Capitolo 80

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Capitolo 80:

Quando lascio la casa di Sasha alle due e mezzo del pomeriggio, ho il cuore leggero, i capelli ancora mezzi umidi dalla precedente doccia fatta a casa sua.

Il sole tiepido di fine aprile mi colpisce il volto ancora fresco e la sensazione meravigliosa dei raggi caldi del sole sulla pelle mi fanno sorridere senza motivo.

Mi sento tutta intorpidita, penso sia dovuto a tutto quello che è successo da quando sono arrivata a casa di Sasha ieri sera: la confessione di Gloria, i «ti amo» che finalmente ci siamo detti, la notte - e anche mattina - di amore che abbiamo passato e tutte le chiacchiere in sospeso che avevamo.

Mi siedo al posto del guidatore della mia macchina e mi lego i capelli mezzi umidi sulle punte in una crocchia alta e disordinata. Metto in moto e accendo lo stereo, facendo subito partire i Chainsmokers.

Tutta contenta inizio a canticchiare Roses ed esco dal parcheggio di casa di Sasha, immettendomi nelle vie isolate e grandi che portano alla strada principale.

Guido com i finestrini abbassati e la musica ad alto volume fino a casa mia e parcheggio come sempre nel posto auto che dovrebbe essere di Adam, ma che al momento è vuoto.

Strano. Dovrebbe essere a casa a quest'ora. Scendo dall'auto e prendo la borsa e il cappotto che ormai non uso più, visto che le temperature si stanno rialzando notevolmente.

Salgo di corsa i gradini e sorrido alla vicina di casa che mi spia con una parte di faccia nascosta dietro la tenda rosa della sua finestra, accanto al ballatoio dove sta la mia porta.

La signora chiude subito la tenda, dopo che le ho fatto il sorriso impertinente. Sto assomigliando sempre più a Sasha o sbaglio?

Tiro fuori al primo tentativo le chiavi di casa e apro la porta. La richiudo alle mie spalle e dico ad alta voce: «Ehi. C'è nessuno in casa? Adam, sono tornata!»

Non sento niente, perciò prendo il mio cellulare e compongo il numero di mio fratello. Intanto, mi tolgo le scarpe e vado in cucina per prendere un bicchiere di acqua.

«Pronto.» Sento dire dal cellulare.

«Adam, ma dove sei? Io sono appena tornata a casa.» Gli dico e cerco di chiudere il tappo della bottiglia con una mano sola, visto che con l'altra tengo il cellulare all'orecchio.

«Sono a un compleanno di un'amica di Allie. Sono con Dana.» Mi informa e sento delle voci e delle canzoncine in sotto fondo. «Tutto bene? Non ti vedo da ieri sera.»

«Tutto bene.» Dico sorridendo come una pazza e ringraziando di essere da sola, così nessuno può vedere il mio sorriso esageratamente grande.

«Hai risolto con Sasha, vero?» Chiede con uno strano tono di voce. Sembra divertito. Lui non sa che io pensavo che Sasha mi avesse tradito, ma sapeva che avevamo litigato e che per due settimane non ci siamo più parlati.

«Come te ne sei accorto?» Domando facendo la voce dolce e ridacchiando infine.

«Ti si sente dalla voce. Sei felice.»

Mi mordo il labbro inferiore e sto in silenzio qualche secondo. «A che ora finisce la festa?»

«Verso le sei credo. Prepari tu la cena, vero?» Domanda, ma non aspetta neanche una risposta perché chiude subito la chiamata.

Appoggio il bicchiere vuoto e prendo il cellulare. Apro Twitter e inizio a sfogliare la Home. Intanto, cammino con lo sguardo fisso sul cellulare nelle mie mani e vado fino in salotto.

Alzo lo sguardo solo per posizionarmi sul divano, ma subito sobbalzo dallo spavento.

Un uomo è seduto su uno dei due divani nel mio salotto e ha tra le mani un cellulare. I suoi occhi, però, sono fissi su di me.

«Santo cielo!» Esclamo portandomi una mano alla bocca e facendo due passi indietro.

Non conosco questo signore, ma ha i capelli neri lucidati e tirati indietro con così tanto gel che sembra che una mucca glieli abbia leccati poco fa.

«E lei chi è?» Domando con il cuore che batte all'impazzata dallo spavento.

«Stai calma, Amanda.» Dice l'uomo con una voce bassa, roca e grezza.

Come diavolo fa uno sconosciuto ad essere entrato in casa mia, conoscere il mio nome e oltretutto dirmi di stare calma?!

«Chi è lei? Come ha fatto a entrare?» Faccio un paio di piccoli passi all'indietro, nonostante lui resti fermo nella sua postazione sul divano.

«Hai gli stessi occhi di tua Nonna e lo stesso modo di fare di tua Madre.» Commenta alzandosi e rivelando la sua alta statura. È un uomo sui cinquant'anni sicuro e gli occhi sono scurissimi, quasi neri.

«Come fa a conoscere me e la mia famiglia? Chi è?» Ripeto con impazienza e mi faccio coraggio. Mi fermo sul posto e stringo i miei palmi in due pugni lungo i fianchi.

«Sei curiosa, eh?» Domanda avvicinandosi di qualche passo e sento il suo forte profumo aspro.

Ma questo è pazzo! E svia alle mie domande.

È vestito piuttosto bene. Ha una giacca nera, dal quale si intravede sotto una camicia bianca, che fascia le spalle e le braccia, abbastanza grossi. Ha una leggera barba nera e le sopracciglia folte e corte.

«Ho visto che ci sono moltissime fotografie in questa casa. Scommetto che la maggior parte le ha fatte tuo Padre.» Unisce le mani dietro la schiena e guarda il soffitto a destra e a sinistra.

Quest'uomo è inquietante. Ma soprattutto, chi cazzo è?

«Molte le ho fatte io, in realtà.» Dico cogliendolo di sorpresa. Era sicuro che stessi in un angolino a tremare di paura.

«Lui ti ha tramandato la sua passione, allora?» Chiede avvicinandosi a me, ma non sembra essere pericoloso, solo strano.

«Sì.» Non parlo di mio Padre con qualcuno da molto tempo. L'ultima volta che l'ho fatto è stato con Sasha.

«Che pensiero carino.» Afferma, ma dal suo tono di voce si capisce che è sarcastico.

«L'ha mandata mio Padre qui? Sta bene?» Domando, improvvisamente preoccupata per quell'uomo a cui devo tanto e che non sento da un po' di tempo, forse troppo.

«Tuo Padre? Non lo vedo da vent'anni forse.» Sbuffa in una risata, ma non sembra divertita. Piuttosto fredda, in effetti.

«Chi è lei?»

«Sei una ragazza molto sveglia, Amanda Miller. Con la stessa bellezza elegante di tua Madre e il carattere focoso e complicato di tuo Padre. Un mix intrigante, devo dire.» Continua a sfuggire alla mia domanda, facendomi solo agitare.

«Perché conosce i miei genitori? E come diavolo ha fatto a entrare in casa mia? Perché è qui?» Sbotto perdendo la pazienza e mi guardo in giro per vedere se ho qualcosa con cui colpirlo.

Potrei staccare dal muro la cornice con dentro la foto del compleanno di Allie e spaccargliela sulla testa, ma non sarei mai abbastanza veloce nel farlo.

«Sono West.» Mi dice facendo un sorriso strano, proprio come lui. «Sono West Wilson.»

You and me baby how about it?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora