Parte 97ª - Scontro finale pt 3

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...Segue

Ares fece un sorriso sghembo a quella rivelazione inclinandosi con la schiena pronto ad attaccare Ponto.
"Davvero? Di quale esercito disponi Gea?" Chiese sicuro di se
"Forse parli del berserkers di Ares, non hai ancora capito che sono dalla nostra parte!" Affermò Athena sollevando l'emblema di Nike.
"Posate le armi fratelli, non c'è bisogno di spargere altro sangue." Asserì Miho mentre stringeva il suo scettro.
"Tu non penserai veramente di spaventarmi Eireen, non sei una minaccia i miei giganti e gli Ecatonchiri e tutti gli spiriti infernali..." elencò la primogenia ai fratelli olimpici.
"Tutti fuori dalla tua portata al momento, hai eseguito alla perfezione il mio piano Gea." Disse spavaldo Ares ridendo con gusto mentre la dea primigenia lo fissava incredula, le sue armate non erano lì indubbiamente perché...
Alessandro annuì sorridendo cinico alla madre terra.
Sì, il suo piano era andato avanti magistralmente. Parlare e organizzarsi era un piano difficile da portare avanti se si pensava che Gea era ovunque e che avrebbe potuto carpire ogni loro piano.
Ma lui, Alessandro, non aveva demorso e quando aveva compreso che dietro tutto ciò c'era Gea aveva iniziato a muoversi in sordina. Quando aveva scoperto che oltre la sua Giulia, anche sua sorella Esmeralda, sarebbe stata vittima di Gea aveva preso in pugno la situazione.
Lo aveva detto a suo padre, lui non era Athena che ferma nel suo tempio attendeva che la gente andasse ad attaccarla schierando i suoi cosiddetti santi.
Lui era Ares, era nato soldato e come tale doveva morire. Lui viveva per la guerra, la progettava, portava avanti delle tattiche e dei piani che seppur giovane lo portavano vincente sui campi di battaglia. Nella sua vita affrontare le situazioni di petto senza alcuna paura, era all'ordine del giorno.
Fin dai tempi del mito era stato così, senza scrupoli e rimpianti. Poi era rinato di nuovo sulla terra, anima e corpo questa volta, senza coscienza di chi fosse stato fino a quando sua madre Hera non aveva ricordato chi ella fosse. Lui aveva rivissuto un'infanzia che da dio non ricordava di aver posseduto; bella, serena e piena di amore. Qualcosa era cambiato con questa nuova vita per lui, Alessandro. Era sì Ares il dio della guerra, ma voleva essere anche lodato come un figlio proprio come gli altri. Voleva essere visto da suo padre con lo stesso sguardo carico di amore ed orgoglio che aveva sempre e solo riservato verso Athena.
E lo aveva visto Alessandro durante quegli anni, come umani e come figli! Lui e suo padre con i suoi fratelli si erano avvicinati. Erano una famiglia vera e umana, che sbagliava ovviamente ma che si sosteneva anche nei momenti più duri.
Per questo aveva elaborato una tattica al fine di consentire agli dei di vincere la guerra contro Gea, non voleva che ciò in cui credeva gli venisse portato via, a cominciare da sua moglie Giulia. L'unica e la prima donna che avesse mai amato!
Giulia! Era iniziato tutto da lei, lasciato il tempio di Zeus si era infiltrato al santuario di Athena in Grecia ed aveva atteso la sorella trepidante. Giulia nei panni di Bellona era intenzionata a dar battaglia ad Athena e quella era la sola e unica occasione per poter riavere sua moglie, ne avevano discusso con Aphrodite e Saga sulla sua nuvola in alto in cielo. Loro sapevano che potevano salvarla e la chiave era la sorella che tanto disprezzava, per invidia o meno questo poco importava.
Così una volta al santuario organizzato l'agguato alla dea della guerra si era presentato a lei con una minaccia senza precedenti, in cui le aveva apertamente detto che se avesse fatto del male a sua moglie le avrebbe ucciso i suoi amati santi e il santuario di cui andava tanto fiera, ricordandole che la Cloth di libra era andata distrutta durante la guerra contro Hades. E mentre le diceva questo ecco che le aveva consegnato una lettera, epistola dove le spiegava il suo piano e le raccontava che dietro le minacce di Bellona ci fosse in realtà Gea che la manipolava, che lei era la chiave per liberarla e che avevano trovato un modo per tenere l'influenza di Gea lontano dalla dea della guerra italiana.
In questa aveva infine detto ad Athena che si sarebbero trovati come finti nemici poiché era intenzionato ad entrare nelle grazie di Gea così che potessero insieme sconfiggerla. Il capo espiratorio sarebbe stato la morte di Bellona per mano di Athena.
Quando era venuta a conoscenza del piano, Athena ormai stanca degli avvenimenti che si erano venuti a creare nelle ultime guerre aveva acconsentito a collaborare.
Dopo Athena era stato poi il turno di Eireen, venire a patti con lei era stato molto più facile che farlo con Athena. Ella infatti le aveva detto che se era per la pace aveva il suo appoggio e gli aveva spiegato anche come fare perché tutto giungesse al termine nel giusto modo, avvertendolo che quando sarebbe tornata in Grecia sarebbe stato di Alessandro il compito di prendere un bambino dal figli delle stelle e di averne cura fino al momento del bisogno.
Era stato poi sempre Ares ad avvertire Gea e Ponto degli spostamenti dei suoi fratelli e dei suoi genitori, ad informarla che Zeus sarebbe andato su in Olimpo per la nascita del nuovo Hades. E lei era caduta nella trappola, come d'altronde era successo a loro.
Gea non aveva previsto quel loro complicato lavoro che avevano messo su.
Ma anche lui non aveva calcolato che Gea potesse rapire Miho per esempio, così da far slittare il suo piano di almeno un mese. 
Intanto Efesto aveva creato una maglia di cotta di oro divino per Esmeralda così da proteggerla nel caso di uno scontro con Ares. La stessa sorella minore si era accordata affinché il suo compagno ingannasse Gea in caso si fossero trovati in uno scontro testa a testa, far credere alla dea madre che fosse ferita mortalmente.
Adesso tutti i nodi erano venuti al pettine e Gea si trovava contro un esercito da sola con i suoi sposi, mentre tutti i suoi alleati erano impegnati altrove.
"Ponto richiama i tuoi figli." Ordinò la madre terra al  signore dei mari.
"Non posso, stanno combattendo con i generali marini di Poseidone." Disse il dio
"Le arpie e le furie?" Chiese  a Urano.
"Eliminate... non ne percepisco più l'aura." Disse il dio primordiale del cielo.
Gea urlò per poi gettarsi contro gli dei Olimpi scuotendo la terra intorno a loro.
Al che una luce dorata si espanse nell'aria lasciando emergere nella sala del trono tre uomini e una donna in kamui dorate. Erano Efesto, Dioniso e Apollo che accompagnava con se Dike, il volto semicoperto dalla sua maschera che le copriva solo gli occhi, brandiva la sua spada d'oro e d'argento in una mano, nell'altra aveva una bilancia. Lo stesso Apollo aveva un bastone, proprio come Dioniso, ognuno dei due con il proprio emblema. Infine Efesto aveva un paio di armi da armaiolo che sputavano fuoco ad ogni passo.
"Prima di toccare una sola delle nostre sorelle dovrai vedertela con noi." Disse il dio delle fucine frapponendosi tra la dea primigenia ed Eris.
"NON VI TEMO! IO GEA SONO CENTO VOLTE PIÙ FORTE DI VOI." Urlò la dea madre mentre Ponto e Urano la circondarono emanando i loro cosmi, la terra continuava a tremare sotto di loro, santi di Athena e berserkers erano in allerta pronti all'attacco.
I tre dei primordiali espansero il loro potere e fecero per attaccare, ma vano fu il tentativo.
Qualcosa bloccava i di loro attacchi, non andavano a segno ed intanto un'aura  diversa dalla loro iniziava ad espandersi nell'aria e non solo.
Miho si incamminava nel centro della stanza verso Eunomia e Dike e strada facendo iniziò a raccontare alla dea primigenia che Eunomia non si era sacrificata per lei, bensì per l'umanità.
"Nel momento in cui mi hai rinchiusa nelle tue catene montuose Gea, le mie sorelle hanno iniziato a comprendere che la morte sarebbe stata la salvezza dell'umanità, mi hai rinchiusa inibendo i miei poteri affinché morissi senza avere l'opportunità di ascendere al mio completo potere divino. Ma ciò non è accaduto, il qui presente Valentin di Pisces mi è stato sempre vicino e fedele non permettendo a nessuno che mi facessero del male. Lui lottando contro la morte che stava bussando alla mia porta e liberandomi dalle fauci della tua trappola, così che io potessi tornare più forte di prima." Annunciò la ragazza giungendo sull'ala della stanza ove si trovava Eunomia.
Non le andò accanto, si mise invece a parte tendendo la mano a Mimiko in braccio al santo del toro. Una volta che la piccola fiduciosa le strinse la mano congedò con un ringraziamento Aldebaran che subito raggiunse Eris per poi tornare a guardare Gea che era ferma sul posto, gelata dal suo potere che ora con la bimba accanto a se era ancora più forte.
Miho inclinò la testa verso la sorella maggiore, poco distante da lei, teneva la morsa stretta sulla bilancia che aveva in mano ed ella sapeva che in quel momento Dike non la stava guardando, lei udiva solo e non vedeva nulla così che potesse essere imparziale.
"Purtroppo per te hai avuto metri di valutazione sbagliati, hai mandato i tuoi alleati ad uccidere le mie sorelle, il tuo sbaglio più grande. Perché uccidere una dea e consentirle di rinascere è sì un errore, ma uccidere una dea che appartiene ad una triade di dee lo è ancora di più. Tre sorelle insieme sono più forte di una!" Affermò Miho.
La dea madre balbettò, per poi puntare lo sguardo sulla bionda Freya. "Ma lei era viva!" Sussurrò
Hyoga annuì col capo con sguardo cupo, a lui era spettato il compito di uccidere la ragazza che amava. Lui era stato il suo prescelto, lo aveva compreso quando era tornato indietro alla notte in cui Freya aveva ingannato tutti al Santuario, il suo saluto, il suo ti amo, la rivelazione della gravidanza e poi rivederla che si sollevava e si rivestiva, che prendeva i suoi pantaloni e vi infilava dentro una lettera.
"Fidati di me." Gli aveva detto prima di lasciarlo, glielo aveva detto anche la sera prima quando l'aveva raggiunta a Sparta ed Eris aveva preso il sopravvento su di loro. Fidati di me, lui lo aveva fatto.
Si era così fatto portare via da Erii e una volta in una stanza era stata proprio la dea della discordia a invitarlo a leggere l'ultimo saluto che Freya gli aveva lasciato.
"Nei pantaloni." Aveva riso Eris prima di andare via.
Una volta solo Hyoga aveva controllato le tasche e l'ultimo pezzo del puzzle di quella notte passata era andato al suo posto. Nella lettera la spiegazione delle sue azioni, la richiesta di lasciarla andare nel caso le sue sorelle fossero morte. Gli aveva spiegato come tre sorelle legate ad una triade fossero potenti insieme e ancora di più se entrambe vive o morte. Se solo una di loro avesse avuto uno stato diverso dalle altre allora si indebolivano. Così la morte di Dike aveva deciso per loro, toccava anche a Freya morire e ascendere alla divinazione completa. E lui Hyoga non poteva impedirglielo, anzi gli veniva chiesto di appoggiarla e di accettare le conseguenze in nome di quella pace cui lei tanto anelava ed alla protezione dell'umanità. Infine un'ultima frase: abbi fiducia in me.
"Ares ed Eris non ti hanno sacrificato Eunomia, l'hanno solo aiutata ed io con il mio cosmo non ho fatto altro che proteggere il suo corpo al fine che potesse tornare presto tra di noi per sostenere sua sorella Eireen."
Freya prese una mano a Hyoga e sorrise alle sorelle. "Siamo portatori di pace e sapevo che per sconfiggerti dovevo morire affinché adesso Eireen possa espandere il suo potere fino all'Olimpo ed al mare Egeo dove i tuoi uomini stanno combattendo." Disse alla dea.
Miho assentì prendendo il bastone che Valentin diligentemente aveva preso allo scorpione celeste ed aveva custodito fino a quel momento per lei, nel brandirlo la giovane avvertì il calore che Milo emanava ed il profumo di rose del suo migliore amico.
Una volta afferratolo lo sollevò al cielo espandendo il suo cosmo al limite, una luce si espandeva intorno a se plasmando la sala ed andando oltre.
"Io Eireen chiedo a te sorella Dike di indicarmi la giusta via che la pace deve prendere per concludere questa guerra." Annunciò
Nel suo piccolo angolino Marin sollevò la bilancia che pendeva inesorabile sull'umanità ed annunciò quello che era il suo verdetto. "Eunomia mi ha indicato chi ha seguito con lungimiranza la buona diligenza civica, chi ha agito con giustizia nonostante il difficoltoso cammino. Voi divinità primordiali avete infranto le leggi e ancora una volta tornerete condannati nel tartaro." Emanò la dea.
Miho batté allora il bastone sul pavimento tre volte, la bambina in una mano, il bastone nell'altra, la piccola cornucopia che aveva intorno la vita emanò una luce che si estese fin oltre il tempio, verso le navi di Poseidone e il tempio di Zeus.

Agápi gia ton Olýmpou (Saint Seiya)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora