* La voce del silenzio *

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Jimin Pov

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Jimin Pov

Da quando Tae era arrivato in casa con Jungkook, erano passati due giorni; gli stessi in cui si respirava un'aria non troppo piacevole e non ne comprendevo il motivo. Certo, l'ultima volta che io e Tae ci eravamo visti, non ero stato per niente gentile ma lui stesso sapeva il motivo di quel pugno, in caso contrario ero sicuro avesse corrisposto. Giorni che passai nella stanza dei computer per riuscire ad arrivare in fondo a quella storia; accertarmi che Tae fosse il figlio di Sik ed Inha. Magari dare altro peso sulla coscienza a quel figlio di puttana di Yoongi eppure, dovevo affrontarlo e capire se davvero era come pensavo o avessi, nuovamente, frainteso il tutto. Ma c'era ben poco da fraintendere, perché sapevo che mio fratello era per metà responsabile di quella che sarebbe dovuta essere la mia dipartita. - È nuova quella? - il silenzio di Tae era stato più che pesante. Non tanto per me, più per la situazione in generale; sentivo come se Jungkook soffrisse di quel suo comportamento il che rendeva me poco stabile. - Allora non ti hanno tagliato la lingua. - dissi indispettito. Sentivo di voler bene a quel ragazzino ma c'era sempre quella parte di me, che voleva sgozzarlo, essere più dominate. - E ben salda dentro la mia bocca. - rispose e quello sboccacciato doveva ringraziare una serie infinita di Dei che fecero in modo di fermarmi nel trapassargli il cervello con il setto nasale. - Taehyung la mia pazienza ha superato i limiti con te, quindi perché non la pianti di rompere i coglioni una volta per tutte e comportarti come si deve? - mi esasperava fino a limiti indicibili. Probabilmente quella fu la frase più lunga che gli rivolsi da quando era qui. - Se non volevi avermi tra i piedi perché gli hai chiesto di portarmi qui? - gran bella domanda. Sospirai pesantemente e prima ancora che potesse accorgersene gli fui sopra, nonostante i dolori, nonostante fosse più alto di me. Cavalcioni su di lui, tenevo la mano premuta, quanto bastava, sulla sua giugulare: - Mi sto ponendo la stessa  domanda da giorni. Non sfidarmi stronzetto perché non hai ancora visto niente di me. - sentivo le sue mani cercare di spostare le mie, avessi premuto ancora un po' sarebbe svenuto chiudendo quella sua cazzo di bocca lasciandomi in silenzio.

Nonostante questo, allentai la presa sentendo prendere aria come un assetato nel deserto. Spostai il suo volto con il palmo della mano, alzandomi poco dopo; desideravo chiudermi in una stanza con Jungkook e non saperne di lui per ore, giorni se fosse stato possibile. Ma c'era qualcosa di sbagliato in quel ragazzo, qualcosa che conoscevo bene perché l'avevo vissuta sulla mia pelle. Il desiderio di qualcuno da sfidare, consapevole che quella persona ti avrebbe fatto male e anche parecchio. - L'ho baciato. Dopo il pugno, l'ho baciato. - il gelo era calato per tutto il corpo. Non c'era niente che mi separava dal pazzo omicida incurante di qualsiasi vita umana; gli diedi un calcio nello stomaco facendolo arrivare davanti il divano del soggiorno. La pupilla si allargò impedendomi davvero di vedere quello che stavo facendo; fermai il pugno a mezz'aria, avvicinando il mio viso al suo. - Non sarò io a darti il colpo di grazia faccia da cazzo. Perché ti reputo tanto inutile da non sprecare neanche un briciolo delle mie forze per darti quello che stai cercando. - ringhiai. Accorciai ancora di più la distanza, doveva sentire il mio respiro sfiorare la sua faccia: - Masturbati con quell'immagine TaeTae, perché non ne avrai più altre. - finii serrando i denti, provocando quel rumore di tenaglia che si chiude di scatto. Per una frazione di secondo strinse gli occhi impaurito da quel gesto; mollai la presa lasciandolo per terra. Quell'adrenalina mi diede la forza necessaria per affrontare anche il più infimo dei demoni e ce n'era uno solo con cui volevo fronteggiarmi. Prima di uscire, raggiunsi Jungkook nella palestra: - Sto andando da Yoongi. Ti giuro Jungkook, se vengo a sapere ancora qualcosa do fuoco a questa casa e sarò l'unico ad uscirne vivo. - non aspettai nemmeno che rispondesse. Volevo tenermi quella rabbia per Yoongi, perché avevo paura che una volta incrociati i suoi occhi, quello che ci legava mi avrebbe reso debole.

Non mi sorpresi di non trovare alcuno ostacolo al mio rientro; molti uomini erano morti quella notte e i pochi rimasti non avrebbe di certo voltato le spalle all'unico che li aveva sempre portati sani e salvi a casa. Quando aprii la porta di quella ormai non più casa mia, gli occhi sgranati di Yoo si fissarono nei miei: - Non sono un fantasma se è questo che ti stai chiedendo. - risposi. Lo vidi avvicinarsi abbracciandomi poco dopo: - Signorino Park. - non disse altro, era già tanto per lui aver fatto quel gesto. Mi sentii rincuorato da quell'accoglienza, nonostante sapessi quanto il suo contributo fu indispensabile nel fare in modo che arrivassi in quel distretto. Sentii chiari i suoi passi scendere le scale, fermarsi a metà e inchiodare i suoi occhi nei miei: - Jiminie. - mi venne da vomitare. Con quale coraggio mi guardava in quel modo? Pronunciando il mio nome come se quello che avesse fatto non aveva distrutto tutto. - Mi dispiace di aver rovinato i tuoi piani. Ma dovresti sapere che uno come me non muore facilmente. - di proposito feci sentire le mie parole a quei manichini che proteggevano la casa e il suo culo diafano. - Così come dovresti capire quanto sia profondo il sentimento che lega me e Jungkook. Perché Yoongi? - chiesi. Sentivo che la rabbia stava scemando e mi imposi di lasciarla senza guinzaglio, libera di fare ciò che meglio credeva. La mente aiutò, propinandomi immagini che non avrei mai voluto vedere. - Mi hai abbandonato. - rispose e senza che me ne fossi accorto ero arrivato davanti a lui, in cima le scale e non riuscii a fermare il pugno che andò dritto nel suo stomaco. Non era vero che non ci sarei riuscito, non volevo; perché quello stronzo meritava anche di peggio. Nessuno ci separò, anzi, la casa si fece improvvisamente silenziosa. - Ti ho dato ogni attimo della mia esistenza, cosa cazzo volevi ancora? - un altro pugno che lo fece cadere indietro. - Avevo bisogno di te e tu mi hai tagliato fuori. - più parlava più odiavo la sua voce più mi faceva male dentro. - In che modo? Quando l'unica cosa che facevo era cercare di salvare il tuo rapporto con quella merda. - quella volta fu il piede a toccare il suo addome. Sentii il suo gemito di dolore e ne volevo di più: Attento Jimin. Maledetta bastarda.

Non aveva mosso un dito, lasciando che lo colpissi: - Miane dongsaeng. - occhi lucidi, voce spezzata. Gli presi il colletto tra le mani, avvicinando il volto al mio: - Non ti azzardare Min Yoongi. Non farmi vedere le tue lacrime perché giuro che ti uccido. - gli dissi. Altrettanto spezzato, altrettanto in lacrime; perché io amavo Yoongi. Lo amavo in modo così viscerale tanto da odiarlo per avermi fatto del male; perché anche se non consanguinei, lui era il mio fratellone. Il mio hyong, colui che avrei protetto con la mia stessa vita; l'unica cosa che percepivo in quel momento era solo disprezzo. E chiunque io disprezzassi non aveva un posto dentro di me, così lo vidi come un nemico; tagliando fuori quel dolore che mi stava aprendo in due. Lo lasciai andare, prendendo tutto quello che era più necessario; cancellai ogni cosa ci fosse su quei computer, avevo già fatto i dovuti trasferimenti. Prendendo tutte le foto di Jungkook, non avrebbe trovato nulla in quella camera, mi chiusi la porta alle spalle. - Ti prego Jimin rimani con me. - implorò fermando il mio cammino. - Non posso Yoongi, non adesso. - spinsi la sua spalla oltrepassando, scendendo quelle scale forse per l'ultima volta. Una volta raggiunta la macchina, scappai; da quella casa, dalla mia infanzia ma soprattutto, scappai da lui. Senza Jungkook, non avrei avuto più niente e mi aggrappai a quella consapevolezza; sapendo che una volta varcata quella porta, lo avrei trovato ad aspettarmi e così fu. Senza dire nulla, lo raggiunsi abbracciandolo forte; Jeon Jungkook era casa mia. Il mio posto felice, colui che avrebbe dissipato ogni affanno. Alzai il gli occhi verso i suoi interrogativi: - Siamo solo noi adesso. - sussurrai, sapendo che avrebbe compreso quelle parole.

𝐵𝓁𝒶𝒸𝓀 𝒮𝒽𝒶𝒹𝑜𝓌  *𝒥 𝒥𝒦. & 𝒫.𝒥𝓜*Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora