53 - Ma' come faccio?

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Simone era in coma da 2 settimane e non dava alcun accenno di volersi svegliare.

Manuel era sempre in ospedale, andava la mattina e tornava alla sera, non andava più neanche a scuola.

Dante e Anita andavano tutti i giorni a parlare con i medici, ai venivano sempre ripetute le stesse parole, ma più impiegava tempo a svegliarsi e più era difficile si svegliasse.

Dante era dilaniato dal dolore.
A villa Balestra anche la nonna sembrava una vecchietta che girovagava senza meta.
Non andava più dalla parrucchiera, era trascurata e trasandata, niente sembrava avere più significato per lei, da quando Simone si era addormentato.

A Manuel non importava più di niente, non riusciva a pensare ad altro che se Simone era in quello stato era a causa sua e non sarebbe mai riuscito a sopportare la sua perdita. Non sarebbe più riuscito a guardare negli occhi Dante per avergli causato la perdita di suo figlio.

Un pomeriggio della settimana successiva, mentre Manuel era nella stanza singola di Simone e gli stava leggendo una poesia che parlava d'amore, ebbe un sussulto, iniziava ad aprire e chiudere gli occhi, sembrava un movimento inconsulto, privo di controllo. Manuel spaventato suonò il campanello, arrivò Ida, l'infermiera di turno quel pomeriggio, entrò e disse:

I: "Manuel hai suonato?"

M: " si Ida vieni a vedere, guarda il movimento delle palpebre, sembra incontrollato"

I: "si vedo, Manuel, Simone sta ritornando, si sta svegliando, vado a chiamare il medico"

M: "fai presto ti prego...."

Il medico arrivò subito, visitò Simone e disse che nonostante non lo fosse ancora, stava tornando ad uno stato di coscienza. Non sapevano però quanto avrebbe impiegato....

Il medico tornò nello studio e avvisò immediatamente Dante chiamandolo, il quale arrivò dopo 10 minuti insieme ad Anita e alla nonna.
Appena Manuel li vide scoppiò a piangere. Anita lo abbracciò e lo strinse a se...

M: "Ma' si sta svegliando...che cosa meravigliosa!!!"

Il medico seppe da Ida che erano arrivati e li accompagnò nella stanza e spiegò loro che i movimenti che faceva aprendo e chiudendo gli occhi era una situazione di pre-presa di coscienza, che avrebbe determinato sicuramente un ritorno alla condizione normale, ma non sapevano quanto tempo potesse occorrere. Quella notte rimase Dante mentre Manuel, la nonna e Anita tornarono a casa.

Verso le 4 della mattina Simone uscì dal torpore nel quale era caduto e tornò cosciente. Trovò suo papà ad aspettarlo e con un fil di voce chiese:

S: "dov'è Manuel?"

D: "l'ho mandato a casa, sono tre settimane che è qui con te, non ti ha mai lasciato una volta, andava a casa a farsi una doccia e tornava qui subito, non è neanche andato a scuola, è stato lui a chiamare il medico e l'infermiera quando ti stavi svegliando"

S: "io non volevo svegliarmi, io volevo morire"

D: "non dire dire così, non lo dire"

S: "se ho tentato di togliermi la vita, di uccidermi, è solo colpa di Manuel, mi ha detto delle parole orribili prima di fare l'incidente"

D: "che cosa ti ha detto?"

M: "mi ha urlato: che lui non è frocio come me, che a lui piacciono le ragazze, je piace Chicca, je piace Alice, che per lui manco esisto....però la sera della festa clandestina a scuola, ha fatto l'amore con me e prima mi ha baciato lui, non io, è partito lui a baciarmi....il giorno dopo invece non mi conosce e non mi considera...
Papà non lo voglio vedere"

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