Capitolo
68
SARAH'S POV
Composi il suo numero che ormai avevo imparato a memoria, da mesi. Ero nervosa, vivere una vita normale era il sogno di tutti, non di certo solo il mio. Mi avrebbe resa felice?, domandai a me stessa. L'unica risposta che ottenni fu un brivido. Quel famoso fremito che tutti cercano. Ora sapevo per certo che quel brivido si poteva trovare in ogni cosa. Stavo perdendo la speranza, erano passati innumerevoli squilli, ma lui non rispondeva. Proprio quando stavo per staccare la chiamata, sentii la sua voce.
<< pronto >> il cuore mi balzò di colpo in gola. Le mani mi tremavano, e a stento riuscivo a stringere quel telefono.
<< p-pronto Terence, s-sono io >> balbettai sentendomi stupida.
<< Sarah >> disse sorpreso << qualcosa non va, li? >> mi ricomposi sul posto e presi un bel respiro.
<< no ecco volevo dirti che ho deciso, ho deciso cosa fare >> parlai tutto d'un fiato. Per qualche secondo ci fu del silenzio orribilmente fastidioso dall'altra linea telefonica.
<< tu, hai...hai deciso? beh e.. cosa hai deciso >> mormorò.
<< potresti venire qui, per favore..ho bisogno sul serio di parlarti >> sorrisi. Avrei fatto le valige nel momento stesso che la chiamata sarebbe terminata << puoi? >>
<< oh s-si c-certo, stavo andando ad una riunione ma..s-si se faccio tardi non succede nulla, no? >> ridacchiò. Era così carino quando balbettava.
<< ti aspetto >> attaccai e come promesso corsi di tutta fretta nella mia stanza. Mai più sesso obbligato, mai più schifezze, mai più questa vita assurda.
VICTORIA'S POV
Mi sentivo strana, provavo come una sensazione quasi peccaminosa, ovviamente per la mia coscienza. Mi sentivo bene, sconnessa dalla mia testa, che era ormai sempre turbata, mai in pace. Riuscivo ancora a capire cosa succedeva intorno a me, non ero ubriaca, ma nemmeno del tutto lucida. Tutto ciò che riuscivo a fare era ridere, folle ma avevo sentito da alcuni miei amici del liceo che quando una persona si ubriaca, causa un effetto specifico a seconda di ogni tipo. C'è che piange, c'è chi ride, c'è chi fa cose sconcertanti, c'è chi riesce a gestirsi, c'è che si azzuffa in una rissa e poi non ricordo. Io ero quella che rideva, di certo era uno degli effetti migliori che potessero capitarmi, anche se avrei preferito, francamente, essere il tipo che riesce a gestirsi.
<< allora Victoria, parliamo un po... Harry è il tuo padrone giusto? >> chiese Catherine, la sua prima fetta di torta non l'aveva neppure toccata, aveva mangiato solo la mela che vi era sopra. Eppure diceva che era la sua preferita, che questa era la sua ricetta speciale. Io per educazione ne avevo mangiata una, seppur l'impasto fosse pieno di Grappa, ma dovevo dire che nell'insieme era davvero buona. Forse avevo esagerato mangiandone addirittura tre pezzi di torta.
<< beh, diciamo di si..ma adesso non saprei dirlo >> dissi confusa. Harry non era più il mio capo, adesso era il mio fidanzato, giusto?
<< come fai a non esserne convinta? dovresti >> aveva ragione.
<< no, non è il mio padrone >> risposi decisa infine. Sorrisi soddisfatta. Catherine mi guardò scettica. Quasi come se non credesse alle mie parole. Beh peggio per lei, non era nemmeno una mia amica e di certo non dovevo convincerla con le mie parole.
<< sicura di quello che dici? >> disse con premura, come se stesse parlando ad una bambina.
<< certo che lo sono! >> scattai. L'alcool che era in circolo nel mio corpo, mi dava la forza di essere coraggiosa. Non mi sentivo nemmeno in colpa per averle risposto in modo scortese.
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Mr. White
Romance> gli chiesi arrabbiata, i suoi occhi verdi mi guardarono con malizia. > anche se l'odiavo con tutta me stessa il mio corpo non poteva di certo essere d'accordo con la mia mente, ad ogni sua parola accattivante rispondeva > dissi perplessa, picchiet...