* Resa dei conti *

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Yoongi Pov

Coglione, pazzo, stupido, traditore, bastardo. La mia testa continuava a dire parole su parole all'unica persona a cui non le avrei mai volute dire. Perché? Cosa era successo per farlo reagire così? Ma quello che la mia mente urlava, in mezzo a quei pensieri era una cosa sola: chi! Non volevo credere che uno come Jimin potesse essere caduto in una trappola, così come non riuscivo a credere all'unico pensiero che non la smetteva di tormentarmi. Non dormii, metà dei miei uomini non avevano fatto ritorno e quelli sopravvissuti gridavano tradimento. Le mattonelle da non so quanti Won divennero il mio sacco da box, almeno fin quando non avrei avuto la sua faccia davanti alla mia. Uno pugno uguale un'imprecazione, non sapevo neanche di averlo quel vasto vocabolario. - Signore è qui. - era arrivata la resa dei conti. Scendendo le scale a due a due, indossai il mio tirapugni e, quando lo vidi, non mi preoccupai che paresse la morte in persona. Scaraventai il primo pugno sulla quella maledetta faccia da cazzo; a quello che non ero pronto era il dolore che provocava farlo. Raddrizzò il viso, guardandomi con sfida; ne sferrai un altro sentendo le gocce del suo sangue raggiungere il mio viso.

Di nuovo, drizzò il suo, sfidandomi impertinente: - Vuoi ancora dimostrare a tutti chi comanda? - chiese. Ero fuori di testa: - Tu. Figlio di puttana. - ennesimo pugno che scavò il suo splendido e sfacciato volto. - Yoongi. - urlò Hansung. Ero talmente uscito dai gangheri che non mi accorsi di quante persone vi fossero attorno a noi. Jimin alzò nuovamente lo sguardo su di me, non vi era nessuna emozione in lui. - Stanne fuori ragazzino. - disse atono. Aveva ragione, non avrei dovuto dare spettacolo; presi uno dei suoi polsi trascinandolo nell'unica stanza in cui non avrei mai voluto portarlo. - Ti rendi conto di che cazzo hai fatto? - gli urlai. Porta chiusa, tende tirate, unica fonte di luce una piccola lampada da camera. - Ho tolto di mezzo un po' di immondizia. - rispose. Non riuscii a trattenermi e con gli occhi lucidi, gli diedi ancora un altro pugno. - Perché proprio tu? Perché dovevi essere tu a tradirmi. - non sentivo alcun tipo di emozione con gli altri. Freddo, apatico ma con Jimin era diverso; lui era la mia famiglia, era il mio amato Jiminie. Perciò non riuscii a non far scendere quelle odiose e insignificanti lacrime.

Si lasciò andare sull'unica sedia, scomoda, presente in quella stanza. Pareva avesse visto il creatore e fosse tornato per poterlo raccontare. - Guardami negli occhi hyong, pensi davvero che tradirei te? - chiese. Barcollando mi accasciai al muro dietro di me. - Allora perché Jimin? Hai ucciso parte della tua stessa famiglia. - scosse la testa cercando di sorridere. L'unica cosa che gli uscì, fu una smorfia di dolore: - Si sono uccisi da soli, mettendosi sul mio cammino Yoongi. - rispose, toccando la dove risiedeva la ferita d'arma da fuoco. - Un gruppo folto contro uno. Lo sai quali sono i miei principi. - mi stava prendendo per il culo. - Te lo scopi anche il tuo cazzo di principio? - e nonostante le mie parole, Jimin era una statua di cera. Era anche per quello che lo prendemmo con noi; era spietato. Privo di emozioni tanto da mettere paura a chiunque incrociasse il suo cammino. Era il mio uomo migliore. Pulii il viso con il dorso della mano, sporcandomi del mio stesso sangue: - Il gruppo che hai sterminato era composto da traditori. Coloro che dovevano essere imparziali stavano trattando con gli Shadow. - dissi. Fu per questo che alla vista dei segugi di Namjoon, mandai a chiamare chi aveva osato superare il mio confine. - Facendo così però hai attirato le attenzioni sbagliate. - continuai.

Rise, un sorriso sarcastico: - Quindi esattamente per cosa mi stai "rimproverando"? - chiese mimando le virgolette. Mi alzai parandomi davanti a lui, seduto alzò lo sguardo verso il mio: - Davvero non hai rimorso per quello che hai combinato? - sospirò, come se quella discussione lo annoiasse. Si alzò, rimanendo comunque davanti a me: - No! Tornassi indietro lo rifarei ancora e ancora. Ucciderei anche Gong Yoo se fosse necessario. - disse ed io sgranai di poco gli occhi. - Tu sei la mia famiglia, non un branco di inetti incapaci anche a respirare. - mi spostai indietro perché, per la prima volta, vidi qualcosa di differente nei suoi occhi. Fin quanto in profondità quel ragazzo aveva affondato le sue unghie? - Dove sei stato? - ma non ebbi nessuna risposta. - Te lo succhia per bene Jungkook? - e se volevo una qualche risposta a quell'unica domanda, la ottenni con quella provocazione. Non riuscii a fermare il fendente che arrivò dritto sul mio zigomo destro. - Almeno ho ottenuto una risposta. - dissi, toccando il punto dolorante.

Chiusi gli occhi, ero a pezzi. Mi sentivo tradito e odiavo provare quello schifo di emozioni. - Ho bisogno di sapere che posso ancora fidarmi di te. - dissi piano. Quasi a non voler più sentire la mia voce: - Sai di poterlo fare altrimenti ci sarebbe stata la mia fossa in giardino. - rispose e aveva dannatamente ragione. Tornai a guardare il suo sguardo, riconoscendo il mio piccolo fratellino. - Spero solo che quello che senti non sia mal riposto. - non c'era bisogno di capire che Jimin aveva aperto il suo cuore e non compresi cosa davvero mi facesse più male. - Yoongi sono psicopatico non stupido. - e quella risposta diede ulteriore conferma alle mie paure. - Non avrei dovuto lasciarti andare quella notte. - più volte quel giorno mi ero dato la colpa di tutto. Affidandomi solo a lui avevo permesso che si perdesse: - Sarebbe successo comunque. - disse ed io serrai la mascella. - Jimin lascia che te lo dica, è uno Shadow. Credi davvero che si metterà contro quelli con cui è cresciuto? - e lì mi dissi che forse avevo già la risposta a quella domanda. - Yoongi lascia che te lo dica, non credi l'abbia già fatto? - il racconto di uno dei miei uomini mi ritornò alla mente.

"Si è messo in mezzo Signore. Tra noi e la sua stessa squadra. E sono certo che quando abbiamo visto cadere quei corpi è stato per mano sua. Sei uomini Signori. Sei dei suoi." Li compresi il gesto folle e sconsiderato di Jimin, capii quanto ragione avesse nel dire che era pazzo ma non stupido. - Perdonami per la faccia. - sussurrai, sfiorandola di poco. Non sapevo come si sarebbero messe le cose. Entrambi avevano sfidato la loro stessa fazione, scatenando un inferno che aveva bisogno solo di essere alimentato. - Effetti collaterali. - rispose. Usciti da quella maledetta stanza, chiamai Gong Yoo. - Portalo da Doc. - ma quando lo scimmione provò a toccarlo, nonostante la sua stazza, Jimin era sopra di lui e la faccia di Yoo schiacciata sul pavimento. - Eh che cazzo Jimin. - e pur provando a fargli mollare la presa, era duro come la roccia. Quattro della sicurezza corsero verso di noi ma sapevo che li avrebbe fatti fuori, così alzai le mani: - Ti ho detto che puoi fidarti di me. Non ho bisogno di cani da guardia. - scossi la testa mordendomi l'interno guancia. - D'accordo, lascialo andare adesso. - Yoo si alzò da terra con l'orgoglio ferito. Quando Jimin uscì da casa Gong Yoo stava aspettando un mio segnale ma feci no con la testa e tornò a fare non so cosa. Andai in camera mia, slacciai la camicia togliendola poco dopo: - Cazzo. - imprecai, guardandomi la mano.

Altre due, affusolate e sottili fecero capolino nel mio raggio visivo. Alzai lo sguardo e Hansung era talmente vicino che riuscivo a sentire il suo cuore battere; chiaro e forte. Con delicatezza mi trascinò nel bagno della camera, aprì il getto dell'acqua stemperandola. Mi allungò verso lo stesso, pulendola con prudenza. Sentivo il respiro farsi pesante, fissavo il suo profilo perdendomi dinanzi quella perfezione. Chiuse il rubinetto, poggiando un asciugamano sulla mano: - Come ti senti? - chiese. In quel tempo che era stato con me aveva studiato ogni cosa gli si fosse presentata davanti, compreso il mio atteggiamento verso Jimin. - Non lo so. - risposi, troppe emozioni stavano dando man forte dentro di me. - Miane. - sussurrò e quando i suoi occhi raggiunsero i miei, feci l'unica cosa che avrei voluto fare da quando quel ragazzo era entrato nella mia vita. La mano andò a coprire metà del suo volto, avvicinandomi tanto da sfiorare il suo naso. Aspettai un suo rifiuto, aveva trattenuto il respiro e se non avesse voluto, mi avrebbe già allontanato. Finalmente posai le mie labbra sulle sue; morbide, calde, squisite. Sentii la sua lingua premere contro le pareti della mia bocca, gli concessi di entrare e quello che mi diede fu ancor più buono di quello che c'era fuori. Aveva la lingua così morbida che quasi non ci credetti; si spinse verso di me aderendo il suo corpo al mio. Era eccitato e quell'emozione la trasmise anche al mio corpo che reagì di conseguenza. Ma, dovevo fermarmi, quella notte se fossi andato oltre avrei potuto ferirlo ed era l'ultima cosa che desideravo. Ci guardammo negli occhi e non ci fu bisogno di spiegare niente, ci coricammo e le sue braccia mi cullarono fino a quando non mi addormentai.

𝐵𝓁𝒶𝒸𝓀 𝒮𝒽𝒶𝒹𝑜𝓌  *𝒥 𝒥𝒦. & 𝒫.𝒥𝓜*Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora