Capitolo 49

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Capitolo 49:



Sono passati due giorni dalla festa di Donatella e, dopo quel discorso in macchina, io e Sasha siamo andati a casa sua per dormire.

Il giorno dopo la festa sono stata a casa di Sasha solo per la mattinata, mentre a pranzo ero con Kail e gli altri.

Mi hanno riempita di domande su dove fossi, cosa stessi facendo e altra roba insignificante. Ho divagato un po' e abbiamo trascorso un bel pranzo tutti insieme.

Ora è lunedì mattina e sono già in macchina per portare Allie a scuola. È così carina nella sua uniforme invernale e con le codine ai capelli.

«Sei un po' troppo bella, signorina.» Le dico guardandola dallo specchietto retrovisore.

«Me lo dice sempre anche la mia maestra. Dice che sembro una bambola da quanto sono bella.» Questa frase mi ricorda qualcuno.

«E te cosa le rispondi?»

«La ringrazio e le dico che anche lei è molto bella, ma glielo dico solo per gentilezza perché lei è anziana e un po' bruttina.» Mi spiega sinceramente e fa una smorfia quando ridacchio.

«Beh, fai bene a dirle che è bella. Ogni persona lo è.»

«Non tutti, Amanda. Ti ho detto che lei è vecchia e brutta. Secondo te, tutte le vecchie sono brutte?» Mi chiede sporgendosi dai sedili posteriori.

«Mettiti composta.» La brontolo subito. «E non è vero che tutte le persone anziane sono brutte. Guarda la Nonna.» Le faccio il primo esempio che mi viene in mente.

«È vero! Lei è sempre bella. Anche con quelle righe sulla faccia.» Concorda mia sorella e si lascia cadere di peso sul sedile. «Chissà se anche la Mamma era bella come la Nonna.»

«Certo che lo era.» Le rispondo con una punta di ovvietà. Cosa pensava?

«Mi sarebbe piaciuto conoscerla di più, Amy. Ma come faccio per conoscerla di più?» È così incredibilmente ingenua e ancora piccola che non me la sento di risponderle.

Restiamo in silenzio fino a quando non parcheggio davanti scuola. «Scendiamo, dai.»

La accompagno fino al portone della scuola e vedo alcune mamme puntare degli strani sguardi su di me. Forse è perché sono vestita meglio di quanto lo sono loro, non lo so. Ho i capelli legati in una coda alta, il mascara agli occhi e il rossetto rosso alle labbra. Ho le scarpe da ginnastica, normali anzi banali, e i jeans a vita alta. Il cappotto grande invernale mi copre quasi del tutto.

«A dopo, Allie.» Mi stringe in un abbraccio, si sistema lo zaino sulle spalle e corre verso l'entrata della scuola, dove un paio di amiche l'aspettano.

Ritorno alla mia macchina a passo lento e con in testa mille pensieri. «Amanda.» Mi chiama una voce dietro di me.

Mi volto e riconosco subito Frank. Non ho proprio voglia di stare con lui oggi, ma i miei piani sono diversi.

«Ehi.» Gli rivolgo un sorriso sorpreso e assolutamente falso, ma spero che non se ne accorga. «Che ci fai qui?»

«Passavo di qui per andare a fare colazione a quel bar lì.» Indica una pasticceria dietro le mie spalle. «Tu? Hai appena accompagnato tua sorella a scuola?»

Annuisco velocemente.

«Ti va di farmi compagnia? Ho tempo per una colazione e mi piacerebbe farla con te.» Mi invita e i suoi occhi verdi mi ispezionano in attesa di una risposta.

«Uhm, sì, certo.» No, non ho per niente voglia.

«Grandioso!» Esclama sorridendo e ci avviamo verso il bar.

You and me baby how about it?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora