CHAPTER 57

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Capitolo

57

Stavo correndo un grosso rischio, un rischio che di sicuro mi avrebbe segnata. Guardavo con occhi spenti fuori al finestrino la strada che passava velocemente davanti a me. Le parole di Harry, i suoi segreti, il suo lato terribilmente oscuro e sbagliato, ero pronta ad accettarlo, per amore. 

<< cos'è che non si fa per amore?>> mormorai così a bassa voce che le mie orecchie udirono a stento le mie stesse parole che si perdevano nell'aria, spegnendosi. Era inevitabile che io ritornassi. Era inevitabile che i miei sentimenti non sarebbero cambiati. Quei bei occhi verdi che mi avevano terrorizzata in un primo momento, adesso, nonostante le circostanze alquanto temibili, li amavo...li amavo in modo così spaventoso. Sentivo qualcosa dentro di me muoversi, ma non capivo bene cosa fosse. Ero troppo persa ad immaginare cosa sarebbe successo. Le mie iridi grigie aspettavano impazienti di poter guardare il suo cancello bianco. L'amore può confondersi, nascondersi, ma non può perdersi mai. Sempre e per sempre in qualunque parte esso sia Harry mi avrebbe trovata. 

<< quanto manca?>> domandai impaziente al tassista. Il mio corpo fremeva. Tutto ciò che desideravo fare, era correre, correre verso le mie parole, le mie idee, e presto lo avrei fatto. Avrei corso verso ciò che poteva definirsi avventura. Beh, io la pensavo così almeno. L'amore per me era un avventura, un po troppo piena di rischi per i miei gusti, ma era proprio questo il motivo per cui tutti la desideravano così tanto. Correre verso un tuo ideale insieme ad una persona, ad uno sconosciuto, di cui non sai assolutamente nulla, se non che per uno strano caso della vita state facendo gli stessi passi, e presto avresti scoperto, alla fine dell'avventura, che il tuo ideale lo avevi sempre avuto accanto. Ma non tutti ci riescono, forse io ancora non ci ero riuscita con Harry, entrambi eravamo scappati l'uno dall'altro, o almeno io, troppo spaventati e scossi al solo pensare di poterci amare per quello che realmente eravamo. Abbiamo camminato insieme senza rendercene conto verso un qualcosa che per noi era inarrestabile. Adesso ero pronta a tornare indietro, speravo solo che lui fosse ancora li ad aspettarmi. Speravo che il nostro ideale, valesse più di ogni tipo di avversità. La strada era sempre più buia, c'erano sempre meno macchine ad illuminare dietro di noi e avanti di noi il cammino. Li nascosto tra gli alberi, intravidi un qualcosa di familiare. La mia schiena si radrizzò esitante, un cancello bianco si faceva sempre più chiaro. Sentivo la macchina rallentare, per poi fermarsi.

<< eccoci qui bella signorina?>> disse il tassista guardando con fare beffardo la banconota da 50 dollari che stringevo tra le mani con riluttanza, gliela porsi senza chiedere il resto, anche se pensavo che di certo non me l'avrebbe dato. Scesi dall'auto gialla sentendomi intimorita da tutta quell'oscurità che mi circondava. Bussai al cancello con una tale forza, da far diventare il mio povero pollice bianco. Dopo secondi smisi di suonare e attesi, spazientita di udire la sua voce roca e il rumore del cancello aprirsi. Passarono alcuni minuti, ma niente mi dava segno che Harry ci fosse. Lacrime disperate scesero lungo il mio viso. Non volevo più aspettare. Suonai nuovamente con insistenza, suonai finchè il mio dito non ebbe abbastanza di farlo. Appoggiai la fronte calda sul metallo freddo bianco del cancello, che faceva da contrasto con il calore della mia pelle. 

<< chi diavolo é?>> una voce agitata e irritata riempì quel silenzio sgradevole. Staccai la mia fronte dal cancello per osservare il microfono. Era lui.

<< Harry apri sono io>> la mia voce era sciocca, quasi infantile. Sembravo una bambina in cerca della mamma dopo aver fatto un incubo. Forse era proprio così che mi sentivo in quel momento. Il cancello si aprì all'istante, lasciandomi spazio per correre dentro. Sapevo che non dovevo forzare le mie gambe in modo così brusco. La parte ragionevole e temperata si era staccata dai miei comandi da tre giorni ormai, dal giorno in cui lui si arrese a me. Lo odiavo per questo, non accettavo un addio da lui, non in quel modo, non dopo avermi detto cosa fossi per lui. Le ginocchia mi bruciavano, ma strinsi i denti e continuai ad andare avanti. Il viale era quasi finito, riuscivo a vedere la villa di Harry. Alcune lacrime scesero per il dolore che le mie gambe dovevano sopportare. Vidi lui ad aspettarmi al centro del suo giardino che dava di faccia alla sua enorme dimora, che non vedevo da undici giorni. I miei passi accelerati rallentarono notevolmente, se avessi continuato a quella velocità pericolosa, probabilmente, mi sarei accasciata al suolo. 

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