Capitolo 55, parte 2

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Capitolo 55, parte 2:

Torniamo a casa sfinite. Sono le due di notte e Thérèse è ubriaca, continua a ridere e urlare come se non ci fosse un domani.

A cose normali avrei aspettato che si riprendesse un attimo prima di portarla a casa, ma fuori le temperature si sono molto abbassate e questo diavolo di vestito non copre un accidenti!

Tappo la bocca di mia cugina e la accompagno fino alla porta di camera sua, la apro velocemente e aiuto Thérèse a sdraiarsi sul suo letto. Dopo pochi secondi si addormenta con ancora tutti i vestiti addosso.

Vado in camera mia e mi tolgo le scarpe, lasciamole vicino all'entrata. Chiudo la porta e accendo l'abat-jour, la luce fioca illumina la stanza che è stata mia ogni volta che venivo qui.

Non ci credo che domani torno a casa di già. Prendo il cellulare dalla borsa e noto una serie di messaggi di Sasha.

Penso sia ubriaco perché alcuni messaggi hanno molto senso, altri invece sono troppo diretti.

Decido di chiamarlo. So che là sono le cinque di mattina, più o meno, ma l'ultimo messaggio che mi ha inviato è di pochi minuti fa, segno che è ancora sveglio.

Compongo il suo numero, che ormai so a memoria, e appoggio il telefono al mio orecchio.

Dopo un paio di secondi risponde con la voce roca e impastata dall'alcol, o dal sonno. «Ehi.»

«Ciao.» Sorrido. Dio, che patetica.

«Come stai? Sei sbronzo?» Chiedo ridacchiando e sento dei rumori in sottofondo, come se avesse fatto cadere qualcosa. Non sento però né voci né musica. Forse è tornato a casa.

«Un po'.» Ammette e la sua voce è qualcosa di incredibile, penso di adorarla ogni volta un po' di più.

«L'ho visto dai messaggi che mi hai inviato.» Gli dico e lui sbuffa.

«Cosa ho scritto di così imbarazzante?» Domanda e sento un fruscio.

«Solo belle cose, tranquillo.» Mi sdraio sul mio letto. «Cone stai ora? Ti sta passando la sbronza?»

«Sì, diciamo.» Si lamenta. «Mi gira la testa. Sono sdraiato sul divano di casa, sono tornato da poco da una serata con i ragazzi.»

«Ti sei divertito?» Da una parte voglio che mi dica di sì, dall'altra non troppo.

«Sì.» Sospira. «Mi sarei divertito di più se ci fossi stata anche tu.»

Resto in silenzio qualche secondo e mi mordo il labbro inferiore. Che tesoro che è. «Sei proprio ubriaco.»

«Sì.» Conferma con un risolino. «Mi manchi.»

«Ma mi sto divertendo qui a Parigi!»

«Non urlare.» Mi brontola e già me lo immagino con gli occhi socchiusi e una smorfia sulla bella faccia. «Non ti divertire troppo.»

È proprio ubriaco, non mi avrebbe mai detto così da sobrio. «Perché?»

«Perché se ti diverti poi non vuoi più tornare qui e a me manchi.» Confessa e io arrossisco a quelle parole. «Merda, perché sono così sbronzo?»

You and me baby how about it?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora