Cursed by your loved one (Vil) 💧

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» 𝘘𝘶𝘦𝘴𝘵𝘢 𝘴𝘵𝘰𝘳𝘪𝘢 𝘱𝘢𝘳𝘵𝘦𝘤𝘪𝘱𝘢 𝘢𝘭 𝘞𝘳𝘪𝘵𝘰𝘣𝘦𝘳 𝘥𝘪 𝘍𝘢𝘯𝘸𝘳𝘪𝘵𝘦𝘳.𝘪𝘵

» Prompt: ortensia/vanità

Avvertenze: Kindom/Fairytale AU; il Vil di questa fic somiglia più al Vil pre-capitolo 5; amore a prima vista.


Benedizioni e Maledizioni in fondo sono la stessa cosa; ciò che distingue le une dalle altre è il modo in cui vengono percepite da chi le scaglia e da chi le riceve. Era una lezione di vita che (Y/n) aveva sempre saputo, pur non possedendo alcuna dote magica, essendo che viveva a stretto contatto con un mondo che, invece, era stato graziato dalla magia, eppure in ciò che aveva davanti non riusciva proprio a vedere alcun tratto di beneficio. Ci stava provando disperatamente, ma era lapalissiano che ciò che aveva ricevuto non fosse altro che una maledizione, scagliata per essere percepita come tale da chiunque.

La mano accarezzò vetro dello specchio, lo sguardo era carico di tristezza e ripensava a come era successo tutto quello, a quando era finita al cospetto del loro sovrano, Vil.

«L'abbiamo trovata», avevano annunciato le guardie che le avevano legato i polsi dietro la schiena, prima di scagliarla sul pavimento sotto l'imponente trono.

(Y/n) aveva sempre desiderato che il suo Re la notasse, era il suo sogno più grande, ma non in quel modo.

Vil era un sovrano retto e giusto, con eccellenti doti di strategia, con un pugno di ferro ammirabile e soprattutto di una bellezza disumana. Ogni donna del villaggio aveva fantasticato almeno una volta sull'affascinante Re che guidava la loro nazione, ogni donna avrebbe voluto vederlo da vicino almeno una volta e questi desideri si erano insinuati anche nel cuore di (Y/n), dopo averli sentiti per tanto tempo e dopo averlo visto una sola volta da lontano. Le voci non erano voci e un solo sguardo le era bastato per innamorarsi perdutamente del loro regnante. Diversi uomini avevano provato a farle la corte, diversi uomini si erano invaghiti di lei e della sua bellezza, ma (Y/n) li rifiutava tutti conservando il suo cuore per l'amato e sfuggente Re. Desiderava essere al suo cospetto almeno una volta, solo una volta. Era il suo più grande sogno e aveva cominciato a lavorare affinché potesse realizzarsi, affinché Vil la notasse fra la massa di popolani. Non chiedeva molto, solo di poter passare del tempo nella stessa stanza in cui si trovava lui, di poter suonare per lui, seduta su dei cuscini accanto alla sua seggiola.

Di solito i bardi si trovavano ai margini della società popolare, venendo considerati o degli squattrinati o roba da nobili. Invece lei aveva ricevuto una buona considerazione dagli abitanti del villaggio ed era amata abbastanza da riuscire a campare quasi solo di musica. Si divertiva quando attorno a lei si formava il cerchio magico entro la quale la gente ballava e i bambini saltellavano e, da quando aveva iniziato a sognare di suonare per Vil, aveva anche cominciato a curare di più il proprio aspetto. La domenica mattina si presentava in piazza con il suo mandolino e una corona di fiori ogni volta diversa e allietava la giornata dei passanti.

La notizia del "menestrello dei fiori che ogni domenica diventa sempre più bella" fece il giro della cittadina in poche settimane e (Y/n) non poteva che esserne felice, perché era certa che a breve sarebbe arrivata alle orecchie del suo Vil. E pareva che il suo sogno stesse per diventare realtà il giorno in cui due guardie si posizionarono all'angolo della piazza ad ascoltare le sue canzoni. Non credeva che, invece, quello sarebbe stato l'inizio della sua rovina.

Cantava col sorriso per chiunque, ma aveva peccato di vanità, seppur l'avesse fatto con incoscienza, e presto ne fu punita.

«L'abbiamo trovata», annunciarono a Vil, seduto sul suo trono, e la scaraventarono per terra, ai piedi della scalinata.

Quegli occhi, pieni di freddo odio, non ebbero pietà per lei, che non desiderava altro che essere guardata da lui con il sorriso sulle labbra. Si sentiva così piccola sotto lo sguardo imponente e severo e il verdetto fu ancora più duro di quello che si sarebbe aspettata.

"Osi sfidarmi e rivaleggiarmi con la tua bellezza?" erano le parole che continuavano a rimbombarle nella testa da quel giorno. "No, al contrario, mio Signore, volevo solo essere guardata da voi" era ciò che avrebbe voluto rispondergli, ma tremava come una foglia sotto il peso dello sguardo autoritario.

Rimase inerme e piegata sulle sue ginocchia per tutto il tempo che servì a Vil per scagliarle contro la maledizione e farle comprendere quanto dovesse temere la magia e il suo Re e dopo fu condotta fuori.

Osservò ancora nello specchio, passò i polpastrelli al centro del vetro, lasciandoci delle impronte, e si perse nello scandagliare il mobilio che era alle sue spalle, i piatti accuratamente conservati nel ripiano, il mandolino appeso al muro: tutti chiaramente molto visibili perché nel mezzo della cornice mancava il suo riflesso.

Spostò l'attenzione ai palmi delle sue mani. Io esisto, si ripeté ancora una volta, perché da quando non riusciva più a specchiarsi, stava dubitando di essere una persona o di essere viva. Doveva ricordarselo costantemente perché da quel giorno la gente aveva cominciato a evitarla. Non aveva più pretendenti, nessuno si fermava più quando suonava, persino alcuni le negavano il saluto e solo perché si era innamorata del loro Re e aveva provato a farsi notare. Ne era rattristata, eppure non demordeva: un giorno ci sarebbe riuscita. Avrebbe lavorato per fargli comprendere quanto lo amasse e che non intendeva sfidarlo, si sarebbe seduta sui cuscini affianco alla sua seggiola, la maledizione sarebbe stata spezzata e avrebbe suonato per lui.

Love Me (Twisted Wonderland x Reader)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora