Capitolo 10

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Capitolo 10:


«Ho da fare la doccia stamani, non mi rompete.» Sbuffa contrariato.

«Fatti la doccia veloce, io ti aspetto qui.» Lo informo. Si passa una mano tra i capelli spettinati e poi sulla faccia e senza ulteriori indugi entra nel bagno.

Mi siedo su una poltrona in salotto e attendo James, con calma, tanto so che non farà presto e che quindi farò tutto di corsa, come al solito.

Dopo una mezz'oretta James esce dal bagno e ha solo un asciugamano a coprirlo. Entra in salotto e i miei occhi scattano subito sulla sua figura.

«Ora che sei docciato, va a vestirti in fretta. Ho un sacco di cose da fare.» Dico e tengo lo sguardo sul suo viso. Non gli darò la soddisfazione di guardarlo. Soprattutto perché ho scoperto che è molto orgoglioso e sicuro di se, quindi mi rinfaccerebbe a vita una cosa del genere, modificando e ingigantendo il tutto.

«Ai suoi ordini, signora.» Usa un tono sarcastico e non è proprio il caso di contraddirlo altrimenti non esiste che sia pronto tra 5 minuti per portarmi a casa.
Esce dalla stanza e va a vestirsi, solo per ricomparire pochi minuti dopo già pronto per partire.

«Allora, si va?»

Mi alzo subito, non volendo sprecare altro tempo e urlo un saluto a tutti i presenti nella casa, ognuno nascosto in chissà quale stanza.
L'unico che risponde al mio saluto è Kail, anche se mi manda al diavolo per aver urlato quando lui ha un così gran mal di testa.

Salgo sulla macchina di James e lui è già seduto al posto del guidatore.
«Ti devo portare a casa?» Domanda James e fa inversione per poter uscire dal viale principale e andare sulla strada vera e propria.

«No. Andiamo al supermercato e poi a prendere mia sorella a scuola. Dopodiché ci riporti a casa.» Spiego sistemando dietro la borsa e risedendomi composta. Gli rivolgo un sorriso tirato e mi volto a guardare il paesaggio dal finestrino.

«Ai suoi ordini, miss.» Borbotta e i suoi occhi rimangono fissi sulla strada. «Che cazzata quella del ballo.» Richiama la mia attenzione con questa frase. «Non credo ci andrò. Tu?»

«Non hai scelta.» Gli ricordo guardando il suo profilo. «Tuo padre ha bisogno che tu, in veste di suo figlio, vada con lui.»

«Se ne farà una ragione.» Assume un'aria da spavaldo, non aiuta di certo la situazione così.

«James, qual è il tuo problema?» Chiedo schietta. Nella vita bisogna essere diretti, i giri di parole portano solo confusione.

«Il mio problema è che non voglio andare a uno stupido ballo anni cinquanta, con gente snob che nemmeno conosco.» Alza la voce e aggrotta le sopracciglia in un gesto nervoso. «Tu, piuttosto, perché ci vuoi andare?»

«Non è che io voglia andare.» Preciso subito. Non mi sono tirata indietro quando Charlie me l'ha proposto, ma di certo non ho fatto i salti di gioia. «È che devo andare, perciò ci vado.»

«Tu fai sempre ciò che ti dicono?» Domanda allora e l'unica cosa che fa è accrescere la mia rabbia. «Mi pareva di aver capito, quando ci siamo conosciuti, che tu non segui le regole di nessuno.» Sorride beffardo e dalle sue labbra carnose sbuca la lingua per passare sopra di esse. «È che siccome è mio padre ti senti in dovere di andare? Avevo capito che tu non stai alle regole di nessuno, non importa di chi si tratta.»

You and me baby how about it?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora