Senza rimorsi (Crowley) 🌸

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» 𝘘𝘶𝘦𝘴𝘵𝘢 𝘴𝘵𝘰𝘳𝘪𝘢 𝘱𝘢𝘳𝘵𝘦𝘤𝘪𝘱𝘢 𝘢𝘭 𝘞𝘳𝘪𝘵𝘰𝘣𝘦𝘳 𝘥𝘪 𝘍𝘢𝘯𝘸𝘳𝘪𝘵𝘦𝘳.𝘪𝘵

» Prompt: vischio/buona fortuna

Avvertenze: Age gap, possibile relazione adulto-minore (dipende da come è la tua MC), relazione studente-preside.

Sto letteralmente tastando le acque con qualcosa di "chill".

Il momento era giunto e ancora faticava a credere che dopo tanto tempo, ricerche e camice sudate, i suoi amici fossero riusciti a trovare una via per farla tornare a casa, nel suo mondo. Si trovava seduta sul divano del lounge di Ramshackle e la mente continuava ormai da troppo tempo a passarle sotto il naso i ricordi di un intero anno vissuto in quella scuola.

Non era partito per il meglio, con il rischio di ritrovarsi in mezzo alla strada per via della sua mancanza di poteri magici e quello di non avere più la testa a causa di un Riddle fuori controllo. La situazione, per sua fortuna, si era pian piano evoluta in qualcosa di migliore, anche se i continui Overblot l'hanno resa sempre molto vivace e turbolenta. Non ricordava di aver mai avuto un attimo di pace nei dieci mesi che era stata lì, però, con il senno di poi, non poteva dire le fosse dispiaciuto. Il tempo passato lì l'aveva fatta crescere come persona e aveva creato una serie infinita di ricordi che avrebbe portato per sempre nel cuore.

Lo sguardo le si spense ulteriormente mentre ci pensava. Si era fatta diversi amici in quella scuola, bene o male tutti la conoscevano, e l'idea di doverli lasciare le faceva tanto male. Grim, Ace, Deuce e ancora Jack, Epel, Ortho e Sebek, tutti si erano prodigati per fare in modo che riuscisse a tornare a casa e se ce la stava per fare era solo grazie a loro. Aveva passato le ultime giornate con ognuno di loro, aveva dedicato loro i suoi ultimi tempi come una sorta di ringraziamento per ciò che avevano e stavano facendo per lei, e poi aveva passato le notti in giardino con Malleus. Sapeva quanto lo stava addolorando la sua imminente dipartita e quanto sarebbe stato difficile per lui capacitarsi che una delle poche persone che considerava amiche stesse per abbandonarlo, perciò avevano passato diverse ore insieme, seduti su una panchina nel giardino di Ramshackle, in silenzio o parlando poco, perché era il necessario che serviva loro per comunicare.

Infine pensò al preside. Non l'aveva aiutata per niente a raggiungere il suo obiettivo. Ogni volta che glielo ricordava, lui cascava dalle nuvole e fingeva di star facendo le dovute ricerche quando era palese che se ne fosse dimenticato. Avrebbe dovuto odiarlo, o almeno averlo in astio, avrebbe dovuto evitare di considerarlo, non pensare a lui, eppure era seduta sul divano con l'immagine di Crowley fissa nella testa. In fondo quando era giù e non aveva una spalla su cui piangere, lui l'aveva consolata, passava spesso a trovarla a Ramshackle, non l'aveva mai realmente lasciata da sola. Era un personaggio controverso, non capiva cosa gli passasse realmente per la testa, non capiva come la considerasse, se come una semplice studentessa o altro, non capiva nemmeno cosa provasse nei suoi confronti. Sospirò ripensando a una sera d'inverno quando gli aveva offerto una cioccolata calda davanti al camino e si chiedeva se in fondo avesse fatto la cosa giusta. Non voleva che Crowley lo reputasse come un tentativo di provarci, anche se all'effettivo lo era, e non voleva che capisse che era attratta da lui. Non comprendeva il motivo per cui le piacesse: forse era attratta dagli idioti, o forse dagli uomini più grandi di lei, o addirittura dagli idioti più grandi. Fatto sta che ricordava perfettamente come quel pomeriggio l'aveva fissato per tutto il tempo mentre lui parlava.

Prese un profondo respiro. Appena sarebbe tornata a casa l'avrebbe dimenticato. Ci stava già provando da mesi, ma nel momento in cui non l'avrebbe più avuto davanti era certa che ci sarebbe riuscita. In fondo puzzava di cosa molto sbagliata, una ragazzina che aveva preso un'infatuazione per una fata adulta e di chissà quante centinaia d'anni, che anche se messi in paragone con gli anni umani sarebbero comunque risultati eccessivi per una come lei. Doveva solo forzarsi di dimenticarlo e non sarebbe stato complicato una volta varcato lo specchio.

All'improvviso un leggero bussare alla porta la destò dai pensieri e, al lieve cenno di assenso, si aprì rivelando proprio colui che stava popolando la sua mente. (Y/n) si morse il labbro inferiore mentre entrava e prendeva posto accanto a lei e si agitò un po' sul cuscino.

«Allora, sei pronta a tornare a casa?», le chiese con un tono che le fece venire i brividi. Non era facile rimanere ancorata all'idea che lo volesse scordare se le parlava con un'intonazione bassa e confidente.

«Non lo so... ho un po' paura», ammise.

Non era certa che la paura fosse l'emozione che stava provando in quell'esatto momento pur se stava pensando alla sua imminente partenza. Era più un misto fra ansia di cosa sarebbe accaduto dopo, paura di attraversare lo specchio, tristezza di lasciare i suoi amici e altro. Non sapeva come spiegarglielo e tacque alla ricerca delle parole giuste.

Crowley non era mai stato il massimo quando doveva consolare qualcuno, non era il tipo da sentimentalismi, né sapeva cosa dire, quindi provò ad affidarsi all'istinto e le prese una mano posta sulle ginocchia nella sua. (Y/n) sussultò al gesto.

«Lo so che hai paura, e forse ti starai chiedendo se stai facendo la cosa giusta, ma fra poco tornerai a casa, come hai sempre desiderato per un intero anno. Potrai tornare dalla tua famiglia e questo mondo ti sembrerà come un lunghissimo sogno sbiadito con le luci dell'alba», le accarezzò le nocche con il pollice artigliato facendo attenzione a non graffiarla, nel tentativo di tranquillizzarla.

(Y/n) annuì, rimanendo a fissare il movimento lento e continuo sulla sua mano. «Forse ha ragione».

«Certo che ho ragione! E per augurarti un buon rientro ho portato una cosa per te, perché sono tanto generoso», provò a scavare nella giacca con la mano libera, ma non ci stava riuscendo molto per via della posizione scomoda e non stava trovando ciò che cercava, «a-aspetta, deve essere qui, l'ho messo qui da qualche parte», lasciò andare la mano della ragazza per cercare meglio e dopo un po' di rovistare, esclamò «ah, eccolo qua!» e tirò fuori un piccolo rametto di vischio. «Questo è per te, per augurarti un buon rientro a casa e buona fortuna per la tua vita futura», le passò il rametto e (Y/n) lo prese incerta.

Se lo rigirò fra il pollice e l'indice e la mente si svuotò, rifiutandosi all'improvviso di ponderare ancora una volta il pensiero della sua imminente dipartita. E continuava a girarselo e rigirarselo fin quando non si ritrovò davanti allo Specchio Oscuro, pronto per aprire il portale che l'avrebbe riportata a casa. La superficie si increspò, il centro era illuminato di una luce bianca e stava solo aspettando che lei si gettasse al suo interno.

Non aveva mai visto un vischio in fiore, conosceva solo i suoi frutti, però, accarezzando i petali giallastri, sentiva che c'era qualcosa sopra, una magia per preservarne la freschezza che persino una senza poteri come lei riusciva a riconoscere. In fondo in un anno aveva imparato tanto sulla magia che, anche quando si sarebbe risvegliata nel suo mondo e gli ultimi dieci mesi le saranno parsi solo un lungo sogno, era certa che le nozioni le sarebbero rimaste.

Un lungo sogno, aveva detto. Nulla di più e nulla di meno. Un sogno in cui era lucida e poteva decidere per sé. Se era un sogno tanto valeva soddisfare ogni suo desiderio prima di abbandonarlo definitivamente.

Si girò sui tacchi, dando le spalle allo specchio, e scese di corsa gli scalini che lo sopraelevavano. Nella stanza c'era il preside al centro, che al suo gesto improvviso aveva assunto un'espressione sorpresa, e dietro, distanziati, c'erano i suoi amici, a cui era stato dato l'ordine di non avvicinarsi per evitare complicazione di chissà quale genere. Corse verso la figura più vicina e ignorò gli altri. Fu tutto molto veloce: gli si fermò davanti, lo afferrò per la cravatta e lo costrinse a piegarsi, un attimo dopo le sue labbra erano su quelle della fata. Dentro lo stomaco sentì le farfalle esplodere seppur fosse un semplice bacio casto e una scarica di gioia la attraversò da cima a piedi. Adesso poteva davvero andare. Si rigirò in fretta e corse via senza guardare in faccia nessuno: non voleva affatto sapere come stavano reagendo, avrebbero potuto farla pentire della scelleratezza. Quindi senza perdere un attimo di tempo, appena fu davanti allo specchio, ci si gettò dentro e lasciò Twisted Wonderland.

Love Me (Twisted Wonderland x Reader)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora