Parte 11ª - Rosa Diás

52 2 0
                                    

PREMESSA: Poiché spesso trovavo incoerente che personaggi di 13 anni avessero comunque delle responsabilità di persone maggiorenni ho fatto un salto di età a tutti i personaggi che è di +3 per tutti quindi la guerra galattica inizierà il 1989 anziché il 1986. Terrò invece tutti gli eventi in ordine cronologico, quindi la storia si completerà nell'arco di aprirle 1990, 24/25 ('87 nel manga) contando anche il tenkai hen e l'inizio next dimension. La FF nonostante sia un What if? Cerca di collegarsi a tutti gli eventi accaduti in manga, anime e spin off per questo qui verranno raccontati i buchi mancanti. PS in riferimento a Saintia Sho prendo solo situazioni coerenti con il manga/Anime Originale
ATTENZIONE: © delle Fanart prese in giro per il Web se le riconoscete come vostre basta che me lo facciate sapere e provvedo a inserire i credits
COPYRIGHT: Storia basata sulla saga del maestro © Masami Kuramada ©Saint Seiya; Tutti i diritti della serie sono del sensei, della Toei e della casa editrice Shueisha; Per le immagini © Michi Himeno © Shingo Araki;
———————————————————————-
1982

Rosa Diás era una ragazza alla mano. Nonostante avesse solo ventitré anni Rosa era stata una ragazza precoce. A dodici anni aveva già un seno prosperoso, tanto da fare invidia a sua madre Juno. Questo l'aveva sin da subito resa vanitosa e sicura di sé, anche se ad onore del vero lo era sempre stata, anche prima di sbocciare.
Rosa era cresciuta con una coppia di genitori che l'amavano. Suo padre Giánnis aveva sempre avuto cura di tutti i suoi figli, certo aveva sempre prediletto le figlie femmine e come diceva la zia Theresa era puramente normale che un padre amasse le sue figlie. Rosa era tra le tante figlie di suo padre la più grande con Diana sua coetanea. A sedici anni la giovane ormai aveva già ben chiaro cosa volesse dalla sua vita, voleva diventare una stilista. Ma qualcosa era andato storto, cosa??Un viaggio tra le rovine del Partenone, era in gita scolastica con la sua classe ed era stato in quel momento che seguendo un capriccio si era allontanata dal gruppo per andare alla ricerca di un trono dove lei sarebbe stata la regina. Pensava i professori la trovassero o almeno che qualcuno la stesse osservando, ma si perse tra i vicoli di un paesino.
Sbuffando Rosa aveva girato in lungo e in largo fino a quando non fu attratta dalle splendide rose di un fioraio. Vi si avvicinò per annusarle e ne rimase folgorata dalle rose e... dalla persona che le afferrò le mani.
"Attenta. Puoi farti male!" Una voce calda e sensuale penetrò nella sua mente. Alzò il viso Rosa e trovandosi dinnanzi quell'uomo ne restò colpita immediatamente.
Era alto, con i lineamenti spigolosi e gli occhi che celavano un ombra tanto malinconica quanto sicura di se con un guizzo di... pazzia. Ne restò folgorata e pensò che fosse impossibile, era lei che folgorava le perone e non il contrario.
"Grazie!" Gli disse strattonando la mano, anche se d'un tratto si sentì sola e abbandonata. Non avrebbe dovuto lasciare andare quella mano "Non temo di pungermi però..." sussurrò a fior di labbra
"Come sei arrivata fin qui ragazzina?" Chiese lui
Ragazzina?? Va bene che aveva sedici anni, ma aveva un fisico prosperoso e ben formato, ed anche i lineamenti del viso denotavano una certa maturità. Sollevò un sopracciglio puntando le mani sui fianchi e lo fulminò con lo sguardo "Sono una donna e tu non è che sia così tanto grande rispetto a me." Gli disse
Lui fece un verso di scherno.
Assurdo pensò lei indispettita, indubbiamente doveva sedurlo e fargli capire chi comandava lì "camminando ovviamente. Come fan tutti!" Spiegò prendendogli la mano "come hai fatto tu." Terminò puntando lo sguardo azzurro nei suoi occhi blu.
Lui le strinse la mano e tenendo il suo sguardo non lasciava quell'aria beffarda. Dov'era finita l'aria malinconica che solo poco prima aveva visto nei suoi occhi? "Contento che tu sappia camminare ragazzina, ma vedi questo paese è distante dalla zona rurale." Spiegò attirandola verso di se e incamminandosi al di là del negozio di fiori sempre più verso il centro e la civiltà di Atene. "Devi andare via di qui ragazzina, non puoi starci."
Rosa si stava indispettendo sempre di più. Perché non riusciva ad incantare quell'uomo con il suo charme? "Rosa.... mi chiamo Rosa e sono una donna." Gli disse "e quelle rose erano bellissime..."
L'uomo scosse la testa, Rosa gli trotterellò dietro pensando che avesse delle spalle larghe e ampie. Arrossì, poi lui si voltò e sul bel viso cesellato apparve un sorriso beffardo "Facciamo così. Semmai dovessi riuscire a trovare di nuovo questo posto te ne regalo un fascio." Le disse fermandosi.
Le rocce che circondavano i ruderi apparvero agli occhi di Rosa. Dov'era finito il paesino?
"E come farò a trovarti?" Chiese lei. Sarebbe tornata in quel paese, fosse stata l'ultima cosa che avrebbe fatto.
"Chiedi di Saga! Vedrai che mi troverai." Disse lui divertito. "Ovviamente dopo aver trovato il paese." Le lasciò la mano e le camminò al fianco superandola, di nuovo Rosa avvertì quel senso di abbandono. Fece per voltarsi e chiamare Saga ma scoprì che egli non c'era più. Era svanito nel nulla.
...
Non riuscì a trovare la strada per quel paese quel giorno. Nonostante l'avesse memorizzato bene non ci era riuscita. Quel Saga l'aveva fatta parlare e distrarre con la sua prestanza e sulla via del ritorno non aveva badato a dove stavano andando ed ora le risultava più difficile tornarci. Ma non demordette così appena fu domenica e lontana dagli impegni scolastici Rosa tornò al Partenone. Tutto era partito da lì, girò quindi in lungo e in largo e quando finalmente trovò un sentiero lo seguì. Con l'aria soddisfatta girò spedita per il paese, andò dal panettiere dove comprò del pane fresco e della pitta, si fermò a osservare dei bambini che mungevano una capra e infine arrivò al negozio di fiori. Di Saga fino a quel momento non c'era stata la presenza, aveva girato tutto il paese e lo aveva cercato in silenzio. Senza chiedere di lui, con riverenza giusto per capire se in realtà non fosse stato tutto un sogno e un'illusione. In fondo poteva essere quello, tutti cadevano ai suoi piedi: uomini e donne. E se lui non lo aveva fatto era stato perché appunto quell'uomo che aveva una bellezza comparabile ad un Dio in realtà non esisteva se non nella sua fantasia. Una volta al negozio di fiori bussò, un anziano signore con sua figlia erano intenti a pulire dei gigli e riservarli nei vasi. L'uomo la guardò con fare benevolo e chiese di farsi avanti, anche in quel caso di Saga nessuna traccia.
"Posso aiutarla signorina?" Chiese l'uomo. E lei annuì
"Si. Mi piacerebbe prendere dei fiori da lei, sono tutti bellissimi." Rosa si avvicinò all'uomo e prese delicatamente tra le mani lo stelo setola di un giglio. I fiori della luna! "Potrebbe farmi un fascio di questi? Mia sorella li ama." Disse dolcemente
L'anziano annuì sorridendo alla figlia che corse ad andare a prendere la carta per preparare il fascio. Rosa rimase affascinata nel vedere come padre e figlia lavorassero insieme, lei che suo padre ormai lo vedeva solo una volta l'anno. Ma non si demoralizzò la ragazza, sapeva che suo padre era Zeus e sapeva che oltre al suo lavoro mortale egli non c'era quasi mai perché stava cercando la strada di casa. Quella strada che li avrebbe riportati tutti all'Olimpo.
Un nastro rosa intorno al fascio completò quella splendida composizione floreale. Rosa pagò e prese il fascio quando una voce comparve nei suoi pensieri.
"Kostas la signorina prende anche un fascio di rose rosse. Sono un mio dono."
Un brivido percorse la schiena di Rosa. Quella era la voce di Saga! Si voltò e osservò l'uomo appena giunto, sul bel viso vi era sempre quel sorriso beffardo
Intanto il fioraio fece come gli fu chiesto e preparò delle rose per ella. Rosa ormai non pensava più ai fiori però, il suo pensiero era solo uno. Saga! Gli si avvicinò e affondò una mano nel suo viso, così per scoprire se fosse vero, gli accarezzò il mento e rimase colpita quando egli gli afferrò la mano e gliela tenne ferma all'altezza del mento. Il brivido che aveva sentito fino a poco fa alla schiena percorse tutto il braccio, la pelle le bruciava e intanto incrociando il suo sguardo avvertì il cuore esploderle e scenderle nella pancia. Chi era quell'uomo?
"Queste sono mani delicate e curate. Mani da principessa! Come hai fatto a giungere fin qui?" Ancora le chiese.
"Una dea." Avrebbe voluto dirgli ma tacque. "Sono la figlia di Giánnis Diás l'imprenditore." Affermò

Agápi gia ton Olýmpou (Saint Seiya)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora