100 - la promessa...

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In terza liceo....anni prima....

Simone dopo l'incidente in moto sotto casa di Manuel, aveva deciso di non vederlo più.
Il ragazzo, con la madre, era andato in ospedale seguendo l'amico ferito, senza pensare nemmeno per un attimo a quali conseguenze potessero esserci successivamente.
Infatti arrivarono e anche in modo molto pesante, perché Simone, tramite il padre aveva fatto sapere a Manuel di non volerlo più vedere, di non presentarsi in ospedale e nemmeno andare a trovarlo a villa Balestra.
Manuel nonostante sapesse che l'incidente avuto dell'amico fosse soltanto per colpa delle sue cattive parole, dette all'officina, rimase molto amareggiato e rattristato dalla decisione di Simone.

Dopo circa una settimana di ricovero, Simone venne dimesso. Lo psichiatra che lo aveva in cura per il tentato suicidio, gli aveva già programmato tutte le sedute da fare settimanalmente, nel suo studio presso il reparto di psichiatria.
Simone non si oppose a questi incontri, anche perché parlare di quello che era successo, con uno specialista, non poteva fargli altro che bene e sicuramente lo avrebbe aiutato.

Dopo circa una settimana dalla dimissione, Simone tornò a scuola, fu accolto molto calorosamente dai suoi compagni di classe, ma Manuel non era presente. Era già da più di una settimana che era assente. Nessuno sapeva il motivo, non rispondeva ne alle chiamate ne ai messaggi dei suoi compagni.
Pensò che solo suo padre Dante poteva sapere qualcosa di lui.

Durante l'intervallo lo incontrò nel corridoio e gli chiese:

S: "papà?"

D: "dimmi figliolo"

S: "i ragazzi mi hanno detto che è più di una settimana che Manuel non viene a scuola, non risponde ai messaggi e nemmeno alle chiamate, tu sai qualcosa?"

D: "si lo so.
Non so se sia un bene o un male dirtelo"

S: "perché non dovresti dirmelo?"

D: "perché Manuel non è a casa in questo momento"

S: "dove sarebbe?"

D: "in ospedale"

S: "in ospedale? Perché?"

D: "si è sentito talmente in colpa per quello che ti è successo che ha smesso di mangiare, non si alzava più dal letto e piangeva continuamente.
Anita, tornando dal lavoro, lo ha trovato a terra privo di sensi, ha chiamato l'ambulanza e lo hanno trasportato in ospedale, ricoverandolo"

S: "adesso come sta?"

D: "non vuole mangiare niente, non ha fame, lo nutrono con flebo e sacche di alimentazione. Continua a dire che è tutta colpa sua, quello che ti è successo, che non doveva dirti quello che ti ha detto e non se lo perdonerà mai. Si è sentito il peso di tutta la colpa addosso e non è riuscito a reggerla."

S: "e io cosa dovrei fare?"

D: "soltanto quello che ti senti di fare, niente, se non ti senti. Nessuno ti chiederà di fare quello che non vuoi"

S: "va bene, ci penso poi deciderò cosa fare.
Mi dispiace che stia cosi male, ma anch'io sono stato male a causa delle sue parole, taglienti come coltelli affilati, senza poter fare niente, perché mi ha aggredito, ferendomi."

D: "lo so figliolo, lo so, infatti io e sua madre ne abbiamo parlato tanto e abbiamo anche discusso, perché ognuno di noi portava le sue ragioni e nessuno dei due aveva torto. Ti ho difeso come non ho mai fatto, perché ho capito che avevi ragione, tu eri sempre stato innamorato di Manuel e quando hai voluto parlarne con lui, essendo stato preso dal panico per quello che era successo tra voi, ti ha aggredito dicendoti parole molto pesanti, che ti hanno portato a decidere di non voler più vivere una vita dove non esisteva poter avere il suo amore."

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