CHAPTER 3

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3

Mi avvicinai a lui a piccoli passi, insicura e dubbiosa su cosa avesse voluto farmi o dirmi. Contai fino a cinque dentro la mia testa e cercai, con riluttanza, di scacciare via la paura. I suoi occhi verdi seguirono i miei piedi, sembrava impaziente, potevo capirlo bene dalla sua espressione irritata e dalla sua fronte corrugata.

<< si? >> mormorai. La mia vista fu annebbiata dalle mie ciocche scure. Non desideravo vedere il suo viso, seppur bello. Sarei scappata via da quell'incubo, la mia vita non si fermava in quel posto, rinchiusa in una grande villa, con un mostro.

<< ti ho detto di ballare per me >> il suo sorriso sfacciato fu abbastanza per farmi arrabbiare. Strofinai i miei denti e deglutii rumorosamente.

<< io non sono brava a ballare, non faccio quei tipi di balli che intende lei >>  indietreggiai leggermente. Sbarrò gli occhi e il verde luccicante dei suoi occhi sembrò ancora più luminoso.

<< lei? >> ridacchiò << oh Vickie >> mormorò con quella voce profonda << non darmi del lei, dopo tutto ho soltanto ventiquattro anni...sono ancora sfrontato come i teenager, in certi aspetti essere adulti ancora non fa per me >> avrei voluto aggiungere che l'intero suo atteggiamento non mostrava tratti maturi. Evitai di sorridere, quel tale Harry era così ipocrita e pieno di se, insomma, bastava guardare il modo in cui camminava, ogni suo passo era pesante, il suo sguardo sempre sull'attenti, si girava intorno con occhi minacciosi seppur in quella casa troppo grande per lui, non ci fosse nessuno, ma la cosa peggiore era che il ruolo da ''re del mondo'', sapeva interpretarlo molto bene. Sentii sulle mie labbra un sapore metallico, sangue, non mi  resi conto di quanto forzai i denti contro la mia pelle. La colpa era soltanto sua, desideravo soltanto andarmene.

<< potrei insegnarti a ballare >> farfugliò. I miei occhi saettarono esitanti su quella stupida bottiglia di vino, stretta in una sua mano. Non compresi mai appieno quello strano comportamento da parte delle persone, una volta giunti al limite bisognerebbe fermarsi. I miei amici dicevano '' è divertente e basta Victoria, rilassati '' .

<< non voglio ballare >> parlai con voce debole e capii che il limite della mia sopportazione era arrivato.

<< d'ora in poi dovrai dar retta a tutto quello che dico >> le sue dita lisce scalfirono la mia pelle e d'istinto mi ritrassi. I suoi occhi lucidi mi guardarono incomprensibili, la sua mano era ancora tesa verso di me, puntata verso il mio viso, le sue dita tremarono leggermente << fare i capricci non ti aiuterà Vickie >> la sua mano si abbassò e rilasciai un sospiro di sollievo.

<< io non mi chiamo Vickie! >> ringhiai e avvertii una sensazione di bagnato sul mio viso , increspai le labbra e incrociai le braccia al petto. Sulla sua fronte si formò una grinza e chiuse gli occhi, per cercare di calmarsi.

<< il tuo nome è irrilevante, il tuo cognome è irrilevante, sai cosa veramente m'interessa? È questo bel visino >> sussurrò afferrando delicatamente il mio mento.

<< voglio andarmene >> piagnucolai.

<< non dirò a nessuno di tuo padre e di te e di tut-tutto i-il r-resto >> balbettai gesticolando.

<< sei incastrata qui Vickie >> mormorò ad un mio orecchio. Piccoli singhiozzi scivolarono dalla mia bocca << mi ero immaginato una scena simile >> i suoi occhi mi scrutarono per qualche secondo prima di spostarsi sulla sua bottiglia di vino.

Un rumore improvviso mi fece saltare, era un telefono, la suoneria di un telefono.

<<dannazione!>> ringraziai il cellulare mentalmente per avermi salvata << Terence dimmi....si.....cosa? no te l'ho già spiegato non farmi arrabbiare!>>  lo fissai incuriosita << si va bene arrivo subito...dammi cinque minuti e sono al bordello >> il bordello dei White 

Mr. WhiteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora