* Lo stagno di Taehyung *

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Taehyung Pov

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Taehyung Pov

I lividi di Yoongi, nonostante fossero passati già due giorni, non si erano ancora alleviati ma non riuscivo ad avercela ne con lui ne tanto meno con Jimin. Le sue parole mi avevano colpito come un tir in corsa senza possibilità di potermi scansare ma quello che mi era rimasto più impresso e che non mi sarei mai perdonato, era stato il mio amato hyong, che nonostante avesse capito che le mie erano bugie aveva continuato ad amarmi e rendermi felice. Avevo ferito le due persone più importanti, le stesse che mi avevano accolto senza pretendere niente ed io le avevo pugnalate più volte. Sapevo che il perdono di Yoongi era stato causato dal suo comportamento nei miei riguardi, che l'aveva fatto per espiare le sue colpe e, dal canto mio, avevo perdonato lui perché seppur differente, anche io avrei ferito il suo cuore prima o poi. E quel poi gli aveva fratturato tre costole, lesionato una mano e aperto uno zigomo che non ne voleva sapere di rimarginarsi; un po' come il cuore del mio Jimin, che nonostante mi odiasse e sapessi che quelle ferite avrebbe voluto farle a me, ci dava il permesso di viverlo. Non avrei avuto abbastanza vita per dargli quello che meritavano, per togliere dalle loro anime i miei errori, le mie scelte egoistiche e la pesantezza delle mie parole; ma avrei fatto il possibile per fare in modo che il loro perdono non rimanesse invano. Avrei tenuto lontano i sentimenti che avevo lasciato crescere per Jungkook, non avrei posato il mio sguardo su di lui per più di due secondi, pensando che non c'era niente di più importante di Yoongi e Jimin. Perché quella notte mi sarebbe sempre rimasta nella testa: mi sarei sempre ricordato i loro lividi, avrei continuato a sentire le loro parole, a sentire i pugni colpire le ossa, l'odore del sangue e le lacrime di Yoongi; quella notte seppur non mossi un dito, non l'avrei mai dimenticata. In quei mesi avevo ripreso in mano le proprietà della mia famiglia, soprattutto quella casa vicino al lago decidendo di ristrutturarla, avrei cancellato ogni ricordo che non mi apparteneva per metterne altri di nuovi e che erano la mia vita di adesso; Yoongi e forse finalmente anche il mio Jimin. Certo uno avrebbe sempre portato l'altro ma mi stava bene, nonostante sapessi che per me Jungkook era più di un passato e basta, niente mi avrebbe distolto dalla vita che avevo desiderato quando quegli occhi differenti si erano posati su di me; tanto da arrivare a ferire Jimin solo per essersi permesso di fargli del male. Quel pomeriggio dovevo incontrarmi con l'architetto per stabilire le ultime condizioni per buttare giù quella casa e rifarla da cima a fondo, presi la macchina non prima di aver discusso con il mio Yoongi del perché non mi serviva una guardia del corpo, dopo quella battaglia pareva che le due gang si fossero fermate in uno stallo perenne ed ero certo che comunque nessuno mi avrebbe fatto nulla. Raggiunsi la villa, l'unica che mi portava accanto a Jungkook e che mi avrebbe sempre ricordato quel ragazzo gentile che mi aveva aiutato a capire qualcosa in più del mio passato ma nemmeno questo mi avrebbe distolto dall'andare avanti; dal pormi i limiti che servivano per mantenere solida la fiducia che i miei due hyong avevano deciso di offrirmi. Una volta finite quelle chiacchiere inutili, lasciai la macchina li decidendo di fare una passeggiata a piedi, quando vivevo in strada erano gli unici momenti in cui potevo sentirmi quasi normale ma niente avrebbe mai preparato i miei occhi a quella vista; etereo su quella moto, vestito come sempre di nero e con quella nuova luce; scintilla che aveva preso solo con la presenza di Jimin. Appunto, Jimin. Non seppi come reagire, se fare dietro front e far finta di non averlo visto o continuare per la mia strada e fare comunque finta di non averlo visto; era probabile che nemmeno lui voleva parlarmi, non dopo l'ultima volta. Però? Però, le parole di Jimin, mi avevano messo una pulce nella testa, "Perché so che vuol dire vivere con quel peso addosso... pensando al tuo uomo che bacia un altro, che lo desidera..." mi aveva respinto sempre Jungkook, non lasciando alcuna possibilità di essere lo stronzo che avrei voluto quelle volte in cui lo provocavo; di ritornare in quel letto e darmi senza pensare a nulla se non a lui. Taehyung. Sospirai scuotendo la testa, senza accorgermi che avevo continuato a camminare e quando uscì da quella gioielleria fu inevitabile trovarmi davanti a lui. - Jungkook. - "I nomi ragazzino, non pronunciarli con così tanta facilità perché può essere pericoloso..." quel nano assassino aveva sempre visto oltre, sempre un passo avanti a tutti compreso a me stesso e capivo cosa significavano le sue parole, perché avrei sempre avuto un modo diverso di pronunciare quel nome.

𝐵𝓁𝒶𝒸𝓀 𝒮𝒽𝒶𝒹𝑜𝓌  *𝒥 𝒥𝒦. & 𝒫.𝒥𝓜*Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora