Jungkook Pov
Gli eventi sembravano susseguirsi senza nemmeno una tregua tanto da sentirmi frastornato per la prima volta in tutta la mia vita, in casa regnava il silenzio ed avevo lasciato Jimin in palestra ai suoi soliti allenamenti mentre andavo a prendere una mela rossa in cucina; né una parola, né una domanda furono poste ma si erano posate ancora una volta su di noi facendomi sentire più stanco del dovuto mentre la mia mente non faceva che ripetermi in loop l'immagine di Jimin e San cercando di convincermi che, quello che uscì dalle sue labbra, non fosse un gemito di piacere. Sogna! Mi schernì il demone dentro la mia testa che non faceva altro che premere per uscire e sgozzare quel ragazzino cresciuto tra i segugi ma qualcosa mi bloccava dal rivendicare il mio territorio: il fatto stesso che Jimin non fosse un territorio! Conoscevo San, da sempre, sapevo come si muoveva con chi prendeva in simpatia, io stesso l'avevo vissuto non molto tempo prima e, dalla prima volta che loro due si incontrarono, ebbi la forte impressione che fosse più che interessato al mio ragazzo. Quel che vidi ne fu la conferma, la pistola puntata, una lieve abrasione sul collo del piccolino e mi fu chiaro che aveva messo su un giochino niente male per ottenere ciò che voleva ma non potevo farlo fuori, non senza avere ripercussioni gravi tra le mie fila e di conseguenza tra quelle di Jimin con un Tae poco controllabile lì in mezzo. - Jimin, vorrei parlarti... - dissi entrando in palestra e distraendolo dalla sua serie di piegamenti. Volevo sapere, avevo bisogno di conoscere cosa fosse successo ma mi sentii in difetto, chi ero io per giudicare quel che voleva fare Jimin? Chi ero io per fermarlo? Se anche San avesse fatto una mossa verso di lui con quale faccia avrei reagito dopo aver, io stesso, ceduto a Tae? Avevo le mani legate e sicuramente non ero in diritto di dire nulla e, per condire il tutto, la rivelazione sul passato del rosa aveva reso quella mia parte irascibile più docile senza saperne il reale motivo. Ero perso nella mia mente quando, ad un tratto il cellulare di Jimin suonò ed imprecai in me sperando non fosse quel piccoletto ma, inaspettatamente, fu qualcosa di lievemente diverso ma altrettanto peggiore. - Aish... Hoseok chiede un incontro sotto il segno della bandiera bianca... - avvertii il mio amore che non aveva fatto altro che chiudersi in se stesso, lasciai il cellulare sul tavolo ed uscii da lì come se stessi soffocando. Il mio amore, pensai, ripetendomi quelle parole cercando di non pensare fino a quanto quel ragazzino si fosse spinto in quella stanza ma una cosa era certa nel suo modus operandi, ed era il fatto che non avrebbe ripetuto lo stesso comportamento con la stessa persona per una seconda volta o almeno sperai così come mi aggrappai a quella labile sicurezza che avevo sui sentimenti che il mio angelo provava per me. Mi distesi sul letto nella penombra aspettando un qualcosa che non conoscevo o semplicemente un motivo per uscire da quella situazione di stallo. E se quello stronzetto fosse andato oltre così come ha fatto Tae? Persi il respiro a quel ricordo e mi toccai le labbra sentendo qualcosa premere dentro di me per uscire, un qualcosa che zittì anche il mio demone, che fece tremare ogni certezza. Eravamo esseri umani fatti di carne, vizi e desideri, eravamo venuti al mondo nel peccato portando avanti quelle vite solo con l'effimera affermazione di un bene plagiatore e distorto credendo di prendere e prendere quando invece venivamo consumati da noi stessi e sapevo che, Jimin, era anche carne, era anche desiderio e nulla poteva cambiare quella realtà. Hehe anche Lucifero era un angelo lo sai? Ringhiai chiudendomi da qualche parte nella mente aspettando la prossima mossa.
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𝐵𝓁𝒶𝒸𝓀 𝒮𝒽𝒶𝒹𝑜𝓌 *𝒥 𝒥𝒦. & 𝒫.𝒥𝓜*
FanfictionLa vita non regala nulla, ogni cosa che ci concede ha il suo prezzo. Alle volte e misero ma altre... Altre ti mette davanti un conto che ti chiedi se riuscirai mai a saldare, ed allora la vedi giocare. Divertita ci prende come fossimo pupetti nelle...