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Mi avvicinai a lui a piccoli passi, insicura e dubbiosa su cosa avesse voluto farmi o dirmi. Contai fino a cinque dentro la mia testa e cercai, con riluttanza, di scacciare via la paura. I suoi occhi verdi seguirono i miei piedi, sembrava impaziente, potevo capirlo bene dalla sua espressione irritata e dalla sua fronte corrugata.

<< si? >> mormorai. La mia vista fu annebbiata dalle mie ciocche scure, e sinceramente vedere il suo viso non era una delle mie priorità, seppur bello. Chi diavolo si credeva di essere? Che diavolo di uomo pensava di essere, credendo solo per un istante che tutto ciò che sono, tutto quello che mi forma, sia suo? Sarei scappata via da questo incubo, la mia vita non si ferma in questo posto, rinchiusa in questa grande villa, con un mostro.

<< ti ho detto di ballare per me >> il suo sorriso sfacciato era tutto ciò che fece ribollire la rabbia al mio interno. Strofinai i miei denti e deglutii rumorosamente.

<< io non sono brava a ballare, non faccio quei tipi di balli che vuole lei >> dissi indietreggiando leggermente. Sbarrò gli occhi e il verde luccicante dei suoi occhi sembrò ancora più bello. Portava delle lenti a contatto? Non era possibile che esistesse un verde così perfetto.

<< lei? >> ridacchiò << oh Vickie >> mormorò con quella voce profonda << non darmi del lei, dopo tutto ho soltanto vent'anni...sono ancora sfrontato come i teenager, in certi aspetti essere adulti ancora non fa per me >> avrei voluto aggiungere che l'intero suo atteggiamento non mostrava tratti maturi. Evitai di sorridere, questo tale Harry era così ipocrita è pieno di se, insomma, bastava guardare il modo in cui camminava, ogni suo passo era pesante, il suo sguardo sempre sull'attenti, si girava intorno con occhi minacciosi seppur in quella casa troppo grande per lui, non ci fosse nessuno, ma la cosa peggiore era che il ruolo da ''re del mondo'', sapeva interpretarlo molto bene. Sentii sulle mie labbra un sapore metallico, sangue, non mi ero resa conto di quanto avessi forzato i miei denti contro la mia pelle. La colpa era soltanto sua, volevo soltanto andarmene, preferivo vivere nella mia casa famiglia che qui, a fare chissà cosa per questo sconosciuto di cui so solo il nome e l'età, e come se non bastasse suo padre aveva causato la mia rovina.

<< potrei insegnarti a ballare >> farfugliò Harry. I miei occhi saettarono esitanti su quella stupida bottiglia di vino, stretta in una sua mano. Perché se stava male, son smetteva semplicemente di bere? Non avevo mai compreso questo strano comportamento, nemmeno dai miei amici, loro dicevano '' è divertente e basta Victoria, rilassati '' io aggrottavo le mie sopracciglia e giravo i tacchi per evitare una discussione, che non sarebbe mai terminata.

<< non voglio ballare >> parlai con voce debole e capii che il limite della mia sopportazione era finito.

<< d'ora in poi dovrai dar retta a tutto quello che dico, bambina >> le sue dita liscie scalfirono la mia pelle e d'istinto mi ritrassi. I suoi occhi lucidi mi guardarono incomprensibili, la sua mano era ancora tesa verso di me, puntata verso il mio viso, le sue dita tremarono leggermente << fare i capricci non ti aiuterà Vickie >> la sua mano si abbassò e rilasciai un sospiro di sollievo.

<< io non mi chiamo Vickie! >> ringhiai e avvertii una sensazione di bagnato sul mio viso , increspai le mie labbra e incrociai le mie braccia al petto. Sulla sua fronte si formò una grinza e chiuse gli occhi, per cercare di calmarsi.

<< il tuo nome è irrilevante, il tuo cognome è irrilevante, sai cosa veramente mi interessa bambina? È questo bel visino >> sussurrò afferrando delicatamente il mio mento.

<< voglio andarmene >> piagnucolai. << non dirò a nessuno di tuo padre e di te e di tut-tutto i-il r-resto >> balbettai gesticolando.

Mr. WhiteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora