Ci sono due tipi di persone che non mi piacciono: chi non parla e chi parla troppo. Indovina dove ti colloco." scrissi, aggiungendo alla fine il nome di Seokjin. Andai via, non avevo smesso di cercare; questa volta mi buttai nei locali di lusso; agganciai il primo morto di cazzo che avevo trovato portandolo con me. Nell'unico posto che era solo nostro! - Toglimi le mani di dosso. - ringhiai quando provò ad avvicinarsi. Entrammo in casa, gli ordinai di rimanere davanti il divano e di spogliarsi: - Togliti tutto tranne le mutande. - con ancora il braccio sanguinante e la stessa lama che stringevo nella mano; presi una bottiglia attingendo direttamente ad essa. E aspettai! Se davvero fosse finita, se davvero non sentiva più niente per me, allora me ne sarei andato con un cadavere nel cofano e la consapevolezza di essermi perso per il resto della vita.
Kook pov
Ignorai ogni chiamata che mi arrivava, ogni tentativo di contattarmi sapendo quanto le loro parole sarebbero state inutili in quel momento. Come si poteva consolare un cane randagio come me? Finalmente, le chiamate terminarono, lasciandomi libero di concentrarmi sul drink che ordinai in un bar di lusso, dove mi ero fermato prima di riprendere la mia folle corsa per chissà dove. Dall'altro lato del bancone un barista sufficientemente attraente non la finiva di farmi le avance offrendomi un bibita dopo l'altra con la speranza, forse, di portarmi a letto e mi sarebbe andato bene. Uno vale l'altro mi dissi cercando di convincere me e la mia anima corrotta. Tutto era dannatamente sfocato intorno, le luci, le persone, anche la musica mi arrivava quasi attutita alle orecchie, quasi non fossi realmente in quel posto fino a quando un nome sul display del cellulare attirò la mia attenzione:

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𝐵𝓁𝒶𝒸𝓀 𝒮𝒽𝒶𝒹𝑜𝓌 *𝒥 𝒥𝒦. & 𝒫.𝒥𝓜*
FanfictionLa vita non regala nulla, ogni cosa che ci concede ha il suo prezzo. Alle volte e misero ma altre... Altre ti mette davanti un conto che ti chiedi se riuscirai mai a saldare, ed allora la vedi giocare. Divertita ci prende come fossimo pupetti nelle...