Of Thorns and Dreams (Sebek) 🌸

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» 𝘘𝘶𝘦𝘴𝘵𝘢 𝘴𝘵𝘰𝘳𝘪𝘢 𝘱𝘢𝘳𝘵𝘦𝘤𝘪𝘱𝘢 𝘢𝘭 𝘞𝘳𝘪𝘵𝘰𝘣𝘦𝘳 𝘥𝘪 𝘍𝘢𝘯𝘸𝘳𝘪𝘵𝘦𝘳.𝘪𝘵

» Prompt: Aloe/Protezione

Avvertenze: grossi spoiler del Capitolo 7 della storia principale; missing scene.


Sembrava essere passata un'eternità da quando si erano ritrovati nel mondo dei sogni, in particolare da quando avevano messo piede nel sogno di Lilia. Erano successe così tante cose che Sebek faticava a credere fossero accadute tutte nel giro di forse poche ore nel mondo reale. Si era ritrovato nei tempi d'oro di suo nonno e di Lilia-sama, quando ancora erano nell'esercito reale e di cui aveva solo sentivo avvincenti storie dal suo amato avo, e aveva combattuto al loro fianco. Era emozionatissimo per i riconoscimenti e la nuova armatura ottenuti che ogni volta che si guardava o se ne ricordava, fra le varie battaglie, sorrideva come un bambino. Un'intera vita non gli avrebbe mai regalato tutte le emozioni che aveva vissuto in quelle poche ore, sia le negative che le positive. Nonostante dovessero salvare Malleus-sama, ogni tanto pensava anche a sé e a quanto quell'esperienza lo stesse cambiando profondamente, anche nei confronti degli umani.

Marciava con il sorriso sulle labbra, accanto al gruppo, quando i suoi occhi balenarono sui due umani che erano con loro. Silver aveva imparato a tollerarlo nel corso della sua vita, persino ad accettare che si trovasse in presenza del Giovane Maestro e del più grande Generale della Valle, però il viaggio nel mondo dei sogni l'aveva spinto a collaborare con lui spontaneamente, a combattere di buon grado al suo fianco e persino a tenerci alla sua esistenza, ma non era sorpreso di ciò, lo trovava persino normale. Ciò che lo meravigliava di più era come era cambiato il suo rapporto con un altro umano, che prima non aveva mai fatto parte della sua cerchia. L'umana di Ramshackle non era mai stata un elemento che aveva suscitato il suo interesse, ci aveva interagito con lei forse un paio di volte in tutto l'anno scolastico e sempre con un certo distacco. E poi era arrivato quel viaggio.

Sebek la osservò da lontano, con la coda dell'occhio. Era così debole. La bestia che portava con sé si era di nuovo arrampicata sulla spalla, pretendendo di voler essere trasportato perché stanco, e le calpestava la faccia e la testa lamentandosi e fuggendo dalle mani che la ragazza sollevava per afferrarlo. Le proteste e i tentativi di convincerlo a scendere erano inutili, perché Grim esigeva di essere trattato con riverenza. La scena innervosì la mezza fata.

«Scendi dalle spalle di (Y/n), Bestia! E cammina con le tue zampe!», urlò all'improvviso, attirando l'attenzione dei diretti interessati, di Silver e di alcune delle fate nei loro dintorni.

Il tono era così autoritario che Grim obbedì, seppur lamentandosi, e Sebek sbuffò altezzoso e tornò a rivolgersi dritto, ignorante dello sguardo sorpreso della ragazza.

I primi momenti in cui aveva iniziato effettivamente a considerarla furono quelli in cui nel sogno calava la notte e la truppa si accampava per riposare, così come lui e i suoi compagni di avventura. Allora si sedevano attorno al fuoco dell'accampamento, dopo aver cenato e prima di coricarsi, e discutevano dei successivi passaggi che avrebbero dovuto affrontare e come attuare i piani per fare in modo di uscire da lì il prima possibile e sani e salvi. Solo allora (Y/n) si faceva avanti, ritenendo che su un piano teorico-organizzativo potesse essere più utile rispetto a uno fisico in cui peccava enormemente. In quegli attimi si rendeva conto quanto fosse una grande osservatrice e ogni intervento che produceva risultava sempre utile ai fini della campagna, e Sebek rimaneva di stucco in continuazione.

Poi c'era stata la trappola, l'attacco a sorpresa al castello di Maleanor e Silver aveva scoperto la parentela che lo legava al Cavaliere dell'Alba e aveva messo in discussione l'amore che Lilia provava per lui. Gli dava ancora dell'idiota per aver dubitato della fata, nonostante lui si fosse piegato a cambiargli i pannolini, ma al momento stava rimuginando sugli attimi precedenti al ritrovo dell'altro cavaliere.

Era imbarazzante ripensare che, in mezzo all'Oscurità e al freddo che li circondava, per un attimo aveva creduto che (Y/n) gli avesse preso la mano. Erano in missione per riportare indietro il loro compagno, erano in costante pericolo di essere attaccati da un momento all'altro e per l'ennesima volta, eppure quando qualcosa aveva stretto la presa sulla sua mano, lui aveva subito pensato fosse la ragazza. Le aveva persino rivolto delle parole per rassicurarla e, se ricordava bene, era pure arrossito, per poi scoprire con imbarazzo che era stata solo un'ombra.

«Dietro di me!», aveva urlato, allungando un braccio e scattando in guardia.

Seppur intendesse al plurale, Sebek si era piazzato davanti a lei, e aveva sguainato la spada con la mano dominante, pronto ad attaccare. Gli era bastata un'occhiata alle spalle e notare lo sguardo indifeso dipinto sul volto dell'umana e Sebek si scagliò con aggressività, sferzando colpi a tutte le ombre che si avvicinavano troppo e scattando verso le più lontane che riusciva a individuare. Nonostante Grim lo aiutasse, era lui che faceva il grosso del lavoro: era come se doveva dimostrare qualcosa a qualcuno e ci metteva più energia del dovuto in ogni colpo. Se la sentiva urlare perché qualche blob nero le si era avvicinato troppo, era Sebek che scattava fulmineo per proteggerla: Grim non aveva nemmeno il tempo di capire perché (Y/n) avesse urlato che la mezza-fata aveva già eliminato la minaccia. Lo sguardo impotente e indifeso era come benzina per le sue azioni.

Quando la battaglia terminò affannava leggermente e, con la sua solita postura rigida, controllò che la via fosse davvero libera. Ci mise un po' troppo prima di voltarsi e controllare che i suoi compagni stessero a loro volta bene e, quando abbassò lo sguardo su (Y/n), che era caduta a terra per lo spavento, capì perché non voleva girarsi.

Gli umani sono così deboli, borbottò fra sé, sopprimendo un'altra vocina nel fondo della testa.

Si avvicinò, i tacchi degli stivali risuonarono sul pavimento oscuro fino a schioccare una volta che le era davanti. Allungò una mano, deglutendo con fatica, e le avrebbe voluto dire qualcosa, invece la lingua rimase incollata al palato.

«Ehi, Sebek?»

Ebbe un piccolo sobbalzo e sbatté le palpebre diverse volte, trascinato violentemente fuori dai ricordi. La testa si voltò verso Silver con piccoli scatti, ancora confuso, poi corrucciò la fronte, tornando severo come sempre.

«Sì?»

Il tono rimase neutro e solo perché quello di Silver era confidenziale e basso.

«Da quando hai cominciato a chiamarla per nome?»

Ma durò poco, perché le successive parole furono urlate, accusatorie.

«Di che parli, Silver?!»

«Di (Y/n)», il ragazzo albino continuò con il tono basso da segreto, «non l'hai chiamata umana come al solito. L'hai chiamata per nome».

Sebek spalancò gli occhi e si irrigidì ancora di più rispetto a com'era prima, rendendosi conto dell'errore madornale che aveva commesso; le guance si colorarono di rosso e il cuore impazzì nel petto.

Si osservò attorno e sperava che nessuna fata l'avesse trovato sospetto, non volendo che qualcuno lo giudicasse, e così notò la ragazza: lei si era accorta di come l'aveva chiamata e che l'aveva appena difesa, perché guardava il terreno in imbarazzo, e Sebek non sapeva come reagire a riguardo.

Il cuore sovrastava i pensieri e forse si sentiva felice, forse voleva sotterrarsi, ma di sicuro non voleva che nessuno lo fraintendesse.

Era stata solo una svista. Di certo non si stava innamorando di (Y/n). Dopotutto, era solo una debole umana, e lui non sentiva assolutamente l'urgenza di proteggerla di nuovo.


N/A: 

Si ringrazia la beta-reader di questa fic per avermi suggerito il titolo 💞

Love Me (Twisted Wonderland x Reader)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora