85 - ero tuo, ma ti ho perso...

72 1 0
                                    

Il momento più teso e difficile per Manuel era proprio quello in cui dovette affrontare Simone nella stanza d'ospedale in cui era ricoverato dopo aver fatto l'incidente in moto sotto casa sua.
Uscì Dante e disse:

D: "Manuel, Simone vuole parlarti, entra"

M: "vuole parlare con me?"

S: "si, vedi qualcun altro che si chiama Manuel in questa sala d'attesa?"

M: "no, no....vado..."

Manuel si incamminò nel corridoio che divideva la sala d'attesa dov'erano posizionate quelle scomodissime panchine di ferro, grigie e la stanza di Simone.
Arrivò sulla porta e prima di entrare bussò:

M: "mi ha detto tuo papà che mi volevi parlare"

S: "si, entra, gliel'ho detto io di chiamarti, siediti"

Manuel si sedette sulla sedia, sulla quale era stato seduto Dante, fino a poco tempo prima.
Simone iniziò a parlare:

S: "avevi ragione, il bimbo che ho visto nella foto, era il mio fratello gemello Jacopo. Mi ha detto papà che quando sono nato, non ero da solo, ma eravamo in due. Siamo stati insieme per tre anni, fino a quando una meningite ha colpito lui e non me. Sarebbe stato meglio, fossi morto io e non lui. Sicuramente sarebbe stato meglio di me.
Non mi sono mai sentito completo, mi è sempre mancata una parte, adesso so il perché.
Manuel, io ho tentato di togliermi la vita, ingerendo le pastiglie che sbarra mi aveva consegnato da spacciare con una bottiglia di superalcolico trovata in casa, nella vetrina.
Volevo morire perche le parole che mi hai sputato addosso in officina erano un peso troppo grosso da poter sopportare.
Questa volta è veramente l'ultima volta che ti perdono, sei riuscito a rovinare tutto in un attimo, tutto quello che di bello c'e stato tra noi. La serata più bella di tutta la mia vita."

M: "(non riuscendo a guardare Simone negli occhi) mi dispiace tanto Simò, non volevo, dalla mia bocca sono uscite parole senza senso, avevo paura, paura di innamorarmi di te, che sei un ragazzo e non una ragazza."

S: "non scusarti, sono io che ancora una volta, ho sbagliato con te...vivi la vita che vuoi. Sinceramente sono stanco di sopportare i tuoi continui sbalzi d'umore. Fai quello che vuoi....con te ho finito. Non mi interessa se andrai con Chicca, o con l'altra....non voglio più sapere niente di te..."

Simone mandò fuori dalla stanza Manuel, si era stancato dei suoi continui cambiamenti, sopratutto dopo quello che si era sentito dire.

Dopo alcuni giorni Simone fu dimesso e tornò a casa. Seguirono giorni in cui doveva tornare in ospedale per fare gli incontri con lo psichiatra, per cercare di sanare e capire il motivo a causa del quale aveva tentato di togliersi la vita.
Con il dottor Agostini, medico psichiatra, Simone fu molto chiaro, senza usare giri di parole, spiegò tutto quello che era successo tra lui e Manuel.

Simone all'inizio della settimana successiva tornò a scuola con il  braccio in gesso. Fu accolto dai suoi amici calorosissimamente, abbracciato e baciato da tutte e tutti.
Lo fecero davvero sentire importante e dimostrarono tutto il loro affetto, sopratutto Laura, Pin, Giulio, Chicca, Aureliano, Monica e Luna, coccolandolo tanto.
Con Manuel si erano detti tutto nella stanza d'ospedale, erano in banco insieme, ma tra loro non c'era più quell'amicizia di prima.
Tra loro si era rotto qualcosa. Non parlavano nemmeno più.

Con il tempo Anita decise di accettare l'invito di Dante, di andare ad abitare a villa Balestra, per poter vivere più liberamente la loro storia d'amore.
Ovviamente Dante non tenne minimamente conto dello stato d'animo del figlio Simone, e una sera a cena disse:

D: "da domani, la mia compagna Anita e Manuel, verranno a vivere qui con noi, così risparmierà l'affitto della casa e potremo vivere insieme"

V: "ma Dado, questa è una decisione di cui si doveva parlare insieme, non che tu decidessi per tutti, senza avvisare nessuno."

CHAT TRA NOI E BREVI RACCONTIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora