CHAPTER 63

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Capitolo

63

HARRY'S POV

<< merda >> imprecai sotto voce. Vicki stava dormendo tranquillamente, ma forse con quello che stavo per fare, l'avrei svegliata. Decisi di scendere al piano di sotto per aprire la porta, in modo da non causare rumore quando sarebbe arrivato suonando il campanello. Mi mossi attentamente per spostare la testa di Vicki dal mio petto. Lentamente riuscii ad appoggiarla al cuscino. Scesi frettolosamente le scale sentendo le ruote dell'Audi di mio padre schiacciare la ghiaia presente al viale per raggiungere il giardino. Aprii la porta sentendo lo sportello grigio della sua macchina sbattersi furiosamente. Lo maledissi mentalmente per il forte rumore che aveva creato, sperai che Vicki continuasse a dormire. Mio padre mi sorrise debolmente. Traballava, mentre il suo corpo cercava di raggiungere la mia casa, con evidente fatica. Aveva gli occhi rossi e gonfi. Continuava a grattarsi la sua barba grigiastra nervosamente. Abbassò lo sguardo non appena varcò la porta. I miei occhi infuocati dalla rabbia non lasciarono mai la sua figura tremolante e sbandata finchè non raggiunse la cucina. Sospirai profondamente prima di seguirlo all'interno. Non avevo voglia di parlare con lui, ma adesso che era qui era inevitabile. Dovevo pensare bene quello che dovevo dirgli, anche se la mia mente per il momento, si presentava vuota. 

Vidi mio padre seduto accanto al tavolo decorato da un piccolo vaso di fiori, ormai appassiti, da quando non era più Vicki a prendersene cura. Vicki...Mio padre adesso era ritornato dal suo viaggio e io dovevo assicurarmi che non si avvicinasse a lei di un centimetro. Poggiai la schiena contro al muro osservando ogni suo azione. Si girò verso di me con il viso distrutto dall'alchool e da quella donna che aveva rubato diciotto anni della sua vita. 

<< beh?..ti avevo detto di prepararmi una cavolo di tisana o un fottuto the >> farfugliò in modo confuso. Alzai gli occhi al cielo esasperato.

<< non ti farò nessuna delle due cose >> sbuffai in una risata. Si passò una mano tra i capelli disordinati. 

<< sei mio figlio, perché non dovresti >> serrai la mascella. '' certe volte sentivo vergogna nell'esserlo'' pensai crudamente. 

<< non è una scusante valida >> scattai. Si accigliò e poi rise lievemente, ma sembrò quasi un gracchio. 

<< scusante? deve esserci anche una cazzo di scusante tra noi >> mormorò fissando il vuoto.

<< se sei venuto per discutere di una relazione fra ''padre e figlio'' puoi anche portare il tuo culo fuori da qui >> parlai a denti stretti cercando con tutte le mie forze di rimanere calmo. Si alzò bruscamente dalla mia sedia facendola cadere. Un lampo d'ira si accese a quel gesto, immaturo e insensato.

<< tra noi due andava tutto bene, cosa diavolo ti è successo? è tutta colpa sua vero...è tutta colpa di quella sgualdrina da quattro soldi >> sputò con odio. Serrai le mie mani in due pugni stretti, esageratamente stretti, le mie nocche diventarono di una sfumatura bianca. 

<< non parlare così di lei! >> urlai fuoriBondo. Mi pentii del mio improvviso sfogo ricordandomi che al piano di sopra, nel mio letto, c'era la mia ragazza che dormiva. Mio padre spalancò gli occhi, sorpreso del mio forte tono di voce scagliato con ferocia contro di lui. 

<< sei patetico, Harry..vi auguro una vita infelice insieme, tanto tutto questo è quello che vi aspetta >> disse strafottente. Corrugai la mia fronte, esausto delle sue parole velenose, e esausto di vederlo. Era abbastanza, fottutamene abbastanza. 

<< smettila! >> sbraitai a voce bassa. << non mi interessano le tue parole >> aggiunsi lanciando un occhiata fugace alla porta, desiderando che ad aprirla in quell'esatto momento fosse mio padre, ma non successe. 

Mr. WhiteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora