Capitolo 21

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Capitolo 21:


«Cosa?» Domanda James, si ferma sul marciapiede e mi guarda meravigliato.

«Ho detto: andiamo alla spiaggia.» Ripeto le mie parole e continuo a camminare verso la sua auto.

«Ma.. Mi sono comportato "male".» Mima le virgolette e riporto lo sguardo davanti a me per evitare di andare a sbattere contro qualche persona, cosa tipica di me.

«Ti muovi o no?» Gli chiedo una volta raggiunta la portiera della sua auto ancora chiusa e attendo che la sblocchi prima di entrare nel veicolo visto il clima rigido.

Appena mi raggiunge nell'auto chiude la portiera e infila le chiavi, ma non parte, si gira a guardarmi. «Ma? Non avevi detto che ci sarebbe stata una penitenza?» Un cipiglio confuso sul suo volto, mentre mi apro in un sorriso sghembo.

«Ti piacciono le penitenze, eh?» Chiedo posizionando meglio la mia schiena sul sedile dell'auto e spronandolo con la mano a partire. «Ho deciso che per ora andiamo al mare, poi deciderò qual è la penitenza.» Gli faccio un occhiolino prima di appoggiare la tempia sul finestrino chiuso.

Sbuffa un paio di volte, nascondendo una risata o un sorriso, che non posso che ricambiare anche io, pur non sentendo la necessità di far incontrare i nostri occhi.

Mette in moto l'auto e velocemente esce dal parcheggio.
«Okay, mi hai stupito lo ammetto.» Rompe il silenzio James. «So che mi sono comportato male con Phoebe e Charlie.. È solo che non mi piacciono.» Vorrei chiedergli di più, ma non ce n'è bisogno. «Non ce l'ho con Phoebe, solo che ha avuto tutto ciò che non ho avuto io. Non la invidio ne tanto meno rimpiango la mia infanzia con mia madre, ma non lo trovo rispettoso nei miei confronti. Capisci?»

«Posso capire, anche se la situazione non mi è familiare.» Ammetto, sapendo che a James non piace quando le persone si dispiacciono per lui inutilmente. «Possiamo sempre parlare di altro, così da dimenticare questo pranzo fantastico.» Ironizzo sull'ultima parola e un sorriso pigro si forma sulle sue labbra.

«Oh, e di cosa vorresti parlare? Sentiamo.» Mi lancia uno sguardo furtivo, poi posa di nuovo lo sguardo sulla strada.

«Per esempio, con chi sei uscito prima di pranzo?» Domando senza imbarazzo, così, schietta e sicura.

«Beh.. Con.. Aspetta come fai a sapere che sono uscito con un amico?» Aggrotta le sopracciglia.

«Phoebe. Non dovevi passare a prendermi tu, ma lei. Poi la macchina si è fermata, le ho detto che avrei anche saltato il pranzo, lei mi ha detto che saresti passato tu una volta rientrato dalla tua "uscita con un amico".» Mimo con le mani quest'ultima parte, non essendo poi così sicura di questa sua scusa.

«Perché fai così? È vero, sono uscito con un mio amico.»

«Ah sì? Sentiamo chi è?» La curiosità è sempre stata una mia caratteristica principale, non c'è che dire. «Non sapevo avessi amici al di fuori di noi. Non mi fraintendere, non intendo dire che non puoi farti degli amici o che non ne sei capace, solo che mi fa strano pensare che tu frequenti altre persone oltre a noi altri.» Dico in fretta per paura di essere interrotta o che mi parli sopra, una cosa che odio terribilmente tanto.

«Un amico che ho conosciuto l'altro giorno. Sai le persone normali escono e si incontrano e diventano amici, Amanda.» Mi prende in giro sorridendo sinceramente.

«La cosiddetta "vita sociale"?» Chiedo e quando lo vedo annuire mi lascio andare a un finto lamento e uno sbuffo. «Per favore. Se c'è una cosa che odio è la gente che dice che dovrei essere più aperta e conoscere nuove persone.»

You and me baby how about it?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora