Capitolo 1

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Capitolo 1:

«Spero per te che tu sappia ciò che stai facendo.» Mi ripete mio fratello mentre mi accompagna al bar.

«Gioco a poker da quando ero piccola, e ho sempre vinto, che ti cambia se tento una volta in più?» Lo riprendo io.

Mio fratello Adam sfreccia tra le strade deserte di questo schifo di paese e si ferma davanti a un piazzale, dove poco lontano c'è un bar, il bar dove vado sempre con i ragazzi.

«Va bene, ma non scommettere tanto, okay?» Ogni volta è la stessa storia.

«Va bene, Adam. Ciao.»

«Ciao pulce.»

Sbuffo e alzo gli occhi al cielo, mentre chiudo la portiera della sua auto e mi incammino verso il bar.

Adam ha tre anni più di me, ovvero 21 anni, ed è un tesoro di ragazzo. È sempre dolce e carino con me, anche se si arrabbia da morire quando smollo i sacchetti di patatine sui mobili.

Ha i capelli castani e corti, e gli occhi verdi, degli occhi stupendi. Non capisco perché lui abbia ereditato un bel sorriso e dei bei occhi, al posto mio.

Mentre mi pongo queste domande fondamentali, arrivo al bar e incrocio con lo sguardo due dei cinque ragazzi del nostro piccolo gruppo di amici.

«Amanda.» Mi chiama Kail e io gli faccio un cenno del capo, mentre mi avvicino al loro tavolo.

«Ehi piccola, eccoti, finalmente.» Mi saluta Kail e io mi siedo di fronte a lui e accanto a Paul.

«Non chiamarmi piccola.» Puntualizzo subito e da parte sua ricevo uno sbuffo divertito, nonostante fossi seria.

«E tu non mi saluti?» Chiedo a Paul, che guarda qualcosa sul cellulare.

«Ciao» Risponde solamente e io rivolgo uno sguardo interrogativo a Kail.

«È nervoso.» Mi spiega Kail come giustificazione per il comportamento schivo di Paul. 

«Ehm.. capisco.»

Certo che capisco, sono una ragazza, sono fatta di nervosismo,ansia e di stress.

«Gli altri non verranno, hanno avuto dei problemi.» Mi informa Kail, quando mi vede far girare lo sguardo tra i presenti.

«Problemi gravi?» Provo a chiedere.

«Niente di irrisolvibile.» Fa un grosso sorriso e annuisco.

Appena il barista mi fa cenno di seguirlo, dal balcone, mi alzo e faccio alzare anche i miei due amici.

«Potevi anche restare a casa se questo è il tuo sostegno.» Provo a far staccare Paul dal cellulare, mentre attraversiamo la piccola stanza che ci porta alla sala del poker e delle scommesse.

«Non credo tu abbia bisogno di sostegno.» Risponde lui, sussurrando.

«Io non ho bisogno di niente.»




La partita di poker è finita e io ho vinto, ovviamente.
«Grande Amanda! Dobbiamo festeggiare. Paghi tu?» Domanda ridendo Kail e indicando il bancone pieno di alcolici.

«Passo.» Non ho vinto soldi per spenderli nell'alcol. «Mi puoi portare a casa?»

Paul alza il via dal cellulare e mi guarda, per poi rispondere : «Ti porto io. Lascia che Kail si ubriachi per bene. Tanto ho da fare.»

Annuisco e, dopo aver salutato il barista e Kail, mi dirigo verso il parcheggio, in cerca della macchina di Paul, a pochi passi dietro di me, ancora intento a fissare il cellulare.

You and me baby how about it?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora