CHAPTER 51

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Era passata una settimana da quando ero andata via da Harry, il dolore era migliorato ma non abbastanza. Avevo comunicato a mio zio l'idea di lavorare, volevo distrarmi in qualche modo. Lui mi aveva detto che era contento di sapere che volevo fare qualcosa per me stessa, ma mi aveva anche detto che non avrei potuto prendermi un lavoro vero e proprio dato che la prossima settimana saremmo partiti in California a New Port, mi aveva detto che era una sorpresa. Ero eccitata all'idea di andare a New Port, avevo sentito che li faceva quasi sempre caldo. Ero curiosa di sapere di cosa trattasse la sorpresa

<< ehi tu vuoi fare più attenzione!>> mi sgridò Sookie, la mia cosiddetta collega. Non avrei mai detto che mio zio possedesse un locale a New York, volevo lavorare e mi aveva accontentata. Anche se lavorare come cameriera non era proprio quello che volevo. Per la terza volta in quattro giorni di lavoro mi ero scontrata con una persona del personale. Le avevo bagnato la sua maglietta con il nome stampato del locale,  ''MON AMOUR'', di Vodka alla pesca. Merda..

<< oddio mi dispiace Sookie non volevo sul serio.>> mi affrettai verso di lei con una pezza in mano per asciugargli quel disastro. Mi odierà, pensai.

<< devi considerarti fortunata ad essere raccomandata da tuo zio, perchè se non lo fosse stato a quest'ora chiunque ti avrebbe sbattuta fuori>> disse con arroganza scansandosi da me. Beh per fortuna questo incubo era solo temporaneo. Almeno mi sentivo libera e soddisfatta di me stessa per essermi allontanata da Harry, ma nonostante tutto i suoi occhi verdi continuavano ad apparire nella mia testa mandandomi in tilt. Andai dietro al bancone per pulire i bicchieri sporchi, l'unica cosa che riuscivo a fare a quanto pareva. Guardavo nervosamente l'orologio sperando di leggere i numeri 9:10, l'ora in cui avrei staccato. Erano le 9:00, mancava poco. Sospirai sollevata, odiavo fare la cameriera. 

<< dammi un altra vodka liscia>> farfugliò una voce familiare. No non poteva essere lei. Alzai la testa per confermare la mia idea. Una donna bionda era seduta su uno sgabello accanto al bancone, le sue dita giocherellarono con il bicchiere vuoto davanti a lei finchè il barista, Jace se non sbaglio, non ricordavo ancora molto bene i nomi, glielo portò via. Ashley. Cosa diavolo ci faceva qui? non lavorava al bordello? Cercai di fare finta di nulla e continuai a pulire, altri sette minuti e sarei andata via. Dentro di me pregai affinchè lei non posasse lo sguardo su di me.  Il bicchiere che avevo appena pulito scivolò accidentalmente dalle mie mani insaponate facendolo ricadere nel lavello. Gli altri si girarono verso di me mandandomi delle occhiatacce. Perchè continuavo a sbagliare tutto? 

<< aspetta un po>> farfugliò Ashley dopo che terminò di bere il suo bicchiere alla Vodka liscia. Si avvicinò a me traballante. Il bancone era il solo a dividerci << Victoria?..non dirmi che Harry ha cacciato anche te>> sogghignò. Posai titubante i miei occhi sui suoi. Aveva un aspetto orrendo, quindi Harry l'aveva cacciata.

<< non mi ha cacciata>> sussurrai infastidita. Dopo l'episodio spiacevole  che avevo passato con lei, non ne volevo sapere di lei. 

<< allora perchè sei qui>> mi indicò facendo girare il suo dito lentamente una volta. Cosa voleva adesso? mancavano quattro minuti.

<< non sono affari tuoi, non credi>> risposi duramente. 

<< ti ha gettata via come se fossi un vecchio straccio non è così, bhè non c'è da sorprendersi non sei un ganchè>> i suoi occhi azzurri scrutarono attentamente il mio corpo. Ora basta.

<< ti sbagli! quella che se ne andata di sua spontanea volontà sono io!>> lei si accigliò probabilmente non credendo alle mie parole. Ma non mi importava se mi credeva  o no. Il mio turno era finito << ora ti saluto il mio turno è finito>>  mi asciugai velocemente le mani per poi dirigermi all'esterno senza preoccuparmi di salutare i miei colleghi, non che a loro importasse qualcosa. Ma sono sempre stata cordiale verso le persone. Ad accogliermi c'era il vento di New York che mi pizzicava il viso. Tra pochi minuti sarebbe passato il pullman che dovevo prendere, la fermata era dall'altro lato della strada. Dietro di me sentivo dei tacchi, qualcosa o meglio qualcuno mi tirò indietro.

Mr. WhiteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora