Garofano rosso (Ace) 💧/☀️

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» 𝘘𝘶𝘦𝘴𝘵𝘢 𝘴𝘵𝘰𝘳𝘪𝘢 𝘱𝘢𝘳𝘵𝘦𝘤𝘪𝘱𝘢 𝘢𝘭 𝘞𝘳𝘪𝘵𝘰𝘣𝘦𝘳 𝘥𝘪 𝘍𝘢𝘯𝘸𝘳𝘪𝘵𝘦𝘳.𝘪𝘵

» Prompt: Garofano rosso/risentimento


«Sei una di loro. Non è vero?», urlò Ace.

La voce cercava di sovrastare il rumore della pioggia che cadeva fitta su di loro. Occasionalmente un lampo illuminava il cielo, seguito da un rombo di tuono che spezzava le grida di entrambi.

«Senti, io...», provò a discolparsi (Y/n), ma il ragazzo la interruppe.

«Non provare a giustificarti! Io lo sapevo! Lo sapevo che non dovevo fidarmi di te!», si passò una mano fra i capelli fradici e si voltò nervoso, digerendo a fatica la notizia appena ricevuta.

Nessuno dei due aveva l'ombrello, l'acqua li aveva già inzuppati da cima a fondo, i vestiti erano freddi e incollati al corpo e (Y/n) non sapeva come scusarsi. Non voleva che finisse in quel modo, non da quando si era affezionata ad Ace.

«Fin dal primo giorno che ti ho incontrata, in quel cortile, fin da allora avevo sentito che qualcosa non andava. Mi sono fidato! E ho capito di essere stato un idiota», continuò Ace.

Digrignava i denti e si sporgeva verso di lei con fare accusatorio. Forse stava anche piangendo, ma (Y/n) non riusciva a capirlo, perché la pioggia gli rigava il viso e, se c'erano, le lacrime si confondevano con essa. Le si spezzava il cuore a vederlo così, le labbra le tremavano e a sua volta sentiva che delle calde lacrime minacciavano di riversarsi fuori. Aveva freddo, ma il tremolio non era dovuto solo a quello.

La mente riattraversava i primi giorni, quando aveva conosciuto Ace, e ricordava perfettamente come lui fosse stato il suo primo vero amico. Si faceva schifo da sola sapendo che l'aveva ingannato e usato per i suoi scopi fin dall'inizio e quando si era resa conto che si era davvero affezionata a lui, (Y/n) non ce l'aveva fatta a continuare con la farsa e gli aveva confessato la verità. Sperava solo che avrebbe fatto meno male ad entrambi.

«Una spia? Davvero?», sputò acido tornando a darle le spalle, incapace di guardarla dritta in faccia. «Non ci voglio credere! Mi sento... usato!»

«Per favore, ascolta...», provò ad avvicinarsi allungando una mano, in un tentativo di farlo ragionare.

«Stammi lontano!», urlò a pieni polmoni e (Y/n) si arrestò all'istante. Fra loro c'era ancora troppo spazio, sarebbe stato impossibile raggiungerlo in quel modo.

Nell'impeto di rabbia, Ace le aveva di nuovo puntato gli occhi rossi addosso e ora la fissava truce e muto. Adesso (Y/n) era certa che stesse piangendo, le pupille tremavano ed erano lucide. Si sentiva a pezzi nel vederlo in quel modo. Doveva dire qualcos'altro, ma la lingua si era incollata al palato e la testa era vuota. Cos'era che avrebbe dovuto dire dopo?

Ace continuò a fissarla dritto negli occhi, aspettando qualche parola da parte sua. All'improvviso un occhio ebbe uno spasmo che stava provando a nascondere. (Y/n) spalancò lentamente i suoi e cercò un qualche suggerimento in lui e nell'ambiente circostante, senza muoversi, e appena Ace lo notò, provò a ricacciare indietro una risata.

«(Y/n)...», sussurrò sottovoce, in modo che sentissero solo loro due, «hai dimenticato la battuta?»

«Sì», ammise in un filo di voce.

La testa rossa non si trattenne più e scoppiò in una immediata fragorosa risata; (Y/n) si portò una mano alla bocca, ma subito dopo cedette e pure lei si piegò in due.

«Stop!», urlò Vil da lontanò e immediatamente la pioggia cessò.

(Y/n) continuava a reggersi lo stomaco, Ace era ormai in ginocchio sul pavé bagnato e da lontano si sentiva Vil borbottare al limite di un esaurimento nervoso: «io non ce la faccio più! Mollo! Non è possibile lavorare in queste condizioni!»

Ortho poggiò il tubo con il soffione sul pavimento e volò accanto ai due, provando a capire se stessero bene. Vicino alla camera, Vil aveva appena abbandonato la postazione del regista e gli altri ragazzi del Club di Ricerca Cinematografica erano demoralizzati. Quel ciak l'avevano fatto almeno una dozzina di volte, stavolta sembrava quella giusta, e invece (Y/n) aveva dimenticato la battuta ed Ace era scoppiato a ridere per questa stupida ragione: non ne sarebbero usciti vivi.

Persino Epel, Deuce, Jack, Sebek e Grim, che si ritrovavano lì per curiosità o supporto, erano demoralizzati, scuotevano la testa e si portavano una mano alla fronte.

«Due idioti», commentò Grim ottenendo gli assensi degli altri.

«Scusate! Scusate». (Y/n) riuscì a mettersi diritta, al contrario di Ace che ancora faticava a calmarsi. «Scusate, rifacciamola».

Un lamento generale si levò dai presenti, ormai stanchi di rivedere ancora una volta la stessa scena. Loro volevano solo produrre un piccolo film scolastico da presentare a fine anno, recuperando due attori esterni al club cosicché potessero lavorare esclusivamente sui lati di produzione o non visibili al pubblico, ma ora si erano pentiti della scelta, e soprattutto di aver scelto loro due come attori protagonisti.

«Qualcuno mi dice qual era la battuta che ho dimenticato?», chiese (Y/n), prima di avvicinarsi al copione che le stava portando Ortho, «okay, ci sono, rifacciamola!»

Si rimise in posizione, Ace si calmò definitivamente e si preparò a urlare di nuovo, Vil riprese posto sulla sedia da regista, accasciandosi stanco, e Ortho tornò a sorvolare i due con il tubo fra le mani per far piovere su di loro.

«Okay, rifacciamolo», biascicò un ragazzo con il ciak fra le mani, «Garofano rosso, scena trentadue, ciak numero...», controllò, «quattordici. Luci, camera e... azione!»

Love Me (Twisted Wonderland x Reader)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora