* Ritrovare me stesso *

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Jimin Pov

Ero sempre stato un ragazzo dal sangue freddo, incapace di provare emozioni se non per Yoongi o il padre. Gli unici che mi avevano accolto quando neanche la strada mi voleva più. Il mio baricentro si era spostato lasciandomi spaesato e perso, perché? Perché sulla mia strada vi era l'unica persona che mi aveva fatto sentire qualcosa. Mi aveva dato dolore, piacere, freddezza, calore e lo sentivo, anche qualcosa di molto più profondo di tutto quello. Perciò quel giorno non dormii, presi qualcosa da casa di Yoongi e appurando non ci fosse realmente bisogno di me, tornai in quello che era stato il nostro nascondiglio. La casa che era nata come la mia isola felice, era divenuta la mia sofferenza e il mio piacere. Quello stesso giorno sarebbe andato a prendere Hoseok ed io non facevo che sperare nella sua incolumità.

Diedi un pugno al muro, lasciando un piccolo solco e qualcosa di rosso; perché avevo voluto giocare? Perché gli avevo permesso di insinuarsi nella mia testa fottendomi in tutti i sensi? Scossi il capo, dov'era? Stava bene? Dal taschino nascosto dentro la giacca, presi il coltellino che mi aveva lasciato. Era tipo un capo di abbigliamento come per dire, "lo lascio così ho la scusa per tornare?" - Jimin dovresti riprenderti un attimo. - dissi a me stesso. Tolsi la maglia, scendendo al piano di sotto; rimasi in boxer e indossando i guantoni, cominciai a dare pugni al sacco. Immaginavo fosse quella sua faccia da presuntuoso, con l'atteggiamento di chi non ha paura di niente. Pensai al suo essere perverso e sempre pronto a ferire. A quanto piacere mi avesse dato e a quanto amassi quel suo lato oscuro. - Porca puttana. -

Dovevo fare qualcosa, dovevo sentire di essere lo stesso Jimin di sempre; quello calcolatore, psicopatico, maniaco e spietato. Così feci l'unica cosa che sapevo fare meglio: mi vestii di tutto punto e presi la mia macchina. Premetti il piede sull'acceleratore, sentendo scorrere sotto i 405 cavalli che la caratterizzavano. Se avessi guardato attraverso il finestrino non avrei saputo distinguere il territorio che mi circondava ma nemmeno quello mi distraeva; il suo profumo aveva ricoperto tutto l'abitacolo. Quando il segnale fu di nuovo presente, il telefono cominciò a suonare: - Ne? - quasi sperai fosse Jungkook. - Jimin. - strinsi la mascella. - Cosa devo fare? - conoscevo abbastanza bene la voce di Yoongi da capire che avesse qualche lavoro per me. Non poteva trovare giorno migliore: - Mapo. Qualcuno ha deciso di ribellarsi. - disse e capii che alcuni infedeli stavano giocando con il fuoco. - Sono già lì. - risposi e prima che potesse aggiungere altro chiusi la chiamata.

Ci misi forse cinque minuti ad arrivare, così come a capire dove si trovassero quei reietti che avevano deciso il giorno sbagliato per rompere le palle. Controllai se il caricatore fosse pieno, se tutte le armi leggere fossero al loro posto e se c'erano anche quelle piccole per riserva. Sistemai i capelli, misi i miei Booster di pelle, gli occhiali neri e scesi dalla macchina. Non ebbero il tempo di capire da dove arrivassi, estrassi le mie amate 98 A1 ed iniziai a sparare. Non mi interessava chiedere il perché, fare la parte del buono; avevo bisogno di sapere che fossi ancora io. Sganciai i caricatori sostituendoli, finché non ne rimasero due che alzarono le mani mettendosi in ginocchio. - Ti prego, faremo tutto quello che vuoi. - piegai la testa di lato e puntando alla testa di uno premetti il grilletto. Le macchie di sangue erano un effetto collaterale. - Questo è territorio dei Black, credevi davvero di poter fare come cazzo ti pareva? - chiesi, pulendo il viso con il dorso della mano. - Non lo sapevamo, farò quello che vuoi. -

Sospirai, mettendo al riposo le mie amate bambine; mi avvicinai quatto, sedendomi sui talloni. - Ci credo che lo farai. - sussurrai, infilzando il suo fianco sinistro con la mia Kabar K36. Sentii la lama entrare senza ostacolo alcuno, trapassando ogni strato di pelle fino ad arrivare lì dove volevo atterrare: la milza. Attraversando i suoi 3 cm e passando oltre; le mie orecchie memorizzarono il suono del suo respiro venir meno fino ad allentarsi a poco a poco. Voltai lo sguardo verso il suo: sgranato, spaventato, arreso. - In un'altra vita forse. - sussurrai, girando con uno scatto la mano verso destra. Quando pugnali qualcuno, riesci a percepire la vita lasciare il corpo; come una sottile nebbia che esce dalle labbra, salendo leggera verso il suo posto di appartenenza. - Buon viaggio. - ed estraendo con delicatezza il carbonio nelle mie mani, lo adagiai accanto al compagno.

- Devi pulire un posto. Adesso. - dissi a colui che aveva risposto alla mia chiamata. Mandai le coordinate e appena lo vidi spuntare andai via toccando il fianco stringendo di poco le palpebre. Poteva capitare di farti male se affrontavi dieci persone da solo e senza protezione. Appurai che ero sempre lo stesso Jimin ma non potei fare a meno di pensare che se avessi fatto quella cosa con lui, sarebbe stato più soddisfacente. Più sentito, più carnale e li, capii di essere davvero fottuto! Quando arrivai da Yoongi, aprii la porta ritrovandomi un fratello incazzato nero: - Porca troia Jimin che cazzo ti... - si bloccò quando vide il sangue macchiare la mia splendida camicia bianca. - Gong Yoo. - urlò correndo verso di me. L'unica cosa che vidi furono gli occhi di Jungkook che mi fissavano pieni di lussuria.

- Non hanno colpito organi vitali. Probabilmente fai lavorare un po' troppo questo ragazzo, per questo è svenuto. - sentii quando aprii di nuovo le palpebre. Cercai di mettermi a sedere, riuscendoci come un ubriaco ciccione: - Vuoi stare tranquillo per un secondo? - anche se mi stava rimproverando, la sua voce era spaventata. - Hyong sto bene. Mi hanno fatto di peggio. - risposi sorridendo. - Vedrai quello che ho intenzione di farti io. - disse e vecchi ricordi poco piacevoli affiorarono nella mia mente. Quando uscì dalla mia stanza toccai lì dove avevo il cerotto, guardai i polsi passandoci un dito leggero; morsi l'interno del labbro sbuffando pesantemente. - Ti conviene tornare Jeon Jungkook altrimenti ti verrò a stanare fin dove ti nascondi e ti farò il culo. - sentenziai serrando la mascella. "Sei stato davvero un grandissimo e perfetto coglione Park Jimin." Stupida coscienza di merda.

𝐵𝓁𝒶𝒸𝓀 𝒮𝒽𝒶𝒹𝑜𝓌  *𝒥 𝒥𝒦. & 𝒫.𝒥𝓜*Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora